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Autore: vaniglia_lovefantasy    28/02/2017    1 recensioni
Una one-shot su una ragazza che chiede un favore a due amici... semplice e senza pretese.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La stanza di ospedale, già normalmente triste, quel giorno sembrava avvolta da un’aura buia, oscura, come di morte. Vi era una ragazza sdraiata in uno di quei letti tutti uguali. Pallida, non aveva un solo capello in testa. Respirava a fatica, cancro ai reni al quarto stadio era la diagnosi, oramai non si poteva più fare nulla per lei. Non c’era nessuno accanto a lei, il padre era andato a casa il tempo di farsi una doccia dopo quattro giorni di fila passati in ospedale. Cercò di chiudere gli occhi per dormire un po’, ma il dolore al fianco non l’abbandonava. Sentì bussare, e poco dopo vide i suoi due migliori amici fare capolino dalla porta.

«Possiamo?» Rebecca fece loro un accenno di sorriso, annuendo leggermente. Anna e Marco entrarono, continuando a sorriderle.

«Paola sarebbe voluta venire, ma aveva un impegno…» Anna la guardò, una coperta fra le mani.

«Immagino… come… come state ragazzi?» sussurrò con un accenno di disappunto. Paola era venuta solo una volta a trovarla in ospedale, ma in fondo era comprensibile, dato che anche quando stava bene si erano allontanate grazie al fidanzato dell’ormai ex amica.

«Noi stiamo bene» rispose Marco, osservandola attentamente. La ragazza ricordava del periodo in cui lo osservava disegnare o semplicemente si incantava sentendolo parlare, percependo le farfalle nello stomaco. Ormai il dolore però aveva oscurato quell’amore innocente, normale per una ragazza di sedici anni, ma in fondo la malattia le aveva tolto tutto. Ricordava quando, ormai un anno prima, aveva aperto il suo cuore al ragazzo che ora era di fronte a lei rivelandogli i suoi sentimenti, e lui l’aveva rifiutata, ma ricordava di come fosse preoccupato il giorno in cui venne portata via dall’ambulanza perché, durante l’ora di algebra, si era sentita male.

«Mi fa piacere» neanche le domandavano più come stesse lei, era evidente.

«Tieni, l’ho presa per te» Anna le sorrise mettendole addosso la coperta di lana verde, in accordo coi suoi gusti, e Rebecca ringraziò con un sorriso. Si mise giù, sentendo la testa girare e il fianco lanciarle delle fitte. Gemette leggermente col respiro affannato, aspettando che passasse. Quando riprese fiato aprì gli occhi e vide lo sguardo degli amici, e per quanto la facesse soffrire capì cosa doveva fare.

«Ragazzi, potete farmi una promessa?» li guardò entrambi, facendo capire che era importante.

«Certamente, tutto quello che vuoi» rispose velocemente l’amica, ma Marco doveva aver intuito qualcosa, perché non rispose, ma la guardò cercando di comprendere le sue intenzioni.

«Come potete notare, peggioro velocemente, i medici ormai contano in giorni quanto mi resta da vivere. Vorrei che non veniste più, che non mi scriveste più… insomma, rifatevi una vita, e aiutate mio padre quando potete…» fece una pausa per riprendere fiato «...ragazzi, non sprecate la vita in sciocchezze come droghe, fumo o altro. Viaggiate, innamoratevi, superate sempre i vostri limiti, supportatevi l’un l’altro e non piangetevi addosso, dato che la vita ci dà solo ostacoli che possiamo affrontare. Io ormai sono spacciata, ma pensate a me meno che potete quando non ci sarò più, e soprattutto, credete in voi stessi.» a quel punto Anna piangeva, e Marco la guardava con espressione grave e gli occhi lucidi.

«Ti rendi conto di cosa ci stai chiedendo? Ci stai domandando di abbandonarti, no, non possiamo farlo!» Anna praticamente urlò la fine della frase.

«Esattamente, affinchè possiate rifarvi una vita. Io ormai sono al capolinea.>> nonostante il dolore era determinata, sapeva cosa diceva, e Marco capì che, in fondo, per quanto le costasse, l’amica lo stava facendo per loro, e annuì.

«Va bene» sussurrò, e abbracciò Anna dicendole qualcosa all’orecchio. Lei annuì alla fine, sconfitta, e si avvicinò per abbracciarla forte. Rebecca si fece stringere, cercando di ricambiare, facendosi forte mentre diceva addio all’amica.

«Sii felice, veglierò su di te per sempre amica mia…» le sussurrò in un orecchio, dandole un bacio sulla guancia «…ora fammi parlare un secondo con lui». Anna annuì e uscì, voltandosi però un’ultima volta verso Rebecca.

«Sarai per sempre la mia migliore amica, sappilo.» e se ne andò definitivamente, piangendo.

«Siediti un secondo qua». lei si spostò, facendogli segno di sedersi sul letto. Lui si sedette, e per un lungo istante si guardarono negli occhi.

«Capisco la tua decisione, ma sai che non si cancella così facilmente una persona dal proprio cuore, specie se è stata così importante.»

«Lo so, e più di quanto credi, ma è la cosa migliore.» si guardarono ancora, e poi lei sospirò.

«Devo chiederti due favori.»

«Dimmi pure.»

«Il primo è di occuparti di lei, per sempre. Anche se litigherete, vivrete ai due estremi del globo, assicurati che sia sempre felice. Sia lei che mio padre» chiuse gli occhi per poi riaprirli, e lui si limitò a rispondere annuendo.

«E il secondo favore?>>

«Credo di non essere l’unica qui a ricordare cosa è accaduto l’anno scorso sotto alla quercia nel parco.>> vide un lampo di dispiacere passare negli occhi di lui, e anche in quel caso annuì.

«I miei sentimenti da allora sono cambiati ben poco, ma il cancro ha spento, possiamo dire così, ogni sensazione. Oltretutto, come saprai, io non ho mai avuto un appuntamento, e non ho mai avuto un primo bacio». lui comprese la richiesta, e spalancò gli occhi.

«Mi stai chiedendo di…?»

«Sì. Tranquillo, il cancro non si trasmette così se è questo che ti preoccupa. Inoltre credo che la tua ragazza ti scuserà trattandosi di me e conoscendo la situazione.»

«Non pensavo né a Carlotta né al cancro. Ti rendi conto di quanto mi rendi più difficile tutto?» a quel punto cominciò veramente a piangere.

«Lo so, ma consideralo come l’ultimo mio momento da sedicenne normale. Lo faresti per me?>> anche lei era lì lì per piangere, ma si trattenne.

«Tranquillo, se non vuoi ti capisco, anzi, forse hai ragione, non avrei dovuto chiedert…» non finì di rinnegare la richiesta che lui, il ragazzo di cui era innamorata da quattro anni, il suo migliore amico che appena un anno prima l’aveva rifiutata, la baciò con passione, per poi uscire dalla stanza, in lacrime.

Rebecca morì tre giorni dopo, senza ormai più niente da perdere, e felice di quell’ultimo piccolo favore che lui le aveva fatto.

  
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