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Autore: Mao chan    05/06/2009    13 recensioni
« Non è giusto però! »
« Cosa non è giusto? »
« Tu mi aiuti sempre quando il nonno mi mette nei guai. Io, invece, non ci riesco mai. »
« È naturale. Perché io sono il fratello più grande. »
Rufy scosse la testa, deciso.
« Un giorno sarò io a venirti a salvare! » dichiarò con sicurezza.
Ace rise.
« Allora sono perduto. »
[Gli spoiler sono minimi, anche se dell'ultimo capitolo pubblicato in Giappone - il genere "sentimentale" non ha alcun significato "amoroso", per intenderci]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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« Perché piangi così

A little enjoying story

written by Mao chan

 

« Perché piangi così? »

Il piccolo tirò su col naso.

« Shanks… e la sua ciurma… sono andati via. »

Ace sorrise.

« E quel cappello da dove viene? »

 

 

« E poi sono sicuro che Shanks mi prenderà nella sua ciurma. Gli dimostrerò il mio immenso valore! Sono passati alcuni anni, ma certamente non si è dimenticato di me… »

Rufy ammirò nuovamente il cappello che aveva tra le mani.

Non aveva nulla di particolare, in realtà.

Era vecchio, un po’ ammaccato, di paglia.

Eppure non aveva nulla di anonimo.

Anzi, era proprio quell’aria vissuta che ne accendeva il fascino.

« E le tue avventure non sono ancora cominciate. » sussurrò il ragazzo, seduto sul suo letto.

« Rufy, spegni la luce, voglio dormire. » bofonchiò Ace dal giaciglio vicino, rigirandosi.

« Ma Ace, tu sei come i gatti, dormi sempre! »

« Sono le tre di notte… »

« Dormi anche alle tre di pomeriggio. »

Il più grande sbuffò, sperando di mettere così fine alla conversazione.

« Non vedo l’ora di partire! »

Ace si tirò a sedere sulle lenzuola, in modo da poter guardare il fratello negli occhi.

« Una decina d’anni, ha detto Shanks. » continuò quello, imperterrito « Una decina d’anni e sarei partito anch’io. »

« Sono già passati sette anni. » osservò il più grande, rinunciando alla prospettiva di un riposante e comodo sonnellino, almeno nell’immediato futuro.

Il sorriso di Rufy si allargò.

« Anche tu ci pensi, vero Ace? »

« Continuamente. »

Il più giovane si lasciò cadere sdraiato.

« Tu hai già diciassette anni. Potresti andartene quando vuoi. »

Ace non rispose, ma Rufy non vi badò.

« Noi due saremo i pirati più potenti di tutta la Grand Line. Anzi, di più! Di tutti i mari di tutto il mondo! »

« Come no. Ora dormi. »

« Hai ragione, sarò io il più forte. »

« Cosa cosa? »

Il ragazzo balzò giù dal letto, beffardo, il sonno completamente dimenticato.

« TU vorresti essere il più forte? »

Rufy schizzò in piedi, fronteggiandolo.

« Certo che sì! »

« Non farmi ridere! Hai anche i poteri del Frutto del Diavolo e non riesci nemmeno ad atterrarmi! »

« Vogliamo provare? »

I due si gettarono l’uno contro l’altro e iniziarono la lotta.

Mentre veniva atterrato con forza, Rufy non notò minimamente la sacca piena accanto al letto del fratello.

 

« Aceee, mi sono fatto male! »

« Non è niente, adesso andiamo da Makino. E smettila di piagnucolare. »

« Non ci riesco, mi fa male! »

« Uffa. Come pensi di diventare il Re dei Pirati se piangi per queste sciocchezze? »

 

 

La porta si aprì violentemente, facendo trillare i campanellini, impazziti.

« Makinooo! Ho fameee» mugolò Rufy sulla soglia, senza badare agli altri clienti.

La donna lo guardò rassegnata.

« Siediti. Ti preparo qualcosa. »

« Grazie! »

Il moro si sedette al bancone.

« Sei di buon umore? »

A Rufy sembrò che la locandiera fosse un po’ sorpresa.

Eppure lui era sempre di buon umore.

« Sì. » rispose semplicemente.

Consumò in fretta gli okonomiyaki che gli offrì, poi corse di nuovo alla porta.

« Vado ad allenarmi. Sai dov’è Ace? »

Makino smise di pulire il piatto a cui si stava dedicando e guardò il ragazzino, corrugando le sopracciglia.

« Ace? »

« Sì. Oggi, quando mi sono alzato, lui era già uscito. Il che è strano, perché di solito dorme molto più di me e non riesco a trovarlo da nessuna parte. »

La bruna esitò.

« Rufy, Ace è partito. »

 

« Ace! »

« Che c’è? »

« Mi dici perché tu hai le lentiggini e io no? »

« Perché io sono più bello. »

 

Non era vero, non poteva essere vero.

Non ci credeva.

Correva a perdifiato lungo la scarpata, tentando di scorgere una piccola imbarcazione all’orizzonte.

Ma non ce n’erano.

 

« Non è giusto però! »

« Cosa non è giusto? »

« Tu mi aiuti sempre quando il nonno mi mette nei guai. Io, invece, non ci riesco mai. »

« È naturale. Perché io sono il fratello più grande. »

Rufy scosse la testa, deciso.

« Un giorno sarò io a venirti a salvare! » dichiarò con sicurezza.

Ace rise.

« Allora sono perduto. »

 

« Nii-san! Ace!! »

Sul ciglio del molo, con quanto più fiato aveva in gola, Rufy chiamava.

“Sai che Ace non sopporta gli addii. Non è venuto nemmeno per Shanks.”

Ma lui era diverso. Lui era suo fratello dannazione.

 

« Non ridere! Guarda che io ti salverò davvero! »

« Sì, certo. Sai che storiella divertente sarebbe, per il nonno. »

 

[ Non gli importava di non avere un padre ]

[ Non gli importava di non avere una madre ]

Ace era tutto ciò di cui aveva bisogno.

Ma ne aveva bisogno.

 

« È andato via senza nemmeno salutarmi… »

Gridare era inutile.

Il vento spirava dal mare e gli scompigliava i capelli, portando con sé l’odore della salsedine.

« Probabilmente sapeva che sarebbe stato troppo doloroso. »

Makino, alle sue spalle, fissava la linea che demarca il confine fra mare e cielo.

« Me l’ha detto, sai, una sera. »

 

« Partirò presto. »

Makino sollevò gli occhi, sorpresa.

« Come? »

« Non dirlo a Rufy. Lui non lo sa. »

 

« Aveva paura che se si fosse fermato a salutarti, non sarebbe più partito. »

Il ragazzo strinse i pugni.

« Non pensavo che l’avrebbe fatto davvero. Sapevo che voleva farlo, ma pensavo che sarebbe rimasto ancora un po’. »

« Mancano solo tre anni, e anche tu potrei raggiungerlo. »

« No. »

Rufy si voltò, il suo viso era tornato a splendere sorridente, come sempre.

« Io ho la mia avventura da vivere, e lui la sua. È giusto così. »

Tornò sui suoi passi, ora tranquillo.

Anche Makino abbozzò un sorriso.

« Riuscirai a cavartela, senza di lui? »

Lui ridacchiò.

« Non ne sono molto sicuro. Ne approfitterò per diventare più forte, così finalmente sarò io a toglierlo dai guai! Non vedo l’ora! »

Si avviò alla locanda, allegramente.

« Makino! Ho famissima! »

*

 

Rufy Cappello di Paglia correva come mai aveva fatto in vita sua.

Non aveva mai avuto tante ferite in tutto il corpo, eppure non sentiva il minimo dolore.

E non si trattava solo degli ormoni.

« Sbrigatevi, Rufy-san! Abbiamo poco tempo! »

Lo sapeva da sé.

Ore 15:00, Quartier Generale della Marina.

E lui era molto lontano.

Dietro di loro, le urla di Barbanera e di Magellan imperversavano.

« Fermati, Cappello di Paglia! Non ti lascerò proseguire oltre! »

Ma lui non lo sentì.

« Sto arrivando, Ace. »

Per una volta, sarò io a salvarti.

*

 

Ace sollevò gli occhi al cielo.

Le nuvole scorrevano lente e inesorabili in quella distesa così azzurra, come il mare sotto il vascello che lo trasportava.

Sorrise.

« Nonno, la vuoi sentire una storiella divertente? »

 

End.

 

 

à Se ci sono errori, mi scuso con chi è arrivato fino alla fine. L’ho scritta di getto e non l’ho nemmeno riletta.

Scusate anche se sono sparita dalla circolazione ultimamente.

È morto un mio amico, una settimana fa, e sono stata talmente presa da altre cose che il computer non l’ho più toccato.

Ora riprendo, con questa fic.

Dedicata a chi ha appena perso il fratello maggiore.

Ti siamo vicini, anche da distanti.

Fatti coraggio e non mollare mai.

Carlotta.

  
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