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Autore: MaryS5    27/02/2017    2 recensioni
Ho deciso di scrivere i pensieri di Happy che suppongo le siano passati per la mente intorno agli episodi 3x4 3x5, per via di un determinato fatto. Vi avverto che sono presenti spoiler quindi per chi non abbia visto gli episodi e non intenda anticiparsi nulla, consiglio di non leggere.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Happy Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve a tutti! Questa è la primissima storia su Scorpion che abbia mai realizzato. È da poco che mi sono appassionata a questa serie e vedendo che non ci sono molte storie, dopo mille ripensamenti, ho pensato a provvedere. Non mi ritengo all’altezza di realizzare qualcosa ispirandomi a questa fantastica serie che ci ha messo pochissimo a conquistarmi, ma ci proverò. Ho deciso di scrivere i pensieri di Happy che suppongo le siano passati per la mente intorno agli episodi 3x4 3x5. Vi avverto che sono presenti spoiler quindi per chi non abbia visto gli episodi e non intenda anticiparsi nulla, consiglio di non leggere. Volevo solo avvertirvi di questo. Non mi piacciono gli spoiler indesiderati XD XD buona lettura!




Quella mattina mi svegliai nel letto di casa mia. Era presto. Lo potevo intuire dalla poca luce che filtrava attraverso le tende, che nascondevano la vista dell’esterno. Mi stiracchiai pigramente. Mentre pensavo a quale meraviglioso macchinario avrei potuto costruire al garage la mia mente scattò subito presentandomi la figura di Toby. Sbuffai rigirandomi fra le lenzuola. Avevano ancora il suo odore, catturato qualche giorno prima dopo una fantastica serata. Perché doveva essere così difficile? Perché mi aveva chiesto di sposarlo proprio adesso? Perché gli ho dovuto rispondere proprio di no? In quale guaio mi ero andata a cacciare?
Sospirai chiudendo gli occhi. Mi dispiaceva tantissimo vedere il suo sguardo deluso e frustrato ogni volta che mi chiedeva chi fosse mio marito o quando lo vedevo scervellarsi per trovare un modo di scoprire il suo nome. Avrei voluto dirglielo, ma sarebbe andato su tutte le furie e forse mi avrebbe abbandonata. Non lo avrei accettato. Avevo un po' paura. Lui è testardo e avrebbe fatto di tutto per raggiungere il suo scopo. Di sicuro non gli avrei rivelato niente. Bastavano solo pochi anni e tutto sarebbe finito. Non ne potevo più di quella situazione.
Stanca di stare a letto scostai le coperte e mi misi in piedi per cercare i calzini, ma mi venne un forte capogiro. Rimasi immobile per qualche secondo appoggiandomi al muro. Era strano che succedesse, ma non ci badai. Forse mi ero alzata troppo velocemente. Così ricominciai a prepararmi.
Andai in cucina aprendo gli sportelli per cercare qualcosa da mangiare. Non c’era molto, o meglio, niente che mi andasse. Alla fine trovai una vecchia scatola di cereali e optai per quella. Afferrai una ciotola, un cucchiaio e posai tutto sul tavolo per poi andare verso il frigo. Lo aprii adocchiando il latte, tuttavia mi immobilizzai per via di un conato. Un tanfo orribile appestava tutto. Presi il cartone del latte mettendolo sul tavolo, poi tornai ad esaminare il frigorifero tappandomi il naso.
Poco dopo trovai il responsabile del misfatto; una bistecca lasciata lì da qualche giorno. Presi il piatto su cui era adagiata e, senza pensarci troppo, la gettai in un sacchetto con tutto il piatto. Finalmente mi accomodai nel tavolo versando latte e cereali nella ciotola, ma qualcosa mi disturbava. Continuavo ad avere la nausea e riuscivo comunque a sentire la puzza della carne annerita. Non erano passati molti giorni da quando l’avevo comprata e riposta lì, tuttavia non riuscivo a sopportarne il tanfo. Di solito non ero così sensibile agli odori. Aggrottando la fronte lanciai un’occhiataccia alla spazzatura. Dovevo toglierla da là. La presi e la lanciai fuori chiudendo la porta. Più tardi l’avrei buttata.
Tornata al mio posto cominciai a mangiare. Feci una faccia disgustata perché ciò che ingoiavo sembrava amaro. Controllai la scatola dei cereali masticando a fatica, erano i più zuccherati che avessi potuto scegliere, inoltre non erano scaduti. Poi toccò al cartone del latte e anche quello uscì indenne alla mia indagine. Quel giorno qualcuno ce l’aveva con me.

Mi arresi posando tutto sul lavandino e dirigendomi in bagno, ma non smisi di pensare ai miei strani sintomi: capogiri, nausea, percezione esagerata di odori e cambiamento del gusto. Nulla fra tutte le strane malattie che ho sentito elencare da Toby, per tutto il tempo in cui ci siamo conosciuti e frequentati, era compatibile con ciò che sentivo. Mi sciacquai il viso per poi osservare il mio sguardo stanco dallo specchio dell’armadietto sopra il lavandino. << Cosa c’è Happy? >> chiesi a me stessa mentre aprivo quest’ultimo per prendere un nuovo tubetto di dentifricio. Mi pietrificai con la mano ancora alzata.
Davanti a me, proprio all’altezza degli occhi c’era una scatoletta che custodiva un test di gravidanza. Ingoiai a vuoto cercando di ricordare quando l’avessi comprato. Ma sì! Era successo cinque mesi prima, l’avevo preso poiché non ero stata molto attenta in quel periodo e credevo di imbattermi in sorprese indesiderate. Richiusi l’anta ridacchiando sollevata, ma un dubbio mi assalì. Poteva forse essere questo il motivo dei sintomi?
Corsi a controllare il calendario. Non avevo il ciclo da due mesi. Ma questo non significava niente! Poteva essere causato dallo stress (effettivamente eccessivo in quei giorni), oppure da qualsiasi altro motivo. Mi sedetti sul letto esausta e cominciai a pensare a mille cose insieme. Una parte della mia mente diceva che mi stavo sbagliando, che mi stavo facendo prendere dal panico senza motivo, ma l’altra invece accettava quella possibilità e mi invitava a riflettere. Come avrei fatto se fosse stato vero? C’era la squadra, Walter, il matrimonio, Toby, mio padre… sarebbe cambiato tutto.

C’era un unico modo per essere sicuri. Entrai in bagno e afferrai il test. Non dovevo rimuginare più di tanto.
Furono i minuti più lunghi della mia vita. Continuavo a lanciare occhiate allo schermo aspettando che comparisse qualcosa. Sentivo il respiro accorciarsi così cominciai a camminare lentamente per la stanza inspirando profondamente. Presi il test, ma non avevo il coraggio di controllare. No, non potevo farlo. Non ci sarei riuscita. Nemmeno la curiosità era più forte della paura.
Afferrai la scatola e riposi il test nascondendolo poi sotto il materasso del letto. Lo avrei visto a fine giornata. Aprii l’armadio per cercare un giubbotto adatto, tuttavia ero in ansia. Sentivo come se la piccola macchinetta, dal nascondiglio in cui si trovava, mi fissasse. Immaginai un bambino, proprio sul mio letto, che mi guardava arrabbiato perché lo stavo ignorando, perché mi rifiutavo di scoprire se esistesse realmente. L’aria si stava facendo pensante e mi opprimeva gravando sul petto e sulle spalle.
Richiusi l’armadio e infilai il giubbotto. Dovevo uscire al più presto. Presi le chiavi e uscii richiudendomi la porta alle spalle. Appena fuori la puzza del sacchetto accanto all’entrata mi investì nauseandomi per l’ennesima volta. Seccata afferrai la spazzatura e scesi le scale del condominio. Appena uscii vidi un cassonetto e lì abbandonai ciò che tenevo. Cominciai a camminare, nonostante sentissi un peso che mi respingeva indietro.

Sembrava che il mondo, che le persone, lo facessero apposta. Non facevo altro che vedere bambini. Bambini che ridevano, bambini arrabbiati, bambini con le lacrime agli occhi, bambini che giocavano … … non riuscii a resistere a lungo. La curiosità, il non sapere, mi stava sbranando da dentro senza pietà.
Mi girai e con passo svelto mi diressi all’interno del palazzo e poi di fronte casa mia. Aprii la porta ed entrai precipitandomi nella stanza per afferrare il test dal suo nascondiglio. Lo uscii dalla scatoletta e mi decisi a guardarlo. Il risultato era … era positivo. Rimasi col fiato sospeso per un bel pezzo. Allora era vero.
Nascosi il viso tra le mani. Che cosa avrei fatto? Ero confusa. Certo, un test di gravidanza ha la possibilità di sbagliare … oppure no? Era inutile continuare a negarlo, dentro di me sentivo di averlo sempre saputo.
Inconsciamente misi la mano sul grembo e quando me ne resi conto capii ciò che avrei dovuto fare. Non l’avrei abbandonato, so cosa significa non avere genitori e non è bello. Non gli avrei fatto passare ciò che avevo passato io; la mia infanzia piena di dubbi, di domande e di non sentirsi all’altezza. Costellata di speranze puntualmente deluse e di persone che si impegnavano a darmi stabilità, ma che appena mi conoscevano leggermente meglio, mi rimandavano da dove ero venuta. Tantomeno non mi sarei sbarazzata di lui. Forse non sarei stata la madre ideale, non come Paige, ma mi sarei impegnata. Sentivo di amarlo già. Se Toby non l’avesse voluto? Beh c’erano tre opzioni da considerare per un suo possibile comportamento: o si sarebbe spaventato e mi avrebbe abbandonata, oppure mi avrebbe fatto le congratulazioni sarcasticamente, riferendosi a me e mio marito (se sapesse chi sia veramente), o c’era la possibilità che mi avrebbe riempito di attenzioni senza tregua, e lì potrebbe nascere del pericolo per lui.
Avrei dovuto annullare tutto però*. Mi dispiaceva moto, ma la stabilità di mio figlio, la sua famiglia vale molto più dell’amicizia. Ne avrei dovuto parlare con Walter. Ne avrei dovuto parlare con tutti. Non mi sentivo pronta per il momento. Prima avrei dovuto convincermi di ciò che stava accadendo e dopo lo avrei detto agli altri.
Mentre passeggiavo tra le stanze cominciai a pensare come sarebbe stato avere un pargoletto che gironzola per casa. << Spero che non sia troppo irritante oppure … >>. Sorrisi all’idea. E se non fosse stato come noi? Se fosse nato stupido? Normale? Se non fosse stato un genio? Non era garantito che succedesse, ma in questo modo come avremmo fatto a crescerlo? Io ho grandi problemi a relazionarmi con i normali, per non parlare di Toby.

Avevo una gran confusione in testa. Mi sembrava che fosse accaduto troppo in fretta. Non ero adatta a fare la mamma. Non era il momento giusto, magari più tardi. Tuttavia ormai era successo e non potevo tirarmi indietro.
Non avevo il coraggio di entrare al garage e confessare tutto. Avrei dovuto farlo, magari l’indomani.
Con la speranza che almeno il giorno dopo ci sarei potuta riuscire, che avrei potuto trovare il coraggio, uscii di casa per andare a lavoro, visto che era abbastanza tardi.

Fu una giornata impegnativa. All’inizio si prospettava lunga e noiosa, ma ci fu un caso che riguardava la scomparsa di un bambino autistico, amico di Ralf, molto più complicato di quel che sembrava considerato il fatto che il tablet che aveva trovato non era il suo ma… beh lasciamo perdere. Per tutte quelle ore lavorai, per la maggior parte, accanto a Cabe. L’uomo si dimostrò abbastanza sveglio e non smise di ricordarmi che sembravo strana, diversa dal solito. Sfuggivo dai forti odori o da sostanze chimiche, che credevo potessero far male al bambino. Ma questo era da considerarsi stano?

Tuttavia adesso sono qui, al garage. Quello che è successo oggi è da considerarsi una bazzecola in confronto a ciò che sta per accadere. Tutti mi stanno fissando in attesa che parli. Toby, proprio poco fa, ha scoperto che mio marito è il suo migliore amico: Walter. Cabe è riuscito a fermarlo prima che lo uccidesse, ma io ho sorpreso tutti con il mio coraggio, acciuffato da chissà dove. Ho appena detto a Walter che dobbiamo divorziare e che devo accettare la proposta di Toby. Lui non riesce a capirne il motivo e, a quanto vedo nemmeno gli altri, tranne l’agente Gallo che sembra aver collegato tutti i pezzi del puzzle e mi guarda sconvolto.
Ora tocca a me parlare. Dopo una piccola pausa confesso tutto: << … Sono incinta >>. I ragazzi mi fissano senza parole. Adesso non ho più segreti. Adesso dipende solo da lui.



*( SPOILER) Per chi non l’avesse intuito mi sto riferendo al matrimonio tra Walter e Happy che serve unicamente a non far cacciare il genio dal paese ( visto che è irlandese).


Angolo dell’autrice: Salve!
Beh? Che ne pensate? Se devo parlare sinceramente non ne sono così entusiasta, mi sembra che abbia sbagliato qualcosa o che manchi qualcosa. Per favore ditemi che ne pensate; come ho già detto è la mia prima storia e considerarla già un fallimento non è una bella cosa. Non so nemmeno perché l’abbia pubblicata, ma se non vi piace sono disposta a cancellarla immediatamente.
Faccio una piccola riflessione che potrebbe anche non interessarvi: anch’io, come Happy nella storia, ho qualche dubbio che aspetti veramente un bambino, perché non ce la vedo proprio in quei panni ( tuttavia sarebbe bello avere un piccolo genietto dai capelli neri come nuova mascotte della squadra XD ), comunque è meglio così e si vedrà più avanti, negli episodi a venire.
Ora vi lascio. Riferitemi il vostro giudizio, positivo o negativo che sia.
Quasi dimenticavo! Ho un minuscolo quiz da farvi: secondo voi perché ho usato proprio la bistecca come cibo avariato in frigo?
Ho detto abbastanza ahahahahah
Ciaooo!!
  
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