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Autore: Blue Eich    19/03/2017    7 recensioni
«Possibile che tu sia tanto ingenuo?» domandò, canzonatorio. «Non l'hai ancora capito che odia la tua compagnia?»
Conway arrossì e cercò di alzarsi in piedi, grazie all'appoggio dell'indispensabile bastone. «Lucinda mi ama più della sua stessa vita!» affermò, convintamente. Attorno a lui, gli altri dèi cominciarono subito a sogghignare. «Orsù, che ci trovate di così ridicolo?!»

[Si rifà al mito di Ares e Afrodite, in chiave Pokémon, trasformando ogni personaggio in un dio greco. Cavalier con lievi accenni Penguin.]
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gary, Lucinda, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Mύθος παράνομου ἔρωτος
Storia d'amore proibita

 

A illuminare quell'ariosa e ampia sala ci pensavano tre candelabri d'oro, sui quali vive fiamme si agitavano pacatamente. A entrambi i lati della tavola spiccavano cesti colmi d'ogni genere di frutta, un irrinunciabile sfizio. Grandi vassoi argentei erano invece riempiti di ostriche, selvaggina e tranci di pesci freschi immersi nella salsa di cumino. Non mancava ambrosia in quantità, di cui quasi tutti i calici traboccavano.

«Devi pagarmi, o ti maledirò!» esclamò Barry, il dio dell'ebrezza. Vestiva orgogliosamente di pelle di leopardo e stringeva a sé una bottiglia di vino, come fosse il suo tesoro più prezioso. Sbatté con impeto un pugno sul tavolo per rivendicare autorità e la sua coppa piena fino all'orlo traballò. «Hai capito?» Con la testa ciondolante e il dito tremulo indicò Drew, il dio del sole sdraiato nel posto di fronte al suo.

Quest'ultimo alzò svogliatamente il capo, per rivolgergli un'occhiata di pura noia, mentre si portava un grappolo d'uva alla bocca. «Sei indecoroso come al solito, Barry» commentò, schietto, ingerendo uno di quei succosi chicchi viola che prese a masticare con lentezza.

«Indecoroso, io?» Il biondo diede di nuovo un brusco colpo al legno. «Quali fandonie vai blaterando?»

Il verde sbuffò e smise di prestargli ascolto, avvicinandosi un altro chicco alle labbra: discutere con un ubriaco non aveva alcun senso. Andò a posare lo sguardo apatico nel posto accanto, sulla sua gemella Misty. «Il banchetto è di tuo gradimento?» le domandò, cortese.

La rossa con gli stivali da caccia indosso e la faretra in spalla si limitò a una leggera smorfia. «Avrebbero potuto fare di meglio» concesse, giochicchiando distrattamente con una delle lische nel suo piatto, attorno a una rosa d'olio d'oliva.

«Anche questa volta Lucinda non è voluta venire» bofonchiò Conway, che al contrario di Barry si limitava a fissare l'interno del suo calice con aria malinconica, covando un sentimento di bruciante rabbia nell'animo. «Mi chiedo perché…»

Kenny, il messaggero degli dei, fece un sorriso malizioso e indirizzò la punta del suo luccicante caduceo verso il dio del fuoco. Il suo cappello, munito di grosse ali dalle candide piume, gli conferiva un'aria simpatica, insieme al viso dai tratti ancora vagamente fanciulleschi. «Possibile che tu sia tanto ingenuo?» domandò, canzonatorio. «Non l'hai ancora capito che odia la tua compagnia?»

Conway arrossì e cercò di alzarsi in piedi, grazie all'appoggio dell'indispensabile bastone. «Lucinda mi ama più della sua stessa vita!» affermò, convintamente. Attorno a lui, gli altri dèi cominciarono subito a sogghignare. «Orsù, che ci trovate di così ridicolo?!»

Tutti sapevano benissimo che la dea non amava affatto il suo sposo, rozzo come pochi. Non era difficile intuirlo, dalla faccia di disgusto schermata da un falso sorriso quando si tenevano anche solo per mano – il contatto più intimo che avessero mai avuto. Ecco perché quell'affermazione aveva provocato tanta ilarità.

«Stolti» borbottò esasperatamente il fabbro, risedendosi per attenuare la profonda vergogna che provava. Da quando Kenny lo aveva preso in giro, non riusciva a sentirsi tranquillo e continuava a tormentarsi le mani, rivolgendo lo sguardo al basso. La giovane gli aveva detto di non sentirsi bene e, posandogli con sensualità una mano sulla guancia, di andare da solo al simposio. Di sicuro, perciò, era a casa ad aspettare pazientemente il suo ritorno. Certo, non poteva essere altrimenti.

 

In parte Conway aveva ragione: Lucinda era a casa, ma aspettava tutto fuorché il suo ritorno. Questo perché non era sola.

«Puoi toglierlo… Per me?» domandò, svenevolmente, con le braccia avvolte come sinuosi serpenti al collo di Gary e il capo affondato sui suoi pettorali nudi. «Te ne prego…»

Lui non esitò, stregato dai suoi occhioni blu. Si portò le mani alla nuca e tolse l'elmo bronzeo decorato di un cimiero del colore del sangue, che gettò con noncuranza dietro sé e cadde a terra con un tonfo metallico. Stessa fine che, lentamente, aveva fatto il resto della sua preziosa armatura. Era riuscita a renderlo spoglio di tutte le sue vesti, tranne che della gonna e della cintura di corinzio. Lei, invece, si era tolta solo i sandali aurei dai piedi prima di coricarsi sul talamo. Per l'occasione indossava una candida tunica, che arrivava a malapena a coprirla poco dopo i glutei: sapeva che l'amante non avrebbe resistito al suo fascino. Socchiuse gli occhi e avvicinò il viso al suo, per iniziare a baciarlo. Baci avidi e libidinosi, di bocche che continuavano a cercarsi, mai sazie l'una dell'altra, e di lingue impazienti di danzare insieme.

Gary si sentiva vivo, più di quando scendeva in battaglia. Fece salire le braccia che aveva avvolto alla sua vita, con il cuore che gli martellava insistentemente nel petto come i colpi di un cannone, per togliere le spille che chiudevano la sua tunica. Una volta che l'ebbe fatto la aprì, rivelando ciò che, come una tenda, quell'inutile indumento celava. La dea dell'amore era del tutto abbandonata a quegli sfiziosi baci, per assaporarli pienamente. Lui, invece, non voleva accontentarsi di così poco. Aveva ancora una volta a disposizione per sé il corpo femminile più bello del mondo, servitogli su un piatto d'argento: non poteva non approfittarne. Le mani corsero sulla sua pelle, paragonabile a una giovane pesca appena colta dall'albero. La blu gli slacciò con facilità la cinta e tentò di mandar giù con uno scatto la gonna, di cui non vedeva l'ora di liberarsi, in modo che non ci fosse davvero più niente a dividerli e potessero unirsi. Gary non perse tempo e cominciò a entrare e uscire da lei, spingendo a fondo e aumentando l'affanno dei loro respiri. Lucinda affondò le mani nei suoi folti capelli castani e li strinse forte, per sopportare quelle scariche brusche dove il dolore e il piacere erano fusi al punto da non riuscire a distinguerli – ma era certa di non voler smettere.

Solo in quei momenti il dio della guerra capiva cosa fosse il fuoco della passione: era quel fervore che gli nasceva dal petto e gli dava la carica per essere così impulsivo, facendogli scottare la pelle. Aveva promesso a se stesso di non innamorarsi, ma la dea dell'amore aveva preso il suo cuore arido come una landa desolata e l'aveva rubato, appiccando in lui un divampante e inarrestabile incendio. Come poteva resisterle, da quant'era seducente e di un'ammaliante bellezza senza eguali?
 
~ poke~
 
Da poco di ritorno da una visita al padre, Lucinda si rimirava allo specchio. Poteva passare ore a lisciare i suoi lunghi capelli blu, ammirando la perfezione del proprio corpo nudo nato dalle spume del mare. Abbassò lo sguardo al ventre di un'impressionante magrezza, sfiorandoselo con una mano. Aveva già avuto sei bambini da Gary durante il corso della loro storia segreta. Chissà che, dopo la notte scorsa, non ne aspettasse un settimo? Suo marito – la disgustava chiamarlo così – era talmente occupato a lavorare nella fucina che era riuscita senza difficoltà a nascondere e crescere tutti quei figli clandestini, affidati alle cure delle sue ancelle.

«Lucinda!» si sentì chiamare inaspettatamente a gran voce. Vide il dio della guerra entrare trafelato, con un sorriso traboccante di gioia e la solita armatura luccicante, che gli dava un'aria fascinosa e spavalda. «Ho visto Conway partire per un lungo viaggio… Ormai è lontano, non potrà disturbarci.»

Rallegrata dalla notizia, lei si alzò, andando a cullarsi tra le sue muscolose braccia. Il guerriero le cinse il collo, perdendosi nelle sue iridi che potevano far invidia al più profondo degli oceani. Lucinda si sporse per baciarlo con trasporto e lui poggiò le mani sulle sue spalle per guidarla verso il letto, in cui si ritrovò presto distesa. Aveva fretta e quel pensiero la fece istintivamente sorridere con malizia: gli avrebbe dato ciò che voleva. Prese a spogliarlo con smania, finché non rimase più niente.

Prima che potessero proseguire, però, si sentirono avvolgere come dalla tela di un ragno caduta dall'alto e i loro cuori sussultarono bruscamente all'unisono.

«Guardateli, i traditori!» inveì Conway, comparendo sul portico dell'abitazione e puntando il dito contro la sua trappola magica. «Facciamolo vedere a tutti, quanto vi state divertendo!»

Lucinda avvampò e sgranò gli occhi: era stata scoperta. Catene d'oro, fini come fili ma indistruttibili, li costringevano a stare avvinghiati, com'erano fino a poco prima.

In seguito all'urlo tuonante del fabbro, si creò una folla di dèi fuori dall'abitazione. Le dee, per pudore e dispiacere nei confronti di Lucinda, avevano scelto di non partecipare a quello scandaloso spettacolo.

Il pesante silenzio venne riempito di risa. Tutti sghignazzavano e non la finivano d'indicare i due, nudi come vermi e impossibilitati alla fuga. Gary aveva chiuso gli occhi, contando nella mente per non esplodere in una raffica di insulti contro quegli idioti che erano venuti ad assistere alla sua pubblica umiliazione. Lucinda provava così tanto imbarazzo che le veniva da piangere, infatti si coprì il viso con le mani e lo affondò nel torace del dio.

«Tu pagheresti un simile prezzo per giacere con lei?» domandò Drew, con un sorrisetto.

«È proprio stupenda» rispose Kenny, che ammirava le curve perfette e armoniose della dea, con occhi pieni di desiderio. «Pur di godere di tanta bellezza almeno una volta, mi farei schiacciare da catene tre volte più grandi!»

Nonostante l'umiliazione e sempre nonostante non volesse alzare il capo per la vergogna di tutte quelle grosse risate, l'ego di Lucinda non poté fare a meno di trovare piacevoli quei commenti.

«Ehi, voi!» esclamò Conway, furibondo, arrancando verso di loro con l'aiuto del bastone. «Come vi permettete di parlare in questo modo di mia moglie?!»

«Suvvia, Conway, suvvia» tentò di rabbonirlo Adriano, il dio del mare, che reggeva saldamente il suo maestoso tridente. «Liberali, e Gary pagherà per il suo adulterio.»

Dovette contrattare a lungo con il dio del fuoco e, in quel lasso di tempo, Lucinda non aveva il coraggio di alzare il capo dal petto dell'amante: l'unico posto sicuro dove nascondersi e dove avrebbe voluto stare per sempre. Però sapeva che non era possibile e ciò le gonfiava il cuore di dolore, aumentando la sua voglia di scoppiare in lacrime: non poteva credere che sarebbe finito tutto. Gary le circondò freddamente la vita con un braccio, una presa salda e d'acciaio, perché aveva capito il suo stato d'animo e voleva stringere quel corpo perfetto un'ultima volta. Lucinda si ritrovò a pregare di essere rimasta incinta un'ultima volta da lui, così da poter dare al settimo figlio anche il suo nome, come ricordo dell'amore passionale che li aveva legati. Letteralmente, data l'umiliante situazione in cui erano finiti. Si ritrovò a pensare che forse, comunque, avrebbe dovuto premiare Kenny per i suoi commenti lusinghieri e Adriano per la sua bontà, concedendosi loro. Il guerriero invece voleva soltanto tornare nella sua terra natia e dimenticare l'accaduto, isolandosi dal resto del mondo.

 


 



Angolo Autrice
tumblr-inline-o1jhny-Xcxq1rast2i-100Salve! Ho aspettato ben tre anni a pubblicare la storia perché volevo che avesse un disegno come banner, ma alla fine come vedete l'ho realizzato da sola.
Ringrazio Morning Musume Crateide, che mi hanno aiutata con la traduzione del titolo!
Mi rivolgo a voi classicisti: se ci sono errori riguardo all'ambientazione o alle abitudini greche, segnalatemelo. (Ma gradirei che prima di affermare che qualcosa è errato ne siate sicuri, perché ho fatto ricerche prima di scrivere ogni dettaglio).tumblr-m4hhwj-Yg-IL1rpkgeu
L'idea di scrivere dei personaggi dell'anime come dèi dell'Olimpo mi è venuta nel 2014, quando la prof di italiano ci diede da leggere il libro Olympos di Giorgio Ieranò. È basata sul famoso mito degli amori di Afrodite e Ares (ecco qui una traduzione trovata online dall'Odissea).
Misty la vedrei bene anche come Atena, però per far contento qualcuno ho trovato un ottimo metodo per renderla gemella di Drew.
Ho scelto Conway come Efesto perché Efesto deve fare schifo dalla sua bruttezza. Quindi penso di aver scelto bene, lol. Ho cercato di essere più fedele possibile al mito – per questo ho citato i figli e che Lucinda si concederà agli altri due.
Ora, soffermatevi tutti sulla bellezza del Chikorita qui a fianco. È meraviglioso.
E niente, spero che vi sia piaciuta e che deciderete di lasciarmi un piccolo commento.
Bye!
-H.H.-
 
   
 
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