A little enjoying story
written by Mao chan
« Perché piangi così? »
Il piccolo tirò su col naso.
« Shanks… e la sua
ciurma… sono andati via. »
Ace sorrise.
« E quel cappello da dove viene? »
« E poi sono sicuro che Shanks mi prenderà nella sua ciurma. Gli dimostrerò il mio
immenso valore! Sono passati alcuni anni, ma certamente non si è dimenticato di
me… »
Rufy
ammirò nuovamente il cappello che aveva tra le mani.
Non aveva
nulla di particolare, in realtà.
Era
vecchio, un po’ ammaccato, di paglia.
Eppure
non aveva nulla di anonimo.
Anzi, era
proprio quell’aria vissuta che ne accendeva il fascino.
« E le tue avventure non sono
ancora cominciate. » sussurrò il ragazzo, seduto sul
suo letto.
« Rufy,
spegni la luce, voglio dormire. »
bofonchiò Ace dal giaciglio vicino, rigirandosi.
« Ma Ace, tu sei come i gatti,
dormi sempre! »
« Sono le tre di notte… »
« Dormi anche alle tre di
pomeriggio. »
Il più
grande sbuffò, sperando di mettere così fine alla conversazione.
« Non vedo l’ora di partire! »
Ace si
tirò a sedere sulle lenzuola, in modo da poter guardare il fratello negli
occhi.
« Una decina d’anni, ha detto Shanks. » continuò
quello, imperterrito « Una decina d’anni e sarei partito
anch’io. »
« Sono già passati sette anni. » osservò il più grande, rinunciando alla prospettiva di un
riposante e comodo sonnellino, almeno nell’immediato futuro.
Il
sorriso di Rufy si allargò.
« Anche tu ci pensi, vero Ace? »
« Continuamente. »
Il più
giovane si lasciò cadere sdraiato.
« Tu hai già diciassette anni.
Potresti andartene quando vuoi. »
Ace non
rispose, ma Rufy non vi badò.
« Noi due saremo i pirati più
potenti di tutta la Grand Line.
Anzi, di più! Di tutti i mari di tutto il mondo! »
« Come no. Ora dormi. »
« Hai ragione, sarò io il più forte. »
« Cosa cosa?
»
Il ragazzo balzò giù dal letto, beffardo, il sonno
completamente dimenticato.
« TU vorresti essere il più forte? »
Rufy schizzò in piedi,
fronteggiandolo.
« Certo
che sì! »
« Non
farmi ridere! Hai anche i poteri del Frutto del Diavolo e non riesci nemmeno ad
atterrarmi! »
«
Vogliamo provare? »
I due si gettarono l’uno contro l’altro e
iniziarono la lotta.
Mentre veniva atterrato con forza, Rufy non notò minimamente la sacca piena accanto al letto
del fratello.
« Aceee, mi sono fatto male! »
« Non è niente, adesso andiamo da Makino. E
smettila di piagnucolare. »
« Non ci riesco, mi fa male! »
« Uffa. Come pensi di diventare il Re dei Pirati se piangi per queste
sciocchezze? »
La porta
si aprì violentemente, facendo trillare i campanellini, impazziti.
« Makinooo!
Ho fameee… »
mugolò Rufy sulla soglia, senza badare agli altri
clienti.
La donna
lo guardò rassegnata.
« Siediti. Ti preparo qualcosa. »
« Grazie! »
Il moro
si sedette al bancone.
« Sei di buon umore? »
A Rufy sembrò che la locandiera fosse un po’ sorpresa.
Eppure
lui era sempre di buon umore.
« Sì. » rispose semplicemente.
Consumò in fretta gli okonomiyaki che gli offrì,
poi corse di nuovo alla porta.
« Vado
ad allenarmi. Sai dov’è Ace? »
Makino smise di pulire il
piatto a cui si stava dedicando e guardò il ragazzino, corrugando le
sopracciglia.
« Ace? »
« Sì.
Oggi, quando mi sono alzato, lui era già uscito. Il che è strano, perché di
solito dorme molto più di me e non riesco a trovarlo da nessuna parte. »
La bruna esitò.
« Rufy, Ace è partito. »
« Ace! »
« Che c’è? »
« Mi dici perché tu hai le lentiggini e io no? »
…
« Perché io sono più bello. »
Non era
vero, non poteva essere vero.
Non ci
credeva.
Correva a
perdifiato lungo la scarpata, tentando di scorgere una piccola imbarcazione
all’orizzonte.
Ma non ce
n’erano.
« Non è giusto però! »
« Cosa non è giusto? »
« Tu mi aiuti sempre quando il nonno mi mette nei guai. Io, invece, non
ci riesco mai. »
« È naturale. Perché io
sono il fratello più grande. »
Rufy scosse la testa, deciso.
« Un giorno sarò io a venirti a salvare! » dichiarò con sicurezza.
Ace rise.
« Allora sono perduto. »
« Nii-san!
Ace!! »
Sul
ciglio del molo, con quanto più fiato aveva in gola, Rufy
chiamava.
“Sai che
Ace non sopporta gli addii. Non è venuto nemmeno per Shanks.”
Ma lui
era diverso. Lui era suo fratello
dannazione.
« Non ridere! Guarda che io ti salverò davvero! »
« Sì, certo. Sai che storiella divertente sarebbe, per il nonno. »
[ Non gli importava di non avere un
padre ]
[ Non gli importava di non avere una
madre ]
Ace era tutto
ciò di cui aveva bisogno.
Ma ne aveva bisogno.
« È andato via senza nemmeno salutarmi… »
Gridare
era inutile.
Il vento
spirava dal mare e gli scompigliava i capelli, portando con sé l’odore della
salsedine.
« Probabilmente sapeva che sarebbe
stato troppo doloroso. »
Makino,
alle sue spalle, fissava la linea che demarca il confine fra mare e cielo.
« Me l’ha detto, sai, una sera. »
« Partirò presto. »
Makino sollevò gli occhi, sorpresa.
« Come? »
« Non dirlo a Rufy.
Lui non lo sa. »
« Aveva
paura che se si fosse fermato a salutarti, non sarebbe più partito. »
Il ragazzo strinse i pugni.
« Non
pensavo che l’avrebbe fatto davvero. Sapevo che voleva farlo, ma pensavo che
sarebbe rimasto ancora un po’. »
«
Mancano solo tre anni, e anche tu potrei raggiungerlo. »
« No. »
Rufy si voltò, il suo viso
era tornato a splendere sorridente, come sempre.
« Io ho
la mia avventura da vivere, e lui la sua. È giusto così. »
Tornò sui suoi passi, ora tranquillo.
Anche Makino abbozzò un sorriso.
«
Riuscirai a cavartela, senza di lui? »
Lui ridacchiò.
« Non ne
sono molto sicuro. Ne approfitterò per diventare più forte, così finalmente
sarò io a toglierlo dai guai! Non vedo l’ora! »
Si avviò alla locanda, allegramente.
« Makino! Ho famissima! »
*
Rufy Cappello di Paglia correva
come mai aveva fatto in vita sua.
Non aveva mai avuto tante ferite in tutto il corpo,
eppure non sentiva il minimo dolore.
E non si trattava solo degli ormoni.
«
Sbrigatevi, Rufy-san! Abbiamo poco tempo! »
Lo sapeva da sé.
Ore
E lui era molto lontano.
Dietro di loro, le urla di Barbanera e di Magellan imperversavano.
«
Fermati, Cappello di Paglia! Non ti lascerò proseguire oltre! »
Ma lui non lo sentì.
« Sto arrivando, Ace. »
Per una volta, sarò io a
salvarti.
*
Ace sollevò gli occhi al cielo.
Le nuvole scorrevano lente e inesorabili in quella
distesa così azzurra, come il mare sotto il vascello che lo trasportava.
Sorrise.
« Nonno,
la vuoi sentire una storiella divertente? »
End.
à Se ci
sono errori, mi scuso con chi è arrivato fino alla fine. L’ho scritta di getto
e non l’ho nemmeno riletta.
Scusate anche se sono sparita dalla circolazione
ultimamente.
È morto
un mio amico, una settimana fa, e sono stata talmente presa da altre cose che
il computer non l’ho più toccato.
Ora riprendo, con questa fic.
Dedicata a chi ha appena perso il fratello
maggiore.
Ti siamo vicini, anche da distanti.
Fatti coraggio e non mollare mai.
Carlotta.