Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Fabbricante Di Sogni    22/03/2017    0 recensioni
Un piccolo esperimento fatto principalmente per sfogo, dal testo:
"«Credo dovremmo finirla qui.» aveva detto solo pochi istanti prima.
Finirla, finire cosa? Il loro strano rapporto di uscite occasionali e di passeggiate intervallate da lunghi baci appassionati? La ragazza era convinta di star sognando, tanto spesso coi sogni rifuggisse la realtà, ed invece era reale; la voce fredda di Davide, il suo volto rabbuiato da scure nubi di rimorso."
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


















































 

Scream 
 

Anna osservò il volto di Davide, scavato dagli ultimi raggi del giorno, mai ricordava di aver visto quella linea delle sue labbra tanto piatta e inespressiva, abituata com’era a guardare quella bocca ridere e mugugnare monosillabi incomprensibili ma ben più espressivi.
Le parve di non aver capito bene, eppure il suo sguardo fuggivo e la sua espressione che non esprimeva non lasciavano dubbi in proposito.
«Credo dovremmo finirla qui.» aveva detto solo pochi istanti prima.
Finirla, finire cosa? Il loro strano rapporto di uscite occasionali e di passeggiate intervallate da lunghi baci appassionati? La ragazza era convinta di star sognando, tanto spesso coi sogni rifuggisse la realtà, ed invece era reale; la voce fredda di Davide, il suo volto rabbuiato da scure nubi di rimorso.
Non rispose; si limitò ad osservare i suoi scarponi innanzi a quelli di lui immersi nel nevischio, così simili e così vicini che da quella prospettiva si poteva supporre di una coppia che stesse per baciarsi.
Invece sapeva di certo che con qualunque frase avesse deciso di pronunciare i loro passi avrebbero finito col non rincrociarsi più se non per sbaglio.
Sentì un forte calore prenderle alla gola e una strana angoscia bloccarle lo stomaco, col ripetersi in testa le parole del ragazzo per accettare ciò che stava succedendo, gli occhi stavano per diventare lucidi e non voleva che la vedesse piangere con quel suo viso inespressivo.
Corse via senza dare troppo peso al fatto che lui la richiamasse a gran voce, non sarebbe tornata sui suoi passi solo per sentirsi ripetere un addio, non si sarebbe neanche voltata per riguardarlo negli occhi.
Mosse le gambe in fretta sulla neve scivolosa cadendo su se stessa più volte e a tratti affondando, mentre le lacrime le rigavano il viso, arrossandolo nei punti in cui la pelle a contatto con il freddo si screpolava.
Giunse al fine lungo la riva di un lago ghiacciato, osservò con gli occhi velati dalle lacrime la superficie solida intervallata da alberi occasionali che vi si riversavano all’interno e si concesse il tempo di rielaborare tutto.
Si sentì stupida e patetica, poi si sentì in colpa per il fatto di pensare di esserlo, non era sbagliato quello che provava, né era sbagliato avere dei sentimenti, non quanto per lo meno fingere di non averli.
Era giusto che soffrisse, era parte del vivere stesso, Davide era solo una persona con cui non avrebbe trascorso altro tempo, poco importava se lei fosse d’accordo o meno, perché non si può decidere di amare in uno.
Si osservò le mani nude che le bruciavano dal freddo e rimase a lungo ad indagare con lo sguardo sulla superficie del lago immobile, pensò che provare emozioni per il mondo in cui si trovava era essere davvero coraggiosi, ma che il coraggio non era più un valore che si ricercasse nelle persone sotto accezione positiva.
Era da sempre ostinata, combattiva e idealista, non poteva far niente per sbiadire il suo carattere, sarebbe stato come annullare la sua medesima esistenza.
Però lo sapeva che non c’erano più i grandi ideali, la percezione di poter cambiare il mondo da come questo era restava una bella favola con cui rallegrarsi nelle giornate uggiose, non esistevano più eroi e rivoluzioni da fare, la realtà appariva come un’attonita pianura spianata d’asfalto su cui era inimmaginabile lo sbocciare di un piccolo fiore.
Non era facile capire cosa fosse giusto e cosa sbagliato, il bene e il male si ramificavano così intensamente che il semplice prendere una posizione pareva impedire una totale consapevolezza superiore.
Non c’era una causa per cui lottare né per cui schierarsi, li avevano cresciuti in un brodo di inerzia che li aveva portati a non saper nemmeno più riconoscere i propri sentimenti. Lei però non ci stava, lei non voleva crederci che era quella l’unica dimensione della sua realtà, voleva sentire d’esistere, sentire di star vivendo e non addossarsi quelle lacrime gelide ma ustionanti, smettere di sorridere per una manciata ti settimane prima di tornare radiosa alla sua normale vita.
Non ci stava e non voleva credere che l’unico modo di amare fosse sognare utopici castelli in aria, popolati dai più insoliti visitatori che delineava nella sua immaginazione. Un grido prima appena udibile si fece largo nella sua gola, adesso risuonava e l’estensione delle corde vocali sì ampliò fino a far rimbombare l’eco del suo risentimento e della sua frustrazione sui pendii delle montagne innevate.
Osservò esterrefatta il risultato della voce, quasi non credesse d’aver tanto coraggio da gridare, e improvvisamente non piangeva più, ma percepiva come di aver distrutto un limite che la ossessionava fino a farla impazzire, quel muro che aveva issato tra ciò che poteva e ciò che sapeva di non riuscire aveva finalmente ceduto in lei, e ora finalmente le sembrava di tornare a respirare.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Fabbricante Di Sogni