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Autore: andromedashepard    28/02/2017    2 recensioni
La vista offuscata, le mani che tremano, le dita strette intorno all’impugnatura di una Predator scampata come per miracolo alla distruzione, il destino dell’intera Galassia sulle sue spalle.
Non l’aveva chiesto lei, eppure era un compito al quale doveva rispondere. L’ultimo ordine, l’ultima richiesta di soccorso.
E’ davvero così vicina, la Pace?
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Andromeda Shepard '
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La vista offuscata, le mani che tremano, le dita strette intorno all’impugnatura di una Predator scampata come per miracolo alla distruzione, il destino dell’intera Galassia sulle sue spalle.
Non l’aveva chiesto lei, eppure era un compito al quale doveva rispondere. L’ultimo ordine, l’ultima richiesta di soccorso.
E’ davvero così vicina, la Pace?
Arrancava lentamente, come in uno dei suoi incubi più ricorrenti. Di fronte a lei, il frutto di una ricerca disperata che aveva riunito migliaia di braccia, migliaia di menti, in modo inarrestabile, per giorni. E la sua, di mente, ancora lottava contro il desiderio di spegnersi per sempre, violata da qualcosa che tentava inesorabilmente di prenderne possesso.
Devi restare lucida, devi farcela. Presto sarà tutto finito.
Un passo, due passi, le ginocchia tremano sotto il peso dell’armatura bruciata, incollata addosso come una seconda pelle. Una luce rossa si insinua, sinistra, dentro alle cicatrici. Venature di rubino, collezionate pazientemente giorno dopo giorno, mese dopo mese, battaglia dopo battaglia.
Funzionerà?
Non c’è tempo per interrogarsi.
L’aveva vista… aveva visto ciò che stava devastando Londra e la sua gente, una forza potente e senz’anima che aveva l’unico scopo di spegnere, annientare, distruggere la Vita. Ancora un altro sforzo e ce l’avrebbe fatta, li avrebbe salvati tutti. Forse.
Avrebbe reso onore a chi aveva perso la vita in quella Guerra ingiusta e ingiustificabile, a chi aveva impugnato un’arma per difendere un amico, ai milioni di bambini che non avrebbero mai visto la luce di una stella.
Si fermò, a due passi dall’arma che avrebbe posto fine a quel massacro, e chiuse gli occhi per un istante. Il cuore le martellava nel petto come un tamburo impazzito.
Non voglio dimenticare. Ho paura.


Un tempo le era sembrato legittimo il pensiero che, una volta abbandonato il proprio corpo, questo avrebbe ripreso il proprio circolo vitale, in altri modi. Immaginava i propri atomi spargersi nel vento, mescolati all’acqua e all’aria, assorbiti dalla terra che ne avrebbe prodotto un germoglio, poi un fiore, un albero... Ora, però, ad un passo dall’Oblio, questo pensiero non la saziava più.
Ho paura che non ci sarai, Thane.
Ti aspetterò oltre l’Oceano”. Quella del Drell era una promessa a cui lei avrebbe voluto credere con tutte le forze. Strinse i denti, costringendosi a riaprire gli occhi umidi e ad affrontare il dolore fisico e mentale al quale era sottoposta.
Il suo destino era ancora lì, di fronte a lei, accecante ed inesorabile.
Fece un altro passo, si toccò le guance, inondate di lacrime salate che bruciavano come minuscoli tizzoni ardenti, insinuandosi in ognuna delle sue ferite.
Ti amo. Se tutto il resto dovesse svanire nell’Oblio, ricorda almeno questo con certezza”.
La sua voce era così chiara dentro la sua mente da riuscire a percepirne ogni sfumatura.
Anche io ti amo. Non potrò mai dimenticare… non potrò mai dimenticarti.
Si portò una mano al petto, il pugno chiuso, serrato, come a voler proteggere un ricordo troppo prezioso dalle braccia avide della Morte. Un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra, senza mai arrivare alle sue orecchie. Se solo avesse avuto la certezza…
Un altro passo avanti, e l’energia la investì con più violenza, a ricordarle che il tempo dei ripensamenti era finito. Doveva agire, e in fretta.
Premette il grilletto di fronte a sé, scheggiando il vetro che custodiva ciò che l’avrebbe uccisa, insieme a tutto ciò che non fosse esclusivamente Organico. Pensò ad EDI, e una smorfia di dolore si dipinse sulle sue labbra, mentre le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi stanchi. I volti dei suoi compagni inondarono la sua mente. Li vide sorridere, scherzare, vide gli abbracci, le battute, la preoccupazione nei loro sguardi prima di lasciarla andare… da sola, ancora una volta. Era loro grata per tutto, per ogni singolo istante in cui ognuno di loro le aveva mostrato fiducia, rispetto, devozione, amicizia. E il suo sacrificio, ne era certa, sarebbe servito in parte per dimostrare il profondo senso di gratitudine che non era mai riuscita ad esprimere a parole. Lo doveva a loro e lo doveva ad Anderson, morto per mano sua, orribilmente.
Sono orgoglioso di te”.
I singhiozzi iniziarono a scuoterle il petto, mentre si rivedeva lottare inutilmente contro la forza più potente che avesse mai combattuto. Gli aveva sparato, non era riuscita ad opporsi. Anche lei, ormai, era sfinita. Anche lei, in ultimo, non era riuscita a vincere il Male.
Un altro passo, un altro sparo, un’altra scheggia.
Cercò di immaginare una lunga distesa di sabbia bianca, finissima, candida come la neve… e poi acqua, tanta acqua limpida, cristallina. E lui ad aspettarla, sotto la luce calda di una stella, sorridente, felice, bellissimo. Per un istante non seppe dire se quell’immagine fosse reale, come un ricordo, o solo frutto della sua immaginazione. Una promessa, la sua promessa.
Ma doveva essere così, non poteva essere altrimenti.
Lei, che aveva sacrificato tutto, lei che era sopravvissuta a troppe morti, lei che aveva solo sfiorato l’amore per poi vederlo svanire troppo presto, lei, Shepard, meritava un Oceano in cui riposare, finalmente.
Un altro colpo, un’altra scheggia, un altro passo. L’energia iniziava a fluire intorno a lei con una potenza devastante.
Sto arrivando, aspettami.
Fu quello l’ultimo pensiero che le attraversò la mente, accompagnato da un dolcissimo sorriso bagnato di lacrime.


E mentre i Razziatori cadevano ad uno ad uno, e milioni di individui esultavano agli antipodi della Galassia, celebrando la fine della Guerra, Andromeda Shepard lasciava la vita per raggiungere un luogo lontano dal tempo e dal dolore, un luogo dove c’era spazio solo per amore e felicità, un luogo dove i viaggiatori non si stancano, dove gli amanti non si lasciano, dove gli affamati non patiscono. Oltre l’Oceano, per sempre.





 

~







Una bambina dai vispi occhi azzurri stringeva tra le mani un bellissimo fiore, annusandolo con aria spensierata.
“Lo sai che è proibito raccogliere i fiori”, la rimproverò sua nonna con un bisbiglio, trattenendo a stento un sorriso mentre con gli occhi ammirava la statua di una bellissima donna, maestosa, che svettava fra le aiuole variopinte.
“Ma è così buono… senti!”, esclamò la piccola umana, porgendo alla nonna quel fiore. Era rosso, screziato di un bellissimo verde smeraldo, i petali ampi e vellutati. Quei colori, così diversi, si univano in un abbraccio complementare, come se qualcuno avesse fuso due meravigliose pietre preziose fra loro nel più delicato degli intarsi e ne avesse loro conferito leggerezza e spumosità.
“Lo so piccola, ma se ognuno di noi raccogliesse uno di questi fiori, ben presto non avremmo più nulla da ammirare. E’ una pianta molto rara, sai?”.
La bambina cambiò espressione, curvando tristemente le sopracciglia, e la nonna le scompigliò i capelli. “Lo metteremo in un bel vaso, così potrai prendertene cura”.
“Come si chiama questo fiore, nonna?”, domandò la piccola, dopo averlo fatto roteare fra le mani paffute.
“Cuore di Andromeda”.
“Come il Comandante, come lei?”, chiese, indicando la statua con un ditino.
“Proprio così”.
“Perché?”
“Ricordi la sua storia, quella che ti ho raccontato?”
La bambina annuì, esibendo un sorriso fiero.
“Il primo esemplare di questo fiore, il primo di tutti, fu trovato in mezzo alla sua armatura, proprio qui, al posto del cuore, tanti mesi dopo la fine della Guerra”, spiegò, toccando con la punta dell’indice la parte sinistra del suo piccolo torace.
“E’ un miracolo, nonna?”. Gli occhi della bambina si illuminarono, mentre si posavano sul fiore, poi sulla statua.
La nonna rise bonariamente. “Sì, è un miracolo. Il miracolo della Vita, piccola”.





 

 

 


Questa storia è nata quattro anni fa. Non ci avrei creduto se non l'avessi letto sulle proprietà del documento. 
So che è una storia banale e a tratti patetica, ma con l'arrivo imminente di Mass Effect Andromeda, sentivo come il bisogno di dare una chiusura alla storia della mia Shepard, che neanche a farlo apposta (se alcuni di voi ancora ricordano), si chiama proprio Andromeda.
Non sono riuscita a finire la sua storia come avrei voluto... il destino ha voluto che uscissi fuori di casa per non tornarvi mai piu'. E se ciò, da un lato, mi ha regalato bellissime esperienze e lezioni di vita, dall'altro mi ha forzatamente strappato dal fandom di cui facevo parte e che era ormai parte di me. Spero, un giorno, di riaprire quella storia e sapere come continuare, ma nel frattempo... questo è il finale che ho sempre immaginato per la mia Ann.

   
 
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