USAGI POV
 
Adoro questo parco.
La serenità che solo queste piante e questo panorama riescono a darmi è unica.
Quello che devo fare oggi è…difficile.
Complicato e doloroso.
E spero di averne la forza fino in fondo.
Ci ho provato mille volte allo specchio. E sono sempre finita a piangere. Maledetta me. Sono una frignona, le mie amiche hanno ragione, Luna non sbaglia quando mi dice che sono ancora una bambina. E allora perché devo fare questa scelta da adulta? Perché non posso vivere il mio amore come le persone normali?
Perché non sono comune. Perché sono Sailor Moon, la paladina della giustizia. Perché sono Serenity, principessa di un regno lunare distrutto dal male mille anni fa. Perché sono solo una ragazzina di 15 anni che non sa come poterlo salvare se non in questo modo.
Da notti lo sogno. Sogno il mio matrimonio con l’unica persona che io abbia mai amato nella mia vita passata e in quella che sto vivendo. E lui muore. Muore a causa mia. E questo non posso permetterlo.
Sento un rombo provenire da una moto non lontana da me. Mi volto, lo vedo mentre si toglie il casco lasciando che il vento gli accarezzi i capelli. Lo guardo negli occhi, mi sorride e mi saluta. Ricambio il saluto.
Sii forte Usagi, non mollare ora.
 
MAMORU POV
 
La vedo seduta sulla panchina. Do un colpo di gas solo per farmi notare da lei. Tolgo il casco ed incrocio i suoi splendidi occhi azzurri. Il vento le muove leggermente le code. Un raggio di sole illumina le sue gambe. E’ stupenda.
Le sorrido, la saluto da lontano. Devo prima appoggiare la moto in modo che non caschi, mettere il lucchetto e posizionare nel portaoggetti il casco. Devo sfilarmi la giacca e poi posso raggiungerla.
Lei ricambia il mio saluto, ma non il sorriso.
E’ successo qualcosa.
Guardo l’orologio posto poco sopra di lei. Sono le 14.55. Usagi non era in orario. Era in anticipo.
Sfilo velocemente la giacca, ripongo tutto nel portaoggetti sotto la sella. Al diavolo il lucchetto. Devo muovermi.
Mi avvicino a passi lunghi verso di lei, verso l’unica donna che io abbia mai amato nella mia vita passata e in quella presente.
“Usako”
“Mamoru”
Nessun Mamo-Chan.
Ho come la sensazione, anzi no, il terrore e la certezza di cosa lei stia per dirmi. E sento già il mio cuore spezzarsi in mille piccoli cristalli.
 
***
 
“Tutto bene Usako?”
Lei annuisce cercando di non far trasparire il suo dolore.
“Che succede?”
“Ascolta Mamoru” Prende fiato,una, due , tre volte. “Dobbiamo parlare”
Lui sorride appena, le prende la mano.
“Me l’hai detto anche ieri. Per quello siamo qui no?”
“Sì. Hai ragione”
Lui si passa una mano fra i capelli. In attesa.
“Credo che…ecco Mamoru forse è meglio che…ci lasciamo”
L’ha detto. Ce l’aveva fatta. Si volta verso di lui. Il viso non mostra nessun segno di emozione. Lei prosegue nella sua follia.
“Ho solo 15 anni e credo solo di essermi lasciata trascinare dagli eventi”
Lui non crede a quello che sta sentendo. Sorride beffardo.
“Trascinata dagli eventi Usako?”
“Sì.Questa storia di Serenity ed Endymion…Tu lo sai come sono romantica io no? Ecco credo di essermi convinta di essermi innamorata di te solo perché mi sono innamorata della loro relazione. Lei..era una principessa. Una principessa della Luna con un lungo abito bianco e gioielli color oro. Lui era il valoroso principe della Terra. Con la sua armatura e la sua spada scintillante pronto a difendere la sua amata fino alla morte” lei sospira. Si ferma un istante. Riprende. “Per me è un amore bellissimo non trovi?”
“Tu sei Serenity e io sono Endymion”
“No.Eravamo loro. Ora siamo solo Usagi e Mamoru. E io ho voglia di divertirmi, uscire con le amiche, andare in sala giochi”
“Puoi fare tutto questo con me accanto, Usa”
“E’ questo il punto. Non ti voglio accanto a me”
“Perché?”
“Perché sono ancora una bambina”
“Non lo sei Usako. Sei la donna più coraggiosa, altruista e speciale che io conosca”
Dopo quelle parole lei sta per cedere. Ma non può. Non ora. Non ora che il più era andato.
“Anche il fatto che tu non ricordassi nulla di noi Mamoru..non ti sembrava un segno del destino?”
Lui sbuffa nervosamente.
“Il fatto che il mio subconscio sia stato in grado di creare una figura che ti proteggesse comunque..non ti è sembrato un segno del destino?”
Lei si morde il labbro inferiore. Deve resistere e dire quella fatidica frase. Poi tutto sarebbe finito.
“Non ti amo Mamoru”
Lui chiude per un istante gli occhi.
“E’ questo il punto. Non ti amo più ecco, l’ho detto. E’ meglio che non ci vediamo più Mamoru”
Lui non risponde, non si muove, non apre gli occhi. Lei può sentire tutto il male che gli sta causando. Non ce la fa più. Si alza in piedi dando le spalle all’uomo che ama e che sta distruggendo.
Sussurra una frase nella speranza che lui non la senta.
“Perdonami se puoi”
Sente la mano di lui stringerle il polso. Il suo cuore perde un colpo. Vorrebbe voltarsi, sedersi sulle sue gambe, abbracciarlo e baciare ogni centimetro del suo volto. Vorrebbe dirgli che lo ama, che lo vuole accanto a sé in ogni momento della sua vita, che lo sta lasciando solo per salvarlo.
“Usako, ho solo una domanda. Poi prometto che farò come vuoi tu”
Decide di non voltarsi. Annuisce.
“Sei sicura della scelta che stai facendo Usako?”
“Sì”
“E allora perché piangi?”
Se n’era accorto. Ce l’ha messa tutta, ma non era riuscita fino all’ultimo a essere fredda. Decide di mentire.
“E’ il vento Mamoru. Ho il vento contro. Credo mi sia entrato qualcosa negli occhi”
Sente la presa di lui cedere. Le accarezza dolcemente la mano prima di lasciarla andare.
“Addio Mamo”
“Addio Usa”
***
USAGI POV
 
Corro. Corro a perdifiato tra gli alberi. Devo uscire da qui. Mi manca. Lo voglio con tutte le mie forze. Perché il destino non è mai dalla nostra parte?
 
MAMORU POV
 
Rifletto. Non è da Usagi dire quelle parole. Che diavolo le sta succedendo? Non è vero che non mi ama. Me l’ha dimostrato più volte. L’ultima? Pochi giorni fa contro Ale e Ann.
Lei mi ama.
Piangeva e stava male lo sentivo sulla mia pelle, nel mio cuore, nella mia anima
Lei mi ama.
E io la ama.
E scoprirò cosa mi nasconde.
Lo farò ad ogni costo.
Anche a costo di farmi odiare.
Anche a costo di farmi del male.
Anche a costo di perdere me stesso.