Capitolo 9
Mi svegliai
all’improvviso, le
orecchie che dolevano a causa della sirena che ripetutamente stava
suonando.
Ero incatenata
ad una parete.
La porta si
aprì e un enorme uomo con
una grossa siringa in mano entrò.
Sapevo cosa
conteneva quella siringa.
Un liquido
sperimentale che solo
recentemente i cacciatori avevano iniziato a testare su alcuni
licantropi. Un veleno
mortale, la più dura tra tutte le torture.
Per un essere
umano nato come licantropo,
essere un lupo è una parte essenziale della sua anima.
Perdere questa parte,
significa morire per metà e non essere più lo
stesso. Significa diventare un
vegetale, un corpo vuoto che si alterna tra momenti felici come uomo o
donna e
a momenti morti in cui senti la mancanza di una parte di te stesso che
non
tornerà mai più.
Quando una
situazione del genere
irrompe nella tua vita, non sempre si riesce a superarla, e allora
resta
veramente una sola cosa da fare.
Sapevo fin da
quando mi avevano
catturato che il mio momento sarebbe giunto. Non mi avevano catturato
per
uccidermi ma per strapparmi la mia anima, per distruggermi
dall’interno.
Mi
afferrò per i capelli. Le mie mani
e le mie gambe provavano inutilmente a ribellarsi alle catene, ma tutto
inutile.
Nel momento in
cui il liquido cominciò
a fluire nel mio corpo, e i miei occhi a macchiarsi
d’argento, il mio sguardo
vacuo si rivolse alla porta dove colui che si era preso il mio cuore
una volta
me lo stava rubando ancora, questa volta definitivamente.
Mentre osservavo
quegli occhi che più
volte avevo incontrato, sentivo la mia lupa scalciare nel mio corpo ed
emettere
ululati straziati dal dolore, sempre più flebili e lontani.
Sempre
più distanti da me.
Si conclude qui
per ora, il racconto.
Il finale non è granché ma ho deciso di prendermi
un momento di pausa per
chiarirmi le idee.
Non ricevendo
feedback, non ho la
minima idea di come vi sembri la storia e se continuarla, quindi ho
deciso di
fermarmi qui e di tornare tra un po’ con una nuova idea per
la continuazione.
A presto