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Autore: happley    19/03/2017    1 recensioni
fem!Kirino x fem!Kariya.
Avrebbe dovuto lasciarla andare a casa, invece continuò a darle piccoli baci sulle labbra – erano così casti e lievi che le loro labbra a malapena si toccavano, eppure toglievano loro il respiro ogni volta.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Purtroppo non sono riuscita a scrivere nulla per il Ranmasa day (15/03), ma questa idea mi solleticava da un po', quindi eccola qui. In questa fic sia Kirino che Kariya sono in genderbend, ergo sono ragazze (perché io adoro il genderbend ♥); inoltre sono di un anno più grandi rispetto alla serie canonica, Kirino è al terzo anno e Kariya al secondo.
Buona lettura ;)


soft kisses

I suoi occhi si aprirono lentamente, prima ancora che riuscisse a capire di essersi svegliata. Kirino sbatté le palpebre per mettere a fuoco la stanza; si trovava nella propria camera da letto e dalla finestra entrava la luce soffusa del pomeriggio, segno che il cielo già si stava scurendo. Abbassò lo sguardo sulla ragazza che dormiva raggomitolata contro di lei: lei e Kariya dovevano essersi addormentate subito dopo pranzo. Kirino non ricordava nemmeno di essersi addormentata (non si era nemmeno sciolta i capelli, ancora legati nei lunghi codini che le solleticavano la schiena), ma doveva essere stato prima di Kariya.  I fumetti che la kouhai si era portata sul suo letto giacevano abbandonati a terra, forse spinti giù proprio da lei nel sonno.

Kirino sapeva che avrebbe dovuto svegliarla e lasciarla andare a casa prima che si facesse troppo tardi, invece si soffermò ad osservarla: Kariya aveva un visetto ancora infantile e, senza smorfie o i soliti ghigni che non promettevano nulla di buono, sembrava del tutto innocua, innocente. Kirino le scostò una ciocca di capelli dal viso, spostandola dietro l’orecchio, e le sfiorò la guancia con un dito. La sua pelle era liscia, morbida. Kirino affondò la mano nei suoi capelli, dividendo le ciocche con le dita, e si sporse in avanti per premere delicatamente le labbra sulla sua guancia; Kariya non dava segno di svegliarsi, perciò Kirino continuò a darle baci morbidi – vicino all’orecchio, sulla punta del naso, ancora sulla guancia, sulla fronte. Se qualcuno le avesse detto, un anno prima, che si sarebbe innamorata di questa persona, non lo avrebbe mai ritenuto possibile.

In quattordici anni, Kirino non si era mai davvero innamorata, al massimo aveva avuto qualche cotta innocente e solo per ragazzi; inoltre, i primi mesi con Kariya non erano stati certo dei migliori: ancora adesso, era l’unica persona capace di farle perdere la compostezza. La differenza era che adesso le piaceva, ogni tanto, lasciarsi andare in quel modo. Fin da piccola era sempre stata una con la testa sulle spalle: una volta che le avevano attribuito questa etichetta, erano nate delle aspettative. Per tutti, Kirino era una persona responsabile, con i piedi ben piantati per terra. Non le dispiaceva avere questa immagine, che corrispondeva in parte a realtà, ma c’era molto di più dentro di lei. Doveva esserci. Kariya era capace, in un modo o nell’altro, di tirare fuori tutto – la rabbia e la voglia di urlare per la frustrazione, prima di tutto, ma anche il desiderio di essere più leggera. Kariya era una ragazza spensierata, o forse per meglio dire incosciente, che non pensava mai alle conseguenze delle proprie azioni, che pensava e faceva cose contorte per il piacere di irritarla. Kirino ci aveva impiegato un po’ a capire che voleva soltanto le sue attenzioni, come un bambino che fa il bullo con la bambina che le piace. Solo che loro erano due ragazze (ma era davvero così importante? Era il suo primo amore, e quei sentimenti erano così puri e morbidi).

Kariya si stava svegliando. Le sue ciglia tremolarono lievemente contro le sue guance, eppure le sue palpebre rimasero chiuse. Kirino le posò un altro bacio sulla fronte e vide il suo volto colorarsi di rosa, segno che Kariya era abbastanza sveglia da capire cosa stesse succedendo.

“Senpai,” si lamentò Kariya, strascicando ogni sillaba, “sei così melensa.”

Kirino cercò di trattenere un sorriso mordendosi il labbro inferiore: le orecchie di Kariya erano così rosse e calde sotto le sue dita.

“Sì?” rispose in un soffio. Fece scivolare la mano sotto il mento di Kariya e le sollevò leggermente il viso, baciò le sue labbra imbronciate così piano che quasi le parve di non averlo fatto, di averlo solo immaginato.

“Sei orribile” mormorò Kariya, la voce debole e i piedi nudi freddi che si strofinavano contro i suoi e le mani strette sui suoi vestiti e i capelli spettinati e le orecchie ancora più accese e bollenti.

“Sono orribile? Perché?”

“Perché… Perché… sei orribile, e basta.”

“Hmm.”

Kirino annuì, divertita dai farfugliamenti insensati dell'altra, visibilmente troppo imbarazzata, troppo cotta anche solo per stuzzicarla come suo solito. Adorabile, pensò. Avrebbe dovuto lasciarla andare a casa, invece continuò a darle piccoli baci sulle labbra – erano così casti e lievi che le loro labbra a malapena si toccavano, eppure toglievano loro il respiro ogni volta. Kariya si fece istintivamente più vicina, strinse le dita nel tessuto della sua maglia e si scostò appena.

“Ho freddo e sono stanca” borbottò, col viso imporporato. Kariya amava lamentarsi, ma a Kirino non dava più così fastidio da quando aveva capito che anche quello era un modo come un altro di chiedere maggiori attenzioni. Kariya non era minimamente onesta, né con se stessa né con lei. Kirino si sentì sciogliere dentro quando l’altra affondò il viso nel suo collo, strofinando la punta del naso contro la sua pelle.

Mentre con una mano continuava a giocherellare coi suoi capelli, Kirino fece scivolare l’altra sullo stomaco di Kariya; la sentì sussultare e restò ferma per un momento, chiedendo un silenzioso permesso. Poiché Kariya non accennava a fermarla, Kirino proseguì, accarezzandole lentamente lo stomaco in movimenti circolari. La sentì distintamente rilassarsi sotto il suo tocco e, allora, si permise di spostarsi più su, premendole la mano sul seno, sopra il tessuto della maglia. Kariya respirava piano, quasi come se temesse che un singolo cenno brusco potesse interrompere tutto. Che carina, pensò Kirino, e la spinse a stendersi sulla schiena, così da potersi sporgere su di lei; riprese a baciarla e Kariya parve sciogliersi completamente sotto di lei. I piccoli sospiri che le sfuggivano ad ogni bacio davano dipendenza. Carina, si ripeté Kirino dandole un bacio all’angolo della bocca; carina, mentre le prendeva la mano, la premeva contro il cuscino intrecciando le dita alle sue, sfiorandole le nocche con il pollice; carina, quando premette la mano che ancora aveva sul suo seno e Kariya soffocò un piccolo verso.

“Smettila” la rimbeccò la kouhai all’improvviso. Kirino si fermò subito e la guardò sorpresa, sbattendo le palpebre. Kariya arricciò le labbra in un broncio, imbarazzata.

“Continui a dire che sono carina, smettila, smettila! Sei così imbarazzante!”

“Oh.” Kirino arrossì, colta alla sprovvista. “Non mi ero accorta di starlo dicendo ad alta voce.”

“È troppo imbarazzante” replicò Kariya. “Non puoi solo stare zitta e baciarmi?”

“Ehi, un po’ di rispetto! Anche se sono la tua ragazza, sono pur sempre una tua senpai!”

“E allora baciami e sta' zitta, senpai.” Kariya calcò la parola con voluta malizia – ora sì che la stava provocando, la cosa che le riusciva meglio.

(Ma non aveva negato di essere la sua ragazza.)

(Ah.)

A questo punto, Kirino dubitava seriamente che l’avrebbe lasciata tornare a casa.

 
♥♥♥
  
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