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Autore: SickDian    04/03/2017    0 recensioni
Un viaggio nelle terre più fredde e selvagge di Runeterra, dove una giovane straniera è alla ricerca e chiarezza di se stessa ed il suo ruolo, vivendo personalmente gli eventi di quel luogo, martoriato da una guerra tra tribù che non sembra mai finire e la pace è diventata un miraggio. Questa è la storia di Diana, l'Aspetto della Luna, che forse potrà trovare risposte per le sue domande, è la storia della guerra tra Ashe e Sejuani, con i loro ideali, tanto opposti da trovare impossibile un accordo, è la storia di un popolo che desidera ritornare grande.
Questo è il Frejlord.
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Ashe, Diana, Lissandra, Sejuani, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freddo, un freddo inclemente circonda la regione più a Nord di Valoran, dove l'inverno sembra non avere fine, persino d'estate si intravedono a malapena i prati(montani). Il calore qui è cosa preziosa, per quel caldo ad emanare sui ceppi di legno che bruciano. Un luogo, dove la sopravvivenza è legge, dove la vita degli altri ha poco valore. Tra miti e leggende, barbari e troll, antiche rovine di un grande regno e innumerevoli villaggi che lottano tra di loro, questo è il Freljord, il mondo di ghiaccio.

E proprio in mezzo ad una tempesta di neve, dove c’è un’immensa pianura bianca, girovaga una persona, straniera a queste terre ma che le è quasi del tutto familiare, non le è tanto differente rispetto da dove proviene. Perché è qui? Cosa o chi sta cercando? Da cosa sta scappando? Tutte domande che non saprebbe rispondere con certezza; forse vuole semplicemente allontanarsi dal suo luogo natio ed esplorare nuovi mondi e nuove culture.

Un grande mantello di pelliccia la copre quasi interamente, salvo per una pallida mano che trascina un’arma curva per terra, lasciando una linea nella neve, assieme alle impronte dei suoi passi. Il tempo pian piano inizia a calmarsi, rendendo più visibile la zona: un fitto bosco emerge all'orizzonte, spezzando la pianura.

Impiega mezza ora per arrivare fino alla boscaglia, dove gli alberi e il suolo sono interamente ricoperti dalla neve. Decide di addentrarsi, per trovare qualche buon rifugio tra gli abeti, ben coscia del pericolo rappresentato dagli animali feroci.

Continua il suo cammino fino a quando i suoi occhi non le fanno quel solito scherzo, mostrandole ricordi che appartengono a qualcuno di vita passata; ma questa volta durano pochi attimi, tanto da rendere impossibile comprendere cosa avesse visto. Scuote la testa e si massaggia gli occhi con la mano sinistra che è libera.

Riprende i suoi passi dunque, controllandosi attorno di volta in volta per non rischiare di avere incontri dispiacevoli, e dopo circa due ore a girovagare in quel bosco bianco che sembra non finire, sente in lontananza delle voci dalle parole incomprensibili, vista la distanza. Non sapendo se saranno amichevoli o meno, preferisce mantenere la massima prudenza ed evitare di farsi vedere, cercando prima di comprendere la situazione ed in seguito decidere il da farsi. Dunque si mette dietro ad un albero, attendendo alle persone che si avvicineranno, notando qualche minuto dopo, una figura che corre, dalla statura mingherlina coperta dai pesanti abiti di pelliccia: un giovane ragazzo. Poco dopo riesce benissimo a vedere un gruppo di uomini che urlano, branditi di varie armi ed armature, dalla corporatura decisamente robusta rispetto al giovine, che sembra essere proprio inseguito da quelle persone.

Viene scoccata una freccia da uno di loro, andando a colpire la gamba destra del fuggitivo, precisamente dove sta il polpaccio e provocando in questo modo l’arresto della sua corsa, cadendo bruscamente a pancia in giù. Gli uomini esultano per un breve periodo e si avvicinano con calma alla loro “preda”, ormai ferita e senza possibilità di scappare. Vedendo quella scena, in un primo momento le da le spalle ed inizia ad allontanarsi, non erano affari suoi e di sicuro il ragazzo se le sarà cercata, però ferma i suoi passi subito dopo aver sentito le urla di richiesta d’aiuto del poveretto, sperando che ci sia qualcuno li che possa salvarlo o è solo la disperazione a farlo parlare.

E’ indecisa, da una parte vorrebbe andarsene ma dall’altra non ha intenzione che succeda una disgrazia, che le fa ricordare un simile evento del suo passato. Stringe i pugni, chiude gli occhi e fa un lungo respiro. Alza lo sguardo verso il cielo e riapre le palpebre, osservando il manto azzurro che si sta oscurando sempre più, segno che la notte sta per arrivare. < Il tempo è favorevole. > Esclama e si rigira, inizia a scattare verso la direzione di quei uomini e in poco tempo una luce bianca le circonda il corpo, tanto da apparire come una piccolissima stella cadente con quella scia che lascia mentre sfreccia ad alta velocità.

In quel istante, il più grosso del gruppo, sogghignando, è pronto a far cadere la sua enorme ascia verso la testa del poveretto, che ormai non vedeva più speranze, se non in quella luce che arriva in poco tempo, attraversando in mezzo ai soldati e si spegne davanti ai suoi occhi, riuscendo soltanto a vedere il lungo mantello nero fatto di pelliccia di un animale e una lunga lama argentata e ricurva che ferma e respinge l’arma dell’uomo, facendolo rimanere sbigottito per l’avvenimento e non solo lui ovviamente.

Però la sorpresa di quei barbari dura poco, trasformandosi subito dopo in rabbia per la persona che è arrivata così all’improvviso, che ha impedito l’esecuzione. Lei rivolge l’arma contro i presenti, una sorta di avvertimento. < E’ meglio che ve ne andiate. > Li consiglia, con il tono della sua voce che è sempre profonda. Ma la sua azione e le sue parole vengono prese come per un gesto di sfida o addirittura un’offesa, ringhiando come se fossero dei cani contro la donna.

L’uomo con l’ascia, sputò per terra e fece un passo in avanti, cercando di intravedere il volto di lei, nascosto dal cappuccio e risponderle. < Non ascoltiamo una donnina che ci rovina la caccia. > E si prepara con l’arma ad attaccare la donna incappucciata, che fa un breve e rapido sospiro per poi anticipare il colpo dell’uomo con un veloce scatto che la porta alla sua sinistra, colpendo con la lama argentata nel fianco destro dell’uomo, che provoca un grande taglio mortale e fuoriuscita del sangue da farlo inginocchiare e digrigna i denti per il dolore. In seguito la donna da un veloce sguardo al morente combattente, per poi decapitarlo permettendo così di porre fine alle sue sofferenze.

Gli altri guerrieri, vedendo il compagno ormai senza vita, si arrabbiano sempre più e ignorano completamente la presenza di chi stavano seguendo, con i loro occhi tutti puntati sulla straniera, desiderosi di vendicare il caduto. < Lo ripeto. > Esclama. < Andatevene. > Continua a consigliarli, sperando che abbiano un minimo di cervello e di non farsi accecare dal rancore, non le piacerebbe versare altro sangue. Ma è soltanto un illusione e quei soldati, orgogliosi e pieni di furia, non intendono comportarsi come ciò che considerano loro vigliaccheria. Quindi, in tre vanno a caricare subito la donna, mentre chi con l’arco si prepara a lanciarle delle frecce per renderle difficile una giusta difesa.

A quel attacco combinato, non sembra reagire, roteando semplicemente la sua arma, emanare parole di una lingua antica e sbattere fortemente la lama al suolo che si illumina e innalza per qualche istante ogni cosa vicina a lei, anche i tre uomini, venendo usati come scudi nei confronti delle frecce che li ferisce soltanto, non uccidendoli vista la loro pelle dura. Questo li fa infuriare ancora di più e perdono completamente il lume della ragione, con tutti quanti che iniziano ad assalirla senza sosta, in qualsiasi modo che conoscano.

Frecce, e asce vengono lanciate, spade, lance, mazze e martelli si scontrano con la lama ricurva o quelle poche volte feriscono la guerriera, che oltre alla sua arma risponde anche con lunghe lingue di fuoco bianco, bruciando scudi, elmi e armature. In quello scontro, il ragazzo se n’era approfittato per allontanarsi da li e fare da spettatore, desideroso che la sua salvatrice ne esca viva. Più va avanti la battaglia, più persone cadono e meno energia rimane alla giovane, che inizia a respirare affannosamente. Le ferite subite che prima riusciva ad ignorare, adesso il loro dolore si fa più forte, oltre al fatto che anche la concentrazione la sta abbandonando. Per quanto riguarda il numero dei restanti sono rimasti in quattro, in confronto ai quindici che erano all’inizio. Ormai, con il trascorrere dei minuti si era fatta notte, un buon segno per la giovane.

Tre la stanno per attaccare e lei attende che si facciano molto vicino, per poi far comparire uno scudo sferico che la protegge e in seguito tre sfere che colpiscono e bruciano quei uomini, che cadono come dei sacchi di patate con le loro urla di dolore. Dal suo volto, si lascia scappare un piccolo sorriso, anche se non contenta di ciò che ha fatto, almeno è riuscita a sopravvivere, però si dimentica dell’ultimo avversario e viene colpita da una freccia alle sue spalle. Cade in ginocchio, usando l’arma come se fosse un sostegno per non cadere completamente a terra, viste le poche forze rimaste. Si toglie la freccia dalla schiena, si gira e cerca di reagire ma un’altra freccia la colpisce, stavolta nel petto, seguita da un’altra che provoca definitivamente la caduta del suo corpo nel manto di neve, coperto di sangue sia suo che di quei barbari.

L’uomo si avvicina a lei, facendo cadere l’arco per terra e sfilando il coltello. < Maledetta… > Si inginocchia e la afferra dal mantello ormai diventato uno straccio. < Pagherai per ciò che hai fatto! > Le urla direttamente in faccia, ricolmo di rabbia, ma lei non intende più reagire, quasi accettasse quel destino e osserva con i suoi argentei occhi la Luna.

Il barbaro è pronto per affondare il coltello dritto nel suo cuore ma viene fermato da quel ragazzino, preso da un improvviso coraggio, che urla e si lancia verso di lui per bloccargli il braccio e in seguito, visto il corpo mingherlino, viene scaraventato via facilmente. < Piccolo moscerino! > Stavolta la sua furia si scaglia sul poveretto, quindi preparandosi ad ucciderlo. < Dovevi approfittarne per scappare!. > Gli sbraita contro, si prepara a colpirlo ma destino vuole che in quella serata morirà lui e infatti, una lama gli trapassa il busto, sentendo una piccola risatina, quasi malsana, ed una mano calda e luminosa che si appoggia alle sue spalle. < E tu non dovevi distrarti. > Gli viene sussurrato nell’orecchio, riconoscendo la voce della donna che stavolta sembra provocare un eco. Estrae l’arma dal corpo e lui inizia a cadere morente, osservando la sua omicida, che fa rivelare un’armatura argentata, di uno stile di certo non del Frejlord e parti del mantello che bruciano per del fuoco bianco. Bianchi sono anche i lunghi capelli che tiene e fluttuano in aria, mentre il volto, pallido ha dei tratti neri vicino agli occhi ed un simbolo runico bianco luminescente sulla fronte.

L’ultima cosa che vedrà, prima di chiudere gli occhi, sarà un macabro sorriso ed infine viene portato via dalla Morte.

Conclusosi definitivamente lo scontro, tutto quel bagliore bianco che la circonda svanisce ed osserva per qualche piccolo istante il ragazzino, barcollando col corpo. < Ehi…stai be- > Non riesce a concludere la frase che sviene, con le forze che stavolta erano finite del tutto.

   
 
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