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Autore: Vavi_14    27/03/2017    3 recensioni
Caro Nessuno,
forse non riceverai mai questa lettera, perché vedi, io non so ancora chi tu sia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dear No One






 
 
«So if you're out there I swear to be good to you
But I'm done lookin', for my future someone».
 
 
 
 
 


 




Caro Nessuno,

forse non riceverai mai questa lettera, perché vedi, io non so ancora chi tu sia.

O forse sì, in fondo è a te che sto scrivendo, no? Chi sono io, dici?  Beh, per te suppongo di non essere nessuno, ancora. Molti dicono di conoscermi, altrettanti chiamano il mio nome, qualcuno mi ama, qualcuno mi odia. Vedi, dopotutto sono una persona come tante: ho le mie passioni, le mie amicizie, i miei momenti no. Sei fortunato, caro Nessuno, perché in genere non è mia attitudine parlare molto con le persone; preferisco restare per i fatti miei, ascoltare della buona musica, ma anche trascorrere del tempo davanti a un videogioco non mi dispiace. Non sono facile da avvicinare, dicono che la fiducia me la tengo stretta, che faccio fatica a donarla agli altri, perché poi riaverla indietro è sempre troppo doloroso.
Sai, sono talmente abituato ad ascoltare cosa la gente pensa di me, che a volte fatico a ricordare cosa io pensi di me stesso. Ho tanti dubbi, forse troppi, e credo che lì fuori, da qualche parte, ci sia un pezzetto di me che ancora non conosco, e allora cerco, osservo, ricordo, spero che prima o poi torni a far parte della mia persona, che occupi quello spazio vuoto e definisca ciò che sono. Ma non devi spaventarti, ora sto molto meglio: qualche anno fa, beh, mi sentivo diviso, frantumato in mille parti, ed è stato difficile trovare la strada giusta, i giusti elementi per completare il puzzle. Credo di essere felice, adesso.  Mentre ti scrivo sento il cuore stringermi la gola, gli occhi bruciare ancora al ricordo delle luci del palcoscenico, delle urla, dei cori, e credo anche di avere un sorriso, in questo momento, a distendermi le labbra. Non mi sono mai chiesto cosa sia la felicità e non penso nemmeno di averla mai cercata: è venuta Lei da me, mentre vagavo da solo, e mi ha teso la mano, anzi, me ne ha tese sei. L’ho seguita, mi sono fidato questa volta, ci è voluto tanto ma alla fine ne è valsa la pena. Le ho dato le mie lacrime, il mio sudore, i sacrifici, gli ho donato la vita, e lei mi ha ricompensato, restituendomene una nuova. La mia.

Se mi manca qualcosa? Dipende. Non mi piace avere dei limiti, caro Nessuno, guardo sempre in alto, più in là di ciò che è immediatamente visibile: sfioro con mano quei traguardi che ho a lungo sognato, li afferro, li stringo, e poi li getto di nuovo lontano, ancora più lontano, oltre le mie stesse possibilità. Quindi, sai, spesso mi sembra di avere tutto, ma dura poco, perché sono io stesso a disfarmene e a volerlo poi riconquistare. Ti sembro strano, vero? Beh, a pensarci bene, c’è qualcosa che ancora non ho mai – davvero - avuto nella mia vita e forse è questo il motivo principale per cui ti sto scrivendo.
È qualcosa che percepisco nell’aria, nell’animo delle altre persone; persino nella musica, nelle note, nei film, è ovunque, mi dà quasi la nausea, mi inebria, è come una droga. Per questo, per un periodo, ho pensato che sarebbe stato meglio tenerlo alla larga. Ma adesso non più, ti mentirei se ti dicessi che non mi interessa, che sto bene anche senza. Ci ho provato, ho tentato di convincermene, dopotutto ho così tante persone nel mio cuore che forse, a pensarci bene, ci staresti anche stretto. Eppure, Nessuno, io sento che quel posto è sempre stato tuo, e per quanto io voglia provare a riempirlo con quella felicità che mi ha donato tanto, giuro che non ci riesco.
Ci ho provato perché sai, forse tu non hai bisogno di me… ma io, io credo di aver bisogno di te.

Mi piace essere indipendente, di solito preferisco sbagliare e sbatterci la testa, piuttosto che affidarmi a qualcuno. Te l’ho già detto, no, che mi piace stare da solo? Ma forse è perché è più facile; ci ho messo così tanto per trovare me stesso, per imparare a convivere con quello che sono, che includere anche gli altri non è stata affatto una passeggiata. Prima ho dovuto difendermi e, se ci rifletto adesso, non credo avrei saputo fare altrimenti; sentivo di dover proteggere quella vaga e indefinita essenza di me, perché temevo che, se l’avessi lasciata andare, l’avrei persa per sempre. Non immaginavo, caro Nessuno, che lì fuori ci fossero persone pronte a prendersi cura di un ragazzino impaurito, freddo e indifferente al resto del mondo, incapace di mostrare emozioni, pieno di dubbi e incertezze; non immaginavo che quelle persone sarebbero entrate a far parte della mia esistenza e non ne sarebbero più uscite. Ora so, ne sono certo, che senza di loro non posso più vivere. Non dico che andiamo sempre d’accordo; a volte gli tengo il muso, sono un po’ vendicativo, non lascio che le cose mi scivolino addosso; eppure anche quei litigi, quelle discussioni, in fondo sono importanti, segnano un capitolo del nostro legame che nel frattempo si fortifica. Qualunque cosa dicano o facciano, so che ci saranno sempre per me e voglio impegnarmi con tutto me stesso per poter essere il medesimo approdo sicuro per loro.

Ma perché ti sto dicendo tutto questo? Perché forse, adesso, sono pronto ad accogliere anche te. Anche se ho paura, magari farà male, che importa dopotutto: se è questo il prezzo per poterti avere, credo di essere disposto a pagarlo. Immagino che vorrai qualche garanzia… beh, non credo di potertene dare molte, sai, non so bene come ci si comporta in questi casi. A volte vorrei solo che mi stringessi la mano e mi guardassi come se anch’io fossi parte di te da sempre. Vorrei poterti abbracciare, forte, intensamente, vorrei poter sentire che, qualunque cosa succeda, tu sarai sempre al mio fianco. Lo so che non è facile accettare una vita come la mia, ma ti prometto che farò tutto ciò che è in mio potere, per renderti felice. Poi chissà, prima o poi potremmo fare la nostra vita, io e te da soli, in una casa tutta nostra, con un bambino e una bambina che ci rallegrano le giornate. Sto correndo troppo, vero?

Lo so, che non devo cercarti. Lo so, perché se poi non dovessi trovarti, finirei per non volerci più provare. Aspetterò, te lo prometto: probabilmente non è ancora giunto il momento, ma so che prima o poi succederà e, ecco, Nessuno, voglio solo dirti che io sono qua, ora puoi venire, non ti manderò via.

Ah, quasi dimenticavo. Puoi avere tutto ciò che sono. Puoi avere anche ciò che ero, se vorrai, se potrai accettarlo. In fondo, io e te ci conosciamo da sempre, no? Lo so, che sarà valsa la pena aspettare.

Se mi manca qualcosa, chiedi?

 
 
 
Sì. Credo sia tu.






 

 









 
Tuo
Jeon Jungkook















 _____________

Non so quanto questa cosa possa essere banale, insignificante o già vista. Ho ascoltato la playlist di Jungkook su Spotify e, beh, il risultato è ciò che avete appena letto. Mi sono ispirata alla canzone di Tori Kelly perché, tra tutte, è quella che meglio rappresenta questa OS e l’idea che mi sono fatta di Jungkook e della sua ricerca del futuro “qualcuno”. Non ci sono nomi, né riferimenti di sorta; immagino che il vostro pensiero, come il mio, abbia attinto ad un volto, ad una persona… non credo fosse importante specificarne l’identità.
Ringrazio di cuore chiunque abbia avuto il coraggio e la gentilezza di addentrarsi in questa OS dall’identità indefinita. Spero di esservi riuscita a trasmettere qualcosa. Se vi andasse, sarei lieta di conoscere la vostra opinione in merito.

Un bacio grande,


Vavi
  
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