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Autore: SmixaLegion    03/03/2017    1 recensioni
[Miss Peregrine - La casa dei Bambini Speciali]
Una nuova casa in Irlanda, un nuovo anello, nuove avventure e nuovi speciali.
"Eravamo partiti per l'ignoto, senza una meta ben precisa. Olive aveva fatto funzionare i motori di quel vecchio relitto su cui ci eravamo imbarcati per settimane, fino allo sfinimento. Enoch era rimasto sempre accanto a lei per supportarla, e a fine giornata di navigazione lei si accasciava sulla sua spalla ormai esausta, mentre Miss Peregrine calava l’ancora per la notte, un gesto che faceva ufficialmente terminare l’ennesima giornata trascorsa tra le acque.
Miss Peregrine, Fiona e i Gemelli si erano dati alla pesca, unica fonte di sostentamento in quel lungo viaggio che sembrava non avere fine."

Cosa accadrà ai bambini speciali di Miss Peregrine dopo essere salpati da Blackpool? Questa storia proverà a dare una valida risposta!
[Jake/Emma con aggiunte Enoch/Olive]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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JACOB

Eravamo partiti per l'ignoto, senza una meta ben precisa. Olive aveva fatto funzionare i motori di quel vecchio relitto su cui ci eravamo imbarcati per settimane, fino allo sfinimento. Enoch era rimasto sempre accanto a lei per supportarla, e a fine giornata di navigazione lei si accasciava sulla sua spalla ormai esausta, mentre Miss Peregrine calava l’ancora per la notte, un gesto che faceva ufficialmente terminare l’ennesima giornata trascorsa tra le acque.
Miss Peregrine, Fiona e i Gemelli si erano dati alla pesca, unica fonte di sostentamento in quel lungo viaggio che sembrava non avere fine.
Fiona aveva costruito una grande rete da pesca intrecciando i rami e le liane che era riuscita a far crescere dai pochi semi che le erano rimasti, e la cosa funzionava alla grande, Bronwyn tirava su ciò che erano riusciti a pescare e Olive prontamente arrostiva il pescato per cena o per pranzo. Il menù era abbastanza monotono, accompagnato raramente da un contorno degno di tale nome, ma in mezzo all’oceano non avevamo molta scelta.

Millard, Horace, Hugh e Claire ogni giorno scrutavano l’orizzonte, anche se l'unica cosa che riuscivano a vedere era l'immensa distesa d'acqua che ci inghiottiva, sempre più a largo.
Millard, non so come -probabilmente prima che la casa venisse distrutta dalla bomba all'azzerarsi dell'anello- era riuscito a portare con sé una breve guida sul mondo degli speciali, un piccolo libro con pagine sottili, con tantissime nozioni e avvenimenti di cui ignoravo l'esistenza, perché benché avessi scelto in modo folle di tornare da Emma e di vivere la mia vita nel 1943, non avevo nessuna conoscenza particolare sul mondo degli speciali o su come si vivesse in quell’epoca che non era la mia, imparare era l'unica cosa che potessi fare, studiare da quell'unico scritto e ascoltare i racconti a cui Miss Peregrine mi sottoponeva quasi ogni giorno: la vita degli speciali più importanti della storia, gli anelli più longevi esistiti, le Ymbryne più memorabili del trascorso speciale e tutti i più strani avvenimenti accaduti in anni e anni di cronaca peculiare e storica. Le nozioni nonostante fossero interessanti, dopo un po’ cominciavano ad annoiarmi, e l'unica distrazione che mi era concessa era rivolgere di tanto in tanto il mio sguardo verso Emma che, accanto a me seguiva tutte le mie lezioni.
«Sarà un'ottima ripetizione per me, Miss Peregrine» aveva detto alla direttrice quando si era proposta di affiancarmi nelle lezioni, e ovviamente io non potevo che essere entusiasta nell'averla accanto. Non era lì per ripetere cose che probabilmente sapeva a memoria, ma per starmi accanto, era uno di quei tanti piccoli gesti quotidiani a me nuovi, che ricevevo e che apprezzavo per la prima volta da una ragazza che mi piaceva da impazzire. Dopo il nostro primo bacio sul ponte della nave non c'erano stati contatti particolarmente significativi tra di noi, perché la privacy giusta per certi gesti o effusioni era praticamente inesistente, e lei particolarmente riservata si limitava a intrecciare le sue mani con le mie, ad appoggiarsi al mio petto o -in momenti estremamente rari- a sfiorarmi le labbra prima che ci addormentassimo insieme, abbracciati l'uno all'altra.
La stanza -se così si poteva definire- dove dormivamo tutti era unica, con tanti piccoli giacigli di fortuna tra i tavoli della grande sala da pranzo, nel tentativo di riposare il meglio possibile; viste le circostanze collettive era stato concesso alle due nuove coppie della famiglia -così Miss Peregrine ci definiva- di poter riposare insieme. A Emma e Olive la cosa sembrava fare particolarmente piacere, e anche a me e Enoch non dispiaceva quel dolce sonno accanto alle nostre ragazze -imbarazzati dagli sguardi curiosi dei bambini, il nostro piacere era meno palese del loro- e da piccoli sguardi -gli unici- che io e Enoch ci scambiavamo, capivo al volo che la voglia di nuove esperienze era forte in lui, ma per colpa di ovvie circostanze doveva tenerla a bada. Ricambiavo lo sguardo allo stesso modo, cercando di trasmettere quella stessa sensazione mentre dentro di me ero totalmente insicuro su tutto, intimidito dalle nuove esperienze che in futuro avrei potuto avere con Emma. Non avevamo più parlato di mio nonno Abe e del loro rapporto da quando ci eravamo baciati, e di conseguenza la mia mente era piena di domande irrisolte che mi mandavano ancora di più in confusione.
Miss Peregrine ogni sera, poco dopo il tramonto tornava falco pellegrino, e immersa nei suoi pensieri si appollaiava in un angolo della sala provando a riposare, unico evidente e intransigente invito a fare lo stesso anche noi.
«Non sarà sempre così» affermava con sicurezza Emma accarezzando i più piccoli e rassicurandoli, «appena Miss Peregrine troverà una nuova casa sicura per noi, tornerà tutto alla normalità». Una sera in particolare, dopo gli insopportabili capricci dei Gemelli espressi in suoni abbastanza fastidiosi, Emma mi aveva raccontato che nella vecchia casa, Miss Peregrine accompagnava a turno i bambini nel proprio letto, gli rimboccava le coperte e raccontava loro favole per farli addormentare. Questa dolce routine era stata interrotta bruscamente da quando eravamo in viaggio, e i bambini notevolmente risentiti tolleravano poco la cosa. Miss Peregrine, con un’ala ancora malconcia pianificava la rotta della nave e volava molte ore al giorno per cercare terra oltre l’orizzonte, e a suo malincuore dedicava poco tempo ai più piccoli, e proprio per questo, alcune notti, Emma portava a sé i Gemelli e gli restava accanto fin quando non si addormentavano, e lo stesso faceva inspiegabilmente Enoch con Claire; tra di loro c'era un legame affettivo forte, che nell'intensità dei pochi giorni trascorsi alla casa non avevo avuto modo di notare. Dopo aver combattuto insieme i vacui e dopo la mia pazzia nel tornare da Emma, il rapporto tra me e Enoch sembrava aver preso la piega giusta.
«Quando troveremo una nuova casa?» era la frequente domanda che Claire poneva a tutti, in intervalli di tempi abbastanza regolari, era una bambina che fino a poco tempo fa era abituata a giocare ogni giorno nel giardino della grande casa a Cairnholm, ormai distrutta per sempre, insieme agli altri bambini più piccoli, ed era normale che fosse abbastanza insofferente; a turno cercavamo di consolarla e di distrarla con alcuni giochi di fortuna che Millard e Horace erano riusciti a creare appositamente per lei e i Gemelli. Enoch non si era lasciato scappare la possibilità di creare vere e proprie battaglie tra gli scheletri della nave, compagni silenziosi di viaggio che allietavano le nostre giornate tra una schermaglia e l’altra, alimentati da piccoli cuori pulsanti, scarti di ciò che pescavamo regolarmente.

✦✦✦

«Dovremmo andare a letto, Miss Peregrine è già in sala» esclamò Millard verso di noi, mentre stavamo assistendo allo spettacolo di Enoch in una piccola saletta semi distrutta probabilmente adibita in passato a proiezioni cinematografiche. «Ma… è troppo presto!» protestò Claire, stringendosi alla manica del maglione di Enoch, «Andremo a fine spettacolo» rispose lui di rimando.
Con immensa concentrazione, fece combattere gli ultimi scheletri rimasti sul ponte per poi farli crollare tutti in un mucchio di resti di ossa, consumati da anni e anni di permanenza in mare; la cosa era abbastanza inquietante, ma ai bambini sembrava facesse divertire e questo era l’importante. Enoch prese dolcemente la mano di Claire e l’accompagnò a letto, lo stesso fecero anche gli altri.
Prima di dormire, ci cambiavamo a turno nelle poche camere ancora vivibili di quell’immenso relitto, una stanza era stata assegnata a Miss Peregrine, una ai bambini e un’altra a noi “grandi” -a me, Emma, Olive e Enoch- che eravamo sempre gli ultimi a indossare gli abiti per la notte.

La sera, dopo lo spettacolo, toccò a me e Emma sistemare la sala delle battaglie tra scheletri, e mentre gli altri si cambiarono e andarono in sala per dormire, svolgemmo il nostro compito, per poi raggiungere le stanze dove ci saremo cambiati. Emma indicò con lo sguardo la nostra camera, chiaro indizio che dovevo cambiarmi per primo. Entrai, e mentre toglievo la maglietta restando a petto nudo, nel riflesso dello specchio incrostato da resti marini vidi il suo volto riflesso, un sorriso felice sulle sue labbra e le guance leggermente arrossate.
«Credevo che la regola fosse cambiarci da soli, a turno…» abbassai la testa imbarazzato, girandola di lato mentre sentivo gli occhi curiosi di Emma osservare ogni singola parte del mio corpo che fino a pochi secondi prima era al sicuro sotto la mia maglietta.
Si avvicinò e mi accarezzò dolcemente la schiena baciandomi la spalla, poi mi abbracciò da dietro, aderendo perfettamente al mio corpo. Lo specchio rifletteva le nostre sagome. Rimase in silenzio e io feci lo stesso, stringendole le mani che poggiavano sulla mia pancia. Quando i nostri corpi furono abbastanza caldi misi fine a quel momento, girandomi verso di lei, occhi lucidi e un sorriso felice accolsero il mio sguardo.
«Jake…» esclamò sottovoce.
La guardai interrogativo, non ero mai stato bravo a capire certi sguardi, certi gesti, e oltretutto saremo dovuti tornare in sala di lì a poco, e non volevo ritardare.
Mi tirò a sé di scatto e mi diede un breve bacio a stampo e poi un altro, e un altro ancora senza darmi tempo di ricambiare. La strinsi a me per un po’ e poi mi staccai, dandole le spalle. Sentii una risata dietro di me, ma decisi di ignorarla. Indossai in fretta e furia il pantalone del pigiama cercando di farle notare il meno possibile un piccolo particolare che una persona con una certa esperienza in campo relazionale avrebbe notato subito, e feci per uscire.
«Non c’è nessun Vacuo qui sulla nave, non devi fuggire da niente Jake» mi disse mentre uscivo dalla stanza, la sua voce era rassicurante, a tratti ironica.
No, non c’era nessun Vacuo, ma sentivo di dover fuggire lo stesso, da lei. Mettermi in imbarazzo la divertiva, perché il suo cuore forte e saldo -molto più vecchio del mio- conosceva bene cosa stessi provando. Io inesperto e alla mia prima esperienza potevo solo scappare, nonostante fossi curioso e il mio corpo fosse istintivamente interessato a lei; non volevo affrettare nulla, volevo godermi piano tutto ciò che la vita ci avrebbe riservato e nel nuovo anello che Miss Peregrine avrebbe creato avremo avuto tutto il tempo che volevamo.


 

* Piccolo spazio autrice *
Dopo aver litigato parecchie volte con l’editor HTML la storia dovrebbe essere ben leggibile senza pezzi mancanti o strafalcioni grammaticali. Spero sia di vostra gradimento, il secondo e il terzo capitolo sono già pronti, li pubblicherò appena ne scriverò altri. Alla prossima!

  
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