Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Heartspowl    02/03/2017    3 recensioni
Grazie ad una cara amica, ho finalmente deciso di buttarmi in questa piccola avventura e scrivere una storia.
Si parlerà di Hitomi, la mia amata OC (della quale potrete leggere varie Slice Of Life sul mio profilo) e del suo rapporto amoroso con Kuroko Tetsuya, il protagonista della serie.
Spero la storia vi possa intrigare e piacere!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tetsuya Kuroko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'Autrice:
Okay, questo è imbarazzante xD Ma! Grazie a Alexis093, ho deciso di dare un'intera storia dedicata alla mia OC Hitomi e al suo fidanzamento con Kuroko, dell'anime Kurono no Basket :3 La loro storia è fresca di qualche mese ma, stranamente, mi sta già molto a cuore e ho notato con piacere che piace ad un po' di persone, quindi... Perché non condividerla qui? u_u
Spero che questo inizio vi intrighi e cercherò di aggiornarla il più in fretta possibile... tutto dipende dall'ispirazione, che in questi giorni sgorga a fiumi! Buon segno, no? xD
Buona lettura e non esitate a lasciarmi una recensione :)
P.s: Teppei Kiyoshi è il migliore amico per la pelle della mia Hitomi. Se siete curiosi, potete leggere alcuni loro momenti nelle Slice of Life presenti sul mio profilo!
Per i curiosi dell'aspetto di Hitomi, vi consiglio un giro sulla mia pagina facebook "Heartspowl's art" (facilissima da trovare, nonché unica a portare quel nick), piena di miei disegni suoi :)

 
The first Time I looked at You.

Senza nemmeno rendersene conto, Hitomi aveva iniziato a notare uno sconosciuto, piuttosto basso e dalla strana capigliatura azzurrina, fare un pezzo del suo stesso percorso per raggiungere l'istituto scolastico. 
Non sapeva come né perché, ma aveva la sensazione che il loro sguardo di tanto in tanto si incrociasse, timidamente, per poi staccarsi e proseguire ognuno per la propria strada, separandosi ad un incrocio piuttosto trafficato.
Nel giro di qualche giorno per la violetta diventò una specie di rituale. 
Cercava di tenere allenato il suo spirito d'osservazione analizzando quel ragazzo, i suoi gesti, il suo modo di camminare; un timido, forse maleducato, ma efficace modo per squadrarlo e conoscerlo meglio senza sapere né chi fosse né cosa facesse. 
Le uniche cose che aveva scoperto su di lui era che andava alla Seirin, (data la sua divisa), che aveva un cagnolino che gli assomigliava in modo sbalorditivo e che - ma questa era più una supposizione che una certezza-  giocava a basket, dettaglio scoperto in uno di quei brevi ma intensi incontri, grazie alla graziosa maglietta indossata dal cucciolo, identica alla divisa della squadra della Seirin, ovvero a quella indossata da Teppei.
Questo le era bastato per sentire un leggero batticuore, quel giorno e ogni volta che se ne poneva la domanda: 
E se quel ragazzo fosse in squadra con Teppei?
Tuttavia, l'azzurrino non sembrava averla mai notata veramente, se non come uno si può notare uno sconosciuto di tanto in tanto; sì, il loro sguardo si incrociava, ma lui lo distoglieva all'istante, riposandolo freddo sul libro che leggeva, o sulla strada, o sull'eventuale milkshake alla vaniglia che teneva stretto in una mano. Oppure sull'allegro cagnolino che richiedeva evidenti attenzioni.
"Mi faccio sicuramente tante seghe mentali inutili" si ripeteva lei, camminando, di tanto in tanto facendo schioccare le unghie o roteare il lungo ciuffo viola che le ricadeva dolcemente sul volto. 
E le loro strade si separavano, di nuovo.
E la ragazza, ogni giorno che passava, non vedeva l'ora che arrivasse la mattina successiva solo portandosi con sé la speranza di re-incrocrociare il cammino di quel tipo.
Dopo ormai un mesetto, in cui nessuno dei due aveva mai mancato un giorno di scuola, la violetta poté trarre una conclusione piuttosto sconcertante, che, per la stranezza che le infondeva, ricontrollava ogni mattina. Come fosse diventato un suo dovere primario, un'abitudine alla quale si era, inconsciamente, strettamente legata:
Nessuno notava quel ragazzo. 
Lo si leggeva negli sguardi sconvolti della gente che per sbaglio lo urtava, e, non vedendo lo scatto felino del ragazzo allontanarsi nella mischia, si voltava e non vedeva nessuno. 
Lo aveva notato quella volta che si era fermato ad una bancarella a comprar qualcosa e il commerciante lo aveva letteralmente saltato, servendo il cliente successivo che, a quanto sembrava, nemmeno si era accorto di averlo davanti a lui.
Inizialmente la ragazza si fece i peggiori film mentali; forse era un criminale e la gente lo evitava per ripudio, oppure era veramente un fantasma che vagava per le strade e si faceva vedere solo da lei. 
Ma ambe le conclusioni furono scartate in fretta, con un minimo di razionalità. 
Insomma, più ci pensava, meno ci capiva. 
L'unica cosa di cui era sicura era che si dovevano vedere tutte le mattine, e magari anche a qualche ritorno da scuola. Era deciso, scritto da qualche parte. Forse il destino, forse un eventuale Dio, forse delle semplici coincidenze. Ma era così. 
Si era legata così strettamente a quei piccoli "appuntamenti galanti" che nemmeno ne aveva parlato a Teppei.
Un po' per paura che lo conoscesse e gliene parlasse, un po' perché non sapeva veramente descrivere quel che sentiva... ma a lei andava bene così. 
Finché non si chiese, un pomeriggio, in tutta serietà, da dove era spuntato fuori.
Da un giorno all'altro era apparso in mezzo alla folla, con il suo zaino in spalla, diretto alla Seirin.
Hitomi ricominciò a far muovere il cervello, togliendosi di dosso il sonno mentale che l'aveva cullata per quasi tutto il mese precedente, facendola vivere in una favola, alla ricerca di quello sguardo sfuggente. 
Da dove era apparso? Forse si era appena trasferito nei dintorni? 
Le sembrava la risposta più razionale.
Ma sì, era sicuramente così. Lo aveva notato perché era un volto nuovo e la curiosità l'aveva guidata in quello studio introspettivo di un ragazzo dall'apparenza così fredda e misteriosa.

E poi.

E poi, un giorno, in una delle loro interminabili chiacchierate post-allenamento, Teppei le raccontò di essersi innamorato di una ragazza nella sua scuola. 
Di quanto cercasse il suo sguardo, di quanto sperasse di esser guardato dai suoi occhi in ogni istante. Di quanto la notasse, inconsciamente, in mezzo alla marmaglia di gente che si addentrava e girovagava nell'istituto ad ogni ora.
E lì, Hitomi capì. 
Quel ragazzo non era appena arrivato, non era un novellino del posto.
E probabilmente, forse lui non ricambiava nemmeno i suoi sguardi; probabilmente guardava solo distrattamente verso la sua parte. Chi può dirlo.
Tutte le domande che si era posta in quei mesi, tutti i batticuore, tutte le strane speranze, finalmente avevano trovato la loro risposta.
Si stava innamorando.

  
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