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Autore: SheDark    25/03/2017    0 recensioni
Dal testo: "Era la sua natura quella di essere un assassino, ma era così sbagliato voler ribellarsi alla propria indole?"
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Come si può dedurre dal titolo gli unici personaggi sono un Lupo e un Coniglio.
Questa è una libera interpretazione della canzone "I know I'm a wolf" di Young Heretics, si consiglia l'ascolto o almeno la conoscenza della tale per comprendere meglio la storia.
Genere: Avventura, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le sue zampe si muovevano con coordinazione affondando appena nella neve soffice, non percepiva nemmeno il freddo sui cuscinetti, la morsa del gelo era solamente un semplice fastidio per lui.
Si fermò un attimo per scrollarsi dal manto grigio e bruno alcuni fiocchi di neve. Aveva appena smesso di nevicare ed ora il paesaggio si presentava completamente imbiancato, i grandi campi in cui era abituato a correre sembravano ancora più immensi in quel candore. 
Il fiato caldo usciva in nuvole dalla punta del muso scuro. Aprii la bocca per testare l'aria, le zanne chiare risaltavano sul nero delle fauci mentre assaporava gli odori intono a se, la lingua schioccò quando percepì una traccia.
I suoi occhi, due pupille gialle indagatrici, si posarono su una minuscola chiazza rossa che stonava in tutto quel bianco; proseguii con lo sguardo fino ad incontrare le proprie zampe, il sangue ormai secco ne ricopriva gli artigli e il pelo intorno.
Tirò indietro le orecchie guaendo sommessamente: non avrebbe mai voluto avere quel peso, ma ormai aveva iniziato e sapeva che avrebbe dovuto finire.
Guardò davanti a se, verso la via indicatogli dalle gocce scarlatte. Sapeva che la preda era proprio davanti a lui, come sapeva che l'avrebbe raggiunta facilmente; la ferita che gli aveva inferto poco prima di lasciarla nuovamente libera sanguinava copiosamente ed era solo questione di tempo.
Spinto dall'istinto primordiale che sentiva dentro di se riprese la propria caccia.

*  *  *

Le tracce rosse erano affiancante da piccole impronte e si ripetevano a breve distanza, secondo l'andatura a balzi della preda. Poco più avanti una massa di pelo marrone era immobile nella neve e dalla zampa posteriore, solcata da un graffio profondo, scendeva un rivolo di sangue.
Il lupo si fermò ad osservare, il respiro saliva verso il cielo in nuvolette calde; poi si avvicinò lentamente al coniglio, il cui piccolo corpicino iniziò ad essere scosso da fremiti.
Stava scendendo la sera ed iniziava a fare più freddo.
Si distese acconto a lui, i loro peli si sfioravano e il calore del proprio corpo si univa a quello del coniglio. La piccola creatura non aveva smesso di tremare, consapevole di quello che sarebbe successo da li a poco.
Il lupo posò il muso sulle zampe anteriori e continuò a fissarlo con curiosità, si interrogò sul perché si fosse arreso così velocemente chiedendosi per quale motivo avesse tanta paura di lui.
Non avrebbe mai voluto fargli del male.
Si ricordò del proprio branco, dei propri compagni che si dilettavano ad uccidere senza rimorso. Scosse il capo mentre quei ricordi gli annebbiavano la vista e quell'odore, tanto famigliare quanto disprezzato, si insinuava nelle sue narici.
L'odore della carne fresca lo stava facendo sentir male.
Dentro la sua testa una voce gli gridava di uccidere in contrapposizione a ciò che sentiva nel profondo che, in una preghiera silenziosa, gli diceva invece di prendersi cura de quel coniglio indifeso, come una madre si occupa del proprio cucciolo.
Era la sua natura, quella di essere un assassino, ma era così sbagliato voler ribellarsi alla propria indole?
Non poté opporsi all'istinto che, come una forza remota e incontrollabile, lo spinse ad agire.
Si alzò portando indietro il capo per ululare con fierezza, il suo canto si unì a quello della sua famiglia, poi si diresse verso la propria tana portando con se la preda.

*  *  *

Il lupo si accovacciò sul suolo di terra ruvida. Fuori dalla sua tana la neve aveva rincominciato a cadere e il vento fischiava tra gli alberi mentre la luna, un globo bianco perfettamente tondo, risplendeva nel cielo nero.
Si voltò ad osservare il risultato delle sua azioni: il coniglio giaceva li, inerme, con il corpo riverso su un lato in quella innaturale immobilità, e gli occhi che fissavano un punto lontano senza però vederlo veramente, privi della solita luce che brilla in qualsiasi essere vivente.
Allungò il collo toccando con la punta del muso il fianco, e guaii quando il suo naso si scontrò con quel corpicino freddo. Tirò indietro le orecchie e distolse lo sguardo quando si rese conto di quello che aveva fatto.
Si alzò rabbrividendo all'aria gelida della notte che, nonostante il manto folto dell'inverno, gli pungeva la pelle e si accoccolò vicino al coniglio, la cui unica colpa era stata quella di essere una preda, avvolgendo la propria coda intorno al suo corpo.
Ora non avrebbe più dovuto preoccuparsi, perché ora lo avrebbe tenuto al sicuro.
Per sempre.

   
 
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