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Autore: hart_kinsella    17/03/2017    0 recensioni
Collezione di one shots/drabbles che danno uno spaccato della vita di Zoe e Wade nella s2, come "amici di letto" prima e coppia poi.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Wade Kinsella, Zoe Hart
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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iii. clean clothes, dirty minds
 
 
Grazie a Wade, Zoe scopre che il bucato può non essere poi così noioso.

_____

 
È una giornata afosa a Bluebell: Wade è appena entrato nella cucina del sindaco dalla porta di servizio sbuffando per l'arsura che avverte...forse, con il senno di poi, non è stata una buona idea dedicarsi proprio oggi ai lavori di manutenzione che Lavon gli ha suggerito di fare in giro per la piantagione. Dopo essersi asciugato distrattamente con l'avambraccio il sudore che gli imperla la fronte, il barista si avvicina al frigorifero e, dopo averne spalancato un'anta, vi immerge dentro la testa, sia per cercare ristoro dal caldo sia per recuperare una bottiglia di birra, la giusta ricompensa per il suo duro lavoro, si dice, mentre si libera del tappo con un gesto perfezionato negli anni e ne butta giù una sorsata.

La sua vista torna a farsi nitida, un brivido gli percorre la schiena mentre la sua temperatura corporea scende e lui fa un sospiro soddisfatto, abbandonando la bottiglia di birra sul piano di lavoro accanto a sé. Proprio in quel momento il silenzio del tardo pomeriggio rovente viene interrotto da un rumore sordo e ripetuto proveniente dalla sala della lavanderia.

Incuriosito, Wade vi ci si dirige, impalandosi sulla soglia con un ghigno intrigato sul volto quando si ritrova davanti il sedere di Zoe fasciato in un paio di pantaloncini di jeans e in quel momento a mezz'aria, mentre lei armeggia con la lavatrice, dando le spalle alla porta.

Per Wade quello è un richiamo irresistibile e in men che non si dica la sua mano si posa malandrina e fulminea sul lato b di Zoe al suono di un trionfante “Tana per Doc!” che la fa rialzare di scatto, un grido soffocato in gola e lo sguardo sconvolto.

“Wade!” Lo rimprovera, con il suo accento newyorchese e quel modo tutto suo di allungare la “a” che rende il suo tono acido quasi sexy, mentre lei fa per assestargli una pacca sul braccio, senza successo, sotto la risata scrosciante del suo vicino di casa/amico di letto “Mi hai spaventato a morte” Aggiunge la dottoressa, assumendo un'espressione scostante e di sufficienza, prima di tornare a concentrarsi sulla cesta di panni sporchi che le era caduta a terra per lo spavento.

“Che stai facendo?” Le domanda Wade, un'ultima traccia di divertimento avvertibile nella sua voce, mentre si gode ogni suo movimento, con le braccia incrociate davanti al petto e la testa inclinata contro lo stipite della porta, a cui è appoggiato.

“Il bucato, genio” Lo apostrofa Zoe con aria velatamente sprezzante “Lo sapresti se ogni tanto ti degnassi di dare una pulita alla tua collezione di camicie a quadri” Il suo tono adesso è più ironico, di bonario rimprovero, mentre lei infila i capi nel cestello della macchina.

“Uhm, visto che sei brava, forse potresti farlo tu per me: ho giusto una macchia qui sulla canottiera...”

Lei, sempre dandogli le spalle, ricaccia indietro uno sbuffo sarcastico “Scordatelo, non sono mica la tua camer...” Le parole le muoiono in gola quando, voltandosi, Zoe vede Wade sollevare quasi al rallentatore la canottiera che ha indosso sopra la testa e liberarsene con un rapido gesto di noncuranza “...iera” Termina di pronunciare lei, la saliva azzerata e le guance paonazze – la temperatura si è decisamente appena innalzata, ancora di più – mentre i suoi occhi non smettono di seguire ogni linea degli addominali perfetti dell'uomo che le sta davanti e che in quel momento la sta guardando in un misto di malizia e autocompiacimento “Wade, che intenzioni hai?” Gli chiede Zoe, la voce venata di un inedito imbarazzo e uguale paura, le mani sollevate davanti a sé per cercare di tenere lontano il barista, che le si sta avvicinando con una luce inequivocabile nello sguardo.

“Penso che tu lo sappia” Le sussurra con voce roca e un sorriso che a Zoe fa tremare le gambe ancora dopo tutto questo tempo, gli occhi verdi che non si staccano dal viso della ragazza, la quale indietreggia con un sorrisino nervoso in faccia man mano che lui avanza, finché quella loro sottospecie di danza senza musica non viene bruscamente interrotta dallo scontro del corpo di Zoe con la lavatrice, che la fa sussultare e la costringe in una pericolosa, sexy trappola. Le mani di Wade, che non può fare a meno di ghignare soddisfatto per essere riuscito a bloccarla senza via di scampo, scendono sui suoi fianchi, incastrandosi alla perfezione come fossero pezzi combacianti di un puzzle, mentre lui china il viso verso quello di Zoe, gli occhi chiusi e sulle labbra un sorriso che anticipa il contatto delle loro bocche.

È vicino, vicinissimo, tanto da avvertire il sapore dolciastro del lucidalabbra alla fragola che lei ha spalmato sulle labbra, quando la dottoressa, riemergendo all'improvviso dalla nebbia di desiderio in cui lui l'ha fatta cadere, lo scosta da sé con una poderosa manata sul petto, che fa riaprire a Wade gli occhi e lo fa tornare prepotentemente alla realtà.

“Non possiamo...e se Lavon arrivasse?” Obietta debolmente Zoe, il cui sguardo spaurito e il modo in cui si morde il labbro inferiore gli fanno intuire che non è poi così contraria a quell'intermezzo pomeridiano.

“Non tornerà a casa prima di stasera, Doc” Le assicura il barista e lei potrebbe giurare di non aver mai sentito qualcosa di più sexy, mentre un sorriso le si palesa lentamente sulle labbra, subito afferrate da quelle di Wade in un bacio famelico, che le strappa un gemito di sorpresa e piacere insieme, mentre Zoe gli aggancia le braccia intorno al collo, le mani affondate nei suoi capelli biondi, scompigliati presto all'inverosimile.

Senza smettere di baciarla, Wade la solleva da terra e la fa sedere sopra alla lavatrice, Zoe che aggancia le gambe immediatamente ai suoi fianchi, attirandolo ancora più vicino a sé, prima che la bocca di Wade abbandoni la sua e si diriga più a sud sul suo collo, mentre lei si lascia andare ad occhi chiusi alle sensazioni che lui le provoca.

Finché non ce la fa più e, scostandolo con delicata fermezza, non ricattura la bocca di lui con la sua, le loro lingue che danzano insieme incessanti ed insaziabili, mentre una mano di Zoe reclama con violenza il corpo di Wade contro il proprio e quella dell'uomo comincia a slacciarle la camicetta, insinuandosi al di sotto del tessuto leggero per sfiorarle la pelle nuda. Lei si stacca da lui quel tanto che basta per liberarsi con uno strattone dell'indumento, che finisce da qualche parte nella stanza, rivelando un reggiseno di pizzo che per un attimo fa rimanere Wade senza fiato e incapace di ragionare.

Congratulandosi mentalmente con se stessa per la scelta della biancheria che ha fatto quella mattina, Zoe, ormai incapace di sostenere la distanza da lui, riprende a baciarlo appassionatamente, mentre la sua mano destra si abbassa fino a trovare il bottone dei suoi jeans, che lei slaccia dopo averci armeggiato per qualche secondo (la dottoressa Hart non sa dire precisamente perché, ma quando la bocca di Wade è sulla sua, fa fatica a compiere anche il gesto più semplice, quello che in altre circostanze le riuscirebbe ad occhi chiusi), strappando a entrambi due identici sorrisi, che si scontrano malamente, cosa che non fa altro che acuire ancora di più il divertimento di ciascuno dei due.

Ma è un attimo e la passione torna ad avere il sopravvento, mentre Zoe tiene Wade saldamente ancorato a sé per i fianchi, una mano sulla sua nuca e l'altra sulla sua schiena nuda, sempre più in basso, e lui le accarezza su e giù una gamba, l'altra mano ad afferrarle possessiva il volto.

Nella casa deserta e sonnacchiosa per il caldo, l'unico suono udibile è quello del fuoco che li divora. E il bucato viene del tutto dimenticato.

 

Più tardi, il sole che volge al tramonto, Lavon rientra a casa richiudendosi alle spalle la porta che dà sulla cucina con un sospiro stanco: è stata una lunga giornata quella del sindaco, che non vede l'ora di buttarsi sotto il getto della doccia e poi sorseggiare una bella birra ghiacciata mentre prepara la cena. Come se qualcuno avesse anticipato i suoi desideri, una bottiglia di birra già stappata è effettivamente ad aspettarlo sul piano di lavoro, la condensa ormai sparita e il poco contenuto rimasto bollente dopo le ore in cui è stata lontana dal frigorifero, nota l'uomo sollevandola con una mano, la fronte aggrottata.

Improvvisamente, la quiete della tarda sera viene interrotta da un parlottare fitto fitto, alternato da qualche risata, che alla fine rivela Wade e Zoe la quale, alle spalle del ragazzo, trasporta una cesta piena di panni lavati e asciugati.

“Uh...buonasera, affittuari” Li saluta Lavon, l'aria leggermente sostenuta, specialmente per la birra sprecata che riappoggia sul bancone.

I due, presi come sono l'uno dall'altra, sobbalzano al suono della sua voce “Hey, Lavon” Risponde al saluto Zoe, le guance arrossate ed un'espressione sfuggente e vagamente colpevole in volto, mentre con la mano libera dalla cesta si riavvia dietro l'orecchio una ciocca di capelli evidentemente provati dalle attività del pomeriggio (così come la camicetta che, nella foga di rivestirsi, la dottoressa non si è nemmeno accorta di avere indossato al contrario).

“'Sera, signor sindaco” Wade, dal canto suo, non ha alcuna preoccupazione al mondo, la solita aria baldanzosa e spensierata, mentre si dirige affamato al frigorifero per uno spuntino “Stavo aiutando Doc con il bucato, ma abbiamo finito, quindi...” La sua voce leggera dice tutto e niente, sotto lo sguardo indagatore di Lavon.

“Oh no, no, no, no...non dirmi che avete battezzato anche la lavanderia!” Sbotta esasperato l'ex giocatore di football, facendo arrestare entrambi, raggelati, sulla strada verso la porta.

Zoe, paonazza, fa qualunque cosa tranne che incrociare lo sguardo del suo migliore amico, mentre Wade, per niente vergognoso, scrolla le spalle, un sorriso da impunito sulla faccia (la sua affermativa risposta silenziosa all'intuizione di Lavon), prima di guadagnare l'uscita, sotto gli occhi fiammeggianti del padrone di casa.

Zoe, imbarazzatissima, fa per seguire il suo amico di letto fuori dalla porta, ma una volta sulla soglia ci ripensa, si gira verso Lavon e gli sussurra un “mi dispiace” colmo di rammarico, al quale l'uomo risponde con un cenno affermativo della testa ed uno, sbrigativo, della mano che le fa segno di uscire e che, in qualche modo, le accorda il suo perdono.

Una volta rimasto solo, Lavon, lo sguardo fisso sulla porta ormai chiusa, sospira, scuotendo incredulo la testa: non importa quanto ci provi, quei due non cambieranno mai. Ma in fondo, non può fare a meno di chiedersi, quanto sarebbe noiosa e solitaria la sua vita senza di loro?

  
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