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Autore: lady lina 77    19/03/2017    1 recensioni
Seguito di Without you. Un anno dopo la nascita di Isabella-Rose, Ross e Demelza vivono una vita serena e felice a Nampara, insieme ai loro tre figli. Ma il destino si sa, è malefico. E un incidente scombinerà di nuovo le carte, facendoli precipitare in un tunnel di dolore, incertezza e difficoltà.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Isabella-Rose Poldark, chiamata affettuosamente Bella dai fratellini, aveva compiuto un anno poche settimane prima e ora si apprestava a trascorrere la sera della Vigilia di Natale nel lettone.

Ross aveva preso l'abitudine, ogni sera, di giocare coi suoi figli nel suo letto, in attesa che Demelza li raggiungesse per la notte. I loro giochi erano abbastanza spericolati e spesso terminavano in battaglie con cuscini o lotte furibonde che rendevano il letto simile a un campo di battaglia.

Jeremy, che ormai aveva nove anni, cercava in Ross il suo alleato fedele per combattere il potere delle due sorelline di sei e un anno che sapevano soggiogare e ammaliare il padre con un semplice battito di ciglia.

Ross si accasciò sul cuscino, dopo l'ennesima battaglia fra i due figli più grandi. Era una Vigilia di Natale serena, fuori nevicava e all'interno della casa c'erano calore e affetto. I bambini, assieme a Demelza, avevano addobbato tutta la casa e ora Nampara ed era un tripudio di colori e fiocchi color porpora. Nella camera da pranzo avevano decorato un grosso abete e durante la notte lui e Demelza vi avrebbero posto i doni per i figli.

Sua moglie era al piano di sotto con Prudie, a preparare un non ben precisato dolce di Natale per il giorno successivo e le sentiva ridere divertite. In realtà aveva avvertito Demelza che sarebbe stata una missione suicida tentare di far cucinare Prudie ma sua moglie, testarda come sempre, aveva deciso di coinvolgere la loro serva nella preparazione del pranzo di Natale e dubitava fortemente del risultato.

La piccola Bella, gattonando, si arrampicò sul suo petto, abbracciandolo e dandogli un bacio umido sulla guancia. "Pa-pààà" – esclamò, ridendo.

Ross sorrise, accarezzandole i ricciolini mori che le ricadevano sulla guancia. Bella era la figlia che gli somigliava di più, coi suoi capelli scuri e pieni di boccoli, le guance rosse e piene e l'espressione perennemente attenta e vivace. Era una bimba con l'argento vivo addosso, sempre contenta, sempre sorridente e curiosa, che seguiva senza sosta, gattonando, ogni movimento dei fratelli. Ancora non camminava, se non tenuta per le manine, ma era velocissima a gattonare ed arrivava praticamente dappertutto. Spesso gli si avvicinava di soppiatto, si aggrappava ai suoi pantaloni, rideva e poi si arrampicava sulle sue gambe per essere presa in braccio. E allora lui la prendeva, la lanciava per aria e lei scoppiava in una fragorosa risata, mentre Demelza gli lanciava dietro una serie di rimproveri per la sua avventatezza nel maneggiare la bambina. Beh, visto che sua moglie ancora non era in camera da letto, comunque... Prese Bella, la guardò, le fece la linguaccia e poi la lanciò in aria, prendendola al volo. La bimba scoppiò a ridere divertita, muovendo eccitata le gambine. Sentire Bella ridere lo faceva sentire di buon umore, aveva una risata contagiosa. Anche Jeremy, accanto a lui, rise. Clowance invece si imbronciò, guardò storto la sorellina e poi, con un balzo, si sedette sul suo stomaco.

Ross trattenne il fiato... La sua piccola principessina cominciava a diventare pesante e il suo stomaco, assieme alla cena, rischiavano seriamente di uscirgli dalla bocca, se avesse provato di nuovo a saltargli addosso. "Cosa c'è tesoro?".

Clowance tentò di spingere giù Bella. "Anche io voglio che mi lanci in aria".

"Certo, lo farò. Ma devo alzarmi in piedi per farlo con te, sei pesante, così coricato non riuscirei a farlo".

Clowance, a quelle parole, si mise a frignare. "Non sono grassa! Bella è grassa, guardala bene!".

Ahhh, se Clowance piangeva per qualcosa che lui aveva detto, immediatamente si sentiva in colpa. Si mise a sedere, mettendo la figlia più piccola fra le braccia di un perplesso Jeremy. "Ma no, non sei grassa tesoro! Sei semplicemente più grande!". Si alzò in piedi, la prese in braccio e la lanciò in aria, talmente in alto che per poco non le fece picchiare la testa contro il soffitto. "Contenta?".

Clowance lo guardò un po' stranita, fissando prima lui e poi il soffitto. "Sì... Credo...".

"Ross!".

La voce di Demelza, comparsa dal nulla sull'uscio della porta, fece girare marito e figli. Ross deglutì, il suo sguardo prometteva tempesta. "Tesoro...".

Demelza, con le braccia incrociate, lo fulminò con lo sguardo. "Tesoro un accidenti! Quante volte ti ho detto di non lanciare i bimbi per aria? Se perdessi la presa, se ti scivolassero, se...".

Ross mise a terra Clowance, le si avvicinò e con un bacio sulle labbra, lungo ed appassionato, interruppe il suo discorso. Era il modo migliore per farla stare zitta, quello, e il fatto che ci fossero i bambini non era un problema per lui, per loro. Spesso si erano scambiati gesti d'affetto e d'amore davanti ai bimbi, carezze, baci, abbracci, era un qualcosa che volevano insegnar loro, l'assoluta naturalezza con cui vivere i sentimenti, senza vergogna o imbarazzo, in modo assolutamente naturale. "Come vedi, sono tutti e tre vivi, sani e vegeti. Tu invece, sei sopravvissuta alla sessione di cucina con Prudie?".

Demelza, mascherando un sorriso, lo spinse indietro di alcuni passi. "Sì, più o meno. Anche se non so garantirti sul risultato. E' abbastanza probabile che il dolce sia immangiabile". Guardò il letto, le coperte erano tutte stropicciate e in disordine, i cuscini per terra e in quella stanza sembrava appena passato un uragano. "Che è successo qui?".

"Abbiamo fatto la lotta" – rispose Jeremy. "Io e papà contro Clowance e Bella! Abbiamo vinto noi maschi".

Demelza sospirò, avvicinandosi al letto e sedendosi accanto al figlio. "Che scoperta, due maschioni grandi e grossi contro due innocenti e piccole bimbe". Prese Bella in braccio, attirando a se anche Clowance. "Domani sera vi aiuterò io a vincere, piccole! Non lasceremo loro scampo!".

"Siiii" – esclamò Clowance, abbracciandola.

Ross si sedette sul letto con loro, godendosi la ritrovata pace giunta con l'arrivo di Demelza. Era la Vigilia quella, un anniversario importante per loro. In una Vigilia di Natale lontana, si era accorto di amare Demelza... In un'altra Vigilia, a Londra, l'aveva ritrovata per non lasciarla mai più. Essere in quella stanza, su quel letto con la sua famiglia, era il più bel dono per lui, un dono che, ora lo sapeva, non avrebbe mai più dato per scontato. Accarezzò i capelli rossi della moglie, dandole un tenero bacio sulla tempia. "E allora, signora Poldark, che cosa vuoi per Natale?".

"Un marito meno scavezzacollo" – rispose lei, a tono.

Ross rise, scuotendo la testa. "Vorresti un marito noioso?".

Demelza fece per rispondere ma poi scosse la testa, scoppiò a ridere, prese un cuscino e glielo tirò in faccia.

Clowance si mise fra loro, attirando l'attenzione su di se. "Mamma, sai che vorrebbe Bella per Natale?".

"Cosa?".

"Un cane nuovo" – rispose la bimba.

"Vero, Clowance ha ragione" – aggiunse Jeremy, sedendosi accanto alla sorella. Prese la piccola in braccio, la mise sul materasso e la costrinse a mettersi a gattoni. "Bella, dì a mamma del cagnolino! Fagli vedere che lo vuoi! Come fa il cane che vuoi per Natale?".

Bella guardò lui e poi Clowance e poi, ridendo, si mise a gattonare fra loro, facendo il verso del cane. "Bau, bauuuu" – esclamò, con la sua vocina squillante.

Ross fece del suo meglio per non scoppiare a ridere. Quei piccoli fetenti dei suoi figli avevano usato la sorellina, insegnandogli a fare il cagnolino, per ottenere un cucciolo. Mossa astuta, dovette riconoscere, forse davanti a Bella e al suo modo buffo di imitare il cane, Demelza non avrebbe detto di no. Alzò gli occhi su sua moglie per scrutarne la reazione. Lo sguardo di Demelza, a differenza sua, si era oscurato e ogni traccia di divertimento era come scomparsa. Sapeva che quella era una faccenda delicata per lei e sinceramente non aveva insistito per prendere un cane dopo il suo primo, netto rifiuto di alcuni mesi prima. Garrick era morto in estate ed era stato per tutti un grande dolore. Era un cane ormai anzianissimo, amato e coccolato da tutti, pieno di acciacchi e sapevano che sarebbe successo, prima o poi... Per i bimbi era stato il primo lutto da elaborare, per lui un dolore sordo e allo stesso tempo acuto ma per Demelza... Garrick era stato il suo unico amico per tanto tempo quando, da ragazzina, lo aveva incontrato per caso, cucciolo sporco e spaurito come era lei a quel tempo. Ricordava ancora il loro primo incontro, la lotta fra cani dove lui era intevenuto per salvare quella ragazzina malconcia e il suo cucciolo e la testardaggine di Demelza che, quel giorno, si era rifiutata di seguirlo per vivere una vita forse faticosa ma di certo migliore, lontana da Illugan, se non avesse potuto portare il suo amico con se. Garrick era stato colui che gli aveva permesso di conoscere Demelza e con essa il vero amore. Era stato il fedele compagno della loro vita insieme, aveva visto sbocciare il loro rapporto, nascere i loro figli, era stato accanto a Demelza durante gli anni in cui era vissuta a Londra e anche con Bella, benché vecchio e malandato, aveva passato ore accucciato sotto la culla, a vegliare la piccola.

Era stato lui a trovarlo morto, una mattina assolata dell'estate precedente. Si era alzato all'alba per andare alla miniera e Garrick se ne stava lì, accucciato davanti al camino, come addormentato. E quando non gli era andato incontro come al solito, in lui era sorto il terrore che l'inevitabile fosse successo. I bambini avevano pianto quel giorno, tantissimo. Demelza no, si era rinchiusa in un ostinato mutismo durato giorni e solo una sera, una settimana dopo, l'aveva trovata con gli occhi rossi, in camera, a piangere col viso affondato nel cuscino. L'aveva abbracciata, stretta a se e coccolata, senza dirle nulla. Nessuna frase, nessuna parola poteva consolarla, solo il tempo avrebbe sanato quella ferita, consentendo al dolore di diventare un dolce ricordo pieno di nostalgia.

Demelza guardò i figli, scosse la testa e sospirò. "Ne abbiamo già parlato e vi ho detto di no! Non voglio altri cani, lo avete visto anche voi come si sta male quando muoiono".

Il tono di voce di Demelza era freddo, sembrava risentita da quella improvvisata dei bambini. Ross prese Clowance in braccio, baciandola sulla nuca. "Su, avrete tanti regali domani e alla fine vi piaceranno come vi sarebbe piaciuto il cucciolo".

"Ma papà..." - protestò la bimba.

"Andate a letto, è tardi!" - la rimbeccò.

Jeremy sospirò e poi, rendendosi conto di quanto Demelza fosse turbata, la abbracciò. "Fa niente, tanto abbiamo i vitellini nella stalla" – disse, affondando il viso nel suo ventre.

Ross osservò suo figlio. Jeremy era il più sensibile dei tre e aveva un'empatia unica con Demelza. C'era amarezza nella sua voce ma nonostante questo si sentiva in dovere di consolare la mamma. Era notevole per un bambino di soli nove anni, un comportamento che denotava una grande nobiltà d'animo e una maturità non comune, sviluppata probabilmente negli anni in cui lui non c'era, a Londra, quando Jeremy era stato l'ometto di casa.

Il bimbo saltò giù dal letto e poi prese Clowance per mano, costringendola a fare altrettanto. "Andiamo a letto, se no domani non avremo regali".

Clowance si imbronciò nuovamente, fissando Bella con aria di sfida. "Perché io nella mia cameretta e lei qui con voi?".

Demelza, con un sospiro, si alzò dal letto. Prese la piccolina di casa fra le braccia e la mise nella culla, ponendo fine a ogni discussione. "Lei è ancora piccola per dormire in stanza con voi, ma come potete vedere, starà nel suo lettino".

"Su, a nanna adesso!" - aggiunse Ross. "O niente regali, domani".

Con un sospiro, Clowance si arrese all'evidenza. Prese la mano di Jeremy e dopo averli salutati, se ne andò con lui nella loro cameretta.

Demelza sorrise, si chinò ad accarezzare il pancino di Bella per farla addormentare e poi tornò a letto.

Ross la abbracciò, attirandola a se. "I bambini non volevano renderti triste, lo sai?".

"Lo so. Ma non voglio parlar di cani, non ne voglio altri!".

"Va bene, non ne parleremo più. Anche se, personalmente, sarei più tranquillo se ci fosse un cane a guardia vostra e della casa, quando non ci sono".

Demelza sbuffò. "Ci sono Jud e Prudie, siamo al sicuro".

Ross alzò gli occhi al cielo. Prudie e Jud guardiani della casa e della sua famiglia? Demelza e i bimbi sarebbero stati più sicuri con un vitello a far da guardia... Però era il caso di lasciar cadere il discorso, non aveva voglia di rovinare la Vigilia a sua moglie con ricordi tristi... La attirò a se e la baciò, facendole intendere che aveva ben altri progetti per passare la serata e che non aveva affatto voglia di parlar di cani. "Sai che far l'amore la notte di Natale è di buon auspicio?".

Demelza lo guardò negli occhi e poi scoppiò a ridere. "E chi lo dice?".

"Io! E sono un uomo molto saggio".

"E avventato...".

"Ma soprattutto saggio" – la corresse lui, divertito. La baciò sulle labbra, facendo scivolare le mani sotto la sua camicia da notte. Le sfiorò i fianchi nudi, la pelle liscia come avorio, il seno, baciandola prima sulle labbra e poi sul collo. Improvvisamente però dovettero fermarsi...

L'uscio si aprì e Clowance, di soppiatto, comparve davanti a loro.

La piccola li osservò, con le mani sui fianchi. "Papà, ma stavi ancora baciando la mamma?" - chiese, un po' scocciata.

Ross e Demelza si allontanarono di colpo, rossi in viso. "Tesoro, che ci fai ancora qui?".

Clowance si avvicinò, saltò sul letto e si mise fra di loro. "Ho pensato una cosa e dovevo dirtela, papà!".

"Cosa?".

"Sono la tua figlia preferita, sai? Ora l'ho capito".

Ross guardò Demelza negli occhi e poi la figlia. "Perché?".

Clowance scosse la testa, stupita che non capisse una cosa così ovvia. "Perché Jeremy e Bella non somigliano a mamma! Io sì e siccome tu ami la mamma e la baci sempre e io sono come lei, allora io sono la tua preferita. Bella puo' arrampicarsi sulla tua pancia quanto vuole, ma tanto non ha speranze!".

Beh... Doveva ammettere che il ragionamento non faceva una piega... Sorrise, scompigliandole quei capelli rossi che sì, in effetti erano identici a quelli della madre. "Va a letto, ne riparleremo un altra volta".

Demelza le pizzicò gentilmente una guancia. "Papà vuole bene a tutti e tre allo stesso modo".

"Ma...".

Ross la prese fra le braccia e la sollevò, proprio come aveva fatto con Bella un paio di ore prima. "Ti dico un segreto Clowance, ma deve restare fra noi! Sei davvero la mia preferita, sai?" - le sussurrò, baciandola sulla fronte ed ignorando le occhiataccie di sua moglie. Poi la mise a terra, strizzandole l'occhio. "E ora su, a nanna! E' tardi".

Soddisfatta, Clowance annuì. "Certo, ora vado!". Fece due passi, ma poi si voltò. "Ricordatelo sempre papà! Sono la tua preferita!" - lo ammonì, puntando l'indice contro di lui.

Ross mascherò un sorriso. Era adorabile, bellissima, la luce dei suoi occhi. "Me lo ricorderò, sta tranquilla".

Clowance sorrise, corse via e chiuse la porta dietro di se. Una volta rimasti soli, Ross si voltò verso Demelza per proseguire quanto iniziato poco prima. Peccato che lo sguardo della moglie, in quel momento, fosse tutt'altro che accomodante. "Che c'è?".

"Non avresti dovuto dirle una cosa simile! E non dovresti avere figli preferiti".

Ross le accarezzò la guancia. "Volevo solo tranquillizzarla e farla dormire serena, è così gelosa di Bella. E poi, non so, ma con Clowance mi sento sempre in debito... Io non c'ero quando è nata, non c'ero quando ha fatto i primi passi o detto la prima parola. E lei è la figlia che mi cerca di più, mi guarda ed è come se fossi il suo eroe... Io amo tutti i miei figli con la stessa intensità e allo stesso tempo in modo diverso l'uno dall'altro, ma con Clowance ho indubbiamente un'affinità diversa rispetto a Jeremy e Bella".

Lo sguardo di Demelza si addolcì a quelle parole. Gli accarezzò la guancia, lentamente, baciandolo sulle labbra. "Ross, tu sei un ottimo padre e anche se ti sei perso due anni con Clowance, hai annullato ogni debito morale nei suoi confronti. Non hai nulla da dimostrarle e lei ti adora perché sei un papà meraviglioso che la ama alla follia e la segue in tutto quello che fa. Credo di capire cosa vuoi dire, si tratta di affinità. E sì, con lei ne hai avuta tanta, da subito, più che con tutti gli altri. So che ami tutti i nostri figli, sta tranquillo".

"Certo che li amo, sono la mia vita!".

Demelza sorrise, accarezzandogli il mento e il collo con l'indice, in modo seducente. "Che dicevi prima, circa quanto sia di buon auspicio fare l'amore la notte di Natale?".

Ross sorrise con fare furbo. "Credo che sia più facile se te ne dessi una dimostrazione pratica..." - sussurrò al suo orecchio. Poi soffiò sulla candela, la luce si spense e attesero la mezzanotte amandosi senza riserve.

  
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