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Autore: emmevic    02/03/2017    3 recensioni
Ambientata durante Logan.
Cit. «Non è vita questa» gli grida spesso Charles e come potrebbe dargli torto?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quello che rimane


«Dove sono tutti?» gli chiede ad alta voce quello che tanti anni prima è stato Charles Xavier. Ora ne resta solo il guscio, un involucro vuoto intessuto di carne, dolore e ricordi ormai dimenticati.

Dell’uomo che un tempo ha insegnato a tanti mutanti a muovere i loro primi passi, sotto le rughe profonde e la pelle segnata dal sole, rimane poco e Logan lo custodisce con gelosia. Con rispetto. «Non è vita questa» gli grida spesso Charles e come potrebbe dargli torto?
Nascondere in una cisterna arrugginita l’uomo che ha saputo insegnargli a non essere animale è lo smacco più grande. Chuck meriterebbe la pace dopo tutto quello che ha vissuto, dopo aver combattuto così tanto per una causa destinata a fallire.
Il vecchio è sempre stato una calamita per le persone rotte e i fallimenti annunciati, prima Erik, poi Jean, infine Logan stesso. Senza contare tutti quegli studenti più o meno a pezzi che sono passati tra le sue mani in cerca di conforto: una casa, un amico, talvolta anche solo comprensione. Bastava poco.

Il tocco di Charles era una benedizione anni fa, ora è distruttivo, anche se di tanto in tanto la luce che si poteva scorgere negli occhi dell’allora Professor X torna a brillare. Quando le pillole non gli offuscano la mente, è quasi come dieci anni prima, ma il più delle volte delira; grida vecchi slogan, recita versi della Bibbia, o impreca con quell’energia tipica dei folli.

«Dov’è Erik?» è la domanda che Charles non osa porre e a cui Logan non vuole rispondere. Perché come puoi confessare a un novantenne che si dilania in una solitudine che non gli si addice, con il cervello più potente e più ricercato del mondo, che è stato lui a uccidere il suo più caro e vecchio amico?

Amico. Su questo Logan avrebbe da aggiungere qualcosa, ma preferisce glissare: non sono fatti che lo riguardano e di Magneto non ci ha mai capito nulla.
Come potrebbe giudicare quello che è stato il loro rapporto? E se è come pensa, se davvero la loro amicizia fosse più viscerale di quel che ammettessero, sapere di aver ucciso la persona più cara non sarebbe di certo di conforto a Chuck: meglio l’oblio.
Farebbe a cambio subito di fronte alla possibilità di dimenticare.

Cosa darebbe Logan per vedere svanire dalla propria mente il volto di Jean che muore, mentre i suoi artigli tagliano i polmoni di lei senza sforzo. Cambiare il passato non è servito a niente, avere una seconda possibilità è stato inutile, le sentinelle sono state bloccate sul nascere con quel suo viaggio dal futuro, certo, ma l’esistenza dei mutanti non è migliorata di una virgola. Anzi, ora sono una razza in via d’estinzione, una rarità, ed è costretto a guidare con una gamba che non funziona e gli occhi che si appannano, quando in un’altra vita gli rimaneva la dignità con cui tirare avanti.

«Erik, no! Umani e mutanti possono convivere» lo sente gridare una notte e finge di non sentire. Succede anche troppo spesso. «Jean, dove sei?» grida poi il vecchio, ma Logan è già al lavoro e non può sentirlo, Caliban si muove intanto nel buio con la rassegnazione di qualcuno troppo stanco per ribattere.

Poi è arrivata la bambina. È piccola, magra e ha lo sguardo di un animale in gabbia.

«Magneto non era cattivo, sai? Era solo molto spaventato» le dice Charles il loro primo pomeriggio in macchina, mentre Laura sfoglia le pagine sottili di un vecchio fumetto. A Logan non sfugge l’uso del tempo passato e la cosa gli fa digrignare i denti in una smorfia felina.

«Mi ha anche aiutato a salvare il mondo una volta. Eravamo giovani e lui era arrabbiato, molto più di te. E anche di lui». Charles lo indica e a Logan sfugge uno sbuffo più simile a un grugnito, mentre la bambina solleva gli angoli della bocca in un sorriso. «Ma Erik, anzi Magneto, scusa – si corregge Chuck – ha saputo domare la sua rabbia per un po’ e mi ha aiutato a sconfiggere un terribile nemico».

Dallo specchietto vede gli occhi della bambina fissarsi sul vecchio.

«Oh, si chiamava Shaw» afferma Charles, rispondendo alla muta domanda di lei, poi le accarezza i capelli come faceva con i suoi studenti.

È sempre stato bravo a trattare con i bambini, un dato di fatto. Senza mai spaventarli e capace di trasmetter loro un senso di casa. Di famiglia. Quotidianità. Qualcosa che nell’anno passato Logan ha dimenticato del tutto.

«Logan, dov’è Erik?» chiede alla fine il vecchio con una voce stanca, probabilmente sperando di sembrare casuale, mentre Laura dorme sulle sue gambe insensibili e lui le tiene la mano. Sembra quasi lucido.
«Charles, basta così» Logan si limita a ribattere.

Una risposta vuota fluttua nella macchina, mentre colui che era il Professore comincia a ricordare.


Fanfiction fresca fresca di visione, scritta dopo essermi spezzata il cuore con Logan e con il cuore in pezzi questo è il risultato: headcanon come se piovessero.
   
 
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