Libri > Il diario del vampiro
Ricorda la storia  |      
Autore: Fructis    27/03/2017    1 recensioni
Per un attimo, e solo un attimo, la punta dell'iceberg che rappresentava il suo animo, ovvero la parte più egoista, era tentata di farlo, di affondare i canini in quella morbida e lattea pelle e godersi la deliziosa sensazione che cresceva ogni volta che le sue labbra entravano in contatto con il sangue umano, quando s’impadroniva della ninfa vitale di ogni donna.
Ma lei era il suo pettirosso, sussurrò una voce nascosta nella profondità di quell'iceberg. Non poteva farlo. Non ne aveva il diritto. Damon lo sapeva.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Accidenti!», borbottò Bonnie sfiorando con i polpastrelli un boccolo color fragola. «Dovrei proprio tagliarli!», sbuffò un sospiro scocciato e si avviò verso la sua camera, salvo poi bloccarsi all'entrata.
«Oddio! E tu cosa ci fai qui?!», strillò non riuscendo a contenere lo spavento.



Nonostante fossero passati mesi, ancora non riusciva ad abituarsi a quelle visite improvvise.



«Be', pettirosso, prima che disturbassi la mia persona con il tuo ingresso, stavo leggendo questo simpatico libriccino, ma adesso credo proprio che tu mi abbia interrotto sul più bello», proferì Damon intrecciando le gambe e sollevando un angolo della bocca in un sorriso.
«E... leggevi sul mio letto?». Bonnie si sedette sul grazioso piumone con le papere che da piccola le aveva regalato sua nonna, facendo attenzione a stare il più lontano possibile dal vampiro.
«Mi annoiavo al pensionato», rispose questi prima di storcere le labbra. «E poi il tuo letto è comodo», stavolta schioccò le labbra perfettamente consapevole del rossore che aveva provocato sulle gote della strega.
«Però... adesso mi hai interrotto», la riprese il moro lanciandole un'occhiata severa, come se fosse stata Bonnie a intrufolarsi in una stanza non sua per mettersi a leggere. «Credo proprio che dovrò punirti», continuò chiudendo il quaderno in uno scatto veloce.
«P... punirmi? Ma sei tu che sei entrato in camera mia! Non è giusto! Non puoi...», si lagnò Bonnie sollevando a pugno entrambe le mani.
«Sì che posso», le rispose l'altro mostrando un sorriso così abbagliante da far invidia al sole, «posso farlo eccome. Perché tu sei mia», soffiò quelle parole come se stesse sottolineando un dato di fatto. Bonnie tacque di colpo, i battiti del suo cuore iniziarono a velocizzarsi. Damon sorrise, stavolta con compiacimento, mentre allungava una mano a sfiorare quei riccioli che da un po' di tempo lo facevano impazzire.
Quant'era facile approfittarsi di lei, pensò il vampiro mentre sfiorava quelle labbra delicate con le proprie che, al contrario, erano fredde e dure come il ghiaccio. Se avesse potuto, avrebbe potuto schiacciarla come un moscerino. Se avesse potuto, avrebbe potuto davvero approfittarsi di lei.



Ma lei era il suo pettirosso.



«Credo di... di voler essere punita più spesso», balbettò Bonnie, il cuore completamente sciolto e la mente in balia delle sue più recondite emozioni.
Damon accennò un ghigno e accarezzò una spalla di Bonnie, la quale in risposta sussultò, gli occhi chinati in basso per evitare quelli di lui. Sentiva ogni cellula del suo corpo tremare sotto il tocco piacevole del vampiro. Odiava dargli il potere di giocare con i suoi sentimenti. La faceva sentire così vulnerabile...



«Non tagliarli», disse Damon ad un tratto, le labbra adagiate su una guancia del suo uccellino. Bonnie inizialmente non comprese il senso di quelle parole, ma il vampiro si affrettò a farglielo intendere arricciando intorno al dito una ciocca dei suoi capelli. Fu allora che Bonnie arrossì; Damon prima aveva sentito i suoi pensieri!
Dannazione! Era così difficile schermare i pensieri, soprattutto se lui era spesso nei paraggi. Le veniva difficile persino farlo adesso. Ma non poteva importunare Elena?
"Semplice, lei preferisce stare con suo fratello, quindi lui si diverte a far impazzire te, visto che cedi a lui come una stupida", sussurrò la vocina perfida del suo inconscio. Bonnie fu così sopraffatta dalla sincerità celata dietro quelle parole che non riuscì a godersi pienamente i baci che il vampiro le elargiva, e lui se ne accorse. Damon corrugò la fronte irritato, sforzandosi di penetrare la barriera di resistenza che Bonnie aveva costruito nella sua mente. Niente. Non ci riusciva. Senza pensarci più di due volte, si staccò a malincuore dal candore di quella pelle e dalle vene azzurrine che lo attiravano come una falena verso un lampione. Sbuffò, gettando indietro la testa. Raccolse il quaderno che aveva abbandonato sul letto, esponendolo involontariamente alla vista di Bonnie. «Ma quello è il diario di Stefan!», gridò la ragazza portandosi le mani alla bocca nell'intento di soffocare la sorpresa: ricordava benissimo di averlo visto qualche giorno fa in camera di Stefan, nella quale Bonnie era andata per recuperare il golfino che aveva prestato tempo fa ad Elena e che quest'ultima aveva dimenticato al pensionato.
Damon le scoccò un'occhiata annoiata, notando con rabbia quanto fosse stato facile far riprendere il suo uccellino dallo stato cui si era precedentemente abbandonata. Al suo uccellino era bastato pensare a Stefan per dimenticarsi di lui.
Stefan.
Stefan.
Sempre e solo Stefan.
«Perché hai il diario di Stefan?», aggiunse ingenuamente Bonnie, la voce improvvisamente tremante a causa dello sguardo irritato di Damon. Perché si era fermato?
«Non credo siano affari tuoi, streghetta», le rispose lui in tono tagliente. «Ma miei e del mio fratellino. E della mia principessa, forse», aggiunse poi con l'intento di ferirla. Sapeva che Bonnie era gelosa del suo angelo, perché "lei era bella, perfetta e aveva tutti i ragazzi ai suoi piedi". O, almeno, questa era una frase simile a quella che aveva sentito una volta fare capolino dalle labbra del suo uccellino.
La reazione fu quella sperata: Bonnie si irrigidì e abbassò il capo.






Poi però, armata di uno strano coraggio, esordì:
«Penso che dovresti andartene, Damon». Deglutì il terrore sorto da quella semplice richiesta.
Damon rimase sorpreso: non era tipico del suo pettirosso reagire così. Incurvò le labbra in un sorriso malizioso.
«E io penso, invece», si affrettò a rispondere prima di afferrare il braccio di Bonnie, «di avere intenzione di restare qui. Inoltre, ci tengo a precisarti che non hai alcun diritto di ribattere».
«Ma... ma questa è casa mia!», esclamò Bonnie perplessa. Aveva sentito mille scariche percorrerle la schiena quando il vampiro l’aveva toccata. Voleva che tornasse a baciarla, lo voleva davvero. Ma non gliel'avrebbe di certo chiesto; non era lei a dettare le regole. E, inoltre, Damon per chissà quale motivo si era arrabbiato. E si era allontanato da lei.
«Davvero, pettirosso?», le sussurrò Damon con quella delicatezza che caratterizzava una parte di lui, quella più crudele, prima di sollevare le dita arrivando a sfiorarle il collo.
«S...sì...». Bonnie aveva provato ad offrire una risposta decente, ma in realtà aveva dimenticato ciò che voleva dire. Pensava solo a Damon, a lui che stava accarezzando la sua pelle, a lui che la contemplava come una volpe desiderosa di buttarsi sulla propria preda. Credo che mi ucciderà, pensò Bonnie pronta a morire fra le sue braccia. Almeno avrebbe abbandonato il mondo dei vivi con il ricordo di quegli occhi color ossidiana che tanto amava.
Damon sorrise soddisfatto; ogni traccia di ira era stata accantonata, sostituita da un irrefrenabile desiderio: la sentiva, la conosceva, la bramava. Era la fame. Voleva gustarsi il sapore del suo pettirosso.
Per un attimo, e solo un attimo, la punta dell'iceberg che rappresentava il suo animo, ovvero la parte più egoista, era tentata di farlo, di affondare i canini in quella morbida e lattea pelle e godersi la deliziosa sensazione che cresceva ogni volta che le sue labbra entravano in contatto con il sangue umano, quando s’impadroniva della ninfa vitale di ogni donna.
Ma lei era il suo pettirosso, sussurrò una voce nascosta nella profondità di quell'iceberg. Non poteva farlo. Non ne aveva il diritto. Damon lo sapeva.
"Però Stefan l'ha avuto", gli fece notare qualcosa dentro di lui. "Ha potuto bere il delizioso sangue del tuo caro pettirosso, così come ha potuto avere quello del tuo amato angelo quando era solo uno spirito. Mentre tu ti chiedi se impadronirti o meno di qualcosa, lui l'ha già fatto suo, portandotelo via".



Damon rifletteva, una mano che cullava la testa di Bonnie esponendo l'oggetto dei suoi desideri, l'altra che accarezzava quel piccolo corpicino sdraiato sul letto, mentre la ragazza si lasciava andare a lui, gli occhi chiusi e le lacrime pronte ad uscire qualora avesse sentito dolore. "Ma è più piacevole se l'atto è consenziente, no?", si domandò, abbassando le difese mentali poiché troppo ebbra dall'intensità di quel momento, e quell'ultimo messaggio arrivò a Damon, il quale, sconsolato, si era già arreso alla sua decisione. Non le avrebbe fatto male. Se ne avesse preso solo un po', non ci sarebbero state terribili conseguenze.



Ma Bonnie... Bonnie era diversa. Non era giusto che la sua Bonnie, il suo piccolo e dolce pettirosso, venisse costretta dal suo egoismo a fare qualcosa che, in fondo, la spaventava terribilmente. Non poteva accettarlo, pensò mentre si alzava dal letto lasciando il suo uccellino totalmente sconvolto. Forse Stefan meritava di prendere il suo sangue, così come meritava l'amore di Elena, o il rispetto di suo padre. Ma a Damon non importava un fico secco di suo padre, in effetti lo infastidiva aver anche solo pensato a lui; a lui importava di Elena e, lo sapeva, anche se lo ammetteva solo a se stesso, gli importava di Bonnie.
Per questo l'aveva osservata, prima di andare al pensionato e trovare il diario di Stefan;
Per questo si era recato da lei, dopo aver letto quel diario che raccontava delle vicissitudini del suo angelo insieme al suo fratellino;
Per questo aveva cacciato un sorriso quando il suo pettirosso, specchiandosi in salotto, aveva pensato di tagliarsi i capelli;
Per questo l'aveva baciata, dopo che lei l'aveva accolto con dolcezza;
Per questo adesso la lasciava andare: perché sapeva, in un modo che neanche lui riusciva a spiegarsi, di tenere terribilmente a lei.



Bonnie sentiva il petto bruciarle. Damon se n'era andato, si disse cercando di cacciare le lacrime che non si azzardavano a venir fuori. Perché l'aveva fatto? Aveva capito di non desiderarla abbastanza, forse? O che magari preferiva un altro tipo di sangue, ad esempio quello della vampira che l'aveva morso nella Dimensione Oscura o, peggio ancora, quello di Elena? Si portò una mano sulla guancia, accorgendosi solo dopo di non aver nulla da asciugare: i suoi occhi non avevano proprio intenzione di lacrimare. Eppure aveva davvero bisogno di piangere!
Perché era venuto lì? Perché l'aveva spaventata? Perché l'aveva prima baciata, poi allontanata bruscamente? Perché poi l'aveva nuovamente stretta a sé? E perché poi, infine, per l'ennesima volta l'aveva lasciata, andandosene con noncuranza, trasformandosi in corvo e lasciando la finestra aperta e il suo piccolo cuore trafitto?
Bonnie sentiva freddo. Si sfiorò le spalle con entrambe le mani.
Ecco, quella sì che era una vera punizione, pensò con amarezza, alzandosi per chiudere l’anta della finestra.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Fructis