VENDETTA E LIBERTA'
Come promesso, Carol era riuscita a liberare Rick e gli altri e con loro era tornata a salvare Gwen.
- Lurido figlio di puttana – sputò Daryl digrignando i denti. – lo faccio nero a quel bastardo!
Placare la sua rabbia era impossibile, era come gettare un bicchiere d’acqua su un incendio che brucia un’intera foresta.
- Non posso permettergli di toccarla anche solo con un dito! – la sua voglia di uscire allo scoperto e mandare tutto il piano all’aria era forte, ma al suo fianco come al solito c’era Rick, a gestire tutto impeccabilmente.
- Mi spiace darti la brutta notizia ma, credo lo stia già facendo – disse Carol indicando l’unica camera con la luce accesa in cui si intravedevano due figure intente ad amoreggiare.
Daryl strinse i pugni fino a far uscire le nocche bianche.
- Ehi amico, fatti da parte e mettiti in fila, c’è già chi vuole ucciderlo di botte quello lì - sentenziò Jason, che aveva mille ed una ragione per farlo fuori.
- Io credo che più di entrambi a volerlo uccidere sia proprio Gwen, non credete? – li guardò minacciosamente Michonne, come a voler metterli in riga.
- Allora cos’è tutto questo baccano, vogliamo stare ancora qui ad osservare e parlare o vogliamo entrare all’attacco?!
- E’ quello che tutti stiamo aspettando Rick, un tuo cenno.
- D’accordo, andiamo.
E quell’incredibile squadra, che a poco a poco si era trasformata in una meravigliosa famiglia, era di nuovo riunita per salvare il culo ad uno di loro, in quel caso a Gwen.
Agivano come ninja cercando di nascondersi come meglio potevano: meno persone li notavano, meno persone uccidevano, meno vittime innocenti sulla loro coscienza.
Era una continua lotta contro il tempo e la fortuna.
Nel salone la gente cominciava a ritirarsi ognuna nelle proprie camere, lasciando lo sporco lavoro alle domestiche.
Nel frattempo Mick continuava a godersi la sua donna, mentre Gwen cominciava ad estrarre il coltello da sotto le lenzuola.
Era il momento perfetto, quello in cui Mick gemeva per il piacere ad occhi chiusi e lei, con un gesto veloce, attaccò su di lui. Ma non fu sufficiente.
Mick aprì gli occhi di scatto e riuscì a divincolarsi, l’unica ferita che era riuscita a procurargli fu un taglio profondo alla spalla.
Urlò e si estrasse il coltello di dosso. Premette un po’ sulla ferita per evitare che il sangue colasse ma, quando Gwen tentò di scappare, prese a rincorrerla. La prese per i capelli e la trascinò a terra mettendosi a cavalcioni su di lei: urlò come non faceva da tempo ormai. Credeva di aver imparato a sopportare tutto ciò, a controllare e mettere a tacere il dolore, a subire e stare zitta ma non ce la faceva più, stava per scoppiare. E doveva farlo, doveva liberarsi di tutto ciò che aveva dentro prima di morire perché sì, quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita.
- Puttana! Ti avevo dato fiducia e tu cosa fai?! Mi pugnali, letteralmente?! – le assestò un pugno, poi uno schiaffo ed un altro ancora.
- Basta! – urlò piangendo, in preda al terrore – ti supplico, basta! – ma sembrava non sentirla.
- Fallo ancora, supplicami.
In certe circostanze non si sarebbe mai calata, perché farlo proprio ora? Tanto sarebbe morta ugualmente, di lì a poco.
Poi però due forti braccia sollevarono Mick dal suo corpo.
Non riusciva a vedere molto con gli occhi gonfi e colmi di lacrime, ma quello davanti a lei le pareva proprio Daryl. E adesso, al suo fianco, c’era suo fratello: era così felici di rivederli, i suoi bellissimi angeli.
- Sta tranquilla Gwen, ci siamo noi ora con te – la consolò Jason trattenendo un groppo alla gola – mio Dio come ti ha combinato, cosa ti ha fatto…
Cercò di rivestirla come meglio poteva e l’aiutò ad alzarsi.
Come avevano fatto da entrare lì? Non li aveva nemmeno sentiti arrivare. Era tutto così confuso ed ovattato…
Nel frattempo Daryl continuava a picchiare violentemente quel che rimane di Mick perché, era evidente, era del tutto morto.
- Basta Daryl! – urlò Gwen disperata, stanca di tutto – ti prego basta, è morto.
Per la prima volta, con gli occhi colmi di rabbia, si voltò a guardarla e lì lo vide: vide, come poche volte era capitato, la paura nei suoi occhi. Le si avvicinò e provò ad abbracciarla, ma lei si scostò.
Non altre mani di uomini addosso al suo corpo, non più. Solo e soltanto di suo fratello si fidava, ora.
Per un attimo l’arciere fu deluso dal gesto, ma lo ignorò e si alzò più forte di prima.
- Dobbiamo andare – disse con tono freddo e distaccato. – faccio strada, seguitemi.
Ad ogni passo c’era una guardia pronta ad attaccare ma Daryl era più veloce di loro e li fece fuori con estrema facilità.
Si sentì mancare e le sue gambe cedettero.
- Ok tranquilla, ti prendo io – Jason la sollevò mentre lei si lasciò andare ad un lungo e profondo sonno.
Era al sicuro ora, e a confermarlo era un sorriso sereno dipinto sul suo volto.