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Autore: Winged_Crow    27/02/2017    1 recensioni
“Certo è più facile morire che sopportare con fermezza una vita dolorosa.”* Aveva detto un autore di un libro che aveva letto insieme a Neah in un qualche solitario, assonnato pomeriggio; e Neah aveva storto il naso, criticando la macabra affermazione e strappando il libro dalle mani di Mana per richiuderlo quasi con violenza, raccomandando al fratello di non prendere sul serio le idee di qualche vecchio infelice e di pensare positivamente.
Dopotutto l’uomo non è artefice del proprio destino?
E se Mana voleva morire, perché non cedervi?
In fondo non sarebbe stato meglio se fosse morto?
-Neah...
-Sì?
-Uccidimi.
[NeahxMana]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mana Walker, Neah/Quattordicesimo
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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                                                                               Sacrifice myself to you
I'd sacrifice,
I'd sacrifice myself to you
Right here tonight
Because you know that I love you

Darkness is all I want to see
I could never put in to words
What it is you mean to me
London After Midnight - Sacrifice

 

In sogno v’era un duetto di luce ed ombra. Esse si rincorrevano quasi fossero stati infanti che, per la prima volta, scoprivano la dolce freschezza della rugiada del mattino, rischiarata dal neonato Sole dell’alba, profumanti di fresca estate, sfumando in decrescendo verso un inverno rigido, arido, i cui prati muoiono di siccità e i rami degli alberi, a cui i bimbi s’aggrappano, sono caduchi come soldati in battaglia: e muoiono, come perisce ogni cosa bella ed ogni cosa brutta.

Mana era ormai abituato all’assiduo incombere degli incubi quando era convalescente; e ciò si verificava fin troppo spesso, testimone il fatto che suo fratello Neah, ormai sedicenne, non usciva nemmeno più nei prati della residenza Campbell, perché del Sole e del pomeriggio tiepido non sapeva che farsene se all’orchestra di luce mancava il più fulgido dei suoi strumenti, e se allora non c’era il sorriso di Mana, né la sua voce mentre canticchiava chissà quali melodie, nulla gli pareva divertimento.
Sicché era rimasto lì, appoggiato alla testiera del letto, le braccia incrociate dietro la testa, lo sguardo rivolto alla finestra socchiusa, da cui trapelava il pungente odore di pioggia e le nubi andavano facendosi plumbee e pesanti.
E, sebbene la frescura della pioggia non lo infastidisse, Neah s’alzò dal letto, producendo un lieve cigolio, chiudendo la finestra; e, con dolorosa apprensione, volse lo sguardo alla figura che prima riposava inquieta al suo fianco.
Mana tossì, rannicchiato al lenzuolo che debolmente lo copriva, in cerca di un fallace calore che potesse acquietare gli incubi che perturbavano il suo sonno, tendendo una gracile mano oltre la stoffa per raggiungere un appiglio a cui sorreggersi.
-Neah, non te ne andare...
-Sono qui.
Lo stridio delle ante che si chiusero precedette il rumore dei passi lenti del ragazzo, che, silenzioso, tornò al suo posto, afferrando l’esile mano del fratello per poterla stringere al petto, infonderne il calore e l’amore.
-Un altro incubo...?
Il sussurro della voce di Neah parve al fratello in dormiveglia il suono più dolce e cullante che potesse mai ascoltare, e la sua amorevole apprensione riuscì a farlo sorridere, facendogli aprire gli occhi da cerbiatto ed allontanare i demoni della notte.
-Scusa, devo averti svegliato un’altra volta...
-No, ero già sveglio...
-Oh...
Mana sorrise dolcemente, malinconicamente, mettendosi a sedere accanto al fratello e poggiando le mani in grembo, ascoltando il respiro di Neah divenire doloroso, esasperato.
Chiuse gli occhi, cullato dal suo respiro cadenzato, muovendo leggiadramente la mano sul materasso per cercare quella di Neah, sorridendo sorpreso quando questi lo precedette e gliela strinse, intrecciando le dita con le sue.

Le espressioni ed i pensieri di Neah erano facili da capire.
Quel sempliciotto probabilmente non aveva ancora compreso che il silenzio era più affilato e tagliente della lama che Mana aveva segretamente utilizzato per lacerarsi i polsi in preda alla disperazione, e forse non avrebbe mai capito che il suo sguardo addolorato ed il rimorso di non averlo abbandonato per strada esortava Mana a cedere alla lusinga del suicidio, e morire, morire tranquillamente, per non ledere più alla libertà di suo fratello.
E Neah era bellissimo. Togliersi la vita non gli avrebbe impedito di amare, e Mana non avrebbe più dovuto singhiozzare a notte fonda al pensiero dei baci del fratello donati a qualcun altro, frattanto che lui moriva lentamente, inesorabilmente. Inevitabilmente.
“Certo è più facile morire che sopportare con fermezza una vita dolorosa.”* Aveva detto un autore di un libro che aveva letto insieme a Neah in un qualche solitario, assonnato pomeriggio; e Neah aveva storto il naso, criticando la macabra affermazione e strappando il libro dalle mani di Mana per richiuderlo quasi con violenza, raccomandando al fratello di non prendere sul serio le idee di qualche vecchio infelice e di pensare positivamente.
Dopotutto l’uomo non è artefice del proprio destino?
E se Mana voleva morire, perché non cedervi?
In fondo non sarebbe stato meglio se fosse morto?

-Neah...
-Sì?
-Uccidimi.
Gli occhi vispi ed attenti di Neah si spalancarono spaventati, come il tuono che intanto squarciava il cielo notturno, e fu veloce il modo in cui voltò il capo verso il fratello, afferrandogli con veemenza il braccio.
-Cosa stai dicendo?!
Urlò, le vene della tempia più evidenti a mostrare nervosismo, la mascella tremante, le dita che rabbrividivano attorno al braccio di Mana, strette in una presa irrequieta.
Mana sorrise, tendendo la mano libera per accarezzare la guancia del fratello, adesso posizionato sopra di lui; non appena sfiorò la pelle accaldata Neah gli spostò la mano, nervoso.
-Stai delirando. Torna a dormire.
-Perché no, Neah? Vivresti meglio senza di me. Non dovresti pesare le tue azioni per non ferirmi. Non dovresti vegliare sempre su di me. Io lo so, che piaci a molta gente. Ma non puoi uscire perché sei costretto a starmi vicino, a proteggermi, non puoi avere una vita normale, ed io mi odio per quest-
-Zitto, ho sentito abbastanza!
Un nuovo, violento lampo precedette lo schiocco di un bacio che seguì, passionale; Neah mise a tacere quelle atroci, eloquenti dichiarazioni con le labbra premute su quelle di Mana, percependo la dolcezza della sua bocca tale da commuoverlo e cedere al piacere di perdervisi senza mai più staccarsi.
Lasciò libero il braccio di Mana per accarezzargli il viso e in seguito stringerlo a sé, sentendo il cuore avvolto da una corona di spine quando il ragazzo abbracciò il suo collo con le braccia gracili e deboli, inoltrando le dita curiose fra i suoi capelli mossi come per acquietare la passione che l’aveva travolto.
Una lacrima solcò crudele gli occhi chiusi di Mana, e le ciglia le impedirono di essere versata, finché il sapore della lingua di Neah non divenne tale da farlo piangere davvero, i loro visi così vicini da bagnare anche le guance del fratello.
Il pianto era trasparente proprio come il leggiadro filo di saliva che univa le loro bocche una volta separatesi, chiaro come i sentimenti che Neah provava per lui, trasparenti come uno specchio, senza segreti, senza doppi fini. Puri. E fragili. Così fragili da scheggiarsi come vetro.
Innamorato, Neah leccò via le lacrime dalle sue guance e lo strinse ancor più vigorosamente, lasciando che Mana appoggiasse il viso nell’incavo del suo collo; le dita di Neah, smaniose e forti, accarezzarono i capelli di questi in una tacita richiesta di calmarsi, perché c’era lui, e ci sarebbe sempre stato.
-Sai...Neah...ho sognato noi due...eravamo in bianco e in nero...c’era prima la luce...e poi l’oscurità...
-Va tutto bene, va tutto bene...
Il respiro di Mana era scosso dai singhiozzi, nonostante Neah tentasse di tranquillizzarlo con dolci ed amorevoli carezze; le parole del fratello risuonavano ancora vivide, uccidendo il proprio subconscio ed esortandolo a pensare davvero ad una vita senza Mana.
-Non dire mai più quelle cose. Hai capito?!
Proferì Neah, sollevandogli il viso per guardarlo negli occhi, liquidi di pianto, e rasserenarlo con un bacio sulla fronte; e continuò ad accarezzarlo, a baciarlo, a stringerlo con un amore struggente e straripante, strepitando per un suo sorriso.
-Hai ragione...se moriremo, lo faremo insieme.
-Come la luce e l’oscurità...io non posso vivere senza te, Mana.
Il battito di Mana accelerò, emozionato, quando le parole appena sussurrate da Neah raggiunsero il suo orecchio, ed il suo profumo fresco e caldo lo avvolse nella sua interezza, rassicurandolo. Si sentì cullare dalla profonda gentilezza che il fratello in quei rari momenti mostrava, che si ostinava a celare sotto una maschera di finta durezza.
E si lasciò cullare ancora un po’ dalle dolci carezze del fratello, finché Neah si spostò di fianco per abbracciarlo ancora una volta, facendogli poggiare la testa sul petto e permettergli di ascoltare il battito del suo cuore.
Avrebbe avuto la pazienza di sacrificare il proprio sonno per permettere a Mana di riposare, ed avrebbe ucciso la vita stessa per farlo sorridere e consentirgli di sopravvivere; dopotutto, i desideri reciproci combaciavano e Neah, in fondo, non poteva giudicare la volontà di Mana, quando il fine di renderlo felice era il medesimo.

La pioggia lentamente cominciò a decrescere, in contrasto con il cuore di Neah che, nell’osservare il fratello tentare di assopirsi fra le sue braccia, batteva forte.
La bellezza di Mana era l’azzurro di cielo dopo la pioggia.
Irrinunciabile.
Commovente, insostituibile, per non affogare nel dolore.

-Buonanotte, Mana...

La bellezza non doveva essere uccisa, e Neah segretamente aveva già pianificato di morire per essa.
Che incoerente, infantile bugiardo che era...

-Conte.
Ma, dinnanzi allo specchio, una figura mefistofelica e stramba si ergeva, sorridendo inquietante; eppure non v’era niente.
Doveva avere le allucinazioni. Neah si posò una mano sul viso, ridendo di se stesso a bassa voce, frattanto che Mana s’assopiva.
-Sono io quello che sta delirando...
Forse nient'altro era che il preludio di un sacrificio, ma per Mana, avrebbe anche ucciso la coscienza.
La coscienza spudorata che gli diceva di porre fino a tutto quello.

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 *Johann Wolfgang Goethe.

I personaggi, come avrete notato, non sono piccoli, ma sono sedicenni. Li amo da impazzire insieme e spero vi sia piaciuto questo piccolo pensierino su di loro. La fase finale, in cui vi è l’allusione al Conte del Millennio, è da interpretare come volete, ma è come se Neah stesse pian piano avvertendo la presenza del pericolo prima della tragedia di cui non conosciamo ancora tutto.
Spero abbiate potuto apprezzare e mi farebbe piacere ricevere qualche recensione! *ç*

 
   
 
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