[Per
cominciare dico che è la mia prima storia
di questo genere ed è quasi un esperimento.
Tengo
a precisare che qualsiasi somiglianza a persone reali o ad altre storie
è puramente casuale.
Le
piante e gli animali che verranno introdotti sono per lo più
di mia
invenzione. A fine capitoli si possono trovare informazioni precise su
animali
e piante e ciò che significano
letteralmente.
Troverete
anche una “scheda” su un personaggio. Le varie
informazioni
descrivono il personaggio in modo generico e servono ad evidenziare i
loro
cambiamenti.
Se
qualcuno non vuole troppi approfondimenti sudi essi può
anche
saltarlo poiché non indispensabili per comprendere la storia
, ma servono ad
avere, al massimo, un’idea precisa dei personaggi.
Sarebbero
graditi commenti di ogni genere (Si accettano consigli di ogni
genere).
Scusate
il mio lungo commento.
Buona
lettura!
]
Prospettiva
di ???
L’alba
è l’ora migliore per gli spostamenti
poiché i predatori notturni tornano nelle
tane e quelli diurni sono ancora immersi nel sonno . Il mio
è un mondo ostile in
cui, per sopravvivere, o uccidi o ti nascondi. Io preferisco
nascondermi.
Ci
si uccide anche fra esseri umani. Le categorie di persone che non si
uccidono
sono 2:
1)
La
prima è
la famiglia;
2)
La
seconda è
quella di coloro che forniscono le armi e oggetti per la sopravvivenza .
Questi
mercanti di certo non riforniscono le persone
gratuitamente. Per avere ciò che ti occorre bisogna
barattarlo con del cibo, ed
i costi sono alti.
Comunque
,
mi
chiamo Kōya.
Il
sole si sta alzando. Meglio
trovare un nascondiglio al più presto . Proseguo per diversi
metri fino a
raggiungere un lago.
Vado
verso la sponda , mantenendo
una distanza di sicurezza per controllare la presenza di eventuali
predatori e,
non notandone ,mi avvicino per bere.
Mi
blocco a guardare il mio
riflesso.
Osservo
i miei capelli rossi,
lunghi fino a poco sotto le spalle. Non ho proprio il tempo di
tagliarli.
Poi
mi concentro sulla mia pelle,
marroncina per via del terreno. Prendo dell’acqua e mi
pulisco il viso. Mi specchio
di nuovo e vedo il reale colore della mia pelle, che è molto
pallido, quasi
bianco.
Poi
mi fisso negli occhi, occhi
che si sono spenti dalla morte della mia famiglia.
Mi
alzo e inizio a percorrere la
sponda del lago. Dopo alcuni minuti mi ritrovo davanti ad un edificio
crollato
su se stesso, dai cartelli deduco che , anni fa, era un albergo.
Ci
sono degli spazzi tra le
macerie in cui posso entrare e nascondermi poiché i grandi
predatori della zona
non dovrebbero riuscire ad entrare. Potrei anche trovarci dei vestiti e
delle
armi. Il cibo è meglio evitarlo visto che sarà
qui almeno da un secolo o forse
più. Non so quando accadde il Grande Disastro o in cosa
avvenne quel giorno.
Mi
infilo strisciando nelle
fessure e, avvolte, riesco anche a tare in piedi. Per uno che vive come
vivo io
essere mingherlino e alto 1,59 metri non è di certo un
problema , anzi , è un
grande vantaggio.
Nel
tragitto ho trovato uno zaino
blu ,di media grandezza, praticamente integro e solo un po’
impolverato. Lo
apro e , non trovandoci niente ci inserisco subito il mio Jajkommander Tridagge che , solitamente , tengo nella tasca dei miei pantaloni
grigi.
Continuo
ad avanzare finché non
mi ritrovo in una stanza libera da macerie e ricca di residui di
provviste
ammassate in un angolo, vestiti di ricambio
e con un letto.
Ci
vuole poco per capire che qui
si è stabilito qualcuno .
Devo
sbrigarmi ad andarmene
da qui.
Mentre
cerco la via d’uscita più
rapida sento un freddo oggetto metallico poggiarsi sul mio collo e
qualcuno mi
dice –Identificati.- La voce è calma , fredda e
razionale, di chi
non si fa problemi ad uccidere, una voce
femminile.
Mi
giro con calma e incontro 2
occhi di un verde fumoso, freddi e minacciosi. Con cautela mi presento.
– Mi chiamo
Kōya.
E lei sarebbe ..?-
-Moccioso,
mi chiamo Inazuma. Ed , a quanto pare, non sei della zona, altrimenti
sapresti
chi sono.- dopo di che abbassa l’arma e si gira, poi aggiunge
–Visto che oggi
mi sento buona e non voglio uccidere un quindicenne ti lascio andare.-
Si gira
facendo oscillare i lunghi capelli biondi legati in una coda alta.
-Di
anni ne avrei 23- Ci tengo a precisare. Lei mi squadra e dice
–Allora sei più
grande, visto che io di anni ne ho 19.-
La
guardo con molta attenzione e mi fermo ad osservare la sua arma-Che
pistola è?-
Le continua a squadrarmi e risponde con voce atona - È una
pistola
semi-automatica, più precisamente una FN Five seven calibro
7,62 millimetri da
20 colpi.-
Wow
,che precisione scioccante. Ora che guardo meglio vedo che la tiene con
la
sinistra e che il suo braccio è totalmente ustionato.- Come
ti sei procurata
quell’ustione’- Chiedo con innocente
curiosità. Lei ghigna sadicamente e mi
risponde –Lo scoprirai presto. Adesso sparisci.-
Dopo
questa frase decido di andarmene. È raro uscire vivi in due
da un incontro fra
due persone. Meglio così. Situazioni simili sono molto rare.
Inizio
a vagare in cerca di un riparo pregando di non trovare predatori.
Durante le mie ricerche ho trovato diverse piante di Berī , una pianta con delle piccole bacche verdi rotondeggianti dal sapore dolce-amaro, che non adoro, ma è meglio di niente. Questo basso cespuglio ha più legna che foglie, molto utile per accendere un fuoco se ne avessi voglia.
Magio
tutti quelli che trovo sul
cespuglio davanti a me con voracità. Poi mi avvicino ad un
altro cespuglio e metto
tutti quelli presenti nello zaino fino a riempirlo per metà.
Poi
proseguo nella mia ricerca di
un nascondiglio.
Dopo
ore di ricerche l’unico
nascondiglio l’unico nascondiglio che trovo è un
fitto ed alto rovo senza
frutti, ne fiori , ne foglie, solo spine e rami. Non è il
luogo più sicuro ,ma
può andare comunque bene. Mi ci intrufolo dentro prestando
attenzione a non
ferirmi o impigliarmi.
Arrivato
in profondità mi fermo e
prendo il mio Jajkommander Tridagge, un coltello con tre lame che
girano e
finiscono in un’unica punta, e inizio a tagliare i rami del
rovo fino a ottenere
una piccola tana. Finito il mio lavoro mi raggomitolo e mi addormento.
Berī : Dal giapponese ベリー che significa chicco. È un cespuglio, di mia invenzione , con le foglie ad ago che cresce nei terreni ricchi di minerali a cespugli bassi produce delle piccole bacche sferiche di colore verde commestibili dal gusto dolce-amaro. Ha poche foglie ed un discreto numero di frutti ed è molto legnoso
Kōya
Significato nome :dal giapponese 荒野 che significa deserto.
Età:23 anni
Altezza: 1,59 metri
Sesso: Maschile
Aspetto: Capelli rossi, lunghi fino a poco sotto le spalle, fisico molto minuto che ricorda quello di un quindicenne con occhi color ossidiana e pelle molto chiara, quasi bianca.
Segni particolari: Cicatrice di un grosso morso sul fianco sinistro che si è procurato a 16 anni e sa leggere.
Carattere: È una persona prudente ,ma istintiva , non ragiona spesso su quello che fa e sul come, quando si prepara al baratto o si trova in una situazione scomoda, per il resto del tempo è una persona davvero molto allegra.
Abbigliamento :Ha una felpa molto larga di pelliccia che gli ha fatto la madre prima di morire e pantaloni di una tuta rubata a uno scheletro.
Tecnica di sopravvivenza: Si muove principalmente all’alba e al tramonto. Fa scorta dei frutti che trova spostandosi e testa se sono velenosi o meno su piccoli roditori che riesce a catturare. Avvolte pesca.
Spero vi sia piaciuto. Fatemi sapere il vostro parere tramite un commento e grazie anche solo a chi legge.
Alla prossima volta.
Ssj13