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Autore: Lione94    28/02/2017    2 recensioni
Danases è un mondo fantastico popolato da Elfi, Draghi, Nani e altre creature magiche, sull'orlo del caos.
La protagonista della nostra storia è Elien, una semplice mezz'elfa che vive nella foresta di Elwyn nel profondo nord del paese. Sono dieci lunghi anni che si nasconde, ma non può sfuggire a ciò che è.
Quando i fantasmi del passato torneranno a farle visita e l'ombra della minaccia di una guerra distruttiva tra Elfi e Draghi si allungherà sul suo mondo allora sarà costretta a lasciare il suo nascondiglio e a intraprendere un lungo viaggio che la porterà a compiere il suo Destino...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19. Epilogo



In tutta la storia del mondo magico, nessun mezz’elfo era rimasto a Danases ed era diventato uno di loro, tranne un’eccezione: io.
Ed ero diventata addirittura la loro regina!
Ogni volta, quando dubitavo che tutto questo fosse accaduto, per ricordarmi che era veramente la realtà, osservavo il mio aspetto, negli enormi specchi dei corridoi di Castello Argento.
I lineamenti del mio volto erano più sottili e affusolati. Ero più alta e dal fisico più slaciato. Sotto i lunghi capelli biondi, schiariti dal sole, si nascondevano le orecchie, finalmente del tutto a punta. La mia camminata era più fluida e perfino la mia voce era cambiata, diventando musicale, come quella di tutti gli Elfi.
Anche gli occhi non erano più gli stessi. Finalmente il loro colore era uguale: azzurro scuro, come il colore del mare profondo.
Ero felice del mio cambiamento, anche se un po’ mi mancava il mio vecchio aspetto.
Però, non ero proprio uguale a tutti gli altri elfi perché i miei tratti ricordavano vagamente la forma di un drago, di cui Daelyshia ne rivendicava il merito, soddisfatta.
Ma non solo il mio aspetto era cambiato: come mi aveva detto mia madre, il mio cuore aveva ricominciato a battere, solo per lui.
Erano già settimane che mi trovavo a Castello Argento. Il Grande Saggio Dun Morongh si occupava delle questioni più importanti, come gli Accordi di pace tra gli Elfi e i Draghi, mentre io stavo lì a osservarlo, cercando di imparare alla svelta.
Molti Elfi chiedevano di vedermi e io li ricevevo, dando loro consigli e ascoltando i loro ringraziamenti per aver salvato il mondo.
Ero sempre così impegnata che le settimane si trasformarono in mesi, ma sentivo sempre di più la sua mancanza.
Così presi una decisione.
Quella sera di festeggiamenti (ricorreva un anno dalla mia incoronazione) nessuno avrebbe avuto bisogno del mio aiuto, così in groppa a Daelyshia volai verso Tedrasys.
La dragonessa mi lasciò all'entrata della città e mi fece l'occhiolino mentre tiravo su il capuccio del mantello per evitare di essere subito riconosciuta.
Vagavo tra le vie illuminate a festa, chiedendomi dove potesse essere, quando notai una casa familiare.
Bussai e venne ad aprirmi un’anziana elfa coperta di scialli.
« Sì? ».  
« Sapete dove posso trovarlo? ».  
Ricordavo fosse sorda quindi avevo urlato per farmi sentire bene.
« È alla taverna per i festeggiamenti ».
« Insieme al suo drago? ».  
« No, il drago Ogard è andato a caccia. Diceva che oggi era una buona giornata per Menfys per restare solo » Unia si accigliò « Ma voi chi siete? »
La sua domanda era rimasta senza risposta perché avevo già ripreso a camminare per la strada.
Osservai le case illuminate dalle lanterne, attaccate fuori dalle porte. Ascoltai le voci gioiose degli elfi per strada... c'era una tale confusione! Più mi avvicinavo verso il centro più era difficile camminare. C'era così tanta gente che nessuno faceva caso a me.
All'improvviso un incantesimo esplose nel cielo come un lampo e comparve una scritta: "Viva la regina Elien!".
Tutti lo urlarono abbracciandosi.
Sorrisi.
Sembrava che da qualche tempo quello era diventato il nuovo saluto degli elfi.
« Sapete dove si trova la taverna? » domandai all’elfo che aveva appena compiuto l’incantesimo.
« È lì » rispose lui, sorridendo e indicando una casa un po’ più grande rispetto a tutte le altre abitazioni, da dove proveniva un grande chiasso di voci animate.
Lo ringraziai e mi avviai verso la locanda. Quando entrai la confusione investì come un boato le mie sensibili orecchie elfiche, stordendomi.
La stanza era così affollata di elfi che non riuscivo neanche a vedere quanto fosse grande.
« Viva la regina Elien! » esclamarono alcuni elfi alla mia destra e sbatterono i loro bicchieri, brindando.
Altri applaudirono e una risata serpeggiò nella taverna.
Mi voltai cercandolo tra la confusione di volti e voci, e finalmente lo vidi.
Stava parlando con un elfo dell'Acqua e vicino a loro c’era un’elfa con in braccio un bambino della stessa razza.
Mi avvicinai per riuscire a sentire le loro parole e riconobbi l’elfa: era Aishia e aveva tra le braccia Cearly, il figlio di Mavina.
Intuii che l’elfo dovesse essere il padre del bambino.
« Grazie di avermi aiutato a trovarlo » stava dicendo Aishia, la voce commossa  « Senza di te non sarei mai potuta andare ad Ayulin ».
« Non devi ringraziarmi » si schernì Menfys.
« Invece siamo in debito con te » intervenne l’elfo « Quando verrai a Raducis sarai il benvenuto nella nostra dimora ».
Menfys sorrise: « Prendetevi cura di Cearly ».
« Lo faremo ».
Menfys si volse e quando i due elfi si allontanarono da lui, mi avvicinai a loro e mi chinai ad accarezzare i capelli a Cearly, che mi fece una linguaccia.
Gli sorrisi, mi alzai e incontrai lo sguardo meravigliato di Aishia.
« Vostra Altezza! » mormorò sorpresa.
« No, non fatelo! »
i due cercarono di inchinarsi ma li fermai appena in tempo, prima che li vedessero gli altri elfi e mi facessero scoprire « Tua sorella era una brava elfa, Aishia. Lei non è morta, è qui » mi poggiai una mano sul cuore « Ed io serberò il suo ricordo in me, per sempre ».
Aishia mi guardo con occhi luccicanti dalle lacrime.
« Grazie, Vostra Altezza. E' un grande onore ».
« Vi aspetterò a Castello Argento per una visita! ».
Gli impedii
nuovamente di fare l’inchino e li guardai uscire dalla Taverna.
Poi mi voltai e vidi che Menfys si era seduto al bancone vicino all’oste, non sorrideva più e sembrava essere insofferente alla confusione che facevano gli elfi.
Mi sedetti vicino a lui, e alla mia vicinanza, sentii di nuovo i nostri cuori battere all’unisono. Sospirai, felice che il suo cuore battesse ancora per me. Menfys si girò a guardarmi di scatto, appena si accorse di quello che era accaduto, nello stesso momento in cui l’oste mi rivolgeva un’occhiata interrogativa.
Dissi la prima cosa che mi venne in mente: « Succo di bacche, per favore » aggiunsi cortese.
Menfys fece una smorfia, quando l’oste mi portò il succo.
« Non ti piace il succo di bacche? » gli chiesi all’improvviso, senza dovermi preoccupare di camuffare la voce, poiché era molto diversa. Però, per sicurezza, tirai un po’ più giù il cappuccio che indossavo.
Menfys, mi guardò, spiazzato.
Non rispondeva, continuava ad ascoltare il mio cuore.
« Credi che non sia adatto per i festeggiamenti della regina… » insistetti.
Storse di nuovo la bocca, all’ultima parola, come se sentirla gli facesse male.  
« Io… no, non è questo il punto!» disse brusco.  
Si alzò e uscì, ma io non mi arresi. Lo seguii fuori, portando con me il bicchiere con il succo.
« Pensi che la nuova regina non sia adatta a governare? » gli domandai, mettendomi davanti a lui e costringendolo a fermarsi.
« Certo che no! » rispose, come esasperato « Che cosa vuoi da me? Vuoi sapere anche tu se ero io quell’elfo che l’aiutata nel suo viaggio? Ebbene sì! ».
Cercai di ignorare il suo commento sarcastico. Tanasir,
che era diventato il capo delle guardie di Castello Argento, mi aveva detto che per tutta Danases non si faceva che narrare le imprese del nostro viaggio; quindi non ero stupita che forse Menfys era stato per un po' al centro dell'attenzione.
« Poi cos’è successo? ».  
Menfys cercò di guardarmi il volto, sotto l’ombra del cappuccio.  
« Lei è… lei ha dovuto fare una scelta che l’ha portata lontano da me… ma l’ha fatta diventare regina ».
« È stato giusto quello che ha fatto? ».  
« Sì, ha salvato Danases. L’ha fatto per tutti noi… e anche se pensassi che non fosse giusto non può più cambiare… Ah! Non so nemmeno perché lo sto raccontando a te! » sbottò, irritato con se stesso.
Ero contenta di sapere che Ogard gli avesse raccontato tutto!
Mi aggirò e riprese a camminare, però io lo seguii, mentre del succo usciva fuori del bicchiere e mi macchiava il mantello.
« E se fosse cambiata? ».  
Si fermò e si avvicinò. Con gioia, mi accorsi che, quella vicinanza, mi faceva nuovamente venire i brividi lungo la schiena.  
« Chi sei? » domandò con voce profonda, gli occhi scuri « Perché il mio cuore sta battendo insieme al tuo, anche se continuo ad amare un’altra elfa? ».
Strinsi le spalle e, per prendere tempo (all'improvviso non ero più così coraggiosa come credevano tutti!), mi portai alle labbra il succo di bacche, ma appena sentii in bocca il suo sapore aspro, lo sputai con le lacrime agli occhi.  
« È disgusto! » esclamai, tossendo e lasciando cadere a terra il bicchiere, che si ruppe con un debole suono di cristallo, e sentii il cappuccio scivolare all’indietro.
I fuochi esplosero nel cielo e illuminarono la faccia stupita di Menfys.
Si avvicinò ancora.  
« Elien? » sussurrò osservando il mio volto cambiato.
Sentii un filo di delusione.  
« Forse… non mi riconosci? ».  
Menfys mi prese il volto fra le mani: « Come non potrei… » poi si accorse del suo gesto e si allontanò di nuovo « Scusa » mormorò, abbassando lo sguardo.
« Perché non sei venuto a trovarmi? ».  
« Avrei dovuto? » mi chiese, un po' triste.
« Sono cambiata » sussurrai di rimando « Non hai appena ascoltato il tuo cuore? ».  
Menfys mi guardò intensamente, prima di rispondere.
« Da quel giorno… » sospirò, e sapevo che intendeva il giorno in cui l’avevo lasciato « Da quel giorno non ho più ascoltato il mio cuore. Oggi non ero più abituato... » poi fece un passo avanti e mi abbracciò, stringendomi forte a lui « Ho fatto un errore. Potrai perdonarmi? ».
Lo strinsi anch’io di rimando e sospirai: « Sì, e tu? ».  
« Non hai niente da farti perdonare, Elien ».
Presi la sua mano e la portai sul mio cuore: « Mi sei mancato ».  
« E l’incantesimo? » domandò, ascoltando il mio battito.
« Non c’è più » alzai lo sguardo verso di lui.
Il cielo s’illuminò di nuovo di incantesimi e scintille e, alla luce, vidi le labbra di Menfys aprirsi in un bellissimo sorriso.
Mi sporsi verso il suo volto e gliele sfiorai.  
« Non lasciarmi » mormorai.  
Menfys mi restituì il bacio, le nostre mani si ritrovarono.
« Non commetterò lo stesso errore ».  
Sorrisi, perdendomi nei suoi occhi luccicanti.  
« È una decisione saggia » dissi scherzosa.
Sapeva quello che gli stavo chiedendo e avrebbe accettato il fardello: sarebbe diventato il sovrano di Danases.
Menfys mi sfiorò nuovamente le labbra.
« È la scelta del mio Destino ».


FINE

  
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