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Autore: stardust94    27/02/2017    4 recensioni
(KHR) Domino Arc III: saga dell' Effetto domino
I Domino sono tornati!
Durante le celebrazioni dell' anniversario della nascita della famiglia, accadrà qualcosa.
Tempo, spazio e materia...Luce e tenebre.
***
La Caos e la dea della disperazione, sono purtroppo rinati.
Ma anche nelle tenebre più fitte, la luce può arrivare.
Riusciranno Luka Domino e i suoi guardiani, aiutati da potenti e "divini" alleati, a salvare il mondo dalla distruzione?
E che futuro è riflesso, negli occhi del Decimo Domino?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Katekyo Hitman Reborn Reload'
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Prologo
Verso il caos parte prima: la distruzione della Simon

Erano già passate diverse settimane dalla scomparsa di Yori e, la decisione di Renji di andare a salvarla da solo. 
I guardiani Domino, si stavano ancora allenando in vista della battaglia contro Caos, mentre la primavera delicata lasciava posto al lungo e freddo Inverno.

Ognuno, si allenava con il proprio mentore divino. 
Nella speranza di diventare più forte.

Tutti parevano essere migliorati grazie a quello, che era stato un allenamento estenuante.
Avevano la forza e la consapevolezza, per affrontare le imprese che da lì a poco, sarebbero stati costretti ad affrontare.
Ora erano tutti riuniti di nuovo a villa Domino. 

Un po per riorganizzare le idee, e un po per rifocillarsi. Concentrati, sul fatto che la guerra contro la Caos ancora non era finita, ma bensì iniziata.

Dovevano essere più forti per poter affrontare meglio Pandora, e i suoi guardiani che stando alle fonti, stavano diventando sempre più forti.

Luka tuttavia, era convinto che anche allenandosi con i loro mentori non sarebbero mai riusciti a battere la Caos.
Infatti a lui mancavano due guardiani.

Renji e Yori non avevano ancora dato notizie, nonostante la ragazza fosse viva, qualcosa aveva convinto tutti i guardiani e in primis Luka, che non era più umana. 
Aveva acquisito qualcosa e aveva perso altro.

Il boss, si buttò contro la faccia il cuscino. 
Pareva nervoso e agitato.

Guardò verso il comodino. Quello era l'anniversario della nascita di Domino, per lui era un giorno triste. 
Il giorno, in cui aveva perso ogni cosa, il giorno in cui la sua vita e quella della Nona generazione, si erano frantumate per sempre.

I suoi guardiani sembravano allegri e tranquilli.
Peccato che mentissero a loro stessi.

Ruby, Kei, Leon, Drachen perfino Corex e Hime...
Tutti erano solo maschere. 

Maschere che celavano lo sconforto, e la tristezza di quel'momento difficile.

Come poteva lui da solo, brillare sui suoi guardiani?.

Improvvisamente, una luce entrò dalla finestra, e una bellissima donna comparve, davanti agli occhi sgranati e sorpresi di Luka.
- M-mamma! -. 
Il ragazzo si stropicciò gli occhi, convinto che la donna fosse un miraggio o un sogno.

Evelyn sorrise, e strinse il figlio tra le braccia.
Non era più trasparente, e ora mostrava l'aspetto che aveva quando era morta.
 
Capelli castani lunghi e affusolati, e grandi e intensi occhi blu, sinceri e dolci. 
Un viso piacevole e dai tratti fini. e un lungo abito bianco con ricami dorati.

Il ragazzo ancora sorpreso, fece appoggiare la testa al petto della donna, stringendole la vita con le mani.
Lei gli carezzò i capelli delicatamente e con dolcezza, mentre scendeva con le mani, sulle guance di lui facendo si che incontrasse il suo sguardo.
- Figlio mio, sono qui per te - disse Evelyn.
- Mamma... - riuscì a sussurrare Luka.

Era come un bimbo spaesato e smarrito, un bimbo che arranca nelle tenebre per cercare la luce.

Luce, rappresentata dalla sua famiglia. La stessa che disperatamente cercava di proteggere.
- Mamma non so cosa fare! Renji se né andato, Yori anche, non siamo pronti ad affrontare i nemici -

Il ragazzo si sfogò con la donna, mentre dai suoi occhi come vetro, scivolavano le lacrime fredde.
Lei gli carezzò la guancia, stringendolo al suo petto per poi sorridere tristemente, e con dolcezza allo stesso tempo.
- Piccolo mio, non piangere si sistemerà tutto -
Sussurrò la donna dolcemente, mentre stringeva piano il figlio.
Il nobile boss era tornato semplicemente il suo bambino.

Bambino che la donna, aveva difeso con la sua stessa vita. Bambino che guidava in modo splendido i Domino, secondo gli insegnamenti di Lukas.

Ma che ora, aveva bisogno di una guida, una risposta a quelle milioni di domande che ancora lo bloccavano, impedendogli di lottare di dimostrare la sua vera forza e coraggio.

- Mon sono un leader, non sono forte e ho paura - 
Singhiozzò Luka, con la voce stravolta dalle lacrime.

Il suo corpo era un tremare incessante, le sue lacrime di tristezza e di sconforto, picchiettavano sulla spalla della donna.
Evelyn gli accarezzò piano la testa, anche lei era conscia della paura che quei giovani, stavano affrontando. 
E del grande peso che gravava su di loro.
 
Eppure era anche sicura, dentro di se credeva, e aveva fede in quelle sette luci.

Guardò il figlio e immediatamente, si fermò a pensare.
Sopratutto, a quanto fosse diverso dal padre e simile a lei.

Lukas era sempre stato un uomo altolocato, ben visto da tutti, nonostante fosse boss alla giovane età di 20 anni.
lei ne aveva 18 quando lo aveva incontrato.
tutto le era sembrato un sogno bellissimo, per lei perennemente rinchiusa nella villa, lui era stato la luce, il caldo bagliore di una strada e una promessa di vita diversa.

Si ritrovò a sorridere, nonostante tutto, non avrebbe mai potuto rimpiangere la sua vita, o la nascita di Luka.
Accarezzò la testa del figlio e gli fece alzare il volto.

- Qualsiasi cosa accadrà, sappi che non siamo mai stati più fieri di te. Figlio mio, lotta come sai -. 
Disse la donna, passandogli una mano tra i capelli.
Luka si sforzò di sorridere, mentre la madre scompariva, lasciando dietro di se un sorriso dolce.
***

Lasciato solo il giovane boss, si diresse alla ricerca dei suoi guardiani.
Indossava un completo nero di gessato. Era davvero elegante e, l'unica traccia di colore a parte la camicia bianca, era una cravatta arancione.

Era davanti ad una stanza, quella di Ruby.

Entro dopo aver bussato e sopratutto, dopo aver ricevuto il permesso.
La camera della pioggia, era una stanza dalle tinte marine a simboleggiare sia il suo elemento sia comunque lo stile sirenetta che la caratterizzava.
Un grande letto al centro, a forma di conchiglia con le coperte azzurre. Sembrava accogliere chiunque volesse fare un sonnellino. 

La finestra fatta ad oblò dava sul giardino, spesso Ruby, scherzava su come sarebbe stato vedere l'oceano da quel'oblò. 

Un tavolo a forma di medusa era a lato della stanza, con un pc portatile giallo, molto simile ad una spugna. Su un lato vi era una vasca, così che la rossa, potesse fare il bagno anche in camera.

Proprio la rossa spadaccina, era sbucata con un sorriso luminoso in volto. 
Con la carnagione un po scura e i suoi dolci occhi marroni, che mettevano tutti di buono umore. La Pioggia era una guardiana leale e coraggiosa.

Era cambiata un po dal ultima volta, che l'aveva vista.
I capelli, erano diventati più lunghi e leggermente selvaggi, aveva un tatuaggio che partiva dalla spalla destra sino al gomito.

Era il disegno di un leopardo delle nevi rosso è una pantera blu a simboleggiare, così pensava Luka, il rapporto tra lei e Kei la Tempesta.  
Una piccola cicatrice svettava tra gli occhi e il naso, ricordo di un allenamento con Poseidone, spiegò la ragazza.

- Ciao boss! - disse regalando un abbraccio al giovane.
Luka la strinse forte e le sorrise, ma sembrava un po stanco come fece notare la guardiana.
- Sto bene, ero venuto a chiamarti -.
Si apprestò a dire il Domino, mentre imbarazzato, portava una mano dietro la testa, sfiorandosi appena i capelli.

Ruby annuì.
La giovane, indossava un top azzurro annodato su un lato. 
Si mise, una camicia di jeans blu scura tenendola però aperta sul top e un paio di pantaloncini neri. 
Inoltre era in infradito.
Al collo portava una cravatta blu, come accessorio.

- Arrivo subito, Kei dovrebbe essere già nel salone - disse, mentre andava verso lo specchio posto vicino alla vasca.

Luka fece un segno di assenso con il capo, poi si diresse verso la camera di Drachen.

La stanza del drago del fulmine, era strutturata in un modo del tutto diverso.

Inizialmente, si entrava in una stanza con soffitto e pareti di legno, salita una scala a pioli, si sbucava  in un altra stanza che era in grandezza il doppio di quella precedente.

Era fatta come una gigantesca voliera e si poteva aprire dal alto. 
Un albero, sovrastava al centro al suo interno, cera la vera stanza da letto.

Un letto di legno e foglie, un comodino di ebano e ossa e un ring di sabbia. Uscendo Drachen poteva spalancare liberamente le ali e volare dove voleva.
Inoltre cera una mini montagna per allenarsi. Ed era lì che Luka trovò Drachen.
 
Un po affaticato, non essendo un abile scalatore, il Domino teneva le mani sulle ginocchia riprendendo fiato dalla scalata.
Drachen lo notò, mentre era intento a meditare. 

Vestiva una canotta smanicata di un bel verde scuro. 
Essa, lasciava scoperte le braccia muscolose del ragazzo. Aveva indosso dei semplici pantaloni neri sportivi ed era scalzo.
Anche lui, era cambiato forse molto più degli altri guardiani.

Aveva le corna, più muscolose e possenti si vedevano chiaramente ai lati della testa. 
I capelli, erano più lunghi e selvaggi, tanto che gli ricadevano coprendogli appena gli occhi e ogni due minuti, doveva spostarseli con la mano.
Aveva alcune nuove cicatrici, due in particolare, saltarono agli occhi di Luka.

Una all'occhio destro, sembrava disegnare una sorta di fulmine e una che gli attraversava la parte destra del viso.
- Boss ti senti bene? - domandò il mezzo drago.

Il giovane capo dei Domino, sollevò il capo e annuendo prese l'ultimo respiro che gli mancava. 
Sorridendo imbarazzato si passò la mano tra i capelli, ormai decisamente lunghi.
- S-si Drachen-kun, ero passato a chiamarti - disse.

Il Tedesco annuì deciso, per poi indossare una giacca nera e al collo una cravatta verde, tenne aperta la giacca a mostrare ancora la canotta. 
Si passò una mano tra i capelli, tentando di sistemarli poi seguì il boss, aiutandolo a scendere dalla montagna.

Luka salutò l'amico, raccomandandogli di andare nel salone. 
In tutta calma, si diresse verso la stanza di Leon, ma grida incomprensibili lo costrinsero ad una piccola corsa.

***

Spalancata la porta, il giovane si ritrovò davanti una scena assurda e a tratti comica.
Leon era a terra, trattenuto da Waru. 
Il corvino rideva divertito, quando alzò la mano sorridendo calmo.
- Hey signorino - esclamò, ignorando le grida di aiuto del povero platinato.
 
Questo, continuava a dimenarsi come un pazzo, mentre un giovane dalla pelle abbronzata e gli occhi talmente chiari, da sembrare vetro azzurro, si avvicinava con una scatolina bianca.
- Cosa. State. Facendo? -  scandì il boss quasi sospirando.

Leon, staccandosi dalla presa di Apollo correva dietro a Luka.
Quando il boss lo guardò, notò subito che i capelli del giovane erano completamente neri.
 La cosa gli fece sgranare gli occhi per la sorpresa.

Si guardò intorno, realizzando che Leon non era affatto cambiato. La sua stanza, dalle pareti color ocra era come divisa a metà. 
Da una parte vi era un tappetto con un sacco da box.
Il Domino ci appoggiò sopra una mano e avvertì quanto fosse stato usato.

Dal' altro lato vi era il letto, molto semplice e disfato. 
Con una grande mensola contenente i trofei e alcune foto delle gare di Leon.
Una di esse però, era la foto con i Domino al completo.

Luka sorrise e prima di lasciare la stanza, gettò uno sguardo al amico.

Leon era cresciuto molto, il fisico si era fatto più prestante, i lineamenti più adulti e i capelli più lunghi. 
Ormai, non più del loro candido biondo ma bensì di un bellissimo nero.

Nero che gli ricordò la sorella del Sole, Yori la sua guardiana della Nebbia.
Percorse la strada fino alla stanza di suddetta guardiana. 
Entrò e accese la luce, per poi guardarsi intorno.

La stanza di Yori, era situata in una ex serra, il pavimento era di marmo bianco molto pregiato, mentre il soffitto era fatto come una volta celeste illusoria. Così che Yori potesse vedere le stelle, anche al chiuso.
Vi era un grande letto a baldacchino, con le coperte viola sfumate di indaco. Mentre a lato, una libreria e una scrivania entrambe in ebano bianco.

Per terminare, vicino ad uno specchio barocco, un armadio ancora pieno di vestiti.

Sorrise sospirando, per poi andare nella stanza di Kei, guardando le pareti rosse con disegni di fiocchi di neve, il giovane ricordò gli occhi freddi ma gentili del compagno.

La sua stanza presentava un accostamento di colori, davvero singolare.
Vi era un letto e a destra, una scrivania con alcuni libri. 
Un tappeto bianco di pelo, era posto al centro della stanza e sopra di esso, vi era un tavolino di cristallo.
Accanto alla grande finestra bianca, una teca con una rosa di vetro colorato.

Luka guardò un ultima volta intorno a se, per poi dirigersi in quella di Renji.
Era la stanza, forse più ordinaria e semplice di tutte.

In letto con le lenzuola bianche dietro il quale, sul muro dalle sfumature viola, era posto un quadro di vetro con al'interno un disegno di un samurai.

Sul lato destro vi era un piccolo comodino e un vecchio stereo con una pila di CD.
Luka guardò la stanza e un senso di nostalgia, sembrò pervaderlo.

Sorrise appena e senza attendere oltre, spalancò la porta dell' salone, dove ad attenderlo avrebbe incontrato i suoi guardiani.
***

Il ragazzo correva, aveva il fiato corto per la corsa senza fine. 
I capelli, di un bel rosso erano appiccicati al suo volto da bimbo. Gli occhi, anch'essi rossi, ma con un disegno particolare nella pupilla, erano sgranati dal terrore.
Inciampò in una roccia, precipitando a terra con un tonfo. Mentre le figure minacciose di sei uomini, si avvicinavano.

Il giovane Enma Kozato si rialzò e voltandosi, attivò il suo Simon Ring pronto a combattere. 
Quando, una risata femminile attirò la sua attenzione.

Si voltò, ma finì solo per essere impalato contro un albero, con una lancia nel fianco.

-Oh Damstan caro, forse hai un po esagerato, non credi Enma caro? -  si beffò di lui la voce.

Apparteneva a quella, che sembrava una donna bellissima, ma allo stesso tempo una giovane fanciulla. 
Appariva con un corpo elegante e un viso piacevole alla vista.
Carnagione diafana e occhi rossi, seducenti ma allo stesso tempo, inquietanti. 
Aveva lunghi capelli di un bianco spettrale. Se li stava spostando di lato quando, una figura emerse alla luce del sole.

Alto e dagli occhi verdi, con luminosi capelli biondi.
Un viso dai lineamenti angelici ma dallo sguardo freddo e quasi senza emozioni.

Una luce rossa e una forte pressione di fiamma, lo investirono cambiando il suo abbigliamento.
La parte superiore del corpo, era  scoperta a mostrare il fisico atletico.
Dietro la schiena, gli spuntarono due grandi ali nere come quelle degli angeli caduti, ma ricoperte da fiamma della tempesta
Portava dei pantaloni neri molto semplici,ma con dei ricami rossi.

Tutto il corpo, era cosparso di linee rosse, simili a crepe luminescenti e gli occhi, erano diventatati neri con la pupilla rossa.

Si passò una mano tra i capelli, mentre tra questi, crescevano un paio di corna ricurve e nere.

Enma sgranò gli occhi, mentre dovette trattenere un gemito, quando il suo collo venne stritolato dalla mano di un altro individuo. 
Sentì subito mancargli l'ossigeno nei polmoni, a causa della stretta del nuovo venuto.
- C-chi diavolo s-siete? - domandò.
Ma un minuto dopo, fu costretto a stringere i pugni. 
Quando vide cadere i suoi compagni da una sorta di portale nero, la rabbia divenne disperazione.

Il ragazzo si staccò di dosso la lancia, per poi puntare alla donna, con una rabbia terribile negli occhi. Una delle sei figure si mosse, ma la bianca, alzò la mano ridacchiando.

- Lasciatelo fare, che si renda conto da solo, di quanto è debole- ghignò Pandora.

Enma arrivò solo a due centimetri dal lei, ma la lancia andò in pezzi a contatto con l'artiglio bianco della dea. 
Una fortissima energia, sbatte Enma contro un albero, facendogli scappare un grido di dolore.
Ma non era per le ferite che ormai gli tappezzavano il corpo, ne per il sangue versato dalle sue labbra sporche e gonfie.
Mo. 
Era dolore per i suoi guardiani. 
Si voltò a guardarli e dovette trattenere le lacrime.

Adelheid era a terra, con il bel volto immerso in una pozza di sangue. Aveva segni di ustioni su tutto il corpo e i vestiti, erano stati strappati e lacerati da pesanti frustate.
La donna di ghiaccio, era semi nuda, cosa che fece scappare un ringhio soffocato al boss di Simon.

Mizuno, era steso di schiena, il ventre squarciato con un buco terribile che grondava sangue, lo stesso che macchiava i suoi capelli biondi. 
Nemmeno lui che era uno dei più forti, era riuscito a resistere al'attacco.

Julie era a terra contro un albero, la tesa pericolosamente chinata in avanti, presentava una ferita molto profonda. 
Il cappello che era solito portare, era scivolata sulle sue gambe mentre le braccia, era penzolanti dai fianchi.

Enma sentì pizzicargli gli occhi, si rialzò e cominciò ad indietreggiare, allo stesso tempo scuoteva la testa. Come a cercare di cancellare quella visione, come se non fosse la cruda realtà.

In un attimo, le parole dei suoi tre compagni, gli ronzarono nella mente.

" Vivi, combatti, scappa! ".

Strinse i pugni, mentre il sangue suo capelli, colava sulle nocche. 
Poi riprese la sua corsa disperata, si inoltrò nel folto della foresta continuava solo a correre, quando calpestò qualcosa.

Inorridito scostò le foglie, trovando un paio di occhiali da vista.
Subito si guardò intorno, per poi riconoscere la figura di Koyo disteso a terra.

Lo raggiunse correndo a perdifiato con il cuore in gola, e una minima speranza.
Viste le ferite leggermente meno gravi, sperava di trovarlo vivo.

La speranza, scomparve quando girò il corpo dell' amico.

Koyo Aoba aveva il volto deturpato da diverse ferite e dove un tempo vi erano i suoi occhi, decisi e dotati della " visione perfetta".
Vi erano due orbite vuote e sanguinanti.

Nulla, fu comparabile al grido di rabbia di Enma o alle lacrime che gli rigavano le guance, mentre poggiava la testa contro il petto del amico.

- M-mi dispiace...Mi dispiace... - 
Continuava a singhiozzare e sussurrare il boss, mentre sentiva un dolore terribile cingergli il cuore.
Come se il ghiaccio e le tenebre, stessero alimentando la sua rabbia.

Si alzò, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi, strinse i denti e si voltò di spalle.

Mancavano ancora due guardiani all'appello, doveva sperare, doveva provare a credere che almeno loro fossero vivi.
Guardò un ultima volta Koyo Aoba, un tempo il miglior pugile che avesse mai conosciuto. Poi corse verso la miniera, dalla quale avvertiva un picco di fiamma molto forte.
***

Quando raggiunse la cava di minerali, si ritrovò davanti un uomo. 
Subito, si mise in guardia, pronto a combattere.

L'uomo, aveva appena gettato a terra, sia Shitt P che Oyama Large. entrambi ricoperti di sangue.
Enma era rimasto allibito, shockato da quella scena.

Shitt P, cercava di aggrapparsi alla gamba dell'nemico, ma questo afferrandole la testa, l'aveva sollevata in alto.
- Di ciao, ciao - aveva sussurrato, prima di spezzarle il collo, per poi gettarla lontano.

Enma corse verso l'uomo senza pensarci un secondo, tentò di colpirlo con la sua tecnica più potente.

I buchi neri, apparsi intorno al'individuo, cominciarono a risucchiare ogni cosa ma lui non si mosse, limitandosi a sbadigliare.

Schioccò le dita e i capelli solitamente di un bel'azzurro, divennero completamente biondi.
Gli occhi divennero neri con la pupilla di un blu scintillante.

Il normale fisico magro, divenne più muscoloso sopratutto sulle braccia. 
Conservò ancora la sua bellezza da " angelo perfetto, ma con il corpo, cosparso da crepe color giallo-dorato.
La pelle era diventata più chiara, e ora, indossava una tunica bianca con dei dettagli dorati che arrivava fino ai piedi.
Sotto si notavano pantaloni neri, mentre ai piedi sandali neri intrecciati con alcune foglie.

Al posto delle corna della Tempesta, Narciso il Sole di Caos, presentava delle ali tra i capelli che si muovevano, sopratutto se sbuffava.

Portò una mano in avanti e, in essa si generò un arco dorato ma che emanava una strana e losca energia.

- Patetico -  sospirò Narciso, quasi fosse deluso.
 
Per poi scoccare una freccia al interno di uno dei buchi neri.
Improvvisamente, le frecce si moltiplicarono e Enma, fu trafitto in vari punti del corpo.

Sputò sangue shockato, dalla rapidità con la quale, era avvenuto il tutto.
Senza più la forza di stare in piedi, scivolò sulle ginocchia, guardando il bellissimo e crudele "angelo" davanti a lui.
- Sei debole e anche piuttosto sgraziato, piccolo anatroccolo -. 
Ghignò il ragazzo, mentre estraendo una delle frecce, si godeva l'ennesimo grido di dolore di Enma.

Dopo poco, al seguito del veleno impresso sulla punta delle frecce, il ragazzo perse i sensi e venne trasportato via.
***

" Sei sveglio?, apri gli occhi...Ti prego".

Una voce lontana, il suono del mare in lontananza e un forte profumo di sangue e umidità. 
Furono queste cose a svegliarlo dal' torpore in cui, a causa delle frecce avvelenate, era caduto.

Quando aprì gli occhi rossi, si ritrovò davanti il volto di una ragazza poco più piccola di lui.

I grandi e in quel' momento, preoccupati occhi verdi, risaltavano sulla carnagione chiara. Il voltò dai lineamenti fini era sporco e impolverato, incorniciato dai dei lunghi capelli neri, scompigliati e che profumavano di sangue.
Enma tentò di ricordare, ma la cosa lo fece stare peggio. 
Con l'aiuto della ragazza si mise seduto, appoggiando la schiena al muro.

Lei si sedette al suo fianco, e scrutò nei suoi occhi rossi, ancora un po preoccupata.
- Mi chiamo Enma...Enma Kozato -. 
Sussurrò il giovane, tossendo un po di sangue, indebolito dal' veleno ancora presente nel suo organismo.
La corvina, portò una mano contro il petto, mentre posava l'altra su una delle ferite, illuminandosi completamente di un bel' verde acqua, generando una piccola fiamma.

- Io sono Kurami dell' villaggio di Higa, non preoccuparti ho estirpato il veleno - 
Spiegò la ragazza, mentre strappava un pezzo della giacca di Enma e con esso, lo bendava lentamente.
- D-dove siamo? - domandò lui.

Kurami alzò la testa guardando in un punto del vuoto, dopo di che sospirò, guardando di nuovo il ragazzo.
- Siamo nel' abisso - sussurrò.



Note autrice

Ciaos gente!
Eccoci nel' terzo arco narrativo dedicato alla famiglia Domino.
Si comincia con il botto!
Prima un infarinatura generale sui fatti e sui personaggi della Domino family, poi...

Ecco che Kozato Simon, se la vede male, molto male.

Pandora è implacabile e, dopo aver fatto piazza pulita dei poveri guardiani ha rapito Enma.
Il nostro boss, ha incontrato la chiave di Higa e la piccola Kurami, dopo avergli curato come può le ferite. 
Gli ha detto queste parole:
"Siamo nel' abisso"

Cosa sarà mai questo Abisso? 
Cosa si diranno Luka e i suoi guardiani? ma sopratutto anche le altre famiglie sono in pericolo?
E perchè, Pandora sta attaccando le famiglie della mafia?

Per sapere questo e altro, vi invito a leggere i prossimi capitoli.
  
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