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Autore: Arsax    02/03/2017    1 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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The Bloody and Dark Princess.
 

Capitolo 1


 
Non ero mai brillata come ragazza, nonostante fossi bionda con occhi come due pezzi di cielo in una giornata estivo. Riguardo a popolarità, sono sempre stata una ragazza odiata, temuta o indifferente, forse per il caratteraccio che mostravo a tutti coloro che avevano la presunzione di farmi sentire una nullità, o forse per il semplice fatto che non mostravo il mio lato migliore a nessuno che non mi andasse a genio. Certo, quando volevo sapevo essere simpatica, cordiale e gentile con tutti, ma non mi aprivo mai troppo a fondo, cosa che avevo imparato a fare nei miei quasi ventidue anni di vita.
Avevo capito che mostrare il proprio lato dolce e le proprie debolezze a tutti, portava solo tanto dolore e tantissime delusioni. Fin da quando ero piccola i miei amichetti mi avevano sempre maltrattata e presa in giro per questo e crescendo le delusioni erano state sempre più grandi, fino a quando non diventai un pezzo di ghiaccio o, come dicevano i miei amici, la "Regina degli stronzi".
Anche nel mio corso di studi universitari di biologia avevo molte persone che mi apprezzavano, ma molte di più alle quali non andavo a genio e altre alle quali ero totalmente indifferente. Ciò non mi toccava più di tanto.
Nel mio gruppo di amici invece ero l'anima della festa. Ridevo, facevo battute ed ero molto propensa ad abbracci e baci e, a detta dei miei amici, ero uno degli ingranaggi principali che faceva girare il gruppo.
In alcuni casi riuscivo ad essere addirittura dolce, soprattutto se ero in compagnia del mio fidanzato storico, Mirko. Stavamo insieme da quasi quattro anni e lui, castano e occhi verdi, era uno dei miei amici più cari, il mio confidente, il mio amante. Ci eravamo conosciuti ad una festa di alcune amiche che avevamo in comune ed era subito scoccata la scintilla. Con lui avevo scoperto l'amore e tutte le sue sfumature. E ne ero follemente innamorata.
La mia vita era pressoché perfetta, o quasi. Mi mancavano una laurea, un buon lavoro, magari proprio il lavoro che tanto desideravo, ovvero fare la scrittrice, e allora sì che la mia vita sarebbe stata perfetta. Ma non avrei mai pensato che sarebbero bastati solo un paio di giorni per sconvolgerla completamente, e con essa i miei piani futuri. Senz'altro non avrei mai pensato che sarebbero stati proprio i personaggi dei miei amati libri a sconvolgerla in pieno e non avevo mai pensato, fino a quel momento, che il mio passato sarebbe tornato a bussare alla mia porta, portandomi in un mondo che a malapena conoscevo.
-Allora, sabato sera che facciamo?- mi chiese la mia amica Erica, mentre con una mano teneva il suo cellulare e con l'altra cucinava parte della cena che avrebbe consumato con la sua famiglia.
-Non lo so, pensavo il solito: serata tranquilla in un pub e tu, in preda ai fumi dell'alcol, che ti fai un sacco di figuracce.- risposi ridacchiando, mentre sfogliavo qualche pagina del nuovo libro appena comprato.
-Ah-ah, davvero molto spiritosa.
-Be', sta a te non ubriacarti fino a volerti disegnare gli occhiali col rossetto di Marika.
Erica rise di gusto al ricordo della serata che avevamo passato durante una delle feste a casa mia, e non mancò di mandarmi a quel paese. Aveva i capelli biondi ricci, che le arrivavano fino alle spalle e occhi blu intenso.
-A proposito di Marika, Mirko come se la passa? In questi giorni lo vedo piuttosto giù di corda.- disse la mia amica tornando seria.
-Non so come tu abbia fatto a collegare Marika a Mirko.- affermai ridacchiando.
-Entrambi iniziano con la "m" e hanno anche una "k" nel mezzo. Il collegamento viene da sé.- rispose lei come se fosse ovvio.
Scossi la testa sorridendo. Lei era la mia migliore amica, quella che consideravo alla pari di una sorella e per la quale mi sarei buttata in mezzo alle fiamme per lei, così come lei avrebbe fatto per me. Ovviamente lei non sapeva delle strane abitudini che avevo iniziato a prendere da qualche tempo a quella parte, perché, nonostante mi capisse fino in fondo, non ero convinta che in quella situazione mi avrebbe capito...
Da qualche tempo ero solita ad avere una sete strana e insistente, ma l'acqua non mi soddisfaceva appieno, e solo quando mangiavo bistecche al sangue, praticamente crude e grondanti di sangue, mi sentivo meglio e in forze. Forse il mio subconscio mi stava giocando un brutto scherzo, vista la mia infanzia oscura e della quale non ero solita a parlare molto volentieri, men che meno con i miei genitori, figurarsi con un'amica cara.
I miei genitori, Paola e Andrea Serafini, in realtà non erano i miei genitori naturali. I miei genitori erano di origine rumena e svizzera, che avevano avuto a che fare con strani riti pagani e oscuri, dei quali non avevo mai voluto approfondire l'argomento, e che avevano sostenuto di essere in tutto e per tutto degli esseri speciali ed erano stati uccisi brutalmente molti anni prima da un allevatore molto suggestionabile a quel tipo di storie. Probabilmente si trattava di riti inerenti all'adorazione del diavolo e al sacrificare vergini o altre cose inquietanti.
Quando i miei genitori adottivi mi avevano rivelato la tendenza dei miei genitori naturali a questi rituali, un paio d'anni prima, ero scoppiata a ridere pensando che fosse uno degli scherzi tanto amati di mio padre, ma né lui né mia madre stavano ridendo. Erano davvero convinti che anche io, come loro, fossi un essere speciale. Se per speciale intendevano che mi amavano alla follia perché ero la loro adorata figlia, allora ci potevo credere.
Lì per lì la cosa mi sembrò molto strana e pensai che forse si erano lasciati troppo coinvolgere da assurde storie di folklore e caccia alle streghe, ma con l'avvento della mia strana e insolita sete, un lato di me si stava facendo suggestionare da queste sciocchezze, molto belle e affascinanti, ma pur sempre sciocchezze.
Non ne avevo ancora fatto parola con i miei genitori però, pensavo che non avrebbero capito così come non lo capivo nemmeno io.
-Ehi! Serena, sei ancora lì?- mi urlò nell'orecchio Erica e mi risvegliai all'istante dal turbine dei pensieri, che mi aveva avvolta per un minuto buono.
-Eh? Oh, sì scusami. Comunque Mirko si sta facendo sempre più buio e freddo nei miei confronti. Non vorrei che fosse ancora offeso per la discussione della settimana scorsa.- risposi, ripensando a come mi aveva del tutto ignorato mentre chiacchierava con una sua amica, della quale non sapevo nemmeno dell'esistenza, e della seguente discussione accesa che si era tenuta.
-E' un maschio! Tornerà da te, ne sono certa.
Le sue predizioni non sbagliavano mai, infatti scherzosamente la chiamavamo "La Veggente", ma quella volta si era sbagliata. E di grosso anche.

Salutai Mirko con un cenno della testa e lui non fece nulla di più se non guardarmi con i quei occhi verdi.
-Perché mi hai chiesto di raggiungerti adesso, proprio durante l'orario delle lezioni?- gli chiesi guardandolo attentamente negli occhi.
Frequentava l'università di chimica, non molto distante dalla mia, ed era raro che mi chiedesse di lasciare le lezioni per vederci, soprattutto quando c'era in ballo una discussione ancora non del tutto chiusa.
La sera prima mi aveva mandato un messaggio chiedendomi di vederci quella mattinata. Nessuna "faccina", nessuna "emoticon", niente di niente. Solo un messaggio freddo, asciutto e impersonale.
-Perché posso soltanto in questo momento, e anche perché è ora di chiarire tutta la faccenda.- disse guardandomi con occhi freddi e calcolatori. -Dobbiamo smetterla di prenderci in giro, non siamo fatti per stare insieme ed è giunto il momento che anche tu lo capisca.
Rimasi di sasso. Fossimo stati in altre circostanze, sicuramente l'avrei mandato a quel paese, ma il suo sguardo e la situazione nella quale ci trovavamo, non sembrava essere mai stata così seria come in quel momento.
-Quindi... vuoi chiudere la nostra relazione?- chiesi cercando di non mostrarmi scossa, nonostante fossi sul punto di vomitargli addosso e di piangere come una bambina.
Io non piangevo. Mai. Men che meno davanti a nessuno. Riservavo le mie lacrime per il mio amato e fedelissimo cuscino.
-Esattamente.- rispose annuendo con decisione. -Sono certo che tu abbia notato che in questo periodo le cose non stanno funzionando per niente bene fra di noi. Discutiamo sempre per delle sciocchezze e io sono stanco di vederti tenere il broncio.
-Non abbiamo mai litigato fino a mandarci a quel paese, ma discutiamo delle cose che non ci vanno a genio, come ci eravamo ripromessi, e vuoi lasciarmi soltanto perché parliamo dei nostri punti di vista e delle nostre preoccupazioni?
-No, non è affatto così. Tu hai sempre volto fare quello che volevi, senza mai chiedere il mio parere e io mi sono stancato di tutto questo.
Sbarrai gli occhi e strinsi i pugni fino a far sbiancare le nocche. Quello non era assolutamente vero, io avevo sempre chiesto il suo parere proprio perché non volevo costringerlo a fare cose che non gli piacevano. Mi nascondeva qualcosa, la motivazione non era quella che mi aveva detto.
-Non è vero, e lo sai anche tu. Allora, chi è che ti spinge a lasciarmi?- dissi cercando di risultare decisa, cosa che, con mia grande sorpresa, mi venne anche piuttosto bene.
-Non c'è nessuno che mi spinge a fare questo. Non stiamo bene insieme e voglio chiudere qui la nostra relazione. Fine della storia.- rispose altrettanto deciso.
Non aggiunse altro, prese lo zaino e se ne andò, lasciandomi a guardarlo con un'espressione sconcertata sul volto.
Tutto ciò che aveva detto non era vero. Aveva solo cercato di arrampicarsi sugli specchi per non dirmi il vero motivo per il quale mi aveva lasciata. Sicuramente c'era una ragazza dietro, molto magra, molto femminile e con l'hobby dei servizi fotografici con fotografi maniaci e porci e serate in discoteca a ubriacarsi e fare la scema con tanti ragazzi diversi.
Stavo vaneggiando, creandomi un film mentale che presto sarebbe potuto diventare uno dei miei innumerevoli racconti. Ritornai alla realtà e, visto che nessuno mi vedeva, iniziai a vomitare dietro ad un cespuglio.

-Certo che è proprio un pezzo di merda.- disse Erica, continuando a mangiare la torta che aveva portato. -Non capisco come mai. Fossi maschio, io ti starei ben appiccicata. Sei una gran gnocca e hai un culo che ti invidio da quando eravamo ragazzine.
Mi ritrovai a sorridere per il supporto che la mia migliore amica mi stava dando. Dopo che Mirko mi aveva lasciata al campus, basita e incredula, ero corsa alla macchina e avevo guidato il più velocemente possibile verso casa mia, a Torino nord. Avevo trovato parcheggio subito (grazie a tutti gli dei per aver lasciato liberi i parcheggi sotto casa mia in un giorno così orrendo), ero corsa in casa e mi ero buttata sul letto a piangere come una disperata. Quando mi ero calmata, avevo chiamato Erica e le avevo detto cos'era accaduto e lei mi aveva risposto: -Tranquilla, venti minuti e sono da te.
Le ero immensamente grata per ciò che stava facendo per me ed ero molto contenta di non trovarmi da sola in quella situazione.
-Ha trovato scuse su scuse, inventandosi cose non vere per mollarmi. Dopo tutto questo tempo e tutto ciò che abbiamo condiviso...
-Ripeto: è un pezzo di merda e un grandissimo codardo. E' un bene che te lo sia tolta dai piedi, perché meriti molto di meglio, anche se ora non la pensi così e stai male. Passerà, credimi. Ci sono passata un po' di volte prima di te e la cura migliore è una buonissima torta alla panna e cioccolato, preparata dalla meravigliosa Erica Berti.
Mi ritrovai a sghignazzare con lei e mangiai un'abbondante cucchiaiata di quella torta magnifica. Lei sapeva come prendermi e come tirarmi su di morale.
-Secondo me dovresti anche riprendere a fare aikido, giusto per spaccargli la faccia nel caso osasse tornare da te.- continuò e l'idea di riprendere a fare arti marziali come sfogo non mi sembrò tanto sbagliata.
Non avrei perso a calci Mirko, a meno che non mi avesse dato una buona ragione per farlo, ma stavo diventando piuttosto flaccida e lo stress che non riuscivo a scaricare si riversava sui miei capelli, facendoli diventare bianchi. Dovevo riprendere a fare le cose che amavo, tenermi occupata tutto il tempo che mi sarebbe servito a farmi dimenticare Mirko, anche se era una cosa molto difficile...
-Però, se mi concedi la grazia, potrei andare a pestarlo io stessa, così vendicherò l'onore della mia migliore amica.- aggiunse stringendo il cucchiaino.
Mia madre entrò, salutando allegramente me ed Erica. Mi baciò la guancia come faceva di solito e capì che era successo qualcosa di molto grosso, visto che avevo ancora gli occhi rossi e gonfi di pianto.
-Che è successo, tesoro?- mi chiese preoccupata.
-Mirko ha mollato la tua splendida figliola, ecco cos'è successo.- rispose Erica disgustata e infuriata.
Mia madre sollevò entrambe le sopracciglia dalla sorpresa e spalancò un poco la bocca. Era stato un fulmine a ciel sereno per lei, così come lo era stato per me.
-Dici davvero?- mi chiese sconcertata.
Annuii senza energia, continuando a strafogarmi di torta. Mia madre mi abbracciò e iniziò a cullarmi.
-Mi dispiace tanto.
Iniziai a raccontarle tutto e anche lei concordò con Erica, ovvero che Mirko fosse un pezzo di merda. Quando anche mio padre tornò da lavoro, dovemmo trattenerlo dall'andare dal mio ex-ragazzo a spaccargli la faccia, e affermò che fosse inaccettabile che al sua"principessa" fosse stata trattata in tale maniera.
I miei invitarono Erica a cena e cercarono tutti di farmi passare una serata divertente, provando a non farmi pensare a Mirko e nonostante tutto ci riuscirono. Quasi...
Non appena Erica fu andata a casa e i miei genitori a letto, iniziai a scrivere un pezzo a caso che avrei inserito in uno dei miei racconti, ed era molto triste e malinconico. Proprio come lo ero io.
Chiusi il computer e mi misi nel letto a dormire, pensando che non sarei riuscita a dormire, ma scivolai nel sonno in pochissimi minuti.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Sono tornata con una nuova storia, quasi del tutto originale. Mi sono ispirata a un libro, quindi se trovate qualche somiglianza è per quello xD 
Per quanto riguarda "Beauty and the Beast" purtroppo resterà incompleta e mi scuso per questo.
Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento, risponderò molto volentieri a tutti voi! Vi mando un bacione enorme.
Arsax <3

Nota: questa storia mi appartiene completamente; i personaggi sono stati inventati da me e non hanno tratto ispirazione da nessuna persona/personaggio già esistente. Come detto sopra, ho preso l'ispirazione da un libro, ma la trama è differente da esso. Vietato copiare, a meno che non mi si chieda il permesso per pubblicarla a nome mio da qualche altra parte (es. forum vari, Wattpad ecc.) Qualunque tentativo di plagio, verrà immediatamente segnalato.
  
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