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Autore: Annabeth_    17/03/2017    0 recensioni
[...] Si alzò per andare a prendere un libro, ma dopo qualche secondo divenne bianca come un cencio e cadde a terra priva di sensi.[...]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La mia vita cominciò a migliorare quel 17 marzo 2005, grazie ad un bellissimo incontro.

Mi ero appena trasferito dal Canada alla periferia di New York. Ci spostavamo spesso con mia madre a causa del suo lavoro. Non riuscivo mai ad ambientarmi in un paese che subito dovevamo ripartire, per questo, forse, ero un ragazzo solo e scontroso. Frequentavo ancora il liceo e quello sarebbe stato il mio primo giorno di scuola, il giorno che odiavo di più.

Entrai in classe sperando di non dover subire la solita umiliazione di presentarmi da solo, ma naturalmente non fu così. Dopo che ebbi detto velocemente il mio nome e il posto dal quale provenivo il professore mi fece sedere accanto ad una ragazza.

“Ciao sono Reachel” Si presentò lei sorridendo, non le risposi, mi misi le cuffiette e restai nel mio mondo fino a fine lezione. Appena suonò la campanella uscii in corridoio sapendo già che sarei stato preso di mira dai bulli. Era sempre stato così. Mi vedevano solo, indifeso, ma non sapevano che non ero il genere di ragazzo che si lascia picchiare.

Come avevo previsto dopo pochi minuti un ragazzo corpulento mi spinse contro gli armadietti: “Ehi gorilla stai attento!!” gli urlai stizzito. Questo si girò e mi spinse nuovamente, persi l’equilibrio e caddi. Dietro di me sentii dei passi e una ragazza che si faceva avanti: “Ehi Rodan lascialo in pace!” Quest’ultimo mi guardò in grottesco, ma alla fine se ne andò. “So difendermi da solo” dissi irritato “Un semplice grazie sarebbe bastato” rispose lei tenendomi la mano. Mi alzai senza degnarla di uno sguardo, lei alzò gli occhi al cielo: “Ti stavo cercando, il professor Giordan vuole che ti faccia da tutor, ciò significa che passeremo molto tempo insieme quindi vedi di essere un po’ più gentile”. Restai a guardarla, come faceva quella ragazza ad essere sempre così allegra?

Da quel giorno io e Reachel passammo molto tempo insieme, lei mi spiegava tutto ciò che dovevo sapere sulla vita scolastica e finimmo per diventare molto legati luno all’altro. Studiavamo insieme, uscivamo, finalmente la mia vita sembrava migliorare grazie alla visione del mondo sempre ottimista di quella strana ragazza. Mi sentivo davvero bene per la prima volta nella mia vita. Un giorno, però, mentre stavamo studiando, buttai tutto all’aria come preso da un raptus improvviso e gridai che tutto ciò non sarebbe servito a nulla perché tanto mi sarei dovuto trasferire presto. Lei con pazienza mi chiese come mai ero sempre così scontroso e mi impedivo di essere felice e amare la vita. Non le risposi, non sapevo neanche io il perché, forse era stata la mia infanzia difficile. Si alzò per andare a prendere un libro, ma dopo qualche secondo divenne bianca come un cencio e cadde a terra priva di sensi. Chiamai immediatamente l’ambulanza e la seguii in ospedale. Dopo qualche ora i medici informarono la madre che il tumore al cervello si era esteso notevolmente e che sarebbe morta in poco tempo. Rimasi immobile, svuotato, non sapevo cosa pensare. Entrai nella piccola stanza e mi sedetti accanto al suo letto. Mi sorrise, come faceva in quel momento?

“Non mi guardare in questo modo, sono sempre io” abbassai lo sguardo: “Come fai ad essere così forte, felice?” alzò le spalle : “ Ho sempre saputo che sarei morta, ma non mi sono mai data per vinta, ho lottato e lotterò fino all’ultimo. Quando mi hanno diagnosticato il tumore ho capito che mai e poi mai avrei dovuto sprecare un solo istante; che la vita è preziosa, non va sprecata commiserandosi, ma va vissuta fino in fondo, con felicità. Bisogna impegnarsi, lasciare un segno anche solo alle presone che si ha amato. Ed è per questo che sono sempre solare. Non ho mai permesso che la malattia avesse il sopravvento su di me, perché avrebbe significato essere sconfitta, ma ho tratto forza da questa mia sfortuna e ora mi sento vincitrice, davvero, quindi non compiangermi, ma sii felice!” Restai in silenzio. Le sue parole, la sua forza mia avevano colpito nel profondo.

Dopo un mese morì, fu un periodo difficile per me non riuscivo ad essere come lei mi aveva detto.

Dopo il funerale restai sulla sua tomba piangendo. Ad un certo punto si levò il vento e un piccolo fiore bianco si depositò sopra la mia manica, guardai in alto e vidi da dove era giunto. Un solo fiore era rimasto attaccato all’albero, alla vita, quasi con ostinazione. Mi venne in mente lei e quel suo modo di vivere così allegro nonostante le sue condizioni, lei e la sua grande forza, lei e la sua voglia di vivere proprio come quel fiore. Me ne andai sorridendo. Da quel giorno non persi nulla di quello che la vita aveva da offrirmi. Vissi felice, non mi arresi mai e puntai in alto per lasciare un segno. Non dimenticai mai quella ragazza che mi aveva cambiato la vita.

 

 

 

  
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