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Autore: Emily27    20/03/2017    3 recensioni
[Cast The Walking Dead]
(Melissa McBride - Norman Reedus)
Mi tratterrò nella Grande Mela per il fine settimana, sono stata invitata a un pomeriggio e serata di beneficenza dal mio amico David Benioff, uno degli organizzatori dell'evento. Ho accettato volentieri, è un modo per fare del bene, rivedere un vecchio amico, trascorrere due giorni in una delle città più belle al mondo. E fare visita a Norman. Non gli ho detto niente, intendo fargli una sorpresa.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passato, futuro... e Game of Thrones






 
Melissa

Sono le 09.50 a.m., l'aereo dell'American Airlines atterra in perfetto orario sulla pista del LaGuardia. Ritiro il Kindle dentro la borsa e indosso il cappotto, che avevo appoggiato sul sedile vuoto accanto al mio, poi tiro giù dalla cappelliera il mio piccolo trolley verde pisello, difficilmente confondibile con quello di qualcun altro.
Sulla soglia dell'aereo una hostess mi saluta con un caldo sorriso. «Buona permanenza a New York.»
«Grazie» rispondo sorridendole a mia volta.
Mi tratterrò nella Grande Mela per il fine settimana, sono stata invitata a un pomeriggio e serata di beneficenza dal mio amico David Benioff, uno degli organizzatori dell'evento. Ho accettato volentieri, è un modo per fare del bene, rivedere un vecchio amico, trascorrere due giorni in una delle città più belle al mondo. E fare visita a Norman. Non gli ho detto niente, intendo fargli una sorpresa.
Passo attraverso il tunnel e mi ritrovo all'interno del LaGuardia, nel caos di viaggiatori e personale aeroportuale. Raggiungo l'uscita tirandomi dietro il trolley, e una volta fuori m'infilo la berretta per ripararmi dal freddo newyorkese di fine gennaio. Trovo ad attendermi un'auto del Ritz-Carlton Hotel, dove alloggerò e si terrà l'evento, salgo e l'autista mi conduce a Manhattan percorrendo strade trafficate e ormai pulite, mentre tutto intorno è ancora imbiancato dalla recente nevicata che ha donato alla città un aspetto magico. In inverno o in estate, New York ha sempre il suo fascino.
Giungiamo all'hotel, che si trova nei pressi di Battery Park, affacciato sul porto e sulla Statua della Libertà. Il tempo di salire nella mia stanza, darmi una sistemata e sostituire la berretta con un basco, che sono di nuovo in strada a fermare un taxi per farmi portare sulla Madison Avenue. Scendo davanti a un palazzo di antica costruzione, il cui ultimo piano ospita il loft del signor Reedus. Più tardi ho appuntamento con David per un brunch, ma prima ho ancora del tempo per restare con Norman.
Sull'ascensore mi guardo allo specchio e sorrido pregustando la sorpresa che sto per fargli, sperando che sia in casa. Probabilmente lo sarà Mingus, immobilizzato con una gamba fratturata a causa di una caduta sulla pista di pattinaggio a Central Park, come mi ha raccontato suo padre tre giorni fa. In questo periodo vive con lui perché la madre si trova a Copenaghen.
Ho voglia di vedere Norman, è sempre un piacere stare con lui, mi fa sentire bene.
Davanti alla sua porta, suono il campanello e resto in attesa, con un sorriso stampato sul volto.
Mi apre una bella donna con i capelli castani e gli occhi verdi, e sono sicura che la mia faccia sia il ritratto dello stupore. È Helena.
Dalla sua espressione deduco che anche lei mi abbia riconosciuta.
«Melissa!»
«Helena...»
Ci stringiamo la mano e mi fa entrare.
«Norman non mi ha detto del tuo arrivo.»
«Non lo sa, volevo... fargli una sorpresa.» Non capisco perché, ma all'improvviso il mio entusiasmo si è attenuato.
Arriva Norman, con i pantaloni della tuta e una maglietta dei Minor Threat sporca di quella che sembra farina.
«Mel!» Mi stringe forte in un abbraccio e mi bacia sulla guancia. «Che sorpresa!» Almeno è riuscita.
«Sono a New York per un evento di beneficenza e ho pensato di farti un'improvvisata.»
«Sono felice di vederti.» Norman trattiene il suo sguardo su di me e io gli sorrido. «Credo non servano le presentazioni» constata rivolgendosi a me ed Helena.
«Ciao Melissa.» Mingus fa capolino nell'ingresso reggendosi sulle stampelle.
«Ecco l'infortunato. Come va la tua gamba?»
«Lei sta bene, però che sfiga...» si lamenta il ragazzo rivolgendo una smorfia all'indirizzo dell'arto ingessato.
«Non te la passi così male a guardare la tele e mangiare schifezze, ma lunedì torni a scuola» annuncia suo padre, e lui per tutta risposta solleva gli occhi al cielo.
«Stavamo preparando i pancakes» spiega Norman abbassando lo sguardo sulla sua maglietta. «Ce ne sono anche per te.»
Ci spostiamo verso l'angolo cucina. Sono già stata qui nel loft, che è arredato in maniera moderna ma non essenziale, accogliente. Eye In The Dark dorme acciambellato su un pouf, gli accarezzo il manto nero e lui socchiude gli occhi emettendo un flebile miagolio, poi ritorna a sonnecchiare.
Raggiungo gli altri in cucina.
«Sono arrivata da poco, accorsa dal mio figlioletto» dice Helena versando un impasto dentro una pentola. «E loro si erano appena svegliati, bell'accoglienza» scherza.
«Siamo andati a dormire alle tre. Papà voleva giocare alla PlayStation» spiega Mingus.
«Papà voleva giocare alla PlayStation» ripete Norman facendogli il verso e lanciandogli della farina. Lui ride e io lo imito, così suo padre ne getta addosso un po' anche a me. Fra i due, non so chi sia il ragazzino.
Norman leva dalla pentola un pancacake, lo depone su un piatto cospargendolo di sciroppo d'acero e me lo porge.
Lo prendo e mi accomodo su uno sgabello. «Sai anche stare tra i fornelli.»
«So fare tante altre cose...» dice allusivo, ed io sorrido scuotendo la testa.
Quando i dolci sono pronti, li mangiamo tutti insieme tra una chiacchiera e l'altra, parlando della serata di beneficenza, della caduta di Mingus e dell'imminente viaggio di Helena in Nepal. Quest'ultima è molto gentile e amichevole, nonostante ci siamo appena conosciute.
Loro tre sembrano molto uniti, come una famiglia, anche se Norman ed Helena non stanno più insieme, lo vedo dalla complicità e dai discorsi che condividono. Inoltre, lei è appena arrivata per stare con il figlio e io tutto a un tratto mi sento di troppo.
«Sarà meglio che vada, grazie per i pancakes» dico alzandomi.
«Di già» protesta Norman.
«Ho una serie d'impegni.»
Helena mi esorta a rimanere ancora un po', ma declino. Saluto lei e Mingus, poi il padrone di casa mi accompagna alla porta, mentre indosso il cappotto e il basco che avevo levato.
«Quando riparti?» domanda lui.
«Domani, nel pomeriggio.»
«Ci vediamo domattina? Altrimenti questa sera m'imbuco alla festa!»
«Non passeresti inosservato.»
«È un complimento?»
«Può darsi...» gioco restando sul vago, facendo apposta a non alimentare la sua vanità. «Va bene, ci sentiamo» accetto poi il suo invito.
Esco e salgo sull'ascensore, che sembrava aspettare proprio me. Norman resta sulla soglia a guardarmi e, prima che le porte si chiudano, mi saluta con la mano.

Dato che mi sono fermata a casa Reedus meno del previsto, sono in largo anticipo per l'appuntamento con David, così, invece di fermare un taxi, decido di percorrere a piedi un tratto di strada. Il freddo è pungente, ma il tiepido sole lo rende sopportabile.
Sapevo che Norman ed Helena erano rimasti in buoni rapporti, capita che si vedano e hanno anche festeggiato con Mingus il compleanno di lui, ma non li avevo mai visti insieme di persona. Sono affiatati, si capiscono al volo, sembrerebbero a tutti gli effetti la classica bella coppia. Potrebbero scoprire di provare ancora qualcosa l'una per l'altro e tornare a esserlo, non si sa mai, sono cose che succedono, o magari l'hanno già scoperto. Di nuovo non capisco perché, ma questo pensiero mi provoca un fastidio simile a uno di quei pruriti che non si riescono a localizzare.
Dopo aver camminato per una buona mezz'ora, fermandomi ogni tanto ad ammirare le vetrine, prendo un taxi che mi accompagna fino a un lounge bar nei pressi dell'hotel.
Entro, il locale è abbastanza pieno ma individuo subito David il quale, seduto a un tavolino d'angolo, ha sollevato una mano per farsi notare. Lo raggiungo e lui si alza per salutarmi, baciandomi calorosamente sulle guance.
«Melissa, sei splendida!»
«Anche tu sei in ottima forma» osservo sedendomi di fronte a lui.
«È da un po' che non ci vediamo...»
«Già, dal Comic Con di due anni fa, a San Diego.»
Gli domando della sua famiglia e della sua vita e anche David s'informa sulle mie vicissitudini. Intanto un giovane cameriere compare al nostro tavolo e ordiniamo due Spritz.
«Sono davvero contento che tu abbia accettato il mio invito.»
«Mi faceva piacere.»
«Sarai una delle donne più belle della serata.»
«Che adulatore!» dico mentre ci alziamo per raggiungere il bancone, dove sono disposti vassoi colmi di ogni genere di finger food, dolce e salato.
«Ho solo detto la verità» afferma lui prendendo un piattino e iniziando a servirsi. «Anche se non ti ho mai perdonato di non aver accettato di uscire con me ai tempi del college, solo perché tu eri all'ultimo anno e io una matricola.»
«Ancora con questa storia!» lo rimprovero mettendomi a ridere. «E comunque non era per quello.»
Depongo alcune tartine nel mio piatto, poi torniamo a sederci al nostro tavolo, dove nel frattempo ci hanno servito lo Spritz.
«Già, era perché tu eri cotta del capitano della squadra di basket, quell'antipatico di Derek Taylor. Alla fine ti sei messa con lui» continua David.
«Derek non era affatto antipatico. E baciava da Dio» ricordo sospirando. Penso di non aver più trovato nessuno che baciasse così bene. Mi porto alla bocca una tartina al formaggio e David mi fa una smorfia.
Parliamo dell'evento che ci aspetta più tardi e dei nostri rispettivi lavori, mentre noto che alcune delle persone presenti nel bar di tanto in tanto ci osservano, probabilmente sapendo chi siamo.
A un certo punto David appoggia le braccia sul tavolo protendendosi verso di me, con l'aria di chi pregusta ciò che sta per dire.
«Voglio farti una proposta.»


Norman

A quest'ora Melissa sarà alla festa di beneficenza, a dispensare i suoi bei sorrisi e il suo fascino agli altri invitati. Quasi quasi vado davvero a imbucarmi, anche con i pantaloni della tuta e la maglietta. Stasera, però, c'è la maratona di Game of Thrones e non posso perdermela.
Siamo tutti e quattro sul divano davanti al televisore, nell'ordine: Helena, Eye, io e Mingus, quest'ultimo con la gamba ingessata appoggiata sul pouf. Tengo sulle ginocchia una ciotola di pop corn, da cui attingiamo durante la visione della nostra serie tv preferita, ovviamente dopo The Walking Dead.
Mingus si fa distrarre dal tablet, tra social e siti vari. Proprio durante una scena cruciale, mio figlio annuncia: «C'è Melissa su Series and Stars!»
«Che cosa dicono?» domando continuando a prestare attenzione a quanto avviene sullo schermo.
«Forse lascia The Walking Dead...»
«Che stronzata. Quel sito scrive una marea di cazzate.»
«Non la pensavi così quando è uscito quell'articolo su Daryl Dixon» mi ricorda Helena senza staccare gli occhi da Jon Snow.
«È stata l'unica cosa intelligente» affermo prendendo una manciata di pop corn e mettendomeli in bocca.
«Forse andrà a Game of Thrones... si è incontrata con lo showrunner...» prosegue Mingus.
«Fa' vedere» dico con la bocca mezza piena, togliendogli il tablet di mano. Voglio proprio leggere le cretinate che hanno scritto.
Faccio scorrere l'articolo per partire dall'inizio, dove campeggia una bella immagine di Carol che imbraccia il fucile, segue lo scritto.


Melissa McBride: dagli zombie a Game of Thrones?

Come vi abbiamo già informato in precedenza, nel mese di febbraio sarà girato l'ultimo episodio di Game of Thrones, che vedrà l'introduzione di nuovi importanti personaggi, per uno dei quali il casting è ancora aperto. Si sono rincorse voci su presunte attrici che potrebbero andare a ricoprire tale parte, ma oggi è emerso un un nome che, visti i tempi che stringono, potrebbe essere quello definitivo: Melissa McBride.
Questa mattina l'attrice, che attualmente ricopre il ruolo di Carol Peletier nella fortunata serie The Walking Dead, è stata vista in un locale a Battery Park, New York, in compagnia di David Benioff, creatore e showrunner di Game of Thrones. A quanto pare tra di loro è intercorso un fitto dialogo, che aveva tutta l'aria di una conversazione informale tra Benioff e la nuova attrice della sua serie tv, probabilmente avvenuta sulla base di accordi precedenti.
I fans di The Walking Dead dovranno quindi dire addio al personaggio di Carol Peletier? Presto lo scopriremo.



Quante stronzate. «Tutta spazzatura» concludo restituendo il tablet a Mingus.
«Beh, se Melissa andasse a Game of Thrones non ci sarebbe nulla di male, in fondo si tratta del suo lavoro» considera Helena allungando una mano a prendere qualche pop corn.
Non dico niente, non intendo addentrarmi in quell'argomento, anche perché non esiste nessun argomento in cui addentrarsi: Melissa non lascerà The Walking Dead. Punto.
Riporto la mia attenzione alle immagini che scorrono sullo schermo, ma senza più concentrarmi su ciò che vedo, in quanto non riesco a smettere di pensare all'articolo su Melissa e di dirmi che non c'è niente di vero.
E comunque, a ben guardare, Game of Thrones non è quel gran telefilm, ce ne sono di meglio, di molto meglio.
Vorrei cambiare canale ma Helena e Mingus me lo impediscono con pesanti minacce e rubandomi il telecomando, anche Eye mi guarda tirando le orecchie indietro: gatto traditore.
È tardi quando, finalmente, terminano gli episodi di Game of Thrones e spengo il televisore. Domani Helena ritornerà già a Copenaghen, e dato che adesso è qui non vale la pena che vada dormire nel suo appartamento, resterà al loft per questa notte. Mingus dorme nella camera degli ospiti che si trova di sotto, per sua comodità vista la gamba con il gesso, così la madre starà nella sua al piano superiore. Helena accompagna nostro figlio nella stanza ed Eye li segue: prima che Mingus sia sotto le coperte, avrà già trovato un comodo posto sul piumone.
«Mamma, non serve che tu venga a mettermi a letto, ho diciassette anni, non sette!»
«No, ma hai una gamba rotta.»
Mingus protesta, ma so che in fondo è contento di ricevere le attenzioni di sua madre.
Li guardo mentre camminano verso la camera, ma più che altro i miei occhi sono puntati sul sedere di Helena, che ondeggia coperto dai leggins neri. Le sue forme non hanno smesso di farmi un certo effetto.
Per non pensarci, vado in cucina e da un cassetto prendo la tavoletta di cioccolato quasi finita, della quale restano tre quadretti avvolti nella carta. Ne metto in bocca uno e lo assaporo lentamente fino alla fine, poi ne prendo un altro: il cioccolato è una cosa sublime.
«Beccato!»
Mi volto ed Helena è appoggiata al bancone con l'espressione furba.
«Adesso sarò costretto a ucciderti» dico, per poi mangiare l'ultimo quadretto.
«Così mi fai paura, è meglio che me ne vada!» esclama lei spostandosi verso la scala che conduce al piano superiore.
«Tanto so dove trovarti.»
Mi avvicino a Helena, la quale mi guarda sorridendo, ma poi il sorriso si spegne e lascia spazio solo a due occhi che catturano i miei, due occhi che ardono.
Mi rivedo a fare l'amore con lei, ne ricordo ogni minimo particolare, posso ancora sentire la mia pelle sulla sua.
Giuro che se fa un passo verso di me, uno solo, la prendo e la porto in camera da letto. E non m'importa se lei sta con un altro o se domani ce ne pentiremo entrambi.
Dopo un tempo che pare infinito, Helena si muove, verso la scala.
«Buonanotte, Norman... »
Le sue parole sembrano uscire a fatica, come le mie subito dopo.
«Buonanotte.»
La seguo con lo sguardo mentre sale i gradini, senza voltarsi nemmeno una volta.
Forse è meglio così, che ognuno dorma nel proprio letto.
Ma non ho sonno e faticherei ad addormentarmi, quindi torno sul divano. Prendo il tablet e lo accendo, poi vado su Google e cerco: melissa mcbride game of thrones.
Il primo risultato della ricerca mi riporta al pezzo di Series and Stars, i successivi non hanno niente a che fare con quell'argomento. Non se n'è parlato da nessuna parte.
Rileggo l'articolo. Ecco in che cosa consistevano gli impegni improrogabili di Melissa, doveva incontrarsi con quel David Benioff. So che si conoscono da tempo e magari la loro è stata solo una chiacchierata fra vecchi amici, avranno anche parlato dell'evento di beneficenza visto che lui è uno degli organizzatori, ma se invece il sito avesse scritto l'articolo essendo a conoscenza di informazioni carpite alla fonte e fosse tutto vero? Non sarebbe la prima volta, Series and Stars non scrive solo cazzate.
Guardo l'immagine di Carol e irrazionalmente mi convinco sempre di più che Melissa abbia davvero preso accordi per andare a Game of Thrones.
Lei ama il suo personaggio con tutta se stessa, ha deciso di abbandonarlo in questo modo? Devo prepararmi al fatto che non girerò più scene insieme a lei? Quando io sono Daryl e lei è Carol, provo un'emozione come con nessun altro, nei nostri sguardi, nei nostri abbracci Carol e Melissa per me si fondono in un'unica persona.
Se fosse una decisione venuta dall'alto l'accetterei, potrebbe arrivare per ognuno di noi, ma in questo caso è stata lei a scegliere. Helena ha ragione, si tratta del suo lavoro e Melissa ha il diritto di essere libera, ma ora non mi va giù. Ha fatto tutto senza dire niente a nessuno, senza dire niente a me. Evidentemente non mi ritiene importante quando lei lo è per me.
Insieme a Carol e The Walking Dead abbandonerà anche il sottoscritto, adesso ha il suo amico David.
Spengo il tablet. Al diavolo, vado a dormire.
Salgo nella mia camera, accanto a quella in cui dorme Helena, senza un briciolo di sonno. Vado a farmi una doccia nel mio bagno personale, cui si accede dalla stanza. Lascio scorrere l'acqua calda sul viso e sul corpo più del necessario, sperando invano che cancelli i miei pensieri. Dopo essermi asciugato, lavato i denti e aver indossato boxer e maglietta puliti vado a letto, dove resto seduto con la schiena appoggiata alla testiera, e prendo il telefono che avevo appoggiato sul comodino. Apro Twitter: il primo post è di Austin, una foto di lui teneramente abbracciato alla sua ragazza italiana conosciuta a Londra. Da quando si è innamorato è diventato romantico da far salire la glicemia. Gli metto un like.
Faccio scorrere velocemente i post successivi, dopo cerco nella galleria una foto di me e Melissa scattata da Andy al matrimonio di Steven. Sorridiamo e i nostri volti sono vicini, lei è bellissima e radiosa. Facendo il nostalgico, posto la foto su Instagram e su Twitter con l'hashtag #McReedus, sapendo che in breve si guadagnerà migliaia di like.
Poso di nuovo il telefono sul comodino e m'infilo sotto il piumone. Non mi resta che contare le pecore.
L'ultima immagine che mi passa per la mente, prima di addormentarmi, è quella di Melissa alla Fortezza Rossa.

L'indomani mattina sono sul marciapiede davanti al mio palazzo con Helena, un taxi la sta già aspettando per condurla in aeroporto.
Mentre facevamo colazione, tra di noi aleggiava il pensiero di quello che sarebbe potuto succedere stanotte e non è successo. Ancora non so se classificarlo come un bene, è qualcosa rimasto in sospeso, come una curiosità non soddisfatta.
«Tornerò a salutarvi prima di partire per il Nepal» promette Helena aprendo la portiera posteriore del taxi.
«Casa Reedus è sempre aperta.»
Lei sorride, indugia, e io ne approfitto, perché non intendo lasciarla andare via senza aver ottenuto quello che voglio. Le prendo il viso tra le mani e la bacio.
La sua bocca, che asseconda la mia, è calda e generosa come la ricordavo, ma il bacio ha il sapore del passato, di ciò che non esiste più.
Nel momento in cui ci separiamo, Helena mi sfiora la guancia con la mano, con un'ombra di rimpianto nello sguardo.
«Ciao...»
«Buon viaggio» le auguro dolcemente.
Sale sul taxi e ci guardiamo finché quest'ultimo non si stacca dal marciapiede immettendosi nel traffico. Volevo fare l'amore con lei, e sono sicuro che sarebbe stato bello quanto lo è stato baciarla, ma avrei provato quella stessa sensazione quasi malinconica, di qualcosa che si è perso e non tornerà più.
Accendo una sigaretta e m'incammino lungo la via. Mi sono accordato con Melissa, tramite messaggi, per incontrarci allo Starbucks vicino all'entrata di Central Park sulla Fifth Avenue. Ammetto di essere un po' nervoso e non vorrei, ma temo il discorso che affronteremo.


Melissa

Quando scendo dal taxi, Norman mi sta già aspettando davanti all'entrata di Starbucks fumando una sigaretta, indossa i jeans e un piumino nero. Sono contenta di poter trascorre del tempo con lui da soli.
«Ciao!» lo saluto con un sorriso.
Lo fa anche lui intanto che spegne la sigaretta nell'apposito contenitore. «Non è che tra cinque minuti scapperai di nuovo per via di qualche impegno?» L'inflessione ironica della sua voce sembra sottintendere qualcosa.
«Tranquillo, sono tutta per te.»
Entriamo nel locale e ordiniamo due caffè grandi macchiati, che offre Norman.
«Ti va di fare una passeggiata?» gli domando. Anche oggi c'è un bel sole e vorrei stare all'aria aperta. Lui è d'accordo, così specifico al barista che portiamo via i caffè. Quando sono pronti li prendiamo e usciamo, e io ne bevo subito un sorso stando attenta a non scottarmi, mentre Norman nasconde uno sbadiglio con la mano: magari è reduce da una notte di sesso con Helena. Storco la bocca e scaccio il pensiero.
«Cosa c'è, troppo poco zucchero?»
«No, va benissimo, dolce come piace a me» rispondo trattenendomi dal ridere.
Attraversiamo la strada ed entriamo a Central Park, magnifico sotto la neve. Altre persone hanno avuto la nostra medesima idea e stanno passeggiando godendosi la bella giornata.
«Com'è andata la festa?» s'informa lui.
«È stata molto bella e gli invitati tutti molto generosi, un successo.»
«Volevo imbucarmi davvero, ma il vestito buono era in lavanderia.»
Rido e penso a come dirigere la conversazione verso dove m'interessa, ovvero i rapporti tra lui ed Helena. Non vorrei essere invadente, però mi preme sapere, è più forte di me anche se non  riesco ad afferrarne bene il motivo. O non lo voglio afferrare.
«Non vorrei avervi disturbato ieri mattina, piombando così all'improvviso.»
«Tu non disturbi mai» mi rassicura Norman. «Dovresti farmi più spesso questo genere di sorprese.»
«Vedrò di accontentarti.» Bevo un po' di caffè, poi riprendo: «Siete una bella famiglia, ancora...»
«Sì, credo di sì. Siamo... felici di stare tutti e tre insieme, quando è possibile.» Norman cammina di fianco a me sul vialetto del parco, una mano nella tasca del piumino e l'altra che regge il bicchiere. Con lo sguardo che vaga lontano, sembra perso in una riflessione tutta sua, della quale decide poi di rendermi partecipe. «Helena resta una persona importante per me, ma ciò che ci ha uniti in passato non esiste più, e non tornerà.»
Si volta verso di me e mi guarda, come a suggellare quella confidenza. Prima di oggi non mi aveva mai parlato dei suoi stati sentimentali.
Gli sorrido e annuisco. Il momento è profondo, ma io non posso evitare di pensare che ho saputo ciò che volevo. Adesso mi sento alleggerita.
Continuiamo a passeggiare lungo le stradine del parco, e intanto aspetto che Norman mi chieda quello che non vede l'ora di chiedermi.


Norman

Non sono solito ad aprirmi con gli altri circa i miei affari sentimentali, ma in questo momento, con Melissa, mi è venuto istintivo farlo.
Ora, però, vorrei andare al sodo, è da ieri sera che non aspetto altro. Veramente credevo che sarebbe stata Melissa stessa a parlarmene per prima, invece non sembra essere nelle sue intenzioni. Che cosa aspetta, che la veda in un episodio di Game of Thrones?
Decido di non domandarglielo direttamente, ma di girarci intorno.
«In realtà, se non mi sono imbucato alla festa, è stato perché volevo guardare Game of Thrones» esordisco fingendo un tono scherzoso.
«Allora sei perdonato» ribatte lei finendo il caffè e senza aggiungere altro.
Temo che rivelarmi la sua decisione non rientri nei suoi piani, almeno per ora. Mi delude. Bevo anch'io tutto il caffè che mi era rimasto nel bicchiere, dopo prendo quello di Melissa e li butto entrambi in un cestino.
«Non ti ho ancora chiesto se ci sono novità» ritento.
«In che senso?» domanda lei aggrottando la fronte. Lo so che è una domanda stupida, dato che ci siamo sentiti solo tre giorni fa.
«Così... In generale...»
«Ho portato Lincoln dal veterinario perché si è fatto male a una zampa, per il resto tutto nella norma.»
Cazzo, adesso basta, sarò diretto. «È vero che lascerai The Walking Dead?»
Melissa si gira verso di me, come sul punto di dire qualcosa, ma tace e io avverto una morsa allo stomaco. Siamo sulla sommità di un ponticello, mi fermo costringendola così a fare altrettanto.
«Mel, lascerai The Walking Dead per andare a Game of Thrones, è vero?» domando con enfasi, senza più nessun ritegno.
Lei mi guarda imperscrutabile, sta per dire di sì, lo sento.
«No, certo che no!» dice come se le avessi chiesto se la neve è rossa.
No, certo che no, già. Sono un idiota. Un idiota che tira un sospiro di sollievo.
Melissa fa un largo sorriso. «Ho visto che avevi postato la nostra foto su Twitter, allora ho capito che avevi letto anche tu l'articolo di Series and Stars ed eri sulle spine. Volevo vedere che cosa avresti detto.»
La scruto affilando lo sguardo. «Che perfida» l'ammonisco facendola gongolare ulteriormente.
«David mi ha veramente offerto quella parte, ma io ho rifiutato senza pensarci nemmeno per un secondo. Fino a quando, e se, chi ne ha il potere non deciderà il contrario, niente e nessuno potrà separarmi da Carol. E se un giorno accadrà, fra di noi non cambierà nulla. Ti pare che potrei rinunciare a momenti come questo?»
Mi sorge il dubbio che abbia il potere di leggere nel pensiero, o forse solo quello di leggere in me, come sulle pagine di un libro aperto.
«No...» dico soltanto.
Melissa mi spiega nel dettaglio la proposta di David Benioff, ma non afferro neanche la metà di quello che mi sta dicendo, perché sono troppo intento ad ammirare i suoi splendidi occhi, i tratti del suo viso, quelle labbra dalla linea particolare e sensuale. Più le guardo, più mi viene voglia di baciarle. Così, lo faccio.
Le sento sorprese ma poi rispondono alle mie, dolci, non solo per via del caffè, e decise. Questo bacio mi scombussola dentro, sa di cose nuove.


Melissa

Sto parlando di come David mi ha offerto il ruolo in Game of Thrones, quando mi ritrovo la bocca di Norman sulla mia.
Impiego qualche attimo a realizzare che sta accadendo, è un bacio giunto del tutto inaspettato che ricevo con stupore, prima di accoglierlo con lo stesso calore di Norman. Le sue labbra si muovono in modo meraviglioso, annullandomi, vorrei non smettessero mai. Bacia meglio di Derek Taylor.
Le nostre bocche si separano ma non si allontanano, restiamo vicini con le mani di Norman che toccano i miei fianchi e le mie sulle sue braccia, i respiri leggermente accelerati che si confondono e gli sguardi persi l'uno nell'altro. Siamo emozionati.
È lui il primo a parlare. «Magnifico...»
«McReedus a tutti gli effetti» dico, pensando che i nostri fans impazzirebbero se ci vedessero in questo momento.
Mentre sorridono, le nostre labbra si sfiorano di nuovo. Dovevo soltanto fare una sorpresa a un amico e ora lo sto baciando. Io e Norman: un risvolto imprevisto che mi riempie di vivacità e attesa.
Dopo un po' riprendiamo a camminare e lui mi circonda le spalle con un braccio, io gli cingo la vita con il mio.
«Non penserai di prendere un aereo più tardi, non ti lascio andare via» assicura Norman.
«Mi rapisci?»
«Sì» risponde attirandomi maggiormente a sé.
«L'idea è molto allettante. Mi cucinerai i pancakes?»
«Farò tutto ciò che vorrai. Tranne guardare Game of Thrones.»
Rido nascondendo il volto nella sua spalla.
Sono felice, e il motivo questa volta mi è ben chiaro.






 






 
  
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