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Autore: Obsydian    28/03/2017    2 recensioni
“Oh, penso di poter resistere venti minuti senza supervisione.” Cercò di mantenere la maschera che si era imposto di indossare ma il suo cuore sprofondò ancora un po’ di più. Sorrise, cercando di apparire rassicurante, domandandosi se John, tra tutti, l’avrebbe bevuta. Il suo battito cardiaco era decisamente accelerato per una conversazione informale. Che diavolo sto facendo? Voglio davvero lasciare che questi… sentimenti brucino completamente quello che rimane del mio cervello?
La mia interpretazione di quanto avvenuto dopo il famoso abbraccio...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era lì. Seduto proprio davanti a lui. Sherlock era pienamente consapevole che John si trovava in quella stanza insieme a lui in quell’esatto momento, e che con lui stava parlando, ma tutto quello che la sua mente brillante riusciva a concepire era il fatto che, da lì a pochi istanti, si sarebbe ritrovato nuovamente da solo. Da solo con i propri fantasmi, con i propri pensieri, con le proprie… sì, con le proprie paure. Perché lui aveva delle paure, dopo tutto.
 
“Oh, penso di poter resistere venti minuti senza supervisione.” Cercò di mantenere la maschera che si era imposto di indossare ma il suo cuore sprofondò ancora un po’ di più. Sorrise, cercando di apparire rassicurante, domandandosi se John, tra tutti, l’avrebbe bevuta. Il suo battito cardiaco era decisamente accelerato per una conversazione informale. Che diavolo sto facendo? Voglio davvero lasciare che questi… sentimenti brucino completamente quello che rimane del mio cervello?
 
John sembrava quasi impaziente di andare. Eppure… in qualche modo sembrava diverso oggi. Ma c’era ancora rabbia nei suoi occhi. Rabbia e… domande? Colpa? Era difficile distinguere qualsiasi indizio quando il soggetto dell’analisi si trovava ad essere quest’uomo. L’unica certezza (ah, certezza!) sembrava essere il totale caos nelle proprie emozioni. Non aveva mai sperimentato niente di simile in tutta la sua vita. Sapeva cosa fosse, cosa doveva essere, certo che lo sapeva… ma era troppo spaventato per ammetterlo, anche solo a se stesso.
 
Continuarono a parlare, consapevoli entrambi che quella conversazione si stava avviando verso una inevitabile ed imminente fine. Sherlock si sentiva sempre più teso, la tristezza innegabile nei suoi occhi, nella sua voce, nei suoi stessi gesti. Non voleva che John se ne andasse ma sapeva che non c’era niente, assolutamente niente, che potesse fare per evitare che succedesse. Perché Rosie era più importante e lo sapeva. La amava lui stesso, quella bambina, e sarebbe stato così felice se… ma non era il momento di indugiare in simili pensieri.
 
Poi l’avviso del messaggio. Come una doccia fredda. L’espressione stupita di John era ancora più difficile da spiegare… cosa stava pensando in quel momento? Aveva riconosciuto la suoneria, ovviamente, e ora stava lì, immobile, a guardarlo così disorientato e interrogativo… oddio, cosa diavolo avrebbe dovuto dirgli? Non voleva che pensasse che ci fosse qualcosa tra lui ed Irene, no davvero, era l’ultima cosa che avrebbe voluto al mondo! Respira, Sherlock, pensa solo a respirare. Prese un sorso di the indifferentemente e cercò di comportarsi come se il suono di quel messaggio fosse stato la più normale, ordinaria cosa al mondo.
 
E poi… John crollò. Fu come se una diga fosse esplosa dentro di lui, riversando fuori l’ondata delle sue emozioni represse. Quel suo assurdo sproloquio sul tradimento (tradimento? Quale tradimento, erano messaggi, mio Dio!) e riguardo La Donna e poi… Sherlock vide il corpo di John vacillare e iniziare a tremare davanti a sé, mentre grosse lacrime iniziavano a scendere inarrestabili dai suoi occhi, i suoi singhiozzi che riecheggiavano impotenti nella stanza silenziosa.
 
Per un infinito secondo non riuscì a muovere un solo muscolo, paralizzato. Non riusciva a pensare, non riusciva neanche a respirare. Quante notti aveva passato a pensare a qualche circostanza come questa? Alla scusa per avvicinarsi fisicamente a John, così come tante altre volte, ma questa volta avrebbe potuto offrirglisi in veste diversa, una spalla su cui piangere, e avrebbe potuto… Oh sì, ma nei suoi sogni era stato completamente diverso! Il dolore che ora stava leggendo negli occhi del suo amico era reale, e stava completamente spezzando il suo cuore. Non aveva anticipato nulla di questo. Assolutamente. Tutto quello che voleva era andare da lui e prenderlo tra le braccia e… al diavolo, doveva solo alzarsi e andare. Ora!
 
Posò delicatamente la tazza sul tavolo accanto a sé e lentamente, elegantemente, si alzò in piedi e si avvicinò all’altro uomo.
 
“Va tutto bene”
 
Cautamente, con esitazione, quasi come se avesse timore che l’amico potesse reagire malamente e spingerlo via, posò la mano sinistra sul braccio destro dell’altro, accarezzandolo con gentilezza, appoggiando al contempo la mano destra sul suo collo e attirandolo contro il proprio petto, in un abbraccio contro il proprio cuore che batteva all’impazzata. Lo avrebbe sentito? Avrebbe notato l’accelerazione nel battito del suo cuore, così palese per lui ma… che diamine, John era così disperato, stava singhiozzando tra le sue braccia e tutto quello che lui riusciva a pensare era quello! Al diavolo il suo cuore, avrebbe preferito rimanere l’eccentrico asociale senza emozioni che era prima che quest’uomo irrompesse nella sua vita con la forza di un uragano!
 
“Non va tutto bene.”
 
“No. Ma è quello che è.” Sherlock inspirò profondamente, quindi abbassò delicatamente la guancia sulla testa di John, continuando a tenerlo stretto, seppur con dolcezza, tra le sue braccia.
 
Riusciva a percepire il suo profumo, così caratteristico. Lo conosceva talmente bene dopo così tanti anni di vita fianco a fianco che era quasi doloroso. Ciò nonostante questa era, forse, la prima volta che si trovavano a condividere un momento intimo come questo. Sherlock sentiva il corpo di John tremare sotto le proprie dita, lo poteva percepire contro le proprie costole, sentiva il suo tremito riverberarsi dentro di sé. Poteva percepire il calore del suo corpo, la sensazione di caldo e bagnato delle sue lacrime sulla sua camicia. Sherlock non avrebbe saputo dire per quanto tempo erano rimasti così.
 
Ma un’altra cosa che non poteva lontanamente immaginare era quello che John stava sperimentando. Quel giorno… era stato davvero come se una diga fosse crollata nella mente del dottore. Come se un uragano avesse spazzato via tutte le sue certezze. Come… come se fosse sul punto di cadere a pezzi ed arrendersi ai propri sentimenti. Una volta per tutte. Quello che Mary aveva detto… Vai avanti dannazione. Intendeva dire con Sherlock. E Mary non era altro che il suo stesso inconscio, oh lo sapeva sin troppo bene, no? E quando aveva detto a Sherlock di darsi una mossa con La Donna, mandarle un messaggio, fare qualcosa, qualsiasi cosa… sperava che lui facesse si desse una mossa e agisse nei suoi riguardi, non quelli di lei, non era così?
 
Aveva perso tutto quello che aveva. Ogni cosa, chiunque. E ora tutto quello che gli rimaneva era il suo dolore. Le lacrime continuavano a scivolare lungo le sue guance, inzuppando la camicia dell’amico. Sentire le mani di Sherlock sul collo, sulla spalla, sentire il suo profumo, sentire il suono del suo cuore che batteva veloce, così veloce, era davvero troppo. Era annientante. Non poteva accettare quello che stava provando, non poteva. Eppure non poteva neanche continuare a mentire, a se stesso prima di tutti, fingendo che quello che provava per Sherlock fosse una pura e semplice amicizia. Non era semplice, non lo era mai stata, e oh no, decisamente non era pura, non più! Aveva sognato Sherlock così tante volte, e non in un modo in cui avrebbe fatto un amico, nella maniera più assoluta. Come un amico dovrebbe fare.
 
Non aveva mai provato nulla del genere per un uomo… ma per Sherlock… sin da quando lo aveva visto per la prima volta, così tanti anni prima… aveva sentito qualcosa di diverso, un tipo diverso di attrazione, qualcosa di più profondo, qualcosa di scioccante e incontrollabile.
 
In un primo momento aveva pensato di essere attratto dalla sua mente, così affascinante e unica. Poi si era reso conto che beh, no, non era propriamente un’attrazione platonica. Proprio no. Ogni volta che Sherlock si trovava accanto a lui si sentiva intossicato dal suo profumo, dalla forma del suo corpo, slanciato e aggraziato, dal suono della sua voce, così bassa e profonda, che illustrava quelle complicate conclusioni nella sua tipica modalità “velocità supersonica”.
 
Ma era altresì consapevole che Sherlock non era interessato a questo genere di cose; sapeva che teneva davvero a lui, e questo abbraccio era la prova più pura di questo genere di affetto, ma lui semplicemente non poteva... essere come sono le altre persone. Era unico nel suo genere e John sapeva che non avrebbe mai, mai reciprocato niente più di un’amicizia. Quindi lasciò che tutta la sua disperazione per Mary, per il suo tradimento, per i suoi sentimenti, per… tutto, semplicemente fluissero attraverso le lacrime. Semplicemente non riusciva a fermarsi.
 
Finché non realizzò che c’era qualcosa di sbagliato. La sua attenzione si focalizzò sul battito di Sherlock. Era veloce. Troppo veloce. Perché diavolo era così veloce? E… stava sudando, non era così? Era stressato. Incuriosito, sollevò il mento per guardarlo negli occhi, cercando altri indizi. Sherlock spostò la testa e guardò verso di lui, confuso, gli occhi sgranati. Sapeva. Oddio, lo sapeva. Si guardarono negli occhi, sbattendo le palpebre, uno sguardo interrogativo dipinto sui loro volti. Stupore, speranza, paura. Erano l’uno lo specchio dell’altro. Poi John, liberando il braccio dalla stretta dell’altro, sollevò la mano, ancora bagnata dalle lacrime. Quasi tremando, senza mai interrompere il contatto visivo con Sherlock, posò delicatamente la mano sulla guancia dell’altro. Sherlock inconsciamente aprì leggermente le labbra, quasi in una muta richiesta, le pupille dilatate. Stava trattenendo il respiro.
 
Vai avanti dannazione. Sapeva che stava rischiando di perdere tutto. Sherlock era il suo tutto, insieme a Rosie. Ma sapeva anche che, se non lo avesse fatto adesso, lo avrebbe rimpianto per il resto della sua vita. Vai avanti dannazione. E lo fece. Si raddrizzò, sollevò il mento e, chiudendo gli occhi, premette le labbra contro quelle di Sherlock.
 
 
Sherlock era scioccato. Quando aveva visto che John stava spostando la mano dal suo petto aveva pensato, per un attimo, che stesse per respingerlo, per allontanarlo. Si era sentito come se fosse paralizzato, non osava respirare, poteva solo rimanere lì dov’era, gli occhi spalancati, aspettando la prossima inevitabile mossa dell’amico. Ma quando sentì quella stessa mano, calda e bagnata dalle lacrime di John, posata con tanta delicatezza sulla propria guancia, pensò che il suo cuore avrebbe potuto prendere fuoco per autocombustione. Non avrebbe mai pensato di essere capace di provare niente del genere in tutta la sua vita.
 
Sociopatico. Aveva sempre pensato se stesso come un sociopatico. Eppure un sociopatico non dovrebbe… sentire. Cosa stava provando ora? Perché si stava sentendo così confuso, sofferente, felice e… e oh mio Dio. John lo stava baciando. John lo stava baciando? Sì, quella era decisamente la percezione delle labbra dell’altro sulle proprie e… i suoi occhi si spalancarono. Non riusciva neanche a ricordare di averli chiusi e… si sentiva così confuso! Lui, il grande Sherlock Holmes, tra tutti gli uomini, ora se ne stava lì, tremante e frastornato come un ragazzino.
 
John si tirò appena indietro, guardandolo direttamente negli occhi, la mano ancora fermamente posata sulla guancia dell’altro, l’altra appoggiata delicatamente sulla sua bassa schiena, attirando Sherlock contro il proprio corpo, quasi reclamando il bisogno della sua vicinanza. Silenzio. Solo il debole suono del loro respiro riempiva l’aria, ma era come se il tempo stesso si fosse fermato.
 
“John?” quella semplice domanda risuonò nella stanza come un tuono.
 
Era questo lo stesso uomo che solo poche ore prima lo aveva preso a pugni e calci in una totale furia cieca e distruttiva? Era questo lo stesso uomo che, negli scorsi ultimi anni, lo aveva aiutato a risolvere così tanti casi, correndo a perdifiato per le strade di Londra, scoppiando a ridere insieme nel momento meno opportuno e, qualche volta, rischiando la sua stessa vita per lui?
 
“Sherlock… io… lo so che tu non sei interessato a questo genere di cose, ma… io… mi dispiace, ho perso qualsiasi altra cosa nella mia vita. Non lo sapevo… non volevo ammetterlo… ma…”
 
Per un momento Sherlock rimase semplicemente lì, respirando, cercando di comprendere, di elaborare. Poi, all’improvviso, afferrò il viso di John con entrambe le mani e lo baciò. Non il bacio casto, puro rubato qualche momento prima. Gli girava la testa, il cuore gli batteva assurdamente veloce, si sentiva quasi spaventato. Non aveva mai sperimentato niente del genere, ma voleva tutto questo, come non aveva mai voluto niente in tutta la sua vita. Stava impazzendo dal desiderio di sentire John, voleva esplorare le sue labbra, la sua bocca, voleva sentire la sua lingua tremante contro la propria e oh, Dio, lo stava sentendo proprio adesso ed era sconvolgente e stupefacente e terrificante allo stesso tempo.
 
Alla fine, quando sentì che gli mancava il respiro, quando sentì il corpo di John iniziare a vacillare nuovamente contro al proprio, appoggiò la fronte contro quella del compagno, passando le dita gentilmente tra i corti capelli argentei.
 
“Non ne avevo idea, John. Non avevo idea che tu provassi questo… e… non avevo idea che io potessi provare questo, anche. Io avevo… paura. Non mi era mai successo di provare qualcosa di simile. Non avevo mai provato niente, in generale. Avevi paura anche tu, suppongo. Ma… non voglio reprimerlo. Non più. Non ora che so che tu provi le stesse cose. Perché è così, non è vero?”
 
John non mosse un muscolo. Stava a malapena respirando. Il suo mondo intero stava esplodendo intorno a lui in milioni di pezzi e risorgendo nuovamente in un nuovo incendio. Poteva sentire il respiro di Sherlock confondersi col proprio e il suo calore e il suo tocco leggero tra i suoi capelli e… non riusciva a pensare. Semplicemente non poteva. Un sospiro accennato, lacrime sul suo viso, una nuova luce brillava nei suoi profondi occhi blu. La fronte sempre premuta contro quella dell’altro, gli occhi nuovamente chiusi, sollevò le mani per infilare le dita tra i riccioli corvini e scarmigliati del detective.
 
“Io… non saprei dire quando tutto questo sia cominciato. So solo che… sin dal primo momento in cui ti ho visto… sono rimasto affascinato. Non eri come nessun altro che avessi mai incontrato prima, eri unico. Sei unico. La tua mente brillante, il tuo comportamento assurdo e poi… sì, ero troppo spaventato per ammetterlo, anche a me stesso, ma ero attratto da te. Ehm, fisicamente, intendo. Immagino tu lo abbia capito ormai, no?” aprì furtivamente un occhio, per scoprire Sherlock che faceva lo stesso. Scoppiarono entrambi in una semplice, spontanea risata che dissipò ogni traccia di tensione residua che potesse essere rimasta.
 
“E sì, qualche volta avrei voglia di darti un pugno dritto in faccia e penso davvero che tu sia una prima donna, Sherlock Holmes, e sono arrabbiato e sono terrorizzato ma…” lo guardò dritto negli occhi, sorridendo con affetto “non posso evitare di provare quello che provo. Ho paura di dirlo ad alta voce ma… beh, è quello che è.”
 
Sherlock, gli occhi spalancati, le labbra appena dischiuse, non avrebbe potuto apparire più bello agli occhi di John di quanto fosse in quel momento. Era completamente sconcertato e, per una delle poche volte nella sua vita, non sapeva davvero cosa dire. Sbatté le palpebre un paio di volte, poi si schiarì la voce nervosamente.
 
“Avevi ragione, sai? Non ero… interessato all’argomento. Non mi sono mai sentito attratto da nessuno prima… di te. Beh, c’è stata qualche “eccezione”, ma è stata più una questione di attrazione mentale, una sorta di “gioco di potere” e… ma con te… è tutto così diverso, tutto così nuovo per me e non ho idea di cosa io stia provando. So solo che voglio stare con te. Ho bisogno di stare con te. Mi sei mancato, così tanto John. E non volevo che tu te ne andassi oggi, e avrei fatto qualunque cosa per averti qui con me ancora per un minuto ma… sapevo di non avere alcun diritto di chiedertelo e… Oh, Dio, non fa proprio per me cercare di esprimere i miei sentimenti temo. Non sapevo neanche di provarli, dei sentimenti! O… attrazione sessuale? E’ questo che sto sentendo, adesso?”
 
“Oh… beh, se quello che sto sentendo contro la mia anca è quello che penso che sia… suppongo…” un sorriso sfrontato e dolce allo stesso tempo, illuminò gli occhi di John, facendoli scoppiare nuovamente a ridere, come se tutti i loro problemi potessero essere dimenticati per un po’ dopo tutti quei mesi, dopo tutti quegli anni.

“Sherlock… sono spaventato anche io. Ma… penso che dobbiamo viverla così come viene. E’ solo… noi. Sono sicuro che sapremo gestirla, qualunque cosa sia. Qualunque cosa questo significherà, per entrambi.” Con delicatezza posò ancora una volta le labbra su quelle di Sherlock, castamente questa volta, catturando quello inferiore solo per il più breve dei momenti, per poi ritrarsi e prendere le sue mani tra le proprie, guardandolo in quegli splendidi occhi acquamarina.
 
“Ma ora abbiamo un compleanno da festeggiare, giusto? E dobbiamo mandare un messaggio a Molly e dirle di non venire qui! Ok, ci sono, lascia che ci pensi io!”
 
Decisamente una nuova luce brillava negli occhi del dottore, per la prima volta dopo… dopo la morte di Mary. Era una gioia per il cuore di Sherlock. Non riusciva a credere che questo stesse succedendo davvero. Fece un respiro profondo. Strinse più forte le mani dell’altro. Sorrise.
 
“Lo gestiremo. Insieme. Come ai vecchi tempi.”
 
“Come ai vecchi tempi.”


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Note:

Grazie per avere letto fino a qui ^_^ Questa è la mia prima fanfiction johnlock e, confesso, la prima che scrivo in assoluto su una coppia non-canon. Confesso anche che scrivere di una ship non-canon mi ha lasciata, in qualche modo, stupita, non so perché, eppure in qualche modo sentivo di dover scrivere qualcosa su questo splendido pairing. Come non scegliere questo momento meraviglioso, forse uno dei più belli della quarta serie? ;)

Uno speciale ringraziamento alla mia beta sagitta90 <3
   
 
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