Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: Jinny82    26/03/2017    1 recensioni
Le cose si aggiusteranno davvero?
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Originariamente era nata come oneshot (questa http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3279242&i=1 che si intitola "All Will Be Right" così magari man mano le ritroviamo XD), e questa doveva essere la oneshot di seguito/conclusiva. Mi è un po' presa la mano però, quindi temo che aumenteranno. Ma ormai la prima è oneshot quindi saranno oneshot separate (chiarissimo no?)




Il viaggio da Osaka a Tokyo si svolse completamente in silenzio e questa volta, pensò Seiji mentre guardava fuori dal finestrino, non era colpa di Touma. Anzi, il samurai del cielo non faceva altro che guardarlo, come se avesse paura di vederlo scomparire da un momento all’altro o qualcosa di simile ... dopotutto, per come si era comportato la sera precedente, non poteva dargli torto per essere preoccupato. Anche lui si sarebbe preoccupato se un suo Nakama si fosse comportato in maniera tanto inusuale ... la mente gli tornò ai giorni precedenti. Quando aveva parlato a Satsuki dei suoi Nakama e del sentimento che li legava, tutti e cinque, lei aveva spalancato gli occhi, poi era arrossita, si era messa le mani sulle guance e con un sorriso enorme e la vocina sognante aveva detto di essere felice che lui avesse trovato non una, ma quattro persone così speciali. Seiji aveva riso a quella reazione, poi però si era trovato ad abbracciare la sorellina, ringraziandola. Lei aveva ricambiato l’abbraccio poi, da peste quale era, gli aveva scompigliato i capelli, per poi fuggirsene via ridendo.
Quando ne aveva parlato con Yayoi Oneesan era stato più difficile. Aveva fatto molta fatica a trovare le parole giuste, era come se gli si arrotolassero sulla lingua man mano che la mente le formava. E lo sguardo di Yayoi era diventato sempre pi+ freddo e distante. Ad un tratto, la giovane si era allontanata anche fisicamente
“ Esci da questa stanza. Non sta a me dirlo a Okaasan o ai nonni, sia chiaro. Ma non per questo puoi avvicinarti ancora a me.” Gli aveva sibilato contro. Seiji non si aspettava certo una reazione come quella di Satsuki, certo, ma un rifiuto così totale lo fece sentire come se lo avessero appena colpito. Dritto al cuore, con una katana non particolarmente affilata: i colpi erano arrivati molto vicini, ma avevano impiegato tempo a raggiungere il vero obiettivo, acuedo il dolore. Si era inchinato ed era uscito dalla stanza, frastornato e senza forze, come se fosse appena uscito da una battaglia molto difficile.
Quella sera non era sceso a cena, non ce l’aveva fatta. Era rimasto steso sul futon a guardare i listelli di legno che dividevano i riquadri del soffitto, una mano sul tatami dove passava quasi febbrilmente le dita. Il primo ad entrare in camera era stato Ojii san, ma Seiji aveva finto di dormire. Poi era stato il turno di suo padre, mandato dalla moglie ad esigere una spiegazione da quel figlio sempre meno sotto il suo controllo. Seiji aveva detto di avere n forte mal di testa e l’uomo se n’era andato con un sospiro, borbottando qualcosa sul fatto che esistevano gli antidolorifici, e lui questa mania di non prendere niente non l’avrebbe mai capita. Seiji aveva ridacchiato, poi aveva deciso di dormire e pensare l’indomani a come agire. Doveva parlarne con la sua faliglia. Lo doveva a loro, lo doveva a sé stesso e lo doveva ai suoi Nakama ... anche se ormai “Nakama” era riduttivo ...
Satsuki si era intrufolata nella sua stanza circa un’ora dopo, evidentemente dopo aver finito i compiti, a giudicare dallo stato delle sue mani, piene di grafite fino ai polsi
“ Kani difficili?” le aveva chiesto lui, prendendo una salvietta umidificata e pulendole le mani come quand’era piccola
“ Ecco, anche questo mi preoccupa, Nii san ...” aveva detto lei, predendogli la salvietta dalle mani e finendo di pulirsi da sola
“ Anche? ...” aveva chiesto Seiji allora. Satsuki aveva chiuso la porta scorrevole e si era seduta a gambe incrociate, cosa che le era vietatissimo fare, guardandolo dritto negli occhi
“ L’hai detto anche a Nee san, vero?” gli chiese. Seiji si morse il labbro inferiore ed annuì, abbassando poi il viso. Satsuki sbuffò
“ Lo sapevo. L’avevo capito da come stava tutta rigida a cena. Quell’odiosa ...”
“ Non parlare così di Yayoi nee san!” la riprese Seiji, in tono deciso, ma gentile. Satsuki aveva fatto una smorfia
“ Sempre a darci contro, a tutti due! E tu la difendi pure ... non vi capirò mai voi maschi ...”
Seiji aveva riso
“ Non l’ha presa bene, vero?”
La risata gli morì in gola ed il sorriso gli si gelò sulle labbra. Satsuki sospirò, poi gli pose le mani sulle guance
“ So che andrà malissimo. Conosco la nostra famiglia. Ma, per quello che vale, puoi contare sul mio appoggio ... beh, quello morale visto che sono la più piccola. Comunque vada con loro, ricordati che io ti voglio bene, Nii san. E non mi importa se mi daranno contro perché sto dalla tua parte. Tu devi seguire la tua strada, che non è necessariamente quella che loro hanno deciso per te.”
Seiji si era trovato spiazzato. Poi aveva abbracciato la sorellina, anche per nasconderle gli occhi che all’improvviso dovevano essere diventati lucidi da quanto pizzicavano
“ Sarà dura, Nii san, davvero. Sappiamo come andrà, lo sappiamo tutti due. Ma li farò impazzire, oh se lo farò! E poi siamo Date. Siamo guerrieri noi, non ci facciamo scoraggiare da niente!”
A quelle parole, Seiji non era riuscito a rispondere, il groppo che gli si era formato in gola era troppo grande per permettergli di emettere anche un solo suono
“ Scusa, Nii san ...” aveva quasi pigolato Satsuki. Seiji si era affrettato ad asciugarsi gli occhi, vergognandosi a morte per come si era fatto vedere dalla sorella minore
“ Oh! Sono tipo l’unica persona al mondo a sapere che sei umano!” lo aveva canzonato lei, facendolo scoppiare a ridere
“Grazie, Satsuki chan.” Le aveva detto lui, appena ripreso il controllo su risa e lacrime. Poi la porta si era aperta e Yayoi aveva ordinato alla sorella pi+ piccola di filare a fare il bagno. Era rimasta sulla porta mentre Satsuki, protestanto veementemente, si avviava verso il bagno, poi si era voltata a guardare Seiji con disprezzo
“ Stai lontano anche da lei.” Gli aveva sibilato contro, per poi chiudere la porta rumorosamente. Seiji si era passato le mani sul viso. Aveva passato tutta la notte a rigirarsi, poi aveva preparato una borsa, con qualche cambio di abiti e la foto incorniciata con lui e Satsuki. Tre volumi a cui teneva particolarmente erano finiti nella borsa dopo attenta riflessione. Aveva preso tutti i contanti che possedeva (davvero, come gli era venuto in mente di nascondere cinquemila yen in una scatola di fiammiferi?! Ma soprattutto, perché aveva quei fiammiferi? Non lo ricordava, ricordava solo i cinquemila yen, che infatti erano li), aveva scelto una giacca adatta alla stagione ed era sceso per colazione già vestito, posando borsa e giacca nel genkan. Appena aveva messo piede nel soggiornoin stle tradizionale, Yayoi si era alzata ed aveva marciato fuori, con l’aria più schifata dell’universo. Seiji aveva fatto un rapido inchino in direzione di Obaa san e Ojiisan, uno in direzione di Okaa san ed un cenno con la testa a suo padre, per poi andarsi a sedere al proprio posto, le ginocchia ripiegate sotto di sé, i talloni tanto vicini che era sicuro gli sarebbe venuto un crampo per la prima volta in vita o quasi.
“ Avete litigato di nuovo, tu e Yayoi?” aveva chiesto Ojii san “ E’ lei che ti ha fatto venire il mal di testa ieri sera?”
Seiji aveva sospirato, piegando la testa di lato. Aveva fatto un cenno di diniego verso Meiko, la loro cameriera, che prontamente era arrivata con il vassoio della colazione: aveva lo stomaco serrato in maniera talmente stretta che se avesse mandato giù anche solo una goccia d’aqua sarebbe stato male.
“ Cosa succede, Seiji?” gli aveva chiesto Okaa san in tono tagliente. Seiji aveva stretto i pugni in grembo, tanto forte da far scrocchiare le dita
“ In efferri devo dirvi una cosa ...” aveva iniziato
“ Come al solito le tue sorelle lo sanno già, e non ti è passato per la mente di dircelo, vero?” lo aveva interrotto la donna. Seiji aveva abbassato il viso, annuendo leggermente
“ Non sono sicura di voler sapere nulla, vista la reazione di Yayoi.” Il tono della donna era diventato gelido
“ Okaa san ...”
Satsuki era scesa in quel momento e si era fermata con aria confusa
“ Ehm ... faccio colazione da Starbucks adando a scuola ...?” aveva chiesto, con un piede nella stanza e l’altro ancora in corridoio. Seiji aveva cercato di dirle “vai” attraverso lo sguardo, ma Okaa san aveva ordinato a Satsuki di entrare ed aveva mandato Meiko a chiamare Yayoi
“ Aspetteremo vostra sorella per parlare.” Aveva decretato. Seiji aveva abbassato di nuovo il viso, guardandosi fisso le mani posate sulle ginocchia, che continuava a stringere a pugno e rilassare senza riuscire minimamente a fermarsi. Yayoi era entrata poco dopo, lo aveva gelato con lo sguardo ed era andata ad inginocchiarsi impettita nell’angolo più lontano da lui; Seiji aveva sentito di nuovo la sensazione della spada spuntata che lo colpiva più e più volte, fino a squarciargli il ventre all’altezza del diaframma.
“ Vuoi per cortesia dire anche a noi quello che hai detto alle tue sorelle e che ha sconvolto tanto Yayoi?” lo aveva esortato Okaa san. Otoo san, Ojii san e Obaa san lo guardavano in silenzio. Yayoi sedeva dritta come un fuso, le labbra strette in una linea sottile. Satsuki non riusciva a stare ferma ed aveva già le lacrime agli occhi. Seiji aveva preso fiato e si era limitato a descrivere i suoi Nakama per come li vedeva lui: Shin, che riusciva sempre a far star bene tutti anche a costo di star male lui, Ryo, che durante le battaglie era stato un leader valoroso rivelandosi poi più che un amico prezioso, Shu, sempre pronto a far ridere, sempre affamato, praticamente indistruttibile, e poi Touma, che si nascondeva dietro atteggiamenti saccenti e parole difficili perché nonostante tutto si sentiva sempre solo. Non aveva avuto bisogno di spiegare dellebattaglie, i Date sapevano già cos’era successo, e prima che accadesse, da secoli avevano atteso che il fato si avverasse. Non aveva avuto bisogno nemmeno di spiegare come si sentisse effettivamente nei confronti dei suoi compagni, i suoi gesti, il tono della voce e le sue espressioni erano state fin troppo eloquenti.
Era sceso un silenzio pesante e cupo, poi Okaa san era scattata in piedi, scoppiando in singhiozzi isterici ed aveva iniziato ad inveirgli contro, urlandogli di non mettere più piede in quella casa. Aveva portato via Satsuki, dicendo che non avrebbe più dovuto nemmeno pensare a Seiji. In ultima, si era girata e gli aveva sputato contro che lei aveva solo due figlie. Otoo san aveva seguit la moglie, limitandosi a lanciargli un’occhiata gelida. Seiji aveva sentito i singhiozzi di Satsuki alzarsi più forti di qelli della madre. A quel punto anche Obaa san, aiutata da Yayoi, era uscita dalla stanza, senza nemmeno guardarlo, come se non esistesse. Ojii san l’aveva preso per un braccio, tirandolo in piedi e trascinandolo verso il genkan
“ Mi fidavo di te.” Gli aveva detto, per poi lasciarlo solo e seguire gli altri. Seiji aveva preso la borsa e la giacca, aveva scelto le scarpe più comode ed era uscito, sentendosi svuotato. Non si era voltato, nemmeno per un secondo, perché sapeva che sennò sarebbe crollato. E poi si era trovato a Osaka, tra le braccia di Touma, e il mondo aveva ripreso ad avere un minimo di senso ...
“ Siamo a Tokyo ...”
La voce di Touma lo riportò al presente. Si asciugò in fretta gli occhi, sperando vanamente che Touma non l’avesse visto. Scesero dal treno senza parlare e quando furono quasi alle scale mobili, Seiji si rese conto di aver bisogno di un momento. Prese il retro della felpa di Touma, bloccandolo all’improvviso e facendolo girare.
“Possiamo ... un momento ...” si trovò a balbettare. Lo sguardo di Touma, se possibile, si addolcì, mentre annuiva e lo accompagnava verso una panchina. Seiji lasciò cadere la borsa e si sedette con i gomiti appoggiati alle ginocchia, lo sguardo fisso sulle rotaie pur senza vederle
“ Posso sedermi vicino a te?” chiese Touma. Seiji lo guardò, sorpreso per la domanda, poi annuì. Si, ti prego, avrebbe voluto urlare, ma la voce non sembrava aver voglia di uscire ... Appena Touma gli fu accanto, lui gli appoggiò la testa sulla spalla, sospirando
“ Non abituartici ...” mormorò
“ Troppo tardi.” Si lamentà Touma, strappandogli un debole sorriso.
“ Non stai per lanciarti sotto uno shinkansen in arrivo, vero? Per noi saltare le barriere è un attimo ...”
Seiji alzò di nuovo lo sguardo, confuso
“ Come, prego?”
Touma fece un besto vago con la mano e Seiji vide il velo di lacrime nei suoi occhi: era terrorizzato
“ Baka.” Borbottò “ Ho la faccia di uno che sta per buttarsi sotto un treno?!”
“ A dire la verità si ...” poco più di un sussurro tremante. Seiji gli fece girare il viso in maniera che si guardassero negli occhi, tenendogli le mani sulle guance e Touma arrossì leggermente
“ Senti, ammetto di stare peggio di quanto avessi preventivato. Non pensavo potesse ... fare così male, ecco. Ma ho te. E Shin, e Ryo, e Shu. Quindi non mi lancerò sotto nessun treno, shinkansen o normalissima JR che sia. D’accordo?”
Touma annuì, ma non sembrava particolamente convinto. Seiji allora sbuffò
“ Sono stanco morto da ieri ... quindi mi serve ... muovermi con lentezza. Non voglio essere stanco ...” si avvicinò al viso di Touma e gli sfiorò l’orecchio con le labbra. Si trovò a ghignare quando lo sentì rabbrividire a quel tocco. Sapeva bene acosa fosse dovuto quel brivido
“ Volevo fare l’amore tutta la notte ...” sussurrò “quindi non posso errese stanco.” Concluse poi, annuendo vigorosamente. Touma scattò in piedi, col viso in fiamme e tirandosi freneticamente l’orlo della felpa, cosa che fece ridere Seiji fin troppo forte per i propri gusti.
Sulla linea Yamanote si trovò la mano stretta in quella di Touma, con le dita inrecciate, e solo allora si rese conto delle lacrime silenziose
“ Fai finta che sia allergico.” Ringhiò verso Touma
“ Siamo in autunno ...” borbottò di rimando Touma
“ Alla vita, fingi che sia allergico alla vita.” Sbuffò Seiji
Touma scrollò le spalle, ma gli strinse un po’ più forte la mano e Seiji a quella mano vi si aggrappò.
Appena attraversarono i tornelli della stazione di Ueno, videro Shin avvicinarsi correndo, mentre Shu e Ryo, presi alla sprovvista dallo scatto del loro pesciolino, faicavano a stargli dietro. Seiji si trovò quasi a barricarsi dietro Touma
“ Resisti fino a casa, sennò non ci reggo io fin la ...” si trovò a supplicare, con gli occhi che gli pizzicavano. Un solo tocco e sarebbe andato in briciole ... in luogo pubblico ... era assolutamente impensabile!
Quando tutti e cinque furono nel soggiorno dell’appartamento di Shin e Ryo ( e Shu, avrebbe voluto aggiungere, ma quello si ostinava a dire di vivere a Yokohama, anche se ormai ci andava solo la domenica), Seiji era al limite. Quando Byakuen gli diede un colpetto col naso sulla mano, lui gli cadde in ginocchio davanti e gli gettò le braccia al collo, soffocando i singhiozzi nel pelo morbido sulla testa della tigre. Nel giro di un decimo di secondo, lo stavano abbracciando tutti, fecendolo sentire al sicuro. La tristezza era ancora li, un grumo di lacrime che sembrava non doversi esaurire mai. Ma c’erano loro ...
Quando si calmò, Shu e Ryo, anche se con gli occhi ancora rossi, vennero mandati a fare la spesa, minacciati da un mestolo magicamente comparso nella mano di Shin. Seiji si sedette davanti al tavolo basso, le ginocchia strette al petto, la schiena contro il divano e lo sguardo perso nel vuoto. Perché non riusciva per lo meno a smettere di pensare?
 
Aveva camminato da Shin Osaka a casa di Touma, perché non aveva pi+ nemmeno uno yen. Gli ultimi spiccioli li aveva spesi in una telefonata finita in tragedia: Satsuki aveva risposto al primo trillo, chiaramente stava aspettando che lui la contattasse, ma non era riuscito a dire più di mezza parola perché Yayoi aveva alzato la cornetta del secondo apparecchio telefonico della casa. C’erano state urla, rimproveri, singhiozzi e poi la voce gelda di Okaa san
“ Tu per noi non esisti più.” Ed aveva riagganciato ...
Seiji sussultò quando Shin gli agitò una mano davanti agli occhi
“ Forse è il caso che riposi un po’?” gli disse, in tono dolce. Seiji tentò di sorridergli, ma sentiva il proprio viso non rispondere ai comandi.
“ Vieni qui.” Borbottò, facendo segno a Shin di sederglisi accanto. Quello obbedì e Seiji gli si rannicchiò tra le braccia
“ Seiji kun ...” sospirò Shin, iniziando ad accarezzargli I capelli. Touma gli si sedette all’altro fianco e gli prese una mano, portandosela al viso e baciandogli il palmo, tenendosela poi sulla guancia. Seiji chiuse gli occhi
“ Aiutatemi ...” si trovò a mormorare inconsciamente, mentre scivolava nel sonno. L’angoscia però si dissolse nel sonno, ed ebbe davvero la situazione che tutto si sarebbe sistemato ...
  
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