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Autore: Ori_Hime    22/03/2017    3 recensioni
[YOUR NAME ][YOUR NAME ]Storia ambientata alla fine del film “Your name” (Kimi no na wa) di Makoto Shinkai, quando Mitsuha e Taki si incontrano sulla scalinata e si chiedono: “Qual è il tuo nome?”
Mi sono presa la libertà di aggiungere particolari sui personaggi e sui luoghi che non vengono descritti, per il resto dovrebbe essere abbastanza fedele al romanzo del regista.
Vi lascio una citazione per incuriosirvi!
“-I tuoi disegni di Itomori, il mio cordino per i capelli... Non possono essere coincidenze, giusto?- spiego accennando a due delle tante cose che ci accomunano. (...)
Sembra che tutta la nostra vita sia stata una preparazione a questo incontro. Il modo in cui pensiamo diversamente, ma allo stesso tempo ci comprendiamo: siamo come due facce della stessa medaglia. Come due fili intrecciati dello stesso nastro.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mitsuha Miyamizu, Taki Tachibana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il filo rosso del Destino

 

Capitolo 1 – Incontro del destino

Fine Marzo 2019- Tokyo

 

Taki

-Qual è il tuo nome?- dico in contemporanea alla ragazza con cui avevo incrociato lo sguardo sul treno e che ho appena rincontrato salendo le scale della prossima fermata. È davvero bella nella sua semplicità, ma ciò che mi colpisce di lei è che sembra comparsa come da un sogno, come se l'avessi già incontrata.

-Speravo che me lo chiedessi- mi risponde con le lacrime agli occhi. Immagino fosse interiormente combattuta se chiedermi il nome, anche a me sembra di aver fatto una cosa folle a scendere dal treno per incontrarla, ma so che se non l'avessi fatto me ne sarei pentito. Sono felice che l'abbia fatto anche lei.

-Mi chiamo Mitsuha!- aggiunge porgendomi la mano. Sentire il suo nome è stato come ricomporre dei pezzi di un puzzle: non poteva avere nessun altro nome se non quello.

-Taki- rispondo prontamente, stringendole la mano.

-Ci siamo già visti per caso? -chiedo curioso, cercando di capire perché abbia un qualcosa di familiare. Anche lei mi risponde di avere quella sensazione, sorridendo imbarazzata.

-Ti va di fare quattro chiacchiere?- domando allora rompendo il ghiaccio in un modo così spudorato che mi sorprendo da solo, non è certo da me iniziare una conversazione con una sconosciuta. -Potremmo andare a bere qualcosa, se hai un po' di tempo libero. - aggiungo speranzoso.

 

Mitsuha

Mi sembra di aver già incontrato Taki prima d'ora, magari l'ho visto sul treno o in giro per Tokyo... Eppure sembra più di uno sconosciuto incrociato per caso. Che lo abbia conosciuto in una vita passata?! O sto avendo un dejavu? Non capisco che mi stia succedendo, cosa mi abbia spinto a scendere dal treno per incontrarlo e perché abbia così voglia di conoscere questo ragazzo, ma Taki mi trasmette fiducia con il suo dolce sorriso e decido di seguirlo: annuisco al suo invito e mi avvio con lui.

 

Taki

Durante il tragitto continuo a chiedermi dove potrei averla già vista e quando: mi sembra di conoscerla e voglio capire perché.

-Da dove vieni?- inizio a chiederle per indagare, cercando di levarmi l'imbarazzo parlando.

-Non sono di Tokyo, vengo da fuori... Mi sono trasferita da poco, ma ho sempre desiderato abitarci! - mi risponde con gli occhi sognanti. Questa ragazza è un vero mistero, ma per qualche ragione mi aspettavo quella risposta: una ragazza così se l'avessi incontrata da queste parti l'avrei certamente ricordata!

 

Mitsuha

Mi chiede perché amo Tokyo e rispondo dicendo che amo la vita attiva che c'è, le luci che fanno compagnia ad ogni ora della giornata, la libertà di essere chi si vuole, il cielo che si specchia sui grattacieli. Provengo da un paesino di provincia, con pochi svaghi e libertà assai limitata, e tutto ciò mi opprimeva. Non vedevo l'ora di andarmene, di partire per cominciare una nuova vita, indipendente e felice, lo desidero da quando ero ragazza.

Mi sorprendo di averglielo raccontato con così tanta enfasi ed entusiasmo, ma lui non ne sembra turbato, anzi.

 

Taki

Rido nel sentire quelle parole, perché il mio desiderio è invece quello di abitare lontano dal caos e dalla vita frenetica, in un clima più accogliente, nell'abbraccio della natura. Tokyo è una città ricca di comodità e servizi che non si trovano di certo ovunque, ma vorrei staccare ogni tanto da questa vita monotona, dal traffico e dallo smog. Le racconto che amo disegnare paesaggi di una località fuori città, e che mi sarebbe piaciuto vederli dal vivo, ma che non sarebbe stato possibile.

-Come mai?- mi chiede un po' dispiaciuta. Le prometto che quando saremo arrivati glieli mostrerò.

 

Mitsuha

Entriamo in una caffetteria molto elegante, con le travi di legno a vista e sedie in vimini. Ci sono anche molti cani che fanno compagnia ai padroni. Un posto del genere dove vivevo io era impensabile: quando tra amici dicevamo di andare a bere qualcosa ci trovavamo alle macchinette alla fermata dell'autobus! Era una delle tante cose per cui desideravo venire a Tokyo: bere in un posto del genere.

Ci accomodiamo ad un tavolino che dà sulla strada e una cameriera ci porta il listino. Appena lo apro rimango colpita dall'enorme quantità di pietanze e bevande che si possono ordinare: non so cosa scegliere! Alla fine decido di prendere un caffè alla cannella e dei pancake al mango e mirtilli, non avendo mai assaggiato nulla di questo genere. Taki invece ordina un infuso di orzo, una cosa così semplice in un posto così particolare mi sembra uno spreco, ma immagino che lui sia abituato a questi ambienti.

 

Taki

Era tanto che non venivo in questa caffetteria, le racconto, da quando io e i miei amici avevamo terminato le superiori. Le racconto di Shinta e Tsukasa, i miei amici più cari dai tempi del liceo, e di quest'ultimo che si era fidanzato con Okudera, che aveva conosciuto durante l'unica gita che avevamo fatto fuori città. Okudera era la capo cameriera per cui avevo una cotta a quei tempi e l'avevo conosciuta perché lavoravo in un ristorante. Ci ero uscito una volta, non so come, ma non era andata bene... In compenso siamo diventati amici e ci frequentiamo ancora tutti assieme. Senza quel lavoretto probabilmente non sarei riuscito a pagarmi gli studi universitari di architettura perché mia madre aveva abbandonato mio padre quando ero piccolo e lui mi aveva cresciuto da solo, tra un turno e l'altro al reparto di pronto soccorso e per la scuola prestigiosa che frequentavo non sarebbe bastato il suo stipendio.

Non so perché glielo racconto, ma lei ha questo super potere che mi scioglie la lingua.

 

Mitsuha

Wow, non posso crederci! Ha una storia simile alla mia: io avevo un padre assente e mia madre era morta giovane. Almeno io sono stata fortunata ad avere la nonna e Yotsuha che, nonostante fosse un po' ficcanaso, mi rallegrava e teneva compagnia. Non posso dire di aver avuto un'infanzia spensierata, ma doveva essersi sentito molto solo Taki da bambino.

Gli dico che mi dispiace e che lo posso capire bene, raccontandogli così la mia storia, anche se negli ultimi anni mio padre si era riavvicinato a me ed a Yotsuha, forse sentendosi in colpa per quanto successo... il rapporto con lui da allora è altalenante, ma è stato d'aiuto alla morte della nonna, ospitandoci a casa sua. Per me è stato un trasferimento breve, perché stavo già cercando un appartamento a Tokyo. Mi è dispiaciuto lasciare Yotsuha da sola con lui, ma frequenta il liceo locale e non avrebbe amato la vita cittadina né sopportato nuovi cambiamenti. Per me è l'occasione di ricominciare una nuova vita e momentaneamente lavoro come segretaria in un ufficio legale, posto che mi ha trovato mio padre tramite le sue conoscenze politiche.

Gli racconto tutto d'un fiato, Taki è stato sincero con me e per questo deve sapere tutto: passato e presente.

 

Taki

Nemmeno lei ha avuto una vita semplice: è diventata seria e pensierosa mentre si apriva con me. Mi dispiace averla fatta rattristare e cerco un modo per distrarla, per poterla rivedere sorridere.

Ho con me il mono spalla con i miei disegni, perciò le racconto che stavo tornando dal lavoro e tiro fuori anche i disegni di Itomori da cui prendo ispirazione, la città fantasma che era diventata la mia ossessione. La disegno come se ci avessi abitato in un'altra vita e quando mi chiedono se ci sono mai stato rispondo che sono frutto di intensi studi.

Appena Mitsuha li vede si fa ancora più seria: penso sia curiosa e interessata inizialmente, ma più disegni guarda e più le vengono le lacrime agli occhi. Itomori è una cittadina di montagna nei pressi di Tokyo scomparsa anni fa, distrutta dalla caduta di un frammento di cometa, ma gli abitanti si sono salvati per miracolo. Non pensavo che potessero farle questo effetto i miei disegni, mi sento in colpa. Le chiedo se sta bene e inizia a singhiozzare.

 

Mitsuha

-Quel villaggio io lo conosco.- dico, cercando di riprendere fiato e calmarmi dopo la pessima figura che ho appena fatto. Sono disegni bellissimi, ma così dettagliati che mi ha colpito una profondissima nostalgia. Alla vista del tempio non sono riuscita più a trattenermi: come fa a conoscere casa mia se non c'è mai stato? Adesso capisco perché ha detto che non era più possibile andarci...

-È Itomori.- Lui annuisce e mi porge un fazzoletto con cui mi asciugo le lacrime. -Io abitavo lì, fino alla tragedia- ho finalmente il coraggio di rivelargli. Taki mi guarda con gli occhi sbarrati, come se non capisse o comprendesse fin troppo la mia reazione.

-Mi dispiace averti fatto tornare alla mente brutti ricordi.- mi dice abbassando lo sguardo con profondo rispetto. È proprio un bel ragazzo, capelli castani un po' ribelli gli incorniciavano il volto che ha ancora qualche lineamento da bambino, come le guance leggermente paffute, ma gli occhi sono un profondo pozzo di maturità. Se sapessi disegnare il ragazzo dei miei sogni, apparirebbe così. Non voglio che si allontani da me per via del mio passato, lo rassicuro che nessuno era morto grazie ad un mio strano presentimento che ancora non sapevo spiegare, era come se qualcuno mi avesse predetto la strage, ed io e i miei amici avevamo attivato un piano di evacuazione che ci aveva salvati. Allungo una mano e la appoggio alla sua per tirarlo su e abbozzo un sorriso.

 

Taki

Mi tocca una mano e rialzo lo sguardo verso di lei. Sorride, anche se gli occhi non sembrano voler seguire la curva all'insù delle labbra: penso che probabilmente si è fatta forza da allora cercando di sorridere per convincersi di essere felice. È davvero coraggiosa e penso a quanto possa essere ancora più bella con un sorriso vero, di quelli spensierati, senza preoccupazioni e pieni di voglia di vivere.

Per un attimo vedo la ragazzina che doveva essere stata: i tratti leggermente più magri, i capelli più corti, più decisa e piena di energie. La maturazione l'ha fatta diventare una bella donna, si è fatta crescere i capelli e il leggero tocco di trucco le dona un'aria di serietà, mentre negli occhi, lontana, si può scorgere ancora quella giovane che è stata.

Quanto vorrei abbracciarla per stringere le sue insicurezze e restituirle il sorriso, ma riusco solo a dire: -io disegno da anni questi paesaggi e non ci sono mai stato, tu vieni da lì e hai sempre voluto abitare a Tokyo: non ti sembra una strana coincidenza?! Avremmo dovuto conoscerci prima e scambiarci i corpi! -

Ride, forse per la tensione appena sciolta o forse perché la mia battuta l'ha risollevata, ma sono felice di sentirla ridere: la sua risata somiglia a tanti campanellini che suonano festosi.

 

Mitsuha

Scambiarci i corpi! Questa è proprio bella! Anche se in realtà mi ha letto nel pensiero: da adolescente desideravo essere un ragazzo di Tokyo, esattamente come lui! Mi chiede il motivo per cui avrei voluto essere un uomo, guardandomi con occhi sospettosi e divertiti.

Gli spiego che mia nonna era una sacerdotessa che a me e a mia sorella aveva tramandato tutto il suo sapere, come intrecciare i fili, danzare, preparare il kuchikamizake. All’epoca non ne capivo il senso e pensavo che se fossi nata maschio mi sarei risparmiata queste scocciature, oltre a molte altri inconvenienti femminili. Vedo che Taki arrossisce lievemente, penso abbia capito cosa intendo. Com'è carino imbarazzato!

 

Taki

Forse l'idea dello scambio dei corpi non è stata brillante, non oso pensare come sarebbe “quel periodo” del mese delle ragazze... chissà però come sarebbe avere “qualcosa” sopra... Allontano quegli strani pensieri cercando di ricordare me a quell'età: un ragazzo tranquillo, che amava passare il tempo con gli amici quando non lavorava. Un'adolescenza spensierata tutto sommato, ero indipendente e libero di inseguire i miei sogni, ma alla ricerca costante di qualcosa... O qualcuno. E quel qualcuno era Mitsuha.

Quando ci alziamo per pagare il conto noto i capelli di lei, legati in una treccia chiusa da con un cordino intrecciato rosso. Anch'io ne avevo uno così da ragazzo, le spiego, lo tenevo come bracciale al polso e le chiedo dove lo abbia trovato. Mi risponde che lo ha fatto lei e che lo indossa da anni.

 

Mitsuha

Guarda il mio cordino fatto con la tecnica del kumihimo come fosse un oggetto che aveva perso e mai più ritrovato.

Appena arriva la cameriera, Taki paga il conto anche per me e cerco di persuaderlo a restituirgli ciò che gli devo, ma non ne vuole sapere. Usciti dal ristorante mi slego la treccia e gli porgo il cordino -Tieni questo allora, mi sembra di aver capito che era importante per te, te lo regalo, io ne posso fare altri!- Il suo viso si illumina nel riceverlo in mano: lo scruta con attenzione e lascia che glielo leghi al polso, ci sta giusto avvolto due volte. Mi ringrazia dicendo che è uguale a quello che non aveva più e non sapeva che fine avesse fatto.

Si sta facendo tardi e mi aspettano mille cose da fare appena rientrata, e penso che abbia anche lui una vita cui tornare, così lo saluto dicendo che purtroppo dobbiamo separarci. Si toglie lo zaino da cui vuole estrarre il suo biglietto da visita, con tanto di numero di cellulare e indirizzi vari, ma gli dico che non ne ho bisogno, perché se siamo stati destinati ad incontrarci ancora ci saremmo sicuramente ritrovati.

-I tuoi disegni di Itomori, il mio cordino per i capelli... Non possono essere coincidenze, giusto?- spiego accennando a due delle tante cose che ci accomunano.

 

Taki

Annuisco. Sembra che tutta la nostra vita sia stata una preparazione a questo incontro. Il modo in cui pensiamo diversamente, ma allo stesso tempo ci comprendiamo: siamo come due facce della stessa medaglia. Come due fili intrecciati dello stesso nastro. Lo ha capito anche lei e non appena ci rincontreremo, sappiamo che sarà per sempre.



-------
Note:

 

Ho ambientato il primo incontro che avviene alla fine del film nel 2019 e non semplicemente 8 anni dopo il 2010 (anno di inizio film) perché nel libro vengono descritte chiaramente le stagioni che passano: l'arrivo dell'inverno e poi della primavera, in cui finalmente i protagonisti si ritrovano.

La caffetteria è il luogo in cui Mitsuha, nel corpo di Taki, era andata con Tsukasa e Takagi dopo la scuola e le faccio assaggiare gli stessi cibi che aveva provato allora, non ricordandosene. Taki invece beve un infuso di orzo come quello che la nonna di Mitsuha gli aveva fatto bere quando lui era nel corpo della nipote sul monte in cui portano il kuchikamizake, per questo a Mitsuha sembra banale.

Il padre di Taki è solo accennato nel libro e nel film perciò tutto ciò che gli riguarda è mia invenzione, creata per spiegare la sua presenza e non quella della madre di Taki. Mi è dispiaciuto far morire la nonna di Mitsuha, ma aveva già la bella età di 82 anni durante il film, e ho fatto riavvicinare la figura paterna, immaginando che, dopo quanto successo, capisse cosa fosse veramente importante, non tralasciando però la politica.

Per quanto riguarda Okudera mi sarebbe piaciuto che lei e Taki continuassero a essere amici, perciò ho fatto in modo che lei e Tsukasa si innamorassero, dopo aver cercato Itomori assieme.

Spero che possiate aver trovato il primo capitolo interessante e che continuerete a leggere i prossimi che, da mio progetto attuale, saranno altri 7!

Baci,

Ori_Hime

 

 

 

 
 
  
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