Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh! Arc-V
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Autore: Selena Leroy    21/03/2017    3 recensioni
Il progetto "Les Enfant Terrible" aveva uno scopo: dare alla luce una nuova generazione più consapevole, più capace e più ambiziosa della precedente. Non era rimasto molto, d'altronde, agli ultimi superstiti di un pianeta arso vivo dalla Peste, un nuovo morbo che infesta il pianeta uccidendo qualunque creatura esistente si trovi sul suo cammino.
Yuya Sakaki è una di queste speranze, cresciuta assieme al padre e alla medicina. Ha solo sedici anni, ma il suo quoziente intellettivo supera di gran lunga quello delle sue normali coetanee; con il suo amico di sempre, quel ragazzo di nome Yuto segretamente innamorato di lei, continua una battaglia che però sembra persa in partenza.
E la situazione, per lei, volgerà inaspettatamente verso il peggio; alla morte improvvisa del padre, le decisioni di un uomo mai visto né sentito e che risponde al nome di Leo Akaba, la porteranno via dal suo luogo natio, dai suoi affetti e dai suoi amici, e in quella solitudine imposta da estranei, nelle cui menti si cela un segreto dalle cupe ombre, tutto ciò che le rimane da fare è lottare, e continuare quella ricerca ora così preziosa. Se farlo o meno da sola, dipenderà solo da Reiji Akaba...
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Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akaba Reiji/ Declan Akaba, Yuto, Yuya Sakaki
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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La chiamavano peste perché qualunque altro termine utilizzato per indicarla appariva svilente nel definire quella terribile malattia capace di devastare tutto quello che riusciva ad infestare. Era stata unanime la scelta di rimettere in auge il nome di quell’antico morbo che tante morti aveva disseminato nel passato, e la cui semplice ombra era servita per coprire di cadaveri ettari ed ettari di terra considerata successivamente contaminata. Si era guariti da essa solo con la determinazione degli esseri umani a voler sopravvivere ad ogni costo ad un male che non voleva saperne di essere guarito, ma l’attuale malattia che stava rendendosi regina di tutto il creato non sembrava voler essere così benevola da concedere agli uomini abbastanza tempo da generare difese sufficienti a resisterle.

È un mistero come si contrae, è un mistero come guarire. Quando lacrime di sangue e diafana pelle fanno la loro comparsa, è già giunto il momento di prepararsi per l'estrema unzione.

In questo mondo devastato, sono molte le persone che sono morte, ma sono innumerevoli quelle che hanno dato la loro anima alla ricerca di una cura che preservi il genere umano dalla totale estinzione. Scomparire non sarà che l’inevitabile conclusione tragica di una storia ricca di avvenimenti oltraggiosi, per coloro che non fanno altro che morire come mosche quando essa decide di abbattersi in qualche direzione.

In questo clima di totale incertezza, anche la scelta delle vittime appare un mistero. Può morire un bambino che ha appena emesso i suoi primi vagiti, così come può spirare l’uomo più anziano del mondo. Può morire il gatto che hai accudito con amore per dieci anni, o quel piccolo bonsai che hai cresciuto nella tua stanza con la dedizione a farne da costante in quel rapporto che non ha altri modi per manifestarsi.

Nessuno può considerarsi salvo, nessun miracolo, fin d’ora, ha avuto la forza di mostrarsi per indicare agli uomini un modo utile a sfuggire quella che appare, sempre di più, come la più grande apocalisse della storia.

 

PROLOGO

 

G

uardare fuori dalla finestra della sua cucina, poco prima del risveglio di suo padre, era uno di quei rituali mattutini a cui difficilmente Yuya Sakaki avrebbe saputo rinunciare; il lento cadenzare della luce del sole, nel loro piccolo giardino ricco di agrifogli, era per lei uno spettacolo che ne ipnotizzava le iridi vermiglie fino a perdervisi in ombre e sfumature che ne inebriavano i sensi fino al loro totale annebbiamento. Quando era lì, a specchiare se stessa in quel rettangolo trasparente affacciato sull’esterno, poteva ancora coltivare l’illusione che il mondo non fosse la disastrosa pozza di sangue in cui si era inevitabilmente trasformato, poteva ingannarsi nell’ignorare una sofferenza e un decadimento  che lentamente consumavano la vita di quanti prossimi a sbriciolarsi, come le ennesime vittime di una peste sempre vogliosa di nuovo sangue e di nuova carne da seppellire sottoterra. Era quello che le serviva per non impazzire, per non dimenticare che tra le tante persone morte lei era ancora viva, ancora con un futuro davanti, ancora affiancata da persone care a cui avrebbe dato tutta se stessa per avere la garanzia di vederli sempre felici e in buona salute. Uno spazio tutto suo, un piccolo angolo di quiete paradisiaca lontano dalle ansie, dalle paure e dai tremori che puntualmente minacciavano di fermare il suo cuore, abbattendosi con costanza tossica su uno spirito sempre più sfiancato dal lavorio incessante che la mente doveva indursi - per la ricerca di soluzioni sempre più ritardatarie nell’arrivare.

Lavorare con il padre alla esigua età di sedici anni, per giunta in un laboratorio all’avanguardia e tra i più attivi nella ricerca di una cura, era sicuramente un traguardo degno di essere sbandierato con l’orgoglio appuntato su un petto rigonfio di soddisfazione, Yuya ne era consapevole, ma era un’albagia che doveva spegnersi, se il suo pensiero andava nei meandri di quella ricerca forzata che lei doveva condurre con suo padre, e che illuminava le terribili rinunce che già aveva fatto nella sua vita per seguire un credo che, forse, non l’avrebbe nemmeno portata alla destinazione desiderata. Un pessimismo atipico di lei, sempre pronta a sorridere ad un’avversità pronta a superare, ma che si annidava inesorabile nel suo animo al confronto con le migliaia di persone che, fino a quel momento, non era stata in grado di guarire, o le centinaia di esseri umani a cui si era affezionata e a cui era stata costretta a dire addio, mascherando le sue lacrime in una professionalità impostale nel medesimo istante in cui il padre l’aveva presentata con orgoglio all’interno di quei laboratori, come sua assistente dalle incredibili doti e dall’inarrestabile intelligenza. Doti sicuramente esistenti, e pronte a rivelarsi nel momento richiesto, ma anche rigonfie di un desiderio paterno che anelava a sé la presenza della figlia ormai sola e senza alcun aiuto a cui affidarla, priva anche di un luogo in cui apprendere con il crollo del sistema educativo al seguito della piaga del contagio.

“Tesoro, come va? Sbaglio, od oggi ti sei svegliata ancora prima del solito?”
Non aveva bisogno di riconoscerne la voce, per sapere che suo padre era dietro di lei, pronto a tenderla in quell’agguato affettuoso che lui scherzosamente chiamava abbraccio, e che sembrava invece puntare allo stritolamento di tutte le ossa che davano a Yuya consistenza umana. Non serviva, perché anche quello era uno di quei rituali mattinieri a cui la ragazza non avrebbe mai voluto rinunciare.

“La colazione è pronta. Oggi ho fatto quei pancake che ti piacciono tanto, così non potrai più lamentarti con Thomas che non ti voglio abbastanza bene”

La risata del padre, condita dai ricordi di parole burlesche sfuggite il giorno precedente, diedero alla ragazza quel buonumore che le serviva per dimenticare le spiacevoli elucubrazioni che prima l’avevano riportata al mondo terribile da cui invece voleva solo fuggire. Viveva solo per quel sorriso, lei, solo per quella risata, solo per la gioia che l’uomo provava con lei, in quel rapporto ricco di momenti felici e di vittorie che avevano faticosamente collezionato assieme.

 

***

 

Y

usho Sakaki aveva appreso a proprie spese quanto fosse difficile vivere in un mondo che dall’oggi al domani può strapparti tutto quello che ti ha donato per il solo capriccio di una volontà criptica, desiderosa di vedere lo svolgersi degli eventi senza alcun amore per le povere pecorelle smarrite che vagavano sulla terra alla ricerca di introvabili risposte che spiegassero il perché di tali sviluppi. Aveva compreso tutto questo al prezzo della propria anima, lenta nel suo frantumarsi lieve, che ne consumava i bordi con il dolore a corroderla al pari di un veleno letale.

Yusho Sakaki aveva avuto tutto; una carriera promettente come medico, una moglie che lo amava e che lui ricambiava con tutto il cuore, una figlia che aveva coronato quella famiglia felice nella propria vita perfetta.

Forse qualche divinità gelosa si era mostrata restia a guardare oltre la sua gioia, forse era rimasta disgustata dal fatto che vi fosse un essere beato dentro ad un mare di disperati, forse non era riuscita ad accettare che vi fosse qualcuno in grado di travalicare senza alcuno sforzo le norme vigenti del Karma. Qualunque divinità fosse,  offesa dal suo benessere, aveva pensato bene di riequilibrare il tutto portandogli via quella bellissima donna che lo aveva reso il più fortunato di tutti gli uomini, colpendola con un male incurabile che ne aveva consumato la vita fino al suo totale spegnersi, distruggendola in un dolore che ne aveva reso ancora più amara la devastante separazione.

Il compiangerla aveva portato Yusho a ripromettersi che mai, mai nella sua vita avrebbe permesso l’abbattersi di nefande forze oscure sull’unico tesoro che le era rimasto, su quella bambina dal sorriso contagioso che lo aveva ancorato sulla terra quando la morte minacciava e tentava anche lui...

e lo aveva già fatto, l’aveva già strappata a quelle ombre nere che avevano tentato di portarsela via, e lo avrebbe fatto sempre, anche a costo di morire lui stesso...

 

Yusho non poteva saperlo, ma quella promessa si sarebbe rivelata essa stessa un marchio innegabile che avrebbe tranciato per sempre ogni suo legame e ogni suo volere. Un destino, una divinità, il karma... lo scienziato non sapeva cosa fosse, ma sapeva che adesso era lì, di fronte a lui, pronto a strappargli la sua esistenza e a separarlo per sempre dalla sua amata figlia, dall’unica persona a cui aveva potuto dimostrare l’amore che tempo addietro si era perso nei meandri di un dolore impronunciabile. Perso, confuso, cieco di fronte a quella terribile tragedia che lo aveva investito in pieno nel semplice tragitto che lo avrebbe portato nello studio in cui avrebbe dedicato un nuovo giorno al rimedio contro il male ancora incurabile, tutto quello che Yusho aveva potuto fare era stato pregare e chiedere, se almeno questo gli era concesso, di concedere a Yuya la possibilità di andare avanti, la vita che invece lui vedeva consumarsi di secondo in secondo; un’anima prossima ad abbandonare il suo involucro umano e a ricongiungersi con l’amata moglie finalmente ritrovata. 

 

   
 
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