Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: musa07    13/03/2017    5 recensioni
"A JJ non piaceva quel proprio comportamento. Quell’essere così stupidamente geloso di quei due.
Certo, la distanza delle loro rispettive città e il fatto che potessero passare intere settimane senza vedersi, non era di certo d’aiuto, ma restava il fatto che razionalmente capiva che quelli erano dei pensieri e delle paure pleonastiche. Perché lui si fidava ciecamente di Yuri. E anche, e soprattutto, di Otabek.
Era invidioso, ecco! Invidioso del loro rapporto. Nel quale non poteva entrare. O meglio, non voleva entrarci ..."
Mini oneshotina dove il Leoncino è geloso del suo Tigrottino a causa dell’Orsacchiotto.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jean Jacques Leroy, Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mini oneshotina dove il Leoncino
è geloso del suo Tigrottino
a causa dell’Orsacchiotto.
Che bell’introduzione ^^’,
sembra di parlare del Bosco dei Cento Acri,
ma dettagli …
 
 
 
Prova di amicizia … o di incoscienza?
Ovvero …
 

… di come certi orsi non dovrebbero mai abbassar la guardia di fronte a certi leoni
 
 
 
- Hai marchiato il territorio, eh? – proferì Yuri divertito, ancora col respiro ansante, mentre posava delle carezze sui solchi che gli aveva lasciato sulle spalle, dove gli aveva conficcato le unghie un istante prima, nel momento in cui aveva raggiunto l’apice del piacere - Dovrei dirti più spesso che esco con Beka, se questo è il risultato. –
 
Gliel’aveva detto scherzando, con un tono che non nascondeva minimamente né la dolcezza né la complicità di quelle parole, ma JJ non aveva colto né l’una né l’altra.
Si sollevò dal corpo di Yuri issandosi sulle braccia, con un’espressione serissima ed enigmatica in volto che cancellò il lieve sorriso di Yuri dalle labbra. Scivolò fuori da lui senza dire una parola, sempre fissandolo, velocemente. Troppo velocemente, in quel modo che fece sentire Yuri abbandonato. Nessuna solita scarica di bacini sul volto, fino a quando non lo minacciava di prenderlo a testate, nessun ghignetto strafottente con conseguente battutina scema, nessun nomignolo. Scivolò semplicemente fuori da lui, per poi alzarsi dal letto, recuperare la tuta da terra ed uscire dalla camera.
Yuri si ritrovò a fissare il soffitto per un istante, attonito, sentendo un freddo assurdo ora che il corpo del suo compagno non c’era più.
Ma che … che aveva detto?, si ritrovò a chiedersi, mentre si metteva a sedere, abbozzolandosi nella coperta.
- J.? – chiamò una volta, incredulo.
- Jean? – ci riprovò a voce più alta, confuso. Ma nessuna risposta arrivò.
 
A JJ non piaceva quel proprio comportamento. Quell’essere così stupidamente geloso di quei due.
Certo, la distanza delle loro rispettive città e il fatto che potessero passare intere settimane senza vedersi, non era di certo d’aiuto, ma restava il fatto che razionalmente capiva che quelli erano dei pensieri e delle paure pleonastiche. Perché lui si fidava ciecamente di Yuri. (E ci sarebbe mancato anche altro, dopo un anno e mezzo che stavano insieme!) E anche, e soprattutto, di Otabek.
Era invidioso, ecco! Invidioso del loro rapporto. Nel quale non poteva entrare. O meglio, non voleva entrarci. Molte volte i due gli avevano proposto di unirsi a loro, in particolar modo Otabek. Perché, se Yuri era tutto elettrizzato e felice dall’idea di incontrarsi con quello che, dopo due anni di conoscenza, poteva esser certo di definire il suo migliore amico, ecco che Otabek aveva percepito da un pezzo il turbamento di JJ. Per questo voleva che Jean avesse accesso nel loro rapporto di amicizia. Più che altro perché percepiva, di per contro, che fosse come se Jean stesso – inconsciamente – non volesse farlo entrare nel suo palazzo di cristallo, quasi lo percepisse come una minaccia. E Otabek non poteva che dispiacersene. Perché voleva fargli capire che da lui non aveva niente da temere. Che non era la crepa che avrebbe portato a frantumare quel palazzo.
 
Sospirò affranto, JJ, buttando fuori l’aria rumorosamente, appoggiando le braccia alla balaustra della terrazza, dov’era uscito, lasciandosi accarezzare il volto da una leggera brezza tardo pomeridiana. Non si sopportava quando faceva così e la piega delle labbra, solitamente sempre curvata verso l’alto, prese un’increspatura amara. Non ce l’aveva minimamente con Yuri, ma solo ed esclusivamente con se stesso.
Quando, solo mezz’ora prima, dopo esser rientrato in camera ad annunciare al suo innamorato che il sonnellino pomeridiano post allenamento rischiava di tramutarsi direttamente in un letargo e l’aveva trovato seduto sul letto a gambe incrociate, mentre smanettava col cellulare e si era voltato verso di lui con un sorriso a trentaduemila denti, annunciandogli un felicissimo, quanto candido, Beka è qui in centro a San Pietroburgo, ecco che lui non ci aveva più visto. Era salito sul letto, strappandogli di mano il cellulare e gettandolo sul comodino di fianco, per poi impossessarsi delle sue labbra in maniera a dir poco famelica. Cosa che non era dispiaciuta per niente a Yuri, anzi! Gli piaceva quelle volte in cui Jean faceva l’amore con lui in modo quasi selvaggio, senza tanti convenevoli. Lo faceva sentire desiderato e amato come mai in vita sua. Per questo se n’era uscito con quella frase scherzosa alla fine dell’amplesso.
 
Peccato che JJ non avesse colto, stava pensando ancora affranto il biondo, sbuffando appena.
Non avevano avuto modo di parlare prima che lui uscisse per raggiungere Otabek nella solita pasticceria all’angolo. Oltretutto, non sapeva neanche come gestirlo un JJ serio e, forse, arrabbiato. Jean non era uno che litigava, nemmeno quando era lui ad arruffare il pelo, perché ecco che il canadese gli faceva i grattini dietro le orecchie e lo ammansiva sempre. Non era nemmeno uno che stava serio e silenzioso, quindi davvero improponibile. Yuri se n’era uscito praticamente in punta dei piedi dopo averlo salutato, aspettandosi almeno un ciao micetto, ma niente.
Buttò nuovamente fuori l’aria rumorosamente, facendo penzolare il cucchiaio che teneva tra i denti.
- … ra? Yura? –
La voce calda e avvolgente di Otabek lo risvegliò.
- Oh … - proferì smarrito, riportando l’attenzione sul volto dell’amico – Scusami Beka. –
- Che succede Yura? Avete litigato? –
Come sempre, Otabek era andato diretto al punto. E senza tanti giri di parole. Cosa che indubbiamente Yuri apprezzava molto.
- JJ non è uno che litiga, lo sai. – ridacchiò, suscitando una piccola risatina roca anche nell’altro, per poi farsi serio nel momento in cui si appoggiò allo schienale della sedia.
- Non so Beka, ecco … come dire? –
Ok, Otabek era il suo miglior amico, ma sarebbe stato oltremodo imbarazzante iniziare il filo dei suoi pensieri partendo dal modo in cui Jean l’aveva preso dopo che lui gli aveva detto che si sarebbero visti. Come se il rossore che gli salì alle guance non fosse inequivocabile. Per sua fortuna, Otabek aveva imparato a interpretare anche ogni suo minimo movimento sopraccigliare e con lo sguardo lo invitò a proseguire.
- Io non capisco perché sia geloso di noi due. – disse, allargando le braccia e con tono sconforto – Cioè, non ne ha motivo. Io non lo tradirei mai. E nemmeno tu lo faresti! – esclamò quasi esasperato, indicandolo, enfatizzando la questione con l’incredulità nel tono della voce.
- Ma lo sa. Lo sa benissimo questo, Yura, non ti devi preoccupare. – lo tranquillizzò Otabek, mantenendosi perfettamente calmo e imperturbabile come al suo solito.
- E allora perché? – proseguì l’altro, grugnendo e sbuffando, molto probabilmente anche imprecando. E qui entravano in ballo quei due anni in più che Otabek aveva rispetto all’amico, perché capiva perfettamente quale fosse il turbamento di JJ.
- Gli abbiamo proposto anche un sacco di volte di uscire con noi! – centrò quasi il punto anche il biondo, facendolo sorridere appena. – Che il nostro non è un rapporto esclusivo dal quale vogliamo escluderlo. -
- Forse, più che proporglielo, dovremmo imporglielo. - concluse con un’epsressione divertita Otabek.
 
 
JJ, ancora meditabondo, se ne stava in piedi, in cucina del piccolo appartamento di Yuri, mentre stava pigramente giocherellando con Minù, spostando velocemente un dito sul bancone che fungeva da tavolo, dove la gattina prontamente saltava, quando sentì aprirsi la porta.
Gettò un’occhiata all’orologio alla parete di fronte a lui, per poi voltarsi verso la porta d’ingresso.
- Tigrottino, sei già a cas … - ma non finì la frase quando vide i due entrare, pieni di sacchetti di carta del take away cinese che si trovava sotto casa.
- Dai Leroy, muovi il culo! Prepara la tavola.  – proferì divertito Yuri, felice di aver due tra le persone a lui più care lì insieme a lui, ma l’inarcata di sopracciglio che gli lanciò Otabek, gli fece virare la tonalità della voce. Devi viziarlo un po’ di più, Yura. E rassicurarlo, gli aveva detto Otabek, e se ne ricordò in quel momento.  – Per favore … - aggiunse quindi.
Dal canto suo, JJ li fissava attonito, mentre Yuri continuava a tirar fuori dalle buste di carta contenitori di cibo che sarebbero bastati a sfamar un esercito.
- Pollo alle mandorle per te. Spaghetti al curry per te. Zuppa di miso per te. Ravioli alla griglia per te … - continuava a mettergli davanti pile intere di cibo, tutto felice, mentre continuava a ricercare il suo sguardo con autentico candore come a voler trovar conferma nei suoi occhi cerulei che andava tutto bene, che non era arrabbiato con lui.
E vederlo così contento, con le guanciotte tutte rosse, Dio che colpo basso. Quando vedeva in Yuri quell’espressione così distesa, senza filtri, dove si poteva scorgere tutta la genuinità dei suoi sani diciotto anni, senza nessun tipo di incazzatura perenne a solcargli il volto, era come se Yuri entrasse a gamba tesa in lui. Un colpo basso. Indubbiamente.
E l’abbraccio che ne seguì fu inevitabile.
- Scusami micetto. – gli sussurrò ad un orecchio.
- È … è tutto ok … - ribatté, rossissimo in viso – E, Jean: mi stai soffocando. – tentò di replicare, mentre gli faceva patpat sulla schiena. Era sempre così difficile, strano, per lui - anche se col tempo stava indubbiamente migliorando - gestire quegli slanci di affettuosità da parte del proprio compagno. Ecco perchè con Otabek andava estremamente d’accordo. Nessuno dei due si poteva definire fisico. Comunicavano in altro modo il loro affetto. Al massimo con una stretta di mano al momento dei saluti.
Per questo a Otabek quasi prese un coccolone quando si ritrovò risucchiato a forza in quell’abbraccio di gruppo - dopo che Jean l’aveva recuperato per il bavero del maglione – con le braccia paralizzate, mentre cercava di capire quale fosse il modo migliore per ricambiare l’abbraccio, dopo che aveva rischiato di finire a stampo sulla bocca di JJ con la propria.
Alla fine, anche lui – come Yuri – optò per un sano e pacato patpat sulla schiena del canadese. Il massimo che questi potesse pretendere da loro due. Non lo facevano apposta, semplicemente non era nella loro natura, né tantomeno erano mai stati abituati.
 
 
- È stata una tua idea, vero? – ruppe il silenzio JJ, nel momento in cui Otabek gli stava passando l’ultimo bicchiere da asciugare dopo averlo lavato, mentre Yuri aveva portato Minù nel piccolo giardinetto condominale a sgranchirsi le zampe, una volta che la cena fu finita.
- Hum? Nahhh. Io ho solo lanciato l’amo, il resto l’ha fatto tutto Yura. A partire dai tuoi piatti preferiti al cinese. Non la smetteva più di ordinare. – e ricordò quel particolare con una piccola risatina, mentre recuperava lo strofinaccio pulito che JJ gli stava passando per potersi asciugar le mani.
- Beh, in ogni caso … grazie … - Jean si grattò la nuca, imbarazzato come raramente capitava in vita sua, dato che solitamente lo salvava sempre la sua faccia di bronzo.
- Io non dubito di voi due, sia chiaro. – riprese a parlare dopo un po’.
- Lo so. – ribatté l’altro, senza battere ciglio, ritornando alla sua solita espressione indecifrabile.
- È che … - non sapeva bene neanche lui cosa.
- … ti dà fastidio perchè pensi che ti stiamo escludendo e che ci vogliamo bene senza di te. – fu la diagnosi lapidaria e diretta di Otabek, resa ancora più lapidaria dal tono e l’espressione monocorde con la quale era stata pronunciata.
JJ lo fissò con sguardo confuso, alzando l’indice come a voler sollevare un’obiezione, con la bocca aperta per la sorpresa, per poi richiuderla nuovamente e zittirsi.
Miracoli di Otabek Altin, esser in grado di zittire uno come Jean Jacques Leroy, che accolse sportivamente la sconfitta scoppiando in una sonora risata.
- Sei inquietante, Otabek. – proferì ridendo.
- In che senso? –
- Sei in grado di leggere dentro alle persone in modo veramente spaventoso. – sorrisino.
- Forse tu non ti sei reso conto che hai una psicologia spiccia e da manuale. Non serve aver fatto chissà che studi di psicologia comportamentale per essere in grado di capirti. – fu la replica imperturbabile di Otabek, che si era appoggiato al muro alle sue spalle, incrociando le braccia al petto.
Se la faccia di JJ fosse stata quella di un manga, di sicuro – a quelle parole – si sarebbe frantumata in mille pezzi. Così come il suo sorrisino.
- Impertinente di un kazako sfrontato. - masticò in francese, divertito tuttavia.
- Yura ha imparato che permettersi di voler bene agli altri, esser innamorato di te, non lo rende più vulnerabile e attaccabile; e adesso è come se stesse distribuendo quell’affetto che ha sempre negato a se stesso, anche di possedere. Certo, alla chetichella e a modo suo ma non è che il bene di Yura sia quantitativamente limitato, non toglie a te per dare a me. Nemmeno gli permetterei di farlo. – continuò Otabek, guardandolo dritto negli occhi, a fargli intendere che lui non lo voleva escludere.
E qui JJ vide che poteva prendersi la sua rivincita. Emise un piccolo fischio di ammirazione, mentre il solito ghigno strafottente gli si dipingeva in volto.
- Quindi stai dicendo, e correggimi se sbaglio, che tu un po’ di bene me ne vuoi? Un po’ almeno. – e indicò la quantità tra indice e pollice della mano sinistra.
A quelle parole, Otabek si irrigidì diventando rossissimo in viso, imbarazzato. Per non parlare del fatto che l’altro, infingardo, si staccò dalla parete e poggiò una mano sul muro all’altezza del suo volto, dopo essersi avvicinato a lui.
- I-io … non ho detto … - tentò di parlare, incespicando miseramente nelle sue stesse parole. Ok, doveva ammettere che JJ sapeva comunque essere imprevedibile a volte.
E come una volta, tempo addietro, lui aveva salvato Yuri da una situazione di scomodo, con le sue ammiratrici barra stalker, ecco che stavolta fu il turno di Yuri di salvare Otabek, rientrando a casa.
- Di che state parlando voi due? – chiese perplesso, fissandoli mentre si toglieva la lunga sciarpa verde nella quale si era infagottato per scendere.
- Di quanto bene mi voglia Otabek. – ghignò Jean, divertito. Ovviamente felice di aver avuto l’ultima parola ed essersi preso la sua rivincita.
- HAH?! –
- No, Yura … io non ho mai detto che … - continuava a spostare lo sguardo ora all’uno ora all’altro, sempre più in imbarazzo.
- Ma come, Beka? Così mi spezzi il cuore. – JJ si portò teatralmente una mano sul petto, fingendosi terribilmente affranto.
- Jean Jacques Leroy, piantala di fare l’idiota! –
Ed erano cazzi quando Yuri lo chiamava non solo per nome, secondo nome ma anche per cognome.
Il biondo si intrufolò nell’angusto spazio creato dai loro corpi, piantandosi davanti al proprio ragazzo, minacciandolo con un dito puntato sul petto ed espressione serissima in volto, in difesa dell’amico, ma non resistendo serio per più di una manciata di secondi.
E quale suono meraviglioso per le orecchie degli altri due la risata fresca e serena di Yuri, e Jean non poté far altro che afferrarlo delicatamente per i fianchi, attirandolo a sé e iniziare a scaricargli una serie propottini sul volto.
- Ahh-h, J., scollati! – tentò di sgusciare dalla presa Yuri, piantandogli una mano in piena faccia, senza successo tuttavia, per poi sussurrargli un diverto Sei un idiota, lo sai? all’orecchio.
- Sì, il tuo idiota. – replicò con dolcezza JJ, carezzandogli una guancia con le nocche e guardandolo in volto con uno sguardo dal quale traspariva tutto il suo amore, che fece arrossire Yuri fin sulla punta delle orecchie ma che gli donò un sorriso pregno degli stessi sentimenti.
- Scusate, io sarei qui dietro eh. Prendetevi una stanza se proprio dovete. –
- Scusa … - mormorano entrambi mortificati, mollando immediatamente la presa, quasi fossero stati due scolaretti, colti in flagranza di reato.
Otabek li fissò stranito.
- Era una battuta la mia. – dovette dire alla fine, inarcando un sopracciglio, perplesso dal fatto che nessuno dei due avesse colto la sua ironia.
E visto l’impegno che Otabek ci aveva messo per fare una battuta, nessuno dei due ebbe cuore di dirgli che magari avrebbe dovuto esercitarsi un po’ di più sul modo di sorridere, tanto da non farlo sembrar pronto ad andare a uccidere Batman*.
Oppure che puntasse tutto sulla sua aria di bel tenebroso misterioso.
 
 
FINE
 
 
*Cit. The Big Bang Theory. Leonard Vs. Sheldon che tenta di sorridere: “Sheldon, stiamo andando a salutare Raj, non a uccidere Batman”, in riferimento al ghigno di Joker
 
   
 
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