<<
Bene
bambina mia, so bene cosa tu voglia sapere, ti prego di non avercela a
morte con il mio Benjamin, il lavoro che quei due fanno gli impone di
non poter rivelare nulla di ciò che fanno, quel testone si
è fatto invaghire forse un po troppo da questa storia.
Tutto iniziò
molti anni fa, conoscevo entrambi i loro genitori, entrambi, Ben e
Saveliy, dopo il collage, avevano preso strade diverse, anche se
Saveliy è di un paio d'anni più grande di Ben,
all'epoca si conoscevano gia, ma non si frequentavano mai, gruppi
diversi, caratteri diversi. Lui era solo un bambino quando il padre
continuava ad impartigli regole e mansioni che solo un adulto poteva
fare, ma nonostante tutto Benjamin faceva di tutto per non deluderlo,
mentre il fratello col passare degli anni rimaneva sempre
più avvinghiato in affari poco legali. Credimi piccina, sono
stata dietro a quella testa calda per molto tempo, nonostante questo
Lucas andò via, mentre Ben capì chi veramente
fosse il padre, ma nonostante questo sin da bambino capì che
quel farabutto di un padre cercava di manipolare entrambi i fratelli e
spingerli uno contro l'altro, e ci riuscì.
Avevo appena terminato
il mio turno in caserma, lo vidi a sguazzare nell'alcool in un bar li
vicino, ubriaco com'era lo portai in casa mia, da li in poi aiutai quel
matto ad uscirne fuori, erano anni che era combinato così,
lo vedevo ogni sera in quello squallido posto ad annegarci. Saveliy
abitava gia in casa mia, fu proprio li che iniziarono ad essere buoni
amici, certo non prima di numerose litigate e zuffe nelle quali
entrambi le prendevano, si insomma non potevo mica permettere che due
adolescenti con gli ormoni a mille si picchiassero ogni qual volta ce
ne fosse l'opportunità, impararono a convivere insieme.
Alcuni anni dopo la
loro laurea, dove entrambi avevano scelto le stesse facolta, e dopo
anni quando Saveliy cominciò a lavorare come un agente sotto
copertura, fu lui ad andare per primo via di casa, con
Amélie la donna francese di cui si invaghì,
così restammo io e Ben che non durò a lungo,
comprò casa e successivamente iniziarono a lavorare insieme.
Li trattavo come
fosserò sempre stati figli miei, lo sono tutt'ora, e conosco
Ben abbastanza da dirti mi cara, che questi sentimenti che lui sta
provando lo stanno destabilizzando del tutto, e scusami se te lo dico,
ma è stato sempre un puttaniere di prima categoria, e tu-
disse puntando l'indice contro - gli stai fondendo il cervello
>>
scoppiò a
ridere mentre si alzava da quella sedia
<< Non
odiarlo per le sue scelte! Desideri qualcosa da bere? >>
Georgiana era
destabilizzata, aveva scoperto un pezzo di vita del suo Benjamin
<< No la
ringrazio, mi scusi, ma se non le dispiace vorrei tornare in casa mia
>>
L'uomo uscì
dalla stanza ridendo e chiudendo la porta dietro di se, mentre lei si
distese cercando di rilassarsi chiudendo gli occhi.
Il ruomore della porta
la destò dalla sua falsa tranquillità, non
aprì nemmeno gli occhi, era stanca e voleva solamente
tornare in casa sua
<<
Signore, la prego vorrei andare a riposare >>
<< Presto
ci tornerai >>
Aprì gli
occhi improvvisamente voltandosi verso la sua voce, rise amaramente
<< Sembra
che quasi tutti siano ai tuoi ordini Benjamin, nessuno vuole portarmi a
casa perchè a quanto pare il signor " Benjamin " non vuole
che io ci vada senza la sua protezione. Non ho bisogno della tua
protezione, ansi, non ho bisogno di tutto questo, non ho bisogno di te
>>
sputò acida,
ma Benjamin piantò un pugno esasperato, sulla scrivania
<< Come
ca**o credi che sia facile per me? Credi che me ne vada in giro
tranquillo a farmi la mia vita come facevo un tempo, semplice missione
dicevano, avrei risolto anche questa e ne sarei uscito come al solito,
ma non avevo per nulla messo in conto che esistevi tu, isomma perche
ca**o il mio cuore doveva invaghirsi proprio di te, lo odio
profondamente per questo, non riesco a starti lontano per quanto ci
provi. Scopavo quando volevo, ero un puttaniere di prima categoria, poi
arrivi tu e sconvolgi la mia esistenza con il tuo sorriso, i tuoi
capelli, i tuoi occhi che per quanto possano essere comuni sono
così unici per me che riuscirei anche al buio in una piazza
affolata a trovarti. Odio la tua luce, ciò che provo quando
sto accanto a te, mi ero sempre rimpormesso che avrei solo usato le
donne per sfogo, e da quando esisti tu, da quando ti baciai la prima
volta, ho desiderato ogni giorno di più le tue labbra,
sognai il tuo corpo, tutte le dannate e maledettissime notti, sperando
che tu fossi davvero sul mio letto. Ma ca**o, sei fuggita dalle mie
mani, dalla mia casa, e il senso di colpa mi bruciava dentro, volevo
dirti tutto, e per quanto io possa provarci- si accasciò su
una sedia al suo fianco portandosi la testa fra le mani, poggiando i
gomiti sulle ginocchia - non riesco a mandarti via, ci ho provato lo
giuro, ma sono così egoista che vorrei che tu fossi solo
mia, che tutto di te sia solo per me, vorrei le tue mani sul mio corpo,
vorrei darti quel piacere che tanto mi divora in ogni giorno, ogni ora,
persino adesso. >>
Georgiana era rimasta
impassibile a fissarlo, per quanto non volesse ammetterlo quelle parole
le facevano provare emozioni contrastanti, pensieri poco casti le
attraversarono la mente, li scacciò immediatamente divenendo
paonazza in viso alzandosi dalla sedia riportando così gli
occhi di lui su di lei
<< Che ti
prende, non hai nulla da dire >>
rispose lui rimandendo
al suo posto, Georgiana non si voltò nemmeno mentre si
diresse verso la porta, fu un attimo, un momento impercettibile, che
non si accorse nemmeno che lui le bloccava la via
<<
è poco educato non rispondere >>
lei cercò di
schiarirsi la gola, messa visibilmente in imbarazzo dalle sue
confessioni, fino ad allora, se non prima dell'accaduto in discoteca,
non sapeva mai che gli passava per la testa, e l'unica cosa che parve
ascoltare Georgiana furono solo le ultime parole, come se il resto che
le aveva detto era passato in secondo luogo.
La osservò
indagatore, poi si mise una mano sui suoi capelli alzando gli occhi
sorridendo spazientito
<< Non ho
nulla da dire, vado via da qua >>
L'afferrò
per i fianchi sollevandola e facendole legare le gambe intorno al suo
bacino, tappandole la bocca quando lanciò un urlo di sorpresa
<< Shhhh
>>
si avvicinò
al suo orecchio sussurrandole
<< Donna,
così non mi aiuti per nulla, so bene cosa ha attraversato la
tua mente poco fa, ammento che non avevo capito subito, ma di tutto
ciò che ti ho detto ti sei destabilizzata alle mie ultime
parole, e permettimi di dirtelo, voglio prenderti qua, e adesso.
Lo senti no? >>
Georgiana
sussultò quando la poggiò sulla scrivania
muovendo il suo bacino verso lei.
<<
Mollami o giuro che mi metto ad urlare >>
<<
Urlerai comunque >>
disse ridendo lui
<<
Fanc**o Benjamin, togliti dalle palle >>
le afferrò
le natiche mordendole il collo, quando sentirono la porta aprirsi,
Benjamin si voltò scocciato
<< Molla
quella povera ragazza, e cerca di trovarti una camera dove fare certe
cose, testa calda >>
disse Alfred
dirigendosi verso la scrivania mentre gli diede un leggero schiaffo
dietro il collo, che lo fece sbuffare mentre aiutava Georgiana a
scendere, visibilmente imbarazzata.
<< Porta
Georgiana a casa, immagino abbiate passato una lunga giornata, e
qualche volta torna a trovarmi somaro >>
<< Grazie
Alfred, sempre più gentile >>
rispose abbracciandolo,
Alfred si diresse verso Georgiana e facendole un occhiolino e
abbracciandola
<< Fa
attenzione >>
****
Erano in macchina da
alcuni minuti , che entrambi passarono in silenzio
<< Verrai
a stare in casa mia >>
si voltò
verso lui che nervoso stringeva il volante, e la mandibola visibilmente
contratta.
<<
Scordatelo >>
sorrise dicendole
<< non te
lo stavo mica chiedendo, saprò di tenerti sotto controllo da
li, saresti in pericolo adesso che la tua famiglia ha scoperto che tu
sai tutto, non rinuncerà facilmente. E di certo neanche io,
se è la guerra che vogliono, allora che guerra sia
>>