Atto finale: Incontrandoci ancora su quella collina
Le ciel bleu sur nous peut s'effondrer
Et la terre peut bien s'écrouler
Peu m'importe si tu m'aimes
Je me fous du monde entier
Tant qu'l'amour inond'ra mes matins
Tant que mon corps frémira sous tes mains
Peu m'importe les problèmes
Mon amour, puisque tu m'aimes
On peut bien rire de moi
Nous aurons pour nous l'éternité
Dans le bleu de toute l'immensité
Dans le ciel plus de problèmes
Mon amour, crois-tu qu'on s'aime?
Dieu réunit ceux qui s'aiment
(Edith Piaf – Hymne à l’amour)
«Buonasera, Gennosuke-sama.»
Prima ancora che i suoi occhi si abituino alla leggera luce che sorge da est, oltre le montagne e le colline, l’uomo è destato da quella dolce voce. Il suo capo, dapprima pesante, si alleggerisce di colpo, per merito del tocco di lei sulla sua fronte. L’altra mano della donna, la destra, non impugna più la spada, ma è libera di stringere quella del guerriero. Finalmente anch’egli può abbracciarla, proteggerla tra le sue braccia, senza alcuna lama che li divida. Con questi pensieri i suoi occhi si inumidiscono, mentre stringe con foga la sua mano, per timore di perderla. Gli sembra di non vedere da secoli la sua amata.
«Buonasera, Oboro.» risponde con un filo di voce, mentre una lacrima gli solca il viso.
Si siede al suo fianco, imprigionando avidamente eppure con gentilezza le sue labbra. Quanto aveva sognato quella sensazione, quanto aveva immaginato le sue gote tinte di rosso. Ma nulla è la fantasia in confronto alla realtà. Lei è lì, gli sorride. È felice. La sua bella sposa è al suo fianco, adesso, stretta tra le sue braccia che vogliono darle unicamente affetto.
«B-buona sera... finalmente si è svegliato.» lo saluta ancora lei, chinando appena gli occhi, imbarazzata.
Nonostante la vergogna per quel gesto inatteso, eppure tanto desiderato, continua a guardarlo. Non può e non vuole più separarsi dal suo amato, nemmeno per un istante. Anche per lei sono stati giorni interminabili, ore infinite e dolorosi attimi, in sua assenza.
«Sì, mi perdoni per il ritardo. Ho inciampato e sono caduto.»
Un altro miracolo si compie: lei ride.
Ride come una bambina, un suono di cristallo e luce, solo per lui. Una meraviglia per gli occhi e le orecchie, per quegli organi che egli credeva non avrebbero più assistito ad una tale bellezza.
«Di solito sono io a cadere...» commenta lei divertita, lasciando che il capo si poggi al suo petto, finché i loro battiti non diventato un tutt’uno.
Tutto appare immensamente perfetto e felice, ma un velo di tristezza avvolge allora il guerriero, mentre parla.
«Invece, stavolta lei mi ha sorretto.»
C'è silenzio. E pace, sulla loro collina.
Sembra un paesaggio infinito quello che si stende dinnanzi a loro, così famigliare e, allo stesso tempo, sconosciuto. Vorrebbe parlare il ninja, vorrebbe cancellare i suoi errori, alleviare la sua donna da tutte le pene che gli ha inferto. Vorrebbe essere perdonato, fare qualcosa per meritarsi ciò che sta vivendo. Prova una gioia e un timore tale, il suo cuore, da rischiare di scoppiare.
E allora la sua voce trema, mentre stringe a sé la sua amata.
«Oboro, io...»
«Shh.» lo zittisce lei, gentile, scuotendo appena il capo e poggiando un dito sulle sue labbra «Lo so. L'ho sempre saputo. Ma non abbia fretta di dirmelo, Gennosuke-sama. So quanto le sia difficile parlare dei suoi sentimenti.»
Fa una pausa, garbata, che riempie l'anima e libera i cuori.
«Adesso avremo tutto il tempo.»
Intanto, lungo le colline, il sole sorgeva più luminoso che mai. Rosso, come la promessa che univa i due amanti. Dorato come il paradiso che si erano meritati, dopo anni di Inferno e sofferenze. Sincero, come la collina che, da adesso in poi, li avrebbe sempre accolti e protetti.
E, se questo non è che un sogno o una sciocca fantasia, almeno per loro, vogliate crederci.
***
Questa mattina porta una pace che rattrista; nemmeno il sole mostrerà la sua faccia. Andiamo via da qui, a ragionare di questi dolorosi avvenimenti. Per alcuni sarà il perdono, per altri il castigo immediato: poiché mai storia fu più triste di quella di Giulietta e del suo Romeo.
(William Shakespeare – Romeo e Giulietta; atto V)
***
Sono state stelle
assai infelici
le vostre.
Nessun ponte celeste
vi ha uniti
mostrandovi la via,
nessuno stormo di uccelli
condurrà Orihime
dal suo Hikoboshi.
Vega e Altair piangeranno
ma in quelle lacrime
effimere
Giulietta troverà la forza
e il suo Romeo il suo cuore.
Poiché né il tempo
né le distanze
e nemmeno gli uomini
possono nulla
contro il destino.
Il filo rosso
li ha legati
in eterno.
Mio amato,
mia amata,
preparati a morire
stringendoti
per sempre
a me.
FINE
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Salve a tutti e piacere.
È sempre una bella emozione scrivere per la prima volta in un nuovo fandom e, nonostante l’anime di Basilisk abbia ormai più di dieci anni, solo il 6 Ottobre dello scorso anno ho guardato l’ultima, sofferta, puntata. Dire che è stato straziante è dire poco. Ho amato questa serie fin dal primissimo episodio, apprezzandone le musiche, le ambientazioni, i personaggi e, soprattutto, la realisticità. Sì, perchè nonostante le arti ninja siano qui utilizzate alla stregua di magie o doti soprannaturali e, purtroppo, nonostante alcuni personaggi siano stati ben poco analizzati (Jingoro in primis, ma anche Zenki e Rousai non scherzano e, per non fare un torto ai Koga, anche Josuke e Okoi), ci sono tanti piccoli particolari che me lo hanno fatto amare. Primo fra tutti gli sguardi, i silenzi, persino il parlato ed il modo di pensare ed agire, che non sono mai a caso o fittizi, ma legati ad un mondo antico e crudele che, purtroppo, ancora perdura, sebbene in modo diverso.
Questa mia prima fanfic è nata di getto, durante la stessa notte in cui terminai l’anime. Ero talmente pervasa da quelle immagini e dallo straziante dolore di quella coppia, che non potevo fare altro che rievocarla nella mia mente, mentre le note di Hime Murasaki, la seconda ending dell’anime, mi rimbombava nella mente e nelle orecchie. Insomma, alla fine ho imbracciato il cellulare e tempo un’oretta avevo già abbozzato il capitolo di Oboro. Non soddisfatta, l’ho riletto e ampliato, corretto e riveduto. Poi, come guidata da una melodia, stavolta diversa, ho descritto i pensieri di Gennosuke. Forgiven dei Within Tempation descriveva perfettamente ciò che questa coppia aveva passato. Alle quattro del mattino, tutto era concluso. Ed ora, eccoci qui, a lavoro ultimato. Ho dovuto purtroppo sospendere la revisione finale di tutta l’opera, a causa dello studio. Nonostante tale imprevisto, ne sono molto felice, perchè in tal modo ho avuto la possibilità di “staccarmi” da quanto avevo scritto di getto e rileggerlo con occhi più obiettivi e severi. Il capitolo di Gennosuke era decisamente troppo breve e, inoltre, ho pensato di dedicare ad ogni capitolo una canzone diversa. Se vi soffermerete bene sui testi (che ho deciso di tagliare per ragioni legate al ritmo narrativo), spero che possiate cogliere tutti i doppi significati che, da oggi, mi faranno pensare a questa coppia sfortunata.
Le poesie a fine capitolo sono state scritte da me, e per questo motivo vi domando clemenza. Ho tentato di rievocare i ritmi brevi e pieni di pathos degli haiku giapponesi, ma non so quanto questo mi sia riuscito. Purtroppo la poesia non è mai stata il mio forte e, per quanto la apprezzi e mi sia dilettata, ho scarsissima fiducia nelle mie capacità. A mia discolpa, tentate di leggerle come un flusso di pensieri più poetico da parte dei due protagonisti e del narratore esterno, che si dovrebbero comunque intendere molto più di me in materia poetica.
Spero che possiate apprezzare la mia storia, esattamente come avete trovato diletto guardando l’anime o leggendo il manga. Se poteste farmi sapere con una recensione cosa pensate del mio lavoro, mi fareste un regalo stupendo, dato che sono sempre alla ricerca di confronti e suggerimenti per migliorarmi.
In ogni caso, vi ringrazio di cuore per aver letto fin qui, già questo è per me un’immensa soddisfazione.
Oyassuminnasai,
Moni =)
PS: Riporto qui di seguito la traduzione della canzone di Edith Piaf, l’Inno all’amore, poiché capisco che qualcuno possa fare fatica a capire il francese (mi limiterò a scrivere la traduzione dei versi che ho riportato, sebbene tutta quella canzone sia meravigliosa e rispecchi perfettamente i pensieri di Gennosuke e Oboro).
Il cielo blu sopra di noi può crollare
E la terra può benissimo sprofondare
Non m’importa più se mi ami
Me ne frego del mondo intero
Fintanto che l’amore inonderà le mie mattine
Fintanto che il mio corpo fremerà sotto le tue mani
Non m’importa più dei problemi
Amore mio, poiché tu mi ami
Possono benissimo ridere di me
Avremo per noi l’eternità
Nell’immensità di tutto il blu
Nel cielo più nessun problema
Amore mio, riesci a credere che ci amiamo?
Dio riunisce coloro che si amano