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Autore: Dappyna    13/04/2005    2 recensioni
Tre ragazzi uniti per la vita resteranno insieme per sempre, perchè era il loro destino. E' triste come storia. Tenete sotto un fazzoletto se la volete leggere!!
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Hiwatari, Rei Kon, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza Titolo 2


"AT THE BEGINNING ... "
By Dappyna


Si alzò dal letto cercando di abituarsi ai raggi del sole. Erano accecanti quel giorno.
Si sfregò varie volte le mani sul viso cercando si svegliarsi dallo stato di dormiveglia in cui si trovava. Pur essendosi svegliato doveva ancora abituarsi ad un nuovo giorno sollegiato e anche alle soprese che gli avrebbe donato. Se gli fosse stato possibile, avrebbe passato la giornata in camera a dormire, ma come d’abitudine, ogni mattina, si svegliava presto per andare a far ginnastica. Alzatosi dal letto s’incamminò goffamente verso la porta del bagno, facendo attenzione alle cose sparse in giro per la stanza. Il suo ragazzo era incredibilmente disordinato. Per colpa sua la casa era sempre un campo di battaglia e doveva sempre mettersi sotto a metterla a posto. Però non gli costava niente. Adorava quel ragazzo anche se non era una delle persone più ordinate del mondo. Girò la manovella che conduceva al bagno facendo attenzione a non andare a sbattere contro la doccia situata proprio accanto al lavandino. Era stanchissimo, per colpa della notte precendente. Anzi... Non era proprio colpa di quella serata. Non era colpa di nessuno. L’aveva trascorsa tra le braccia del suo fidanzato amandosi reciprocamente come non facevano da tanto. Era rimasto stupito, ma allo stesso tempo estasiato dall’idea che non trascurava il loro amore. Faceva il cameriere in un bar aperto 24 ore su 24, beccandosi quasi sempre i turni di notte. Era rimasto estasiato da quella serata. Erano state fantastiche le senzazioni che gli aveva donato. Lo facevano letteralmente impazzire. Non aveva mai trovato così tanto affetto al di fuori di lui. Dopo essersi abituato al pavimento freddo del bagno si girò verso lo specchio rivelando una faccia stravolta. Aprì l’acqua del rubinetto aspettando che diventasse calda per poi lavarsi comodamente. Mentre l’acqua si riscaldava, si riguardò allo specchio notando due enormi succhiotti che quel pazzo di Yuriy la notte prima gli aveva lasciato. Erano veramente grandi! Si passò una mano sopra i segni che il suo ragazzo gli aveva lasciato, provocandogli brividi di piacere pensando alla notte prima. Lo amava molto quel pazzo. Lo amava più della sua stessa vita per quanto non lo sopportasse certe volte. Lo adorava per tutto. Gli occhi. Il carattere. Il suo pessimo umorismo. Per quanto cercasse di odiarlo non gli avrebbe mai fatto del male. La sua vita era racchiusa dentro quella della sua anima gemella. Quel ragazzo bellssimo. Immerse le mani nell’acqua del rubinetto, resa calda, per poi schizzarsela in faccia chiudendo gli occhi per ricoprirsi da quelle gocce. Lentamente quei frammenti d’acqua arrivarono a bagnargli il petto intriso di sudore. Dopo vari secondi alzò la testa di scatto bagnando parecchio lo specchio del bagno. Non si curò molto. L’avrebbe pulito dopo. Cercò a tentoni l’aciugamano che doveva essere a pochi centimetri da dove era situato, ma senza risultati. Non capiva dove fosse finito. Eppure doveva essere proprio li accanto a se. Perplesso si girò per prendere l’asciugamano del suo amore. Era profumato del suo odore. Sapeva di dolcezza, come lui tralaltro. Sorrise a quei pensieri pensando che proprio la notte prima l’aveva amato con tutto se stesso. Era felice come non mai. Era stata fantastica. Non vedeva l’ora di passarne un’altra così calda insieme a Yuriy. Ripose l’asciugamano al suo posto pensando alla serata prima con quei gesti quasi indecenti da descrivere. Felicemente fece per allontanarsi dal bagno preparandosi per andare a fare una bella corsa come di suo solito, ma appena si voltò trovò una chiazza rossa immersa nella doccia e il suo asciugamano attorcigliato alla gola del suo amore che giaceva inerme al suolo. I suoi occhi s’ingigantirono e svelarono tutta la sopresa che in quel momento celava. Le gambe cedetterò a quella visione e tremante si accorse solo dopo qualche secondo che non avevano retto il suo peso facendolo cadere sul terreno gelido di mattina. Era un sogno? Come era possibile? Non riuscì più a muoversi dalla sorpresa e dalla paura. Dagli occhi sceserò delle gocce di cristallo intrise dell’amore che nutriva per quel ragazzo. Per qualche secondo rimase immobile incapace di muoversi per la paura e la shock, poi dopo qualche secondo una nuova forza nascosta all’interno del suo corpo gli diede un pò di energia. Corse all’interno della doccia cercando invano di svegliare quella parte del suo cuore morta assieme a Yuriy. Non riusciva a percepire niente. I suoi sensi si erano pietrificati assieme a lui lasciando solo il sesto a prevalere nel suo cuore. Non batteva più o almeno non lo sentiva all’interno della sua gabbia toracica. Gli si buttò addosso stringendoselo forte al petto assieme al suo asciugamano intriso di sangue. Si bagnò con quel liquido rosso che mai aveva visto all’infuori di qualche taglietto. Quell’abbracciò era forte quanto l’amore che provava per quel ragazzo. Non si muoveva. Non respirava. Il suo cuore non batteva come faceva di solito quando facevano l’amore. Si spaventò come non mai, lasciando quel sentimento prevalere nel suo corpo. Le lacrime diventarono un fiume in piena. Bagnarono quei capelli rossi quanto il sangue che c’era all’interno di quella doccia. Ce n’era troppo. Sembrava come se si fosse svuotato completamente di tutto il sangue. Era immerso all’interno di quel mare rosso e di quelle lacrime salate di dolore e di tristezza. Non voleva nient’altro che Yuriy novamente al suo fianco, come quella sera passata assieme. Quella notte l’avevano passata nel letto amandosi completamente. Era un addio quello che gli era stato inferto? I suoi capelli corvini si intrecciarono attorno alla sua vita. Era incapace di parlare dalla paura e dalla tristezza. Non riusciva a far altro che stringere quel corpo freddo che era quello di Yuriy. Era bloccato completamente. Sembrava come se si fosse formato un groppo alla gola. Voleva parlare ma non poteva. Uscivano solo suoni strozzati dai singhizzi e dalle lacrime. Voleva il suo amore. Lo voleva nuovamente indietro per dirgli un’altra volta quanto lo amava. Gli accarezzò selvaggiamente i capelli rossi intinti anche dalle sue lacrime, baciandogli la testa. Oramai anche lui era intriso di quel colore tanto rosso quanto il suo ragazzo. Eppure il rosso era il colore dell’amore, perchè in quel momento si rivelava tutt’altro? Era così crudele l’amore quanto la morte? Pianse nuovamente quanto mai aveva fatto in tutta la sua vita. Le lacrime non smettevano, quel groppo alla gola si faceva sempre più stretto e una nuova senzazione si fece spazio dentro di se. Le sue viscere cominciarono a farsi sentire il più del dovuto. Gli facevano male e reclamavano di uscire dal suo corpo tremante. Lo stupore e la tristezza era troppa che non potè far altro che stringersi sempre di più sperando che quel dolore diminuisse. Non voleva lasciare quel pezzo del suo cuore all’interno della doccia immersa di sangue. Non voleva lasciare il suo amore. La sua ragione di vita. Non voleva che morisse. Quanto dovevano fare ancora insieme? Dovevano andare nelle Bahamas e trascorrere insieme una vacanza fantastica come avevano progettato tempo fa e che non erano mai riusciti a fare per colpa della mancanza di denaro. Dovevano fare troppe cose insieme che non poteva andarsene così all’improvviso senza di lui. Loro dovevano fare tutto insieme. Non dovevano dividersi per niente al mondo. I capelli corvini s’intinserò di quello strano liquido che chiamavano sangue, bagnandosi anche le mani e il resto del corpo. Era soltanto in boxer eppure sentiva calore. Non voleva sapere più niente. Singhiozzi strozzati. Lacrime salate. Un dolore troppo grande da sopportare. Come aveva fatto a chiedere il suicidio? Eppure insieme erano una coppia fantastica. Glielo dicevano tutti. Com’era possibile che si era tolto la vita proprio quel giorno? Non c’era un motivo plausibile. Singhiozzi ancor più potenti uscirono dalla sua bocca, serrando gli occhi, e in poco quel groppo alla gola formatosi si allentò e potè gridare finalmente il suo nome.
-YURIY!!!! YURIY!! YURIIIIIIIIYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Gridò con tutta l’energia che aveva in corpo, credendo che urlando la sua anima si sarebbe svegliata. Sapeva che non sarebbe mai successo. In quell’urlo si sentì tutto l’amore che provava per quel ragazzo. Arrivò a diffondersi all’interno di Tokyo poi all’interno di tutta l’isola Nipponica, l’Asia e infine il mondo. Anche la Terra sentì quei lamenti di dolore, che dalla tristezza cominciò a piangere pure lui. Lui era triste. La Terra lo era. Si era tolto la vita dentro il loro appartamento situato a Shibuya insieme alla sua anima. Percorrendo le distanze tra la Russia e il Giappone non gli era mai sembrato di percepire le due così vicine. La Russia era il paese natale di Yuriy. Fredda e distaccata dal mondo. Proprio come lui. Era sempre stato distaccato da tutti rivelando poco i suoi sentimenti. Strano che con quel bel cinese ci fosse riuscito. Erano gli opposti. Yuriy era la luna e Ray era il sole. Adesso che la notte e il giorno si erano divisi, come avrebbe fatto il sole a vivere senza la sua meta?
Altre lacrime sceserò inesorabilmente lungo le sue guance oramai senza energie. Stringeva ancora a se Yuriy, serrando gli occhi dalla paura e dal terrore. Era morto? Non sentiva il suo cuore. Non riusciva a pensare. Voleva stringerlo ancora, possibilmente vivo, ma non sapeva come fare. Aveva il cervello così confuso che non pensò nemmeno di chiamare un’ambulanza. Non riusciva a pensare nient’altro che a Yuriy e alla sua vita.
Improvvisamente come uscito da uno stato di trance, si acorse che poteva chiamare l’ospedale. Appoggiò delicatamente Yuriy alla doccia facendo attenzione che il sangue venisse in qualche modo fermato. L’asciugamano teneva in qualche modo il sangue all’interno del suo corpo, fermando l’emorraggia, ma non per molto. Corse fuori dalla doccia, piangendo disperato, raggiungendo il telefono posto accanto al letto. Digitò in tutta fretta il numero dell’ospedale anzioso di trovare subito un’ambulanza che potesse giungere il più in fretta possibile sotto casa. Aspetto soltanto per qualche secondo prima che qualcuno potesse rispondere.
-Pronto Ospedale di Tokyo...-
-C’è... C’è un mio amico che ha tentato di... Suicidarsi!!- L’ultima parola era stata pronunciata a bassissima voce, come se non avesse intensione di credere a quello che stava succedendo.
-Mi dica il suo indirizzo...- Fece la centralinista dall’altro capo del filo. Faceva il suo lavoro in fretta. Si vedeva che non aveva tempo da perdere dato che c’erano altre persone che avevano bisogno del suo aiuto.
-Quartiere di Shibuya, Magonken 742!!- La sua voce era cominciata a ritornare normale, ma c’era ancora quella nota disperata che lo faceva andare in confusione.
Rimase qualche secondo al telefono cercando di capire come mai la signorina non continuava a chiedergli informazioni. Aveva paura che l’ambulanza non ce l’avrebbe fatta in tempo ad arrivare a destinazione. Era disperato. Non sapeva che fare se non sperare.
Dopo qualche secondo risentì la signorina ritornare al telefono per chiedere altre informazioni.
-Lei come si chiama?- Chiese sempre con quel tono calmo e deciso.
-Ray Kon!!!- Esclamò dall’altro capo del telefono sperando che l’ambulanza sarebbe arrivata il più in fretta possibile. Non ce la fece più, pianse ancora guardando disperato la porta del bagno, sperando che Yuriy la’ dentro fosse ancora vivo.
-Ma lei non era mica uno della squadra dei Bladebrakers?- Chiese la vocina elettrizata.
Ray si arrabbiò maggiormente. Cominciò ad odiare profondamente quella donna.
-UN MIO AMICO STA PER MORIRE!!!!!!!!!!!!!!!!!- Esclamò terrorizzato e furioso.
Le persone si elettrizavano sempre a sentire la sua voce al telefono o in giro per strada, ma non era il momneto di parlare tranquillamente al telefono sapendo che c’era qualcuno che poteva morire. Lo faceva totalmente imbestialire.
-Tra poco arriverà l’ambulanza...- Fece irritata e dopo di chè attacò il telefono.
Ray neanche appoggiò il telefono sul ricevitore che si fiondò immediatamente in bagno immerso ancora nel sangue del suo amore.

-Non respira!!-
-Il battito sta dininuendo!!-
-Dottore!!! Cosa bisogna fare?-
Voci provenienti dalla sala operatoria, che Ray non poteva sentire, si facevano sempre più preoccupate. L’ambulanza era arrivata mezzora dopo che aveva attaccato il telefono. Fino a che non arrivò la squadra di soccorso era rimasto accanto al suo ragazzo pregando il cielo che vivesse ancora. E lo stava ancora facendo aspettando in quella stanza d’ospedale, pensando disperato al suo amore. Le lacrime non avevano smesso di scorrere lungo le sue guancie. Era un oceano. La paura era tanta. Chiedeva di continuo al cielo di farlo vivere, facendogli ritornare la speranza. Guardava di continuo il muro di fronte a se con pugni stretti e occhi rossi dal troppo piangere. Abbassò la testa un secondo per rintanarsela tra le braccia per singhiozzare ancor più disperatamente.
-RAYYYY!!!!!!!!- Chiamò una voce.
Alzò di scatto la testa vedendo la figura di Kai correre verso di lui, piangendo come un matto. Anche lui era rimasto scioccato da quello che gli aveva detto Ray al telefono. Si alzò di scatto dal suo sedile e corse piangendo verso Kai.
Appena si incontrarono si abbracciarono disperati perdendosi nel singhiozzi dell’altro. Niente in quel momento gli era sembrato più confortante dell’abbraccio di Kai per poter risollevarsi. Era caloroso e c’era un’amicizia tra loro due che una volta andava oltre a quel sentimento così puro. Adesso che loro due erano insieme in quella stanza d’ospedale sapevano che avrebberò pregato il cielo che Yuriy fosse uscito dalla sala operatoria più sano di un pesce.
Ray appoggiò la testa tra l’incavo della spalla e il collo per potersi reggere e cominciò ancora una volta i suoi lamenti piangendo disperato come non avesse mai fatto. Kai lo strinse forte cercando di infondergli sicurezza e un pò di coraggio, ma anche lui era conciato male quanto Ray. La notizia gli aveva sconvolto la giornata. Yuriy non sarebbe mai arrivato a tanto, eppure lui che lo conosceva bene non se lo sarebbe mai aspettato. Gli accarezzò la schiena velocemente per poterlo calmare, ma senza risultato. Ray lo stringeva sempre più forte facendogli un male alle costole e ai fianchi, ma sapeva che la sua reazione e quel gesto era di disperazione. Anche lui che non avrebbe mai abbracciato nessuno lo stava facendo adesso col suo migliore amico.
-Kai....- Sussurrò Ray tra le lacrime e i singhiozzi.
Kai con un pò di gentilezza cercò nuovamente di calmarlo.
-Andrà tutto bene... Shhhh...- Mormorò.
Ray si aggrappò maggiormente a Kai stringendolo ancor più forte.
-Ho paura!! Ho tanta paura!!!- Esclamò stringendo pugni e serrando gli occhi.
I suoi capelli erano madidi di sudore e lacrime, ma non ci badò. Il dolore era insopportabile e aveva bisogno di sfogarsi.
-Ce la farà...- Cercò di tranquilizzarlo.
Ray si staccò un attimo per guardarlo negli occhi per trovare la risposta che cercava. Erano preoccupatiti e impauriti. Anche lui, generalmente calmo e impassibile non riusciva a nascondere le lacrime in una situazione simile. Ray si preoccupò maggiormente. Gli occhi del cinese erano rossi dal piangere. Avevano perso il loro splendore felino ed erano diventati improvvisamente di uno strano colore verdastro, che s’intonava con le pareti di quella sala. Kai gli accarezzò la guancia cercando di calmarlo, ma anche lui non lo era per niente. Era preoccupato veramente questa volta e non poteva fare niente per nasconderlo.
Con occhi sinceri e disperati Ray lo guardò come un bambino, tenendosi ancora stretto a Kai.
-E... Se... Non ce la... GLOM... Farà?- Sussurrò prima di scoppiare in lacrime nascondendo il viso fra il torace del ragazzo russo. Aveva una paura incredibile di quello che sarebbe potuto succedere a Yuriy. Kai lo strinse il più forte possibile facendogli mancare aria. Lo sorprese un pò facendolo smettere di singhiozzare ininterrottamente. Sentì le sue lacrime bagnargli la schiena. Non aveva mai visto Kai così disperato in tutta la sua vita.
-Si che ce la farà!!!!!!!!!- Esclamò disperato stringendolo ancor più forte.
Ray rimase a bocca aperta senza ribattere ciglio e rimanendo in silenzio senza proferire parola. Era veramente strano vederlo così esposto con qualcuno. Sentì quanto stesse soffendo per Yuriy. Gli sembrava di sentire tutta la sua anima.
Si staccò bruscamente da Ray e prendendolo per le braccia lo fissò negli occhi.
-Non pensarlo mai... Non finchè potrà ancora vivere...-
Ray abbassò lo sguardo, ma Kai glielo rifece alzare per guardarlo negli occhi.
-Non possiamo buttarci giù così Ray!!!! Lui ha bisogno di noi che gli infondiamo coraggio!! Dobbiamo stargli vicino sperando per lui!!!- Si fermò un attimo per riprendere fiato mentre Ray lo guardava senza parole.
-In questo momento dobbiamo stare uniti... E bisogna pensare positivamente!!-
Ray posò lo sguardo da un’altra parte staccandosi da Kai pensando al suo Yuriy, malinconico.
-E’ difficile...- Mormorò triste.
Kai lo riprese per le maniche guardandolo negli occhi rossi.
-Dobbiamo essere forti anche per lui Ray... Dobbiamo sperare...- Sussurrò.
Ray cominciò nuovamente a piangere. Kai gli asciugò una lacrima con un dito.
-Si...!- Sussurrò speranzoso.

Erano parecchie ore che aspettavano Yuriy, ma i due non si lasciarono scoraggiare. Ancora preoccupati e disperati questa volta speravano in lui. Ce l’avrebbe fatta. Sui loro volti le lacrime erano sparite, ma un velo di preoccupazione si celava nei loro occhi. Aspettavano impazienti tutti e due il dottore sperando che i risultati fosserò dei migliori. Si guardavano di tanto in tanto solo per scabiarsi sguardi speranzosi, ma il loro era più che altro puntato sulla porta dalla quale Yuriy sarebbe dovuto uscire dopo chissà quanto. Avevano pregato così tanto che non avrebberò mai voluto ricevere una risposta negativa.
Finalmente la porta si aprì e fuori vi uscì soltanto il dottore.
I due si alzarono in piedi di scatto guardandolo preoccupati. Avevano paura di quello che gli avrebberò detto. Nel loro cuore speravano che Yuriy potesse ancora farcela, ma la loro testa al contrario pensava negativamente. Erano talmente anziosi e preoccupati che volevano, finisse tutto.
Il dottore li guardò di sottocchio. Non sembrava preoccupato, ma nemmeno sollevato, il che intendeva che non c’era ancora da sollevarsi. I due si guardarono un attimo impauriti. Ray iniziò a piangere silenziosamente, mentre Kai si fece forza e con un groppo alla gola chiese al dottore se il suo amico era ancora vivo.
-Allora dottore...?- Chiese intimorito Kai.
Ray cominciò a singhiozzare piano nascondendosi il viso tra le mani. Era disperato. Non sapeva che cosa gli avrebbe detto. Aveva paura che gli avrebbe detto immediatamente che era morto e niente avrebbe potuto salvarlo. Poi invece pensò che c’era riuscito e ancora che non ce l’avrebbe fatta. La testa gli scoppiava. Voleva sentire la verità.
-Dottore...?!- Mormorò Ray tra i vari singhiozzi alzando leggermente la testa.
Sospirò ancora prima di parlare, mostrando ancora quell’aria preoccupata. Ora la verità si sarebbe svelata. Tremanti i due ascoltarono in silenzio senza proferir parola anziosi e impauriti.
-Ha perso molto sangue... Per adesso la ferita al collo è molto profonda. Dovremmo fare qualcosa per i muscoli che si sono danneggiati. Gli abbiamo anche controllato se l’esofago si fosse danneggiato. Siete stati molto fortunati...- Concluse indifferente.
I due tirarono un sospiro di sollievo e Ray ritornò nuovamente a piangere. Questa volta dalla felicità. Non ci credeva. Era veramente un miracolo. Come aveva fatto? Kai sorrise, ma il dottore non aveva ancora finito.
-Tuttavia l’osso del collo ha riportato alcune maccature e abbiamo scoperto che il suo sangue è stato modificato geneticamente. Se non troviamo un donatore entro 24 ore morirà dissanguato....- Moromorò a denti stretti.
Il sorriso di Kai si trasformò in un cipiglio. Ray riprese a singhiozzare ininterrotamente. Sarebbe morto entro 24 ore e lui sarebbe rimasto li ad aspettare che il suo cuore smettesse di battere. Non voleva che andasse così, ma come poteva trovare una persona che avesse avuto il suo stesso sangue entro 24 ore? Lui avrebbe donato sicuramente il suo sangue per poterlo stringerlo ancora fra le braccia, ma senza un donatore non ci sarebbe più stato ninte da fare. Dissanguato... Il cuore smise di battergli e i singhiozzi si fecerò più crescenti. Aveva paura di perderlo. Se fosse morto non ci sarebberò più state serate al lume di candela e non ci sarebbe nemmeno stato un futuro. Se fosse morto non avrebbe più assaporato le sue labbra, morbide e dolci come lo zucchero. Non avrebbe più fatto l’amore insieme a lui e non avrebbe scoperto quanto era bello il suo amato. Non gli avrebbe più sussurrato parole dolci come “Ti amo” o “Resteremo sempre insieme”. Non si sarebberò più azzuffati per niente e non lo avrebbe mai più riempito di coccole nelle notti di solitudine. Niente di tutto quello sarebbe più successo se fosse morto. “Resteremo sempre insieme...” Era quella la frase che gli ripeteva il più frequentemente quando restavano soli in casa. “Insieme per sempre...”

  
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