Film > Animali fantastici e dove trovarli
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady Samhain    15/03/2017    2 recensioni
La cattura, la prigionia, la liberazione.
Percival Graves contro il riflesso di Percival Graves.
"Stavolta usò la bacchetta e la formula Confringo per distruggerlo, ma il riflesso alzò a sua volta la bacchetta e parò l'incantesimo.
Percival ci mise qualche secondo di troppo a realizzare.
Un impostore.
Che aveva preso il suo aspetto.
-Imperio- "
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gellert Grindelwald, Percival Graves
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La strada di casa'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mirror mirror on the wall

who's the fairest of 'em all?



Un gioco di specchi.

Quel fottuto bastardo, chiunque fosse, era incredibilmente abile.

Percival aveva perso di vista il resto della squadra per inseguirlo da solo, sul molo e nell'aria impregnata di salsedine della notte.

Non sentiva più nemmeno le voci dei suoi compagni e l'unica cosa che vedeva attorno a sé, per quanto si girasse, erano centiania di volte il suo riflesso mentre avanzava in un labirinto di specchi.

Avrebbe giurato di aver visto in un lampo i capelli innaturalmente biondi alle sue spalle, ma appena si era girato era tutto sparito.

C'era solo lui.

Centiania di volte lui.

"Tsk. Devi fare di meglio" pensò rivoltò al suo camaleontico interlocutore.

Con un gesto della mano spazzò via gli specchi che aveva davanti riducendoli in una pioggia di schegge.

-Un incantesimo a mani nude. Molto interessante-

La voce proveniva da dietro di lui, nascosta tra gli specchi e distorta dall'eco e da un accento straniero.

Graves ne aveva abbastanza.

Non gli piaceva essere valutato in quel modo come un oggetto all'asta.

Si girò e nello stesso tempo rifece l'incantesimo per spaccare quelle maledette lastre alle sue spalle.

La rabbia che cominciava a salirgli dentro lo aiutava a fare esplodere tutto il suo potere senza preoccuparsi di controllarlo.

Quando si girò uno dei riflessi non era scomparso.

Stavolta usò la bacchetta e la formula Confringo per distruggerlo, ma il riflesso alzò a sua volta la bacchetta e parò l'incantesimo.

Percival ci mise qualche secondo di troppo a realizzare.

Un impostore.

Che aveva preso il suo aspetto.

-Imperio-

***

Quando riprese coscienza era disteso su un pavimento di pietra.

La luce filtrava dall'alto e sembrava troppo lontana per poterla raggiungere.

Aveva le mani incatenate insieme ed un anello di ferro alla caviglia destra, che probabilmente era fissato al muro.

Non erano semplici catene.

Servivano anche a bloccare la sua magia.

-Perdona la scarsa delicatezza, Percival, ma ho avuto l'impressione che altrimenti non mi saresti stato ad ascoltare-

Aprì gli occhi.

Sopra di sé la prima cosa che vide fu l'impostore (il riflesso), e allora si affrettò a rimettersi in piedi.

Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo accucciato in catene come un animale!

-Non ho molto tempo per spiegarti. Sono qui per fare una cosa importante, Percival, e tu mi aiuterai-

Chiunque fosse era molto furbo: aveva l'accortezza di mantenersi appena al di fuori della sua portata e quando lui fece per avventarsi su di lui la catena fissata al muro lo fece quasi cadere.

-Fottiti, schifoso bastardo!-

-No, non ci siamo. Così rendi tutto più difficile per entrambi-

Lui gli sputò in faccia. Aveva appena sputato a sé stesso.

Il suo doppio lo colpì con un manrovescio talmente forte da spaccargli il labbro.

-Ti sto offrendo la possibilità di collaborare. Dovresti accettare. Non mi sembri stupido-

-Brucia all'inferno-

-Sai dirmi solo questo? Io ti sto offrendo la possibilità di fare parte di qualcosa di più grande del MACUSA, capisci? E tu sei un uomo straordinario. Potremmo andare d'accordo. Potremmo fare grandi cose insieme-

-Io sono un Auror, e con i bastardi come te posso andare d'accordo solo dopo avergli spezzato le gambe-

Lui scosse la testa rassegnato, in un'espressione che non era la sua.

-Dunque non mi lasci altra scelta. Percival, io ammiro la tua forza d'animo, ma sei terribilmente ignorante su alcune questioni fondamentali-

-Dolore-

Crucio.

Graves crollò a terra urlando.

-Umiltà-

Imperio.

-In ginocchio-

Contro la sua volontà, il suo corpo si mosse scollegato dalla sua mente, e lo fece rialzare per stare in ginocchio davanti al suo doppio.

No, quello mai! Percival lottò con tutte le sue forze. Aveva ancora la sua coscienza. Lui non voleva! Non voleva e basta!

Con uno sforzo titanico riuscì a buttarsi di lato.

Meglio a terra e ferito che in ginocchio davanti a quel mostro.

Quello lo guardò di nuovo come se lo stesse attentamente valutando.

Sembrava allo stesso tempo indispettito per non essere riuscito ad imporre la sua volontà e ammirato per come lui aveva resistito alla maledizione Imperius.

-Obbedienza- aggiunse lentamente -Ma su quello suppongo che dovremo lavorare un po'. Non temere, Percival: ne avremo tutto il tempo-

***

-Perdonami, Percy, ma avevo dimenticato una cosa impotante-

-Ad esempio crepare male in una fogna degna di te?-

Vide sé stesso stringere la mascella per un attimo e subito dopo sciogliere il viso un un'espressione fintamente confidenziale.

-Ah, Percival, Percival... E dire che avevamo già fatto questo discorso a proposito di umilità ed obbedienza. Crucio-

Il dolore gli mozzò il respiro in gola, come al solito, come se ogni centimetro della sua pelle fosse trapassato da coltelli roventi.

Durò più del solito, e quando finì il dolore non svanì subito.

Erano i suoi muscoli che si erano contratti all'inverosimile sotto le sferzate di adrenalina e adesso protestavano.

-Avremo modo di discuterne ancora, e la prossima volta spero di trovarti più ragionevole. Adesso, se permetti...-

Lui non poteva muoversi, ancora troppo stordito dalla sofferenza, ed il bastardo lo sapeva, perché approfittò di quei secondi per allungare una mano verso la sua gola.

Graves si aspettava di sentire un'altra esplosione di dolore o il suono della sua trachea schiacciata, e invece sentì un rumore di stoffa che si strappava.

-Queste a te non servono, a me invece sì. Adesso ti saluto, Percy. Mi attendono affari importanti-

Vide qualcosa luccicare nella mano dell'impostore, ma non riuscì a capire cosa fosse prima che lui se ne andasse e lo lasciasse di nuovo solo nella sua prigione.

"Che diavolo hai fatto stavolta?"

Non riusciva a capire.

Si portò le mani alla gola in uno sferragliare di catene e si tastò il colletto della camicia.

Era strappato.

Allora si rese conto che ciò che serviva al suo doppio, ciò che si era preso per rubare completamente la sua identità, erano le spille gemelle a forma di scorpione.

Lasciò andare un grido di rabbia che echeggiò tra le pareti di pietra finché non gli fece male la gola, perché quella davvero non gliel'avrebbe mai perdonata!

I vestiti si potevano ricomprare, il taglio di capelli cambiare... ma quelle spille erano un'eredità della sua famiglia ed erano qualcosa di unico ed insostituibile; giurò a sé stesso che sarebbe sopravvissuto in qualche modo, e che quel bastardo si sarebbe pentito di averle anche solo toccate.

***

Graves non aveva modo di contare lo scorrere del tempo.

Nella penombra perenne della sua cella potevano essere passate ore, giorni o solo minuti.

Neanche la fame lo aiutava ad orientarsi, perché il suo carceriere gli portava da mangiare poco e ad intervalli irregolari; per questo per giorni (settimane?) Graves era stato costantemente tormentato dai crampi, ma poi questi erano scomparsi man mano che il suo corpo si costringeva al nuovo metabolismo.

Graves non aveva mai visto bene in faccia chi lo teneva prigioniero.

Di quella notte sul molo ricordava solo una pelle pallida, capelli quasi bianchi ed occhi glauchi, ma non riusciva a ricordare i tratti del volto.

Non sapeva nemmeno il suo nome.

Quando gli aveva chiesto chi era, il suo doppio gli aveva risposto con una smorfia sadica che poteva chiamarlo "padrone" o "signore"; Percival gli aveva sputato addosso ancora una volta ed aveva continuato a chiamarlo "schifoso bastardo".

Con il tempo gli fu chiaro perché era prigioniero: chiunque fosse, aveva bisogno delle sue informazioni, e per ottenerle non si faceva scrupolo di usare qualsiasi mezzo.

Non appena lo aveva capito, Graves aveva provato di tutto per suicidarsi.

Lui era un consigiere del MACUSA. Se ciò che speva lui fosse caduto nelle mani sbagliate sarebbe stato un disastro, così si risolse a morire.

Peccato che il bastardo avesse previsto anche questo: la parete contro cui aveva picchiato la testa sembrava fatta di gomma, il bordo metallico dei ceppi non gli tagliava le vene come avrebbe voluto e l'acqua gli era concessa solo in presenza del suo carceriere, in modo che non potesse annegarsi mandando apposta un sorso di traverso.

Non che non ci avesse provato, ma lui era stato fin troppo svelto e capace nel salvargli la vita.

Graves sperava che la maledizione Cruciatus lo avrebbe ucciso o fatto impazzire così da renderlo inservibile, ma il suo doppio era molto furbo, e piuttosto che farlo uscire di senno preferiva aspettare e ricorrere al Veritaserum oppure alla maledizione Imperius quando lui era particolarmente debole.

Più di ogni altra cosa Graves odiava l'apatia che lo coglieva sempre più spesso.

Passava lunghe ore (o pochi minuti?) in uno stato di sospensione totale, invece di cercare ogni modo per fuggire come aveva fatto all'inizio.

Ogni tanto il suo doppio sembrava impietosito, e allora gli si avvicinava con un fare confidenziale e gli proponeva di allearsi, di collaborare.

Tanto i suoi sforzi per resistere gli stavano solo facendo provare un agonia peggiore, giusto?

Paradossalmente i momenti in cui il suo carceriere era gentile erano anche gli unici momenti in cui Graves sentiva riaccendersi dentro l'antica fiamma e tornava a lottare con più forza.

***

Quando finalmente Graves vide scendere nel buco in cui era confinato qualcuno che non fosse il suo doppio malvagio, per la prima volta pianse di gioia.

Lo portarono fuori in uno stato pietoso, che non riusciva a tenere gli occhi aperti per quanto era disabituato alla luce del sole.

Sentì qualcuno (una voce conosciuta!) che inveiva contro i maledetti giornalisti ficcanaso e mentalmente ringraziò chi stava cercando di salvargli un minimo di dignità.

Sapeva benissimo di essere in condizioni disastrose: era sporco, con i vestiti a brandelli e la barba lunga, ed i capelli non erano cresciuti tanto ma non c'era modo di sperare che fossero in condizioni migliori.

Quando Graves scorse il suo riflesso allo specchio non si riconobbe, e la cosa, per una volta, lo riempì di un immenso sollievo.

In ospedale venne mantenuto in una stanza più possibile appartata, in cui fu libero di urlare e piangere quanto voleva per incubi o terrori notturni per giorni e giorni.

Solo una settimana dopo che era stato liberato apprese l'identità di chi lo aveva tenuto prigioniero.

Gellert Grindelwald.

Poco male.

Per Graves sarebbe rimasto sempre uno schifoso bastardo a cui prima o poi l'avrebbe fatta pagare molto, molto cara.

***

Dopo quasi un mese in ospedale stava meglio.

Gli avevano ridato un aspetto civile ma lui non aveva ancora avuto il coraggio di guardarsi allo specchio; si radeva dalla parte opposta del bagno e solo dopo aver drappeggiato un asciugamano sulla superficie riflettente.

Onestamente aveva paura di cosa avrebbe visto.

Ora che era tornato sé stesso, con il viso rasato e con il solito taglio di capelli, non più pelle e ossa per la denutrizione... era davvero sé stesso? O avrebbe visto di nuovo il suo doppio?

Patetico. Lui non voleva avere paura. Non avrebbe permesso a quel bastardo di fargli paura.

Appena finito di radersi, si getto sullo specchio e strappò via l'asciugamano.

Rimase senza fiato.

Lui era lì.

No, non era lui... non poteva essere lui!

Il panico gli mozzò il respiro.

-Bastardo! Maledetto, schifoso bastardo!-

Urlò al suo riflesso.

Ricordava confusamente di averlo colpito come non aveva potuto fare quando era prigioniero, e poi una pozione sedativa ed i medimaghi che lavoravano con pazienza certosina per togliergli dalle nocche tutte le schegge di vetro.

Percival sentiva il dolore come una cosa lontana.

Il sangue e le sue mani rovinate erano niente in confronto a quanto si sentiva strappato dentro, e per quello nessun medimago avrebbe mai potuto fare nulla.

***

-Ci sarà il processo. Abbiamo raccolto abbastanza prove- disse la Presidente.

-Signor Graves, nelle sue condizioni non pretendo che lei renda una testimonianza davanti ad una corte, tuttavia comprenderà che dobbiamo processare Grindelwald prima possibile. I crimini di cui si è macchiato sono tali che non può appelarsi alla giustizia tedesca. Verrà giudicato da esponenti di un tribunale internazionale. Signor Graves, ci serve la sua testimonianza. Disporrò in modo che lei possa essere interrogato qui in presenza di testimoni-

-Io ci sarò-

-Come, prego?-

-Io testimonierò in aula, al processo-

-Ne è sicuro?-

-Assolutamente, Madama Presidente-

Lei annuì. Dallo sguardo determinato che gli rivolse, Graves avrebbe giurato che capisse, che condividesse le sue motivazioni e che fosse d'accordo con lui.

-Molto bene, Signor Graves. Le faremo sapere le date in cui sarà richiesta la sua deposizione-

Non appena Seraphina Picquery ebbe lasciato la stanza, lui si alzò dalla sedia.

Non sarebbe riuscito a stare fermo un momento di più.

Finalmente ci sarebbe stato il processo!

Avrebbe potuto dare personalmente il suo contributo per inchiodare quel bastardo in una galera a vita!

Finalmente avrebbe potuto vedere il vero volto di chi lo aveva imprigionato e torturato!

L'idea gli resituiva le forze più che le cure e le pozioni dei medimaghi.

-Tra poco faremo i conti, bastardo- sibilò tra i denti.

Fuori era quasi buio e nel suo muoversi in giro per la stanza Graves non si era accorto di essere capitato vicino alla finestra.

Il vetro, mano mano che diminiuva il contrasto con la luce esterna, rendeva il riflesso dell'interno della stanza sempre più nitido, e all'improvviso Graves si trovò faccia a faccia con sé stesso.

Il vero sé stesso.

Ogni curva del viso che vedeva apparteneva di nuovo solo a lui.

Per la prima volta da quando era stato liberato, Percival Graves riuscì a sorridere.

______________________________________________________________________________________________________________


Nel Cerchio della Strega


Ho scoperto da pochi giorni che esiste la sezione dedicata ad "Animali fantastici e dove trovarli", ed il modo migliore per festeggiare mi è sembrato scrivere una storia.

Il titolo è la famosa frase della matrigna di Biancaneve. Mi è sembrata adatta ad una storia dove il tema centrale è il "doppio".

Avevo già iniziato a pubblicare storie su "Animali fantastici" quando ancora non esisteva la sezione, per cui avevo preso a prestito quella di "Harry Potter" con la dicitura "altro contesto".

Provvederò a spostare le storie nella sezione giusta quando qui ci sarà l'elenco completo dei personaggi.

Per adesso, grazie a chi ha letto e a chi vorrà lasciare un commento.


Lady Shamain

Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Animali fantastici e dove trovarli / Vai alla pagina dell'autore: Lady Samhain