- Ti sei mai chiesto cosa succederà dopo? -
La domanda, sottile e quasi sussurrata nel timore della risposta, tagliò il silenzio di quella notte.
Le immagini dell’orribile incubo, che avevano portato Nami a cercare sollievo sul ponte della Sunny, aleggiavano ancora nella sua mente: la propria voce disperata chiamava ripetutamente, in una cantilena spezzata dai singhiozzi e dalle lacrime, il nome di Rufy mentre questo si allontanava, fiero col suo cappello di paglia, verso l’orizzonte, senza degnarla di uno sguardo. E insieme con lui, man mano, si aggiungevano i suoi nakama: Brook, Sanji, Zoro, Usopp, Robin, Franky, Chopper. Si era svegliata con il cuore in gola e il viso inondato di acqua salata. Era facile indovinare cosa il suo subconscio stesse cercando di suggerirle. Era spaventata, terrorizzata, dalla fine del loro viaggio, dall’idea di rimanere sola, dalla realizzazione dei loro sogni, primo tra tutti quello di Rufy che, sdraiato sulla polena, guardava con le braccia dietro la testa il cielo stellato. Lo aveva incrociato qualche minuto prima e si era unita a lui nel contemplare il firmamento, seduta con le ginocchia strette al petto.
Forse era stata la brezza leggera che portava il sapore dolciastro della salsedine, o il calore del corpo gommoso dell’uomo accanto a lei, ma si era sentita improvvisamente a suo agio, in un angolo di tempo fatto solo per loro due, e aveva trovato il coraggio di fare quella domanda che da molto aleggiava nei suoi pensieri e, soprattutto, nel suo cuore.
Con le iridi castane concentrate su una brillante stella, aspettava che il moro parlasse ma la sua voce tardava ad arrivare. Poi, si accorse che il capitano la stava guardando e incrociò il suo sguardo. Le iridi scure, profonde e accoglienti, splendevano di sincerità mentre Rufy si apriva in un grande sorriso.
- No. -, pronunciò con una scrollata di spalle.
Nami, che si accorse di star trattenendo il respiro, sgonfiò i polmoni spalancando stupita gli occhi. Che altro poteva aspettarsi dall'uomo più incosciente e libero dell’intero mondo? Si trovò a sorridere, poi, a ridere leggermente, fino ad aprire la bocca in versi strozzati d’ilarità. Era stata a preoccuparsi, a fare sogni orribili e a pensare ai finali più disparati e strazianti. E, invece, c’era lui, che l'ansia non sapeva nemmeno cosa fosse, e il macigno, che la ragazza portava sul petto, si sciolse.
Si sdraiò accanto al capitano che la guardava stranito ma contento di aver tolto dalla sua navigatrice quel cipiglio preoccupato che le corrucciava il viso da giorni.
Nami accoccolò la testa nell’incavo della spalla di Rufy e tornò a guardare, ora serena, le stelle.
- Grazie. -, sussurrò ma la sua voce fu portata via da una folata di vento.