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Autore: Brit    17/03/2017    3 recensioni
Una Supercattiva e una Supereroina sono coinquiline, ma non lo sanno. Ogni giorno escono e si scontrano, tornano a casa e si prendono cura l’una dell’altra, mentre mentono su come si sono ferite.
Traduzione di "A Rose by any Other Name" di Averno
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una traduzione della fanfiction "A Rose by any Other Name" by Averno.

Note:
Quindi, Atomic Amaretto è il nome di Lena da Supercattiva. Si, so che fa schifo, ma lo cambierò se qualcuno penserà a qualcosa di meglio. L’ho scritto in quaranta minuti, in una notte in cui mi ero ingozzata di troppi amaretti, quindi questo è ciò che ne è venuto fuori. Grazie se leggerete!


 
 
Erano le cinque di mattina quando Kara si svegliò.
All’inizio non capì il motivo, ma poi sentì un tonfo dal salotto e il suono di un bicchiere lasciato cadere senza cura nel lavandino.
Lena. Pensò con un ringhio, catapultandosi fuori dal letto. Quante volte la sua compagna di stanza lo avrebbe rifatto? Tornare a casa ad orari assurdi e girovagare rumorosamente nell’appartamento come se non sapesse che Kara sarebbe dovuta essere al lavoro tra meno di due ore.
Kara aprì la porta della cucina e urtò Lena, che era inginocchiata di fronte al frigo; i jeans stretti non distrassero abbastanza Kara dal notare che Lena stava mangiando degli involtini rimasti della Supereroina.
“E-ehm.”
“Oh, Kara. Buongiorno,” disse Lena, come se non sapesse che Kara vivesse lì. “Ti sei svegliata presto!”
Kara digrignò i denti. “Non volutamente.”
Lena alzò un sopracciglio. “Mmh. Beh, questo è un problema. Un buon sonnifero potrebbe aiutarti, dovresti pensarci.”
Kara socchiuse le labbra un paio di volte, così nervosa da non riuscire a trovare le parole.
“Magari qualcosa anche per quella lingua asciutta.” Lena ammiccò, superando Kara, e raggiunse la sua camera, chiudendo la porta dietro di sé.
 
Xxxx

Era stata una fottuta, lunga giornata da Supercattiva. Lena zoppicò verso l’armadietto del vino, afferrandone un bottiglia intera, perché fanculo, le diete non contano nei giorni in cui i tuoi scagnozzi supercattivi perdono la pistola a raggi mega.
Con la mano, Lena girò il tappo dolorosamente, afferrando la sua tazza preferita su cui c’era scritto “Chillin’ like a Villain.”
Si lasciò sfuggire un gemito, quando bevette il primo sorso. Era ricoperta di sporco e c’era una bruciatura sui suoi nuovi tacchi a spillo. Ma Dio, era così bello farsi un drink.
Prendendo la bottiglia dal collo, Lena si recò in bagno e iniziò a riempire la vasca con acqua bollente. Centinaia di bolle quasi si rovesciarono dall’orlo della vasca quando Lena entrò, sospirando.
Rimase distesa per un minuto, con gli occhi chiusi, lasciando che l’acqua rilassasse i suoi muscoli doloranti. Si sistemò più comodamente, scivolando verso il basso fino a quando il suo viso si trovò appena sopra il livello dell’acqua.
Dio si.
 
Quack.
La calda, rilassante sensazione lentamente svanì dal corpo di Lena. Che diavolo era quel suono. Aprì gli occhi con fatica, riluttante.
Quack.
Kara. Lena avrebbe voluto urlare. Questo era troppo. Lei era una Supercattiva, per l’amor di Dio. Aveva progettato piani malvagi per tutto il giorno. Aveva scolpito le sue iniziali nella luna con un laser delle dimensioni del telescopio Hubble. Aveva creato un virus, che avrebbe inviato video di gatti a tutti i cittadini di National City, attraverso i loro cellulari, per una settimana. Aveva lasciato le conferme di lettura sui suoi messaggi per poi non rispondere per ore.
Una paperella piccola e carina, all’interno del suo bagno malvagio, era troppo.
Lena strinse gli occhi alla vista di essa, realizzando, con una sensazione nauseante, che alle sue spalle c’era un’intera famiglia di anatroccoli.
Sollevandosi con quella poca dignità che le era rimasta, Lena si avvolse in un asciugamano di raso nero e prese le paperelle in mano, buttandole giù dalla finestra con un ghigno soddisfatto.
Che liberazione.
Asciugandosi le mani, Lena si diresse verso la camera di Kara, bussando forte alla porta. Ma, dopo qualche minuto senza risposta, capì che la sua compagna era ancora fuori.
Dove va sempre? Si domandò, guardando l’ora sul cellulare. Sono le due e trenta di notte, c’è una convention su My Little Pony in città, o qualcosa del genere?
Con una smorfia, tornò nel suo bagno, appuntandosi mentalmente di controllare in salotto se ci fosse stato qualche altro peluche nascosto, che Kara sembrava amare così tanto.
 
Xxxx
 
“Stai facendo cadere del sangue sul tavolo.”
Kara guardò in alto verso Lena, cercando di bendare la ferita sul suo braccio, vedendo la sua compagna accigliata, mentre si appoggiava alla porta.
Perfetto. Kara sospirò. Non bastava che Atomic Amaretto fosse riuscita a scappare ancora, ma ora l’orrore della sua compagna di stanza era tornato. Kara armeggiò con i rotoli di carta che stava usando per fermare l’emorragia, rovesciando, nel mentre, un mucchio di tovaglioli usati sul pavimento.
“Mi dispiace, pulirò. Lasciami solo…” Kara rovesciò la ciotola d’acqua vicino a lei, bagnando completamente il libro di Lena che era sul tavolo. “Oh cavolo. Dio, Lena, scusami, posso risolvere…”
Lena sospirò e scosse la testa. “Vieni qui.”
“C-cosa?”
“Stai sbagliando,” Lena indicò il bicipite di Kara. Si avvicinò e afferrò i rotoli di carta dalle mani di Kara, che rimase scioccata.
“Hai già rovinato il mio libro; è davvero troppo rimanere a guardarti mentre ti massacri il braccio.” guardando Kara indietreggiare, il tono di Lena si ammorbidì. “Non dovresti proprio usare i rotoli di carta per un taglio così profondo, la carta potrebbe rimanere attaccata alla ferita.” Lena immerse un panno nella ciotola d’acqua e iniziò a pulire via il sangue dal braccio di Kara, con movimenti lenti.
Kara era sorpresa di quanto fosse delicato il tocco di Lena. La sua mano era calda sulla sua pelle. “Grazie.”
Lena alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Kara, e l’eroina trattenne il respiro, perché wow, non aveva mai notato quanto fosse stupenda la sua compagna di stanza.
“Di niente. Cos’è successo, comunque?”
“Oh. Ehm. Sono inciampata…in un cassonetto.” Kara chiuse gli occhi, un cassonetto?
“Mmmh, brutta giornata?” Lena sussurrò, le sue dita percorrevano il piccolo taglio appena sotto il sopracciglio di Kara.
L’eroina rabbrividì. “N-no. Sai che sono maldestra.”
Lo sguardo di Lena scese sui fianchi di Kara, per poi risalire fino agli occhi.
Sta solo controllando se ci sono altre ferite, l’eroina ripeté a se stessa, fingendo che il rossore sulle sue guance fosse solo dovuto alle fatiche del giorno.
“Avrai bisogno di qualcosa di più grande di una benda per questi. Ho un kit di pronto soccorso, aspetta.” Lena disse dolcemente, una volta che i suoi verdi -ed infuocati- occhi finirono l’ispezione.
“Oh, sto bene così. Non ne ho bisogno.” Perché sono Supergirl e il sole mi guarisce; in poche ore questi graffi spariranno completamente, pensò.
Lena sparì nel corridoio, per riapparire un minuto dopo con una scatola piena di medicine. Le sopracciglia di Kara si sollevarono perché nessuno avrebbe potuto immaginare che la sua compagna di stanza avesse una tale collezione di medicine e materiali di cucitura.
“Sei molto fornita!” esclamò.
“Beh, quando la tua compagna di stanza continua ad inciampare nei cassonetti e…cosa è successo la settimana scorsa? Ti sei unita ad un club di pallanuoto? E’ meglio tenersi preparati...” Lena deviò il discorso.
Kara arrossì, ricordando come Amaretto a bordo di una petroliera, l’altro giorno, l’avesse lasciata zuppa e ricoperta di lividi indescrivibili. “Già, sarà che non sono così brava. Comunque mi dispiace di aver bagnato il tuo libro..”  Borbottò.
Lena chiuse gli occhi. “Non preoccuparti…è stato un incidente.”
Kara poté praticamente percepire il modo in cui la sua compagna si stesse sforzando nel pronunciare quelle parole, tra i denti.
"E suppongo che sia giusto, sai.." Lena guardò verso il salotto, continuando velocemente “mi sono sbarazzata della tua cornice con la foto del gattino, l’altro giorno.”
“Intendi che non è caduta e non si è rotta?”
 “…no.”
Kara socchiuse gli occhi. “Quindi hai commesso su gatticidio.” Cercò di trattenere una risatina senza riuscirci.
Lo sguardo di Lena si rivolse verso di lei; con occhi sorpresi ma anche confusi, come se aspettasse che Kara reagisse in modo diverso.
“Non credo che sia problema così grande.” disse giocosamente, esitando.
“Phft. È totalmente un problema. Potresti essere arrestata, andare in prigione o mandata nei gulag.”
Lena alzò un sopracciglio,  spavalda, “Ah, è così?"
Kara annuì seria. “Assolutamente.” Poi si chinò e sussurrò all'orecchio di Lena con una finta serietà, "Ma non preoccuparti, non lo dirò a nessuno."
Un piccolo sorriso fece capolino sulle labbra di Lena e Kara realizzò che non aveva mai parlato a Lena prima d’ora; le loro interazioni si erano limitate a pochi grugniti, scontrandosi mentre si passavano a fianco, tornando o lasciando l’appartamento, la mattina presto.
“E’ così? Bene allora. Vorrà dire che mi farò perdonare." disse Lena, marcando ogni singola parola e mordendosi il labbro inferiore, scatenando un'ondata di calore nel corpo dell'eroina.
“Oh wow Lena. Cioè, no! No, va bene così.”
Lena si appoggiò allo schienale, divertita. Mise una mano sulla gamba di Kara: "Stavo solo scherzando." Ma il modo in cui le sue dita accarezzarono delicatamente la pelle dell’eroina come se stesse cercando di ottenere una reazione dall'eroina, dicevano il contrario.
“Lo so. Pff. Non penso che- Intendo che, mi sento buona. Cioè, l'altra settimana era il mio compleanno e quindi ti grazierò.
Grande Danvers. Buon recupero.
“E’ stato il tuo compleanno?” disse Lena, improvvisamente seria.
“Si, in realtà nessuno è venuto, quindi non è stato un gran problema quest’anno,” Kara divagò, notando lo sguardo divertito che Lena le stava riservando. “non mi aspettavo che tu lo sapessi, siamo compagne di stanza soltanto da un mese e non sono una persona molto presente e…oh! Lena, la tua mano!”
Kara si fermò a metà della frase mentre sollevò la mano ammaccata della sua compagna, avvicinandola alla sua. “Che è successo?”
Le nocche erano nere e gialle e due dita erano praticamente appiccicate.
Lena tirò via la mano e la portò dietro di sé, “Il mio autista ha sbattuto contro un’altra auto l’altro giorno e, accidentalmente, ho colpito il cruscotto. 
“Hai bisogno di ghiaccio o…?”
Lena ridacchiò e si sollevò, “Sto bene Kara, sto andando a dormire, buonanotte.”
Kara guardò Lena sparire, con un goffo sorriso sulla faccia, e andò anche lei a letto.
 
Xxxx

Supergirl serrò un paio di manette ai polsi di Atomic Amaretto. “I giochi sono finiti, Amaretto. Ti ho presa.”
La Supercattiva guardò Kara e le fece un sorriso diabolico, “E’ un po’ troppo per un primo appuntamento, non credi?”
Supergirl alzò gli occhi, non era decisamente in vena per i suoi flirt. Doveva ancora consegnare un rapporto a Snapper entro un’ora, non aveva tempo di scherzare con la criminale più corrotta di National City.
“Si vede che non sei mai stata ad un appuntamento con me. Ora arrenditi o chiamerò il DEO per trascinarti.”
“Oh, no, per favore. Dove sono le buone maniere, Supergirl? Sono sicura che tu sia stata educata meglio di così.” Senza sforzarsi, Amaretto si liberò dalle manette, facendole penzolare scherzosamente davanti alla faccia di Kara.
Kara la guardò male. “Bene, giochiamo così.” Tirò un pugno alla cattiva, facendola volare all’indietro.
Continuarono a colpirsi e schivarsi, fino a quando Amaretto, finendo dall’altra parte della strada, sfoderò dalla tasca posteriore un pezzo di tecnologia aliena e la puntò verso l’eroina.
Kara sollevò un bus, “Abbassa quel…” fece una pausa. Cosa diamine aveva la cattiva, nella mani?
La Supercattiva sorrise, “equalizzatore di particelle atomiche. È una pistola a raggi. Sulla Terra sarebbe capace di sommergere intere masse sott’acqua.”
“E perché ne hai bisogno?”
Amaretto alzò le spalle, come annoiata. “Ad essere onesta, stavo per colpire il Canada. Dopo aver visto Justin Bieber e Carly Ray Jepson mi sento come se stessi facendo un favore al mondo.”
“Dimmi che scherzi.”
La cattiva squadrò Kara. “Se stessi scherzando, sarei vestita come te.”
“Sai, l’arroganza è davvero una qualità attraente.”
“Hm, speravo l’avessi notato. Utilizzerei l’arroganza oppure mi tingerei i capelli color evidenziatore. Devo ammettere che la prima cosa è molto più semplice da mantenere.”
Kara strinse i denti infastidita e gettò l’autobus sul nemico, che, prontamente, lo schivò. “Cosa vuoi?” disse frustrata. Era davvero stanca ed arrabbiata.
Amaretto si avvicinò. “Beh, potrei iniziare con te.”
Kara la guardò, senza capire. “Come, scusa?”
“Pensaci, Supergirl. Io, te e una bottiglia di Dom Perignon del 1804. Ti permetterei pure di ammanettarmi, questa volta.” Si fermò, rivolgendole un sorrisetto. “Qualcosa che so che hai sempre sognato di fare da anni.”
Una piccola collana d’oro scivolò fuori dal suo costume nero da Supercattiva, e Kara la fissò per un attimo. Quel gioiello le era in qualche modo familiare.
Quando Kara riguardò Amaretto, era a pochi metri di distanza da lei, le labbra dischiuse in un sorriso sornione.
“Io-” Kara dimenticò come respirare.
Amaretto le strizzò l’occhio e serrò le manette rinforzate, che Kara le aveva messo prima, ai polsi dell’eroe, “Lo prenderò come un forse,” e corse via, sfuggendo dalle grinfie di Supergirl ancora una volta.
 
Xxxx
 
Kara innaspò verso il salotto con un occhio nero, che le rendeva difficile vedere, e le costole ammaccate, che le rendevano difficile respirare.
Si lasciò andare sul divano, accanto a Lena.
“Hai un aspetto terribile.” la scherzò la sua coinquilina.
Kara sorrise. Dall’altra notte, quando Lena aveva bendato il suo braccio al tavolo della cucina, le due compagne si erano confortate a vicenda, senza fare mai troppe domande sul perché Kara improvvisamente si fosse unita a così tante squadre sportive o come Lena riuscisse a sbattere contro una porta del club ogni settimana. Lena le aveva anche dato il suo regalo di compleanno, un dipinto originale di Monet. Kara avrebbe di sicuro sospettato qualcosa su come l’avesse ottenuto, ma sapeva che Lena era una delle persone più ricche di National City.
Kara sorrise. Guardò Lena e si accorse che stava sorseggiando lentamente del vino, con il labbro spaccato. Kara ridacchiò, “Anche tu!”
Lena si voltò per sorridere, ma fece una smorfia per il dolore. “Posso portarti una birra?”
“No, sono apposto. Devo lavorare domani mattina.”
Lena scrollò le spalle, “Come vuoi”. Si spostò più vicino a Kara, sporgendosi ad afferrare il telecomando sul bracciolo opposto.
Kara deglutì, cercando di non pensare al modo in cui il corpo di Lena premeva sul suo.
Allungandosi di più, Lena prese il telecomando. “Cosa vuoi guardare stasera?” si accomodò meglio sul divano, la sua coscia che toccava appena quella di Kara.
“Mmmh, ‘The Bachelor?*”
“Noo,” Lena inclinò la testa all’indietro e gemette in un modo che fece sobbalzare il cuore di Kara. “Possiamo guardare qualcosa di PBS*?”
“Nah. È il mio turno stasera.”
Lena alzò gli occhi e sospirò. “Uff, non riesco proprio a dirti di no.” Kara sperò che Lena non si accorgesse di come le sue parole le avessero fatto perdere un battito.
Lena mise il canale giusto, ascoltando lo slogan familiare dello show. Stettero in un confortevole silenzio che Lena occasionalmente interrompeva deridendo lo show: “Quanto sono stupide queste ragazze!” diceva con tono sprezzante.
Quando lei borbottò “Amore a prima vista sto cazzo”, Kara colpì Lena nelle costole, e quest’ultima le diede una spinta giocosa, lasciando che i loro fianchi si toccassero.
Kara cercò di focalizzarsi sullo show, ma la sua attenzione continuava a vagare per la donna accanto a lei.
Però Lena sembrò non accorgersene. Sbadigliò e mise le gambe sotto di sé.
Stai calma, Kara. Stai calma-
“Va tutto bene?” le chiese piano Lena, avvicinandosi a lei e appoggiando la testa sulla sua spalla.
Il cuore di Kara esplose. “Si.” squittì.
Lena rise e pizzicò il suo polso, sentendo una imprecazione da Kara. “Mmh, sei sicura? Sembri nervosa.”
L’eroina rise goffamente. “No, sai, mi sento solo, presa.” Disse indicando vagamente il televisore dove le fasi finali della cerimonia venivano mostrate.
“Oh” Lena aggrottò la fronte.
Kara non sapeva cosa dire, ma dopo un attimo sentì il peso della testa di Lena sulle sue spalle e un delicato russare. Sorrise; come poteva essere così carina?
Quando lo show si concluse definitivamente, Kara scosse delicatamente Lena, “Ehi, Lena, è finito.” Sussurrò.
Lena aprì pigramente i suoi occhi verdi, ricordando alla sua coinquilina un gatto che si stira dopo un sonnellino. “Mmmm, mi dispiace di essermi addormentata, com’era?”
Kara deglutì. “Bello.”
Lena sorrise. “Bene.”
Kara si sentì così stupidamente felice che allungò una mano e mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio di Lena, che spalancò gli occhi.
Ma prima che potesse dire qualcosa, Kara notò un segno sul collo della sua compagna di stanza. “È una bruciatura?” chiese preoccupata, perché Rao, Lena si faceva male molto più di chiunque altro.
Lena si toccò il collo. “Uh, no…è, um. Dell’altra sera.”
Kara realizzò e arrossì. Aveva un succhiotto. Non doveva essere troppo sorpresa, sapeva che Lena usciva quasi ogni notte, ed era così bella...cosa sarebbe potuto succedere altrimenti?
Kara non riuscì a nascondere il senso di vuoto nel suo stomaco. “Ti dispiace se vediamo il telegiornale?” disse, fingendosi allegra.
Lena la guardò con un’espressione indecifrabile sul viso. “Kara…” la osservò come se volesse dirle qualcosa.
Ma l’altra alzò la mano a fece una finta risata. “Per favore, Lena. Non devi spiegarmi nulla. Cosa fai nel tuo tempo libero non sono affari miei.”
E prima che l’altra donna potesse dire altro, Kara si spostò e prese il telecomando, girando canale. “Ti dispiace se guardiamo velocemente il telegiornale?” si affrettò a dire.
Lena la fissò e annuì. Girarono appena in tempo per vedere un punto culminante della lotta dell’altro giorno tra Supergirl e Atomic Amaretto.
Kara cercò di rimanere impassibile mentre osservava se stessa volare sulla scena, con il mantello fluttuante. “Che lotta, eh?”
Lena aggrottò la fronte, spostando velocemente lo sguardo dalla tv. “Sì, Supergirl è davvero un’eroina.” Allungò la mano e afferrò la coscia di Kara, quando, in tv, un brutto colpo fece barcollare sia l’eroina che la cattiva. “Odio vederle così.” Mormorò.
Un’ondata di colpa si schiantò su Kara. Naturalmente Lena odiava vedere la violenza. Prese la mano della donna, massaggiando con piccoli cerchi le sue nocche. “Non so cosa abbia Amaretto contro Supergirl.”
Lena la guardò sorpresa. “Cosa intendi?”
Kara agitò la mano. “Tutte queste rapine, e schemi ridicoli. Sembra che stia solo cercando di trovare Supergirl.” Abbassò la mano, così coinvolta dallo show da non realizzare di aver appoggiato il palmo sulla coscia di Lena e di aver leggermente accarezzato con le dita la pelle calda dell’altra donna.
Lena fece una risata nervosa. “Oh, beh, magari le piacciono le loro batture?”
Kara aggrottò le sopracciglia. “No, è come se fosse innamorata di lei o qualcosa del genere. Lei si sofferma sulle scene del crimine fino a quando Supergirl non si presenta.”
A Lena andò di traverso il vino che stava sorseggiando. Kara la guardò confusa e si rese conto che la sua mano era salita ai tre quarti della gamba di Lena. “Oh, Lena, mi dispiace.”
“No, non smettere.” Lena disse con voce profonda, che fece rabbrividire Kara.
“Lena, io-” Il respiro di Kara si fermò.
Lena si chinò, avvicinandosi ancora di più a lei e mettendole la mano sopra la sua.
“…Atomic Amaretto era quasi riuscita a scappare quando Supergirl l’aveva gettata contro una finestra.” il giornalista brontolò sullo sfondo mentre la tv riprendeva Atomic Amaretto con un labbro spaccato.
Kara a malapena aveva sentito.
“Kara.” Lena sussurrò, spostando a cavalcioni l’eroina.
Passò una mano sul suo viso, poi tra i suoi capelli, sentendo il suo respiro caldo e un leggero odore di vino rosso.
Gli occhi di Kara erano bloccati in quelli di Lena e la sua mano ferita scivolò dietro i fianchi di quest’ultima.
“Supergirl vola, e quando appare ha la mano destra infortunata…”
Lena appoggiò la fronte contro Kara.
Gli occhi di Kara si spostarono dalle sue labbra alla collana, che si intravedeva da appena sopra la camicia.
“Vedi qualcosa che ti piace?” chiese Lena con voce rauca, le labbra socchiuse e il suo corpo contro quello dell’altra.
Kara non riusciva più a trattenersi a lungo; tutto il suo corpo era in fiamme e sentiva la necessità di avere Lena ancora più contro di lei.
L’eroina premette le labbra contro quelle della bruna, sentendola gemere nel bacio.
Lena la spinse contro di sé, cercando di andarci piano, ma non riuscì nel suo intento.
La bionda spostò la bocca in basso, verso il collo di Lena, lasciando baci bollenti contro la pelle dell’altra donna e causandole sospiri che Kara non avrebbe mai voluto smettere di sentire.
Le mani di Lena armeggiarono con i bottoni della camicia di Kara.
“…Ma Amaretto è stata colpita di nuovo dalla vista calorifera di Supergirl. L’eroina le ha provocato una scottatura al collo.”
Kara si congelò, appena sotto la mascella di Lena, mentre le mani dell’altra donna andavano a toccare il morbido tessuto blu del costume di Supergirl, che Kara non ricordava di indossare.
L’eroina si tirò indietro e guardò Lena, realizzando all’improvviso dove aveva visto la collana della donna.
Guardò gli occhi lussuriosi di Lena che realizzavano il tutto.
“Oh.” Fu tutto ciò che Kara riuscì a dire prima che Lena si appoggiò allo schienale e si morse il labbro inferiore.
“Quindi… Supergirl, che mi dici di questo appuntamento?”
 
 
 
 
 
 
*The Bachelor è un reality show americano. Credo che ci sia pure in Italia e lo chiamino “L’uomo dei sogni”.
*PBS: canale che trasmette show televisivi come Masterpiece, Nova, Masterchef…
 
  
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