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Autore: fiphina    28/03/2017    1 recensioni
Era cominciato dal quel momento, in quei minuti... minuti che avrebbero portato Jane Foster, per la prima volta, a dover custodire un oscuro segreto.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Fu un secondo, si girò e lo trafisse. Lo vedeva chiaramente davanti a sé: la lancia conficcata nel petto e quell'espressione di dolore dipinta sul volto. 
Ricordò un urlo.
Poi un gemito sempre di dolore che gli sfuggì dalle labbra quando venne sbalzato a terra... 
Jane si svegliò di soprassalto, sudata sulla fronte, sul collo e lungo la schiena. 
Chiuse gli occhi, respirando profondamente per riprendersi dalla troppa tensione accumulata. 
Aveva fatto di nuovo lo stesso sogno. Lo stesso tremendo sogno. 
Non sapeva nemmeno lei il perché. La sua esperienza recente l'aveva sconvolta molto, ma non si spiegava il motivo per cui continuava a pensare sempre a ciò che si ordinava di non pensare. 
A lui. 
Basta Jane! Basta...
Si sforzò di rivolgere la sua attenzione a Thor, a quando sarebbe tornato dalla sua missione con gli Avengers. 
Le stesse scene le balenarono di nuovo davanti agli occhi. 
Basta! Si disse nuovamente, balzando a sedere sul bordo del letto. 
Non voleva ammetterlo ma pensare a lui era più forte di lei. Ricordava quando se lo era ritrovato chino su di sé, quando i suoi capelli le avevano sfiorato il viso. 
Era stato diverso.
Aveva provato una strana sensazione. Mai sentita prima; solo con lui! 
Si diede della stupida, perché questo era: come poteva mancarle, addirittura soffrire per lui? Non avevano nulla in comune e poi quello che era, quello che aveva fatto... doveva odiarlo eppure non ci riusciva. 
Se n'era andato redento; questo la faceva star male: stava avendo una seconda opportunità ma gli era stata strappata dopo dieci minuti. 
Non era giusto.
Aveva il cuore a pezzi come i cocci di vetro di un vetro rotto e pronto a tagliarti se non fai attenzione. 
Ma lei si era già tagliata, perché voleva averlo li, malgrado tutto voleva rivederlo ancora una volta. Solo una. 
Andò un attimo in cucina per prendere un semplice bicchiere di acqua, ma quando tornò nella stanza, questo cadde a terra, frantumandosi. 
Esattamente come il paragone che aveva pensato pochi minuti prima. 
Di fronte, non poco lontano, c'era una figura in penombra, ma lo aveva riconosciuto subito; solo faceva fatica a crederci perché gli sembrava impossibile che fosse li. 
-T-tu... non... è possibile- bisbigliò difficoltosamente Jane, col cuore a mille e sbiancata di colpo. 
-So che non pensavi di rivedermi- disse costui, in tono calmo e fermo. 
La ragazza non sapeva cosa dire o fare. Era totalmente senza nessun potere in corpo per reagire. 
Che stesse diventando pazza? 
Lo vide avvicinarsi fino a quando non fu a pochi centimetri. 
L'astrofisica fece cadere gli occhi spontaneamente su petto del suo ospite, come se stesse verificando qualcosa. 
-T-tu eri...?- 
La sua era un misto di preoccupazione e sollievo. 
-Come...- venne però interrotta. 
-Credi di essere stata l'unica quella volta?- si fece ancora più vicino. 
Jane non si allontanò; sapeva che tutto ciò era sbagliato verso Thor, ma c'era una forza incontrollata in lei, potente. 
Sussultò quando la sua mano le si posò sulla guancia per poi scendere lenta lungo il fianco. 
Aveva gli occhi incatenati a quei due fori verdi come pietre incastonate. 
Non posso farlo! 
Gli poggiò una piccola mano sul braccio come se si stesse accertando che fosse reale. E lo era. 
Poi passò ai capelli scuri, ed infine al volto. 
Era reale ed era con lei. 
Poi si allontanò. 
-Cosa provi, ragazza?- le venne chiesto. 
-Non dire "nulla" perché è una grossa bugia- 
-Io...-
Le passò nuovamente una mano sul volto per rassicurarla.
In quel momento ogni cosa era sparita: Jane sapeva di stare sbagliando ma questo non le stava facendo avere nessun effetto.
Chiuse gli occhi quando sentì le sue la labbra sulle proprie, in un veloce tocco leggero. 
Fu la ragazza a riprendere il contatto, stavolta con più energia, ma allo stesso tempo sempre con lentezza. 
Poggiò entrambe le mani sulle sue spalle, mentre lo "sconosciuto" la teneva saldamente per i fianchi. 
Il bacio durò allungo. 
Raggiunsero il letto dove venne fatta sdraiare; lui la sovrastò muovendosi come un gatto in agguato per raggiungere di nuovo quelle labbra carnose e farle finalmente di nuovo sue. 
Con movimenti sinuosi ed elettrizzanti le sfilò la maglietta del pigiama. Fortunatamente era già priva dei pantaloncini. 
Le baciò i morbidi seni e la pancia, facendola fremere sotto il suo tocco. 
Jane si inarcò, passando le dita su quei capelli corvini. 
Il momento più bello che avrebbe sempre ricordato fu quando divennero una cosa sola. Entrambi sprizzavano migliaia di scintille. 
La ragazza sorrideva, finalmente sorrideva! 
Non si era mai sentita così felice e libera. Avrebbe voluto che quegli istanti non finissero mai. 
In cuor suo comprendeva però che non sarebbe durata per sempre e ne era distrutta. 
-Resta...- mormorò la bella astrofisica, con la testa poggiata sul suo petto del giovane mentre egli le carezzava i capelli. 
Poi alzò lo sguardo incontrando il suo, baciandolo. 
Entrambi sudati e con il respiro ansimante, ma soddisfatti. 
Il mattino seguente Jane si svegliò con un terribile mal di testa.
Si mise a sedere; c'era qualcosa che le martellava la mente.
Ad un tratto ricordò e si toccò istintivamente il petto: non sapeva se era stato solo un sogno oppure se era tutto vero. 
Non poteva essere stato solo finzione perché i ricordi erano troppo reali, e poi ne ebbe la conferma quando si accorse di essere senza vestiti. 
Le venne spontaneo un magone alla gola che si sforzò di reprimere. 
Lo aveva perso ancora una volta. 
Si alzò con gli occhi arrossati e si avvicinò alla finestra spalancata. 
Il venticello le scompiglio i capelli, portando la sua attenzione su un foglietto su di un tavolino. 
Era una calligrafia aggraziata e fluida.
"Mi rivedrai nei suoi occhi" 
Jane dapprima apparve confusa. Quali occhi? 
Restò a pensarci per alcuni minuti. 
Minuti che le fecero poi capire; infatti si passò una mano sul ventre ed una lacrima le scese lungo la guancia. 
Era spaventata perché quello che aveva appena scoperto era una cosa gravissima, ma allo stesso tempo era felice perché non lo aveva perso, almeno non del tutto. 
Si rendeva conto però che questo l'avrebbe segnata e condannata a mantenere un oscuro segreto: Thor avrebbe saputo che era incinta, ma non che il bambino in realtà era di suo fratello, Loki. 
***
10 mesi dopo...
Jane rimise con delicatezza il piccolo nella culla. Si era addormentato subito.
Era un bambino tranquillo e silenzioso; piangeva raramente, solo quando aveva fame o non stava bene. 
Fortunatamente non era mai stato male; essendo infatti anche figlio di un Dio. 
Geneticamente era più robusto. 
Lo guardò mentre dormiva: aveva i capelli corvini, e gli occhietti verdi. 
Uguale al padre, anche di carattere; infatti lo stava rivedendo nei suoi occhi, proprio come le era stato detto.
Lo aveva chiamato Lucas, diciamo, in suo onore.
Appena lo aveva visto le era venuto il terrore che Thor capisse che qualcosa non quadrava, ma stranamente non disse nulla. Troppo strano, ma meglio che la cosa era finita lì. 
Stanca, si addormentò sulla sedia. 
Qualche ora più tardi qualcuno entrò in silenzio per non svegliare nessuno. 
Osservò il piccino mentre dormiva beato nel lettino. 
Si ritrovò a sorridere, poi guardò la donna che gli aveva dato questo figlio. 
Le aveva detto che lo avrebbe rivisto ed aveva mantenuto la promessa. 
Essere il Dio dell'inganno non significava non essere mai di parola, ma di raggiungere i propri obiettivi. 

Fu un secondo, si girò e lo trafisse. Lo vedeva chiaramente davanti a sé: la lancia conficcata nel petto e quell'espressione di dolore dipinta sul volto. Ricordò un urlo. Poi un gemito sempre di dolore che gli sfuggì dalle labbra quando venne sbalzato a terra... 

Jane si svegliò di soprassalto, sudata sulla fronte, sul collo e lungo la schiena. 
Chiuse gli occhi, respirando profondamente per riprendersi dalla troppa tensione accumulata. 
Aveva fatto di nuovo lo stesso sogno. Lo stesso tremendo sogno. 
Non sapeva nemmeno lei il perché. La sua esperienza recente l'aveva sconvolta molto, ma non si spiegava il motivo per cui continuava a pensare sempre a ciò che si ordinava di non pensare. 
A lui. 
Basta Jane! Basta...
Si sforzò di rivolgere la sua attenzione a Thor, a quando sarebbe tornato dalla sua missione con gli Avengers. 
Le stesse scene le balenarono di nuovo davanti agli occhi. 
Basta! Si disse nuovamente, balzando a sedere sul bordo del letto. 
Non voleva ammetterlo ma pensare a lui era più forte di lei. Ricordava quando se lo era ritrovato chino su di sé, quando i suoi capelli le avevano sfiorato il viso. Era stato diverso.
Aveva provato una strana sensazione. Mai sentita prima; solo con lui! 
Si diede della stupida, perché questo era: come poteva mancarle, addirittura soffrire per lui? Non avevano nulla in comune e poi quello che era, quello che aveva fatto... doveva odiarlo eppure non ci riusciva. 
Se n'era andato redento; questo la faceva star male: stava avendo una seconda opportunità ma gli era stata strappata dopo dieci minuti. 
Non era giusto.
Aveva il cuore a pezzi come i cocci di vetro di un vetro rotto e pronto a tagliarti se non fai attenzione. 
Ma lei si era già tagliata, perché voleva averlo li, malgrado tutto voleva rivederlo ancora una volta. Solo una. 
Andò un attimo in cucina per prendere un semplice bicchiere di acqua, ma quando tornò nella stanza, questo cadde a terra, frantumandosi. 
Esattamente come il paragone che aveva pensato pochi minuti prima. 
Di fronte, non poco lontano, c'era una figura in penombra, ma lo aveva riconosciuto subito; solo faceva fatica a crederci perché gli sembrava impossibile che fosse li. 
-T-tu... non... è possibile- bisbigliò difficoltosamente Jane, col cuore a mille e sbiancata di colpo. 
-So che non pensavi di rivedermi- disse costui, in tono calmo e fermo. 
La ragazza non sapeva cosa dire o fare. Era totalmente senza nessun potere in corpo per reagire. 
Che stesse diventando pazza? 
Lo vide avvicinarsi fino a quando non fu a pochi centimetri. 
L'astrofisica fece cadere gli occhi spontaneamente su petto del suo ospite, come se stesse verificando qualcosa. 
-T-tu eri...?- 
La sua era un misto di preoccupazione e sollievo. 
-Come...- venne però interrotta. 
-Credi di essere stata l'unica quella volta?- si fece ancora più vicino. 
Jane non si allontanò; sapeva che tutto ciò era sbagliato verso Thor, ma c'era una forza incontrollata in lei, potente. 
Sussultò quando la sua mano le si posò sulla guancia per poi scendere lenta lungo il fianco. 
Aveva gli occhi incatenati a quei due fori verdi come pietre incastonate. 
Non posso farlo! 
Gli poggiò una piccola mano sul braccio come se si stesse accertando che fosse reale. E lo era. 
Poi passò ai capelli scuri, ed infine al volto. 
Era reale ed era con lei. 
Poi si allontanò. 
-Cosa provi, ragazza?- le venne chiesto. 
-Non dire "nulla" perché è una grossa bugia- 
-Io...-
Le passò nuovamente una mano sul volto per rassicurarla.
In quel momento ogni cosa era sparita: Jane sapeva di stare sbagliando ma questo non le stava facendo avere nessun effetto.
Chiuse gli occhi quando sentì le sue la labbra sulle proprie, in un veloce tocco leggero. 
Fu la ragazza a riprendere il contatto, stavolta con più energia, ma allo stesso tempo sempre con lentezza. 
Poggiò entrambe le mani sulle sue spalle, mentre lo "sconosciuto" la teneva saldamente per i fianchi. 
Il bacio durò allungo. 
Raggiunsero il letto dove venne fatta sdraiare; lui la sovrastò muovendosi come un gatto in agguato per raggiungere di nuovo quelle labbra carnose e farle finalmente di nuovo sue. 
Con movimenti sinuosi ed elettrizzanti le sfilò la maglietta del pigiama. Fortunatamente era già priva dei pantaloncini. 
Le baciò i morbidi seni e la pancia, facendola fremere sotto il suo tocco. 
Jane si inarcò, passando le dita su quei capelli corvini. 
Il momento più bello che avrebbe sempre ricordato fu quando divennero una cosa sola. Entrambi sprizzavano migliaia di scintille. 
La ragazza sorrideva, finalmente sorrideva! 
Non si era mai sentita così felice e libera. Avrebbe voluto che quegli istanti non finissero mai. 
In cuor suo comprendeva però che non sarebbe durata per sempre e ne era distrutta. 
-Resta...- mormorò la bella astrofisica, con la testa poggiata sul suo petto del giovane mentre egli le carezzava i capelli. 
Poi alzò lo sguardo incontrando il suo, baciandolo. 
Entrambi sudati e con il respiro ansimante, ma soddisfatti. 
Il mattino seguente Jane si svegliò con un terribile mal di testa.
Si mise a sedere; c'era qualcosa che le martellava la mente.
Ad un tratto ricordò e si toccò istintivamente il petto: non sapeva se era stato solo un sogno oppure se era tutto vero. 
Non poteva essere stato solo finzione perché i ricordi erano troppo reali, e poi ne ebbe la conferma quando si accorse di essere senza vestiti. 
Le venne spontaneo un magone alla gola che si sforzò di reprimere. 
Lo aveva perso ancora una volta. 
Si alzò con gli occhi arrossati e si avvicinò alla finestra spalancata. 
Il venticello le scompiglio i capelli, portando la sua attenzione su un foglietto su di un tavolino. 
Era una calligrafia aggraziata e fluida.
"Mi rivedrai nei suoi occhi" 
Jane dapprima apparve confusa. Quali occhi? 
Restò a pensarci per alcuni minuti. 
Minuti che le fecero poi capire; infatti si passò una mano sul ventre ed una lacrima le scese lungo la guancia. 
Era spaventata perché quello che aveva appena scoperto era una cosa gravissima, ma allo stesso tempo era felice perché non lo aveva perso, almeno non del tutto. 
Si rendeva conto però che questo l'avrebbe segnata e condannata a mantenere un oscuro segreto: Thor avrebbe saputo che era incinta, ma non che il bambino in realtà era di suo fratello, Loki. 


***


10 mesi dopo...
Jane rimise con delicatezza il piccolo nella culla. Si era addormentato subito.
Era un bambino tranquillo e silenzioso; piangeva raramente, solo quando aveva fame o non stava bene. 
Fortunatamente non era mai stato male; essendo infatti anche figlio di un Dio. 
Geneticamente era più robusto. 
Lo guardò mentre dormiva: aveva i capelli corvini, e gli occhietti verdi. 
Uguale al padre, anche di carattere; infatti lo stava rivedendo nei suoi occhi, proprio come le era stato detto.
Lo aveva chiamato Lucas, diciamo, in suo onore.
Appena lo aveva visto le era venuto il terrore che Thor capisse che qualcosa non quadrava, ma stranamente non disse nulla. Troppo strano, ma meglio che la cosa era finita lì. 
Stanca, si addormentò sulla sedia. 

Qualche ora più tardi qualcuno entrò in silenzio per non svegliare nessuno. 
Osservò il piccino mentre dormiva beato nel lettino. 
Si ritrovò a sorridere, poi guardò la donna che gli aveva dato questo figlio. 
Le aveva detto che lo avrebbe rivisto ed aveva mantenuto la promessa. 
Essere il Dio dell'inganno non significava non essere mai di parola, ma di raggiungere i propri obiettivi. 












 

   
 
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