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Autore: lemonguess    29/03/2017    4 recensioni
Una notte insonne prima del giorno del matrimonio passata a chiacchierare sulla soglia di casa con solo una porta a dividerli dal domani.
«Avanti, vuoi vedermi pure tu, perciò apri la porta! Lo so che quella della tradizione è solo una scusa, ma siamo stati separati abbastanza e prometto di non fare briciole sul divano!»
Sasuke fa una smorfia quasi divertita, ma poi incrocia le braccia al petto puntualizzando ostinato: «Hai mai pensato che io stia rispettando le tradizioni solo per godere degli ultimi attimi di pace che mi rimangono, per ricordarli quando sicuramente mi pentirò di averti sposato?»

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Oneshot delirante NaruSasu
Accenni di MadaHashi sul finale
➡ Partecipa alla Challenge indetta da starhunter sul forum di EFP "Le situazioni di lui e lei con il prompt "I loro matrimoni"
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Mentre stavo riordinando le cartelle relative alle storie, tra il disordine generale, ho ritrovato abbozzata questa oneshot.
Forse per una questione affettiva, mi dispiaceva cestinarla del tutto e allora mi sono ripromessa di terminarla e migliorarla. Sono riuscita a concluderla, ma sul miglioramento non garantisco nulla, perché si tratta sempre di uno dei miei soliti deliri e vi renderete conto che ad ogni riga che leggerete esiste un incremento proporzionale della stupidità.
A onor di cronaca ho inserito un vago accenno di MadaHashi: nel mio immaginario AU Madara è uno scorbuto violinista che teme le visite dal dentista e Hashirama docente universitario e vegetariano... ma vedrò nel tempo se riuscirò a produrre qualcosa di concreto su di loro.
Visto che poi non le scrivo mai, c'è una mezza lime... mezza, eh! Sapete che per le lemon non ho moltissima simpatia, soprattutto se devo scriverle e ho fatto una fatica assurda a produrre quelle due righe striminzite.
Ringrazio infinitamente la mia dolce compare Sara, che oltre ad avermi coinvolto nel gruppo facebook, ha riletto in parte di questa oneshot (non la parte finale perché dovevo ancora concluderla) e scovato gli orrori presenti, tra cui un “Narutolo” (xD)... e avermi suggerito “zerbino” molto calzante al contesto!
Ci vediamo relativamente presto perché ho qualche aggiornamento quasi pronto da smaltire.



Sulla soglia di casa



Sai, Kiba e Rock Lee sembrano addormentati profondamente, ma anche se il silenzio dura da un po', Naruto non può affermare che Shikamaru e Shino siano nella stessa condizione, anzi conoscendoli, è quasi certo che siano ancora svegli; se Shino ha la tendenza a farsi in modo perenne i fatti suoi, Shikamaru, invece, troverebbe oltremodo seccante dover alzare la testa dal cuscino e le spalle dal materassino, faticosamente gonfiato con il proprio respiro, soltanto per coglierlo in flagrante mentre cerca nel buio di sgattaiolare fuori casa e dover poi sedare le proteste narcotizzate di chi sicuramente si sveglierà a causa dei suoi rumori molesti.
Con un leggero senso di colpa per i suoi amici che hanno cercato tutti i modi – sacco a pelo e gonfiabili da spiaggia – per accamparsi nel suo appartamento di a malapena 60 metri quadri e passare insieme a lui l'ultima nottata da uomo libero, Naruto chiude con un pesante sospiro la porta di casa alle sue spalle.
In verità, l'idea di svignarsela in piena notte come un adolescente preso dal troppo entusiasmo per uno dei tanti appuntamenti con il primo – e quasi unico – grande amore, l'aveva già maturata  da quando i suoi amici hanno mostrato l'intenzione di rimanere con lui nella notte prima del grande evento.
Il fatto è che non riesce a dormire, l'intensità dei ricordi e le aspettative sulla giornata di domani lo hanno costretto a rigirarsi continuamente agitato tra le coperte e tenere gli occhi aperti nel buio, sorridendo con le labbra premute sopra il cuscino ad ogni immagine piacevole rievocata o sospirando e deglutendo in preda all'ansia e allo sconforto quando alcune memorie più amare hanno fatto capolino tra i tanti pensieri ingarbugliati nella sua testa.
Ridacchia Naruto, pensando che di adolescente abbia ormai solo – e per fortuna – l'aspetto e il carattere burlone, perché di anni se ne ritrova a contarne oltre l'abbondante trentina, nonostante l'apparenza da eterno ragazzino dall'aria svagata e sognatrice – anche se a volte, raramente, quando viene obbligato a indossare camicie da sartoria e cravatte di seta, al posto di larghe felpe colorate e tute deformi, s'intravede il potenziale esplosivo di un uomo affascinante, tra il suo sorriso e i magnetici occhi chiari, ma sono abiti che non gli si addicono, dandogli l'impressione di sopprimere parte del suo carattere.
Affondando le mani nelle tasche dei suoi amati jeans logori, mentre s'incammina verso l'appartamento di Sasuke, ormai diventato anche un po' suo da tempo, rabbrividisce a percepire l'aria ancora un po' fredda di fine marzo che s'insinua sotto i vestiti ancora troppo leggeri per quella stagione, ma l'entusiasmo di raggiungerlo il più in fretta possibile, è troppo per tornare indietro e perdere tempo prezioso per una stupida giacca.
Adolescenza o meno, o come afferma spesso presuntuoso Sasuke, “che stupido sei, idiota rimani e ovviamente non cambierà nulla”, vorrebbe averlo accanto anche quella sera, anche se la tradizione vuole il contrario, per colmare quella distanza a cui non è più abituato e leggere nel suo sguardo i suoi stessi turbamenti – trovare le parole esatte per tutti quei sentimenti condivisi che si trascina dietro da anni e da cui si lascia trascinare fin da quando si sono posati gli occhi addosso.
C'è stato un periodo, uno dei tanti di cui Sasuke non vuole sentire nemmeno nominare, durante l'inizio dell'adolescenza, in cui la convinzione che avrebbe donato il primo bacio a Sakura e di conseguenza anche i primi appuntamenti e relativi batticuori erano delle ferree certezze che scandivano le sue giornate e i suoi sogni.
Certezze che Sasuke ha frantumato, una per una, con un ghigno strafottente e vittorioso ad adombrargli il volto.
Sono così trascorsi gli anni, tra l'amore irrazionale e travolgente che li ha resi liberi e vivi dai loro dolori incolmabili, liti furiose e abbandoni momentanei – anche se Naruto è stato sull'orlo dell'esaurimento durante quei 1153 giorni di lontananza, silenzio e improvvisi attacchi di panico, dove c'era solo la sua voce a pronunciare il nome di Sasuke e solo l'eco sordo del suo animo spezzato e svuotato in risposta.
Hanno deciso di sposarsi, dopo una convivenza forzata dettata dall'abitudine di Naruto di occupare abusivamente gli spazi.
È iniziato come uno scherzo – battutine e anelli di plastica trovati dentro i pacchetti di patatine e donati teatralmente come pegno d'amore – che si è trasformato in realtà senza meditarci troppo sopra.
L'ha borbottato Sasuke o è stato lui a proporlo seriamente?
Il ricordo è abbastanza vago – si tratta di un continuo litigio protratto per giorni interi su chi avrebbe dovuto chiederlo per primo, a cui hanno risposto più volte no all'altro solo per dispetto, e forse solo durante il sesso riparatore si sono decisi a darsi la risposta giusta – quella, l'unica che volevano sentire.
A volersi occupare dell'organizzazione del matrimonio è stata Sakura.
All'inizio si è gentilmente proposta per essere d'aiuto e dispensare consigli laddove Sasuke e Naruto si sono dimostrati in totale disaccordo o privi di buongusto o eleganza, ma poi visti gli scarsi risultati sia di partecipazione che di risoluzione delle controversie generate dalla scelta di qualunque cosa sia contemplata in un matrimonio – i confetti al gusto di ramen sono stati il primo motivo per cui ha dovuto fare un occhio nero a tutti e due – , senza lasciargli voce in capitolo, si è imposta con pugno di ferro e insieme all'aiuto di Ino, ha cercato di rendere il matrimonio memorabile, perfetto e da sogno.
Di sicuro, nel frattempo, si è presa una piccola rivincita, sfogando su Naruto e Sasuke e soprattutto sul loro conto in banca, le passate frustrazioni e tutti i sospiri da ragazzina innamorata che ha sprecato per entrambi, perché non ha mai dimenticato di averli amati in tempi diversi e aver poi sofferto in silenzio per non ostacolare e rovinare la loro felicità.
Una wedding planner sarebbe costata meno, ma a vedere l'entusiasmo e il coinvolgimento di Sakura nella gestione di fiori, centrotavola e invitati, non se la sono sentiti di tagliarle i fondi e ridimensionare il budget, non volendole dare l'impressione di escluderla e rifiutare il suo prezioso aiuto.
Il tragitto dal suo vecchio appartamento a quella che da domani sarà ufficialmente casa sua, per Naruto è stato più breve del previsto.
Osservando lo stabile di pochi piani e circondato dal verde, Naruto pensa che già da tempo quella è casa sua; nonostante tutto quello che possiede sia ormai dentro quelle quattro mura, ha preferito continuare a tenere il suo vecchio appartamento ereditato dai genitori: oltre al legame affettivo intrinseco che lo lega a quel monolocale, gli piace usarlo come base operativa per le serate da trascorrere con quelli che Sasuke apostrofa amabilmente come irritanti e fastidiosi amici, ma a cui anche lui, nel profondo del suo intimo, molto in profondità, si è vagamente affezionato.
Naruto non avrebbe voluto allontanarsi da casa, ma Sasuke ha insistito con velate minacce affinché tornasse nel suo vecchio appartamento per qualche giorno: la tradizione è solo una scusa, perché il reale motivo è che l'antipatico compagno non ha voluto rischiare di lasciare la sua preziosa casa in mano ad un esagitato durante quegli ultimi giorni d'attesa e magari di non ritrovarla più, implosa su stessa, al ritorno dopo una lunga giornata lavorativa.
Arrivato davanti alla soglia di casa, Naruto si ferma un secondo a guardare accigliato la targhetta dorata affissa sulla porta che fa bella mostra solo del cognome di Sasuke, ma da domani le cose cambieranno e di sicuro il suo cognome sovrasterà quello di Sasuke.
Sicuro.
Tenta di aprire la porta con il suo mazzo di chiavi, ma Sasuke, oltre a chiudere la serratura con un paio di mandate, ha messo anche la catenella, e perciò entrare in casa è impossibile.
«Teme!» Naruto lo richiama ad alta voce mentre preme con forza il campanello; lo fa apposta, consapevole che suonare in quel modo insistente è una delle tante cose che innervosisce Sasuke.
«Dobe» risponde da dietro la porta, la voce nonostante sia ovattata e attutita dalla spesso legno che li separa, appare sorpresa, forse.
«Sas'ke?»
«Hai combinato qualche disastro?» Sembra pure affettuoso, o forse, semplicemente è il suono della voce smorzata a dare quella sensazione e sfumare il tono spesso autoritario di Sasuke.
«Apri» conclude Naruto con semplicità, la sua mano è già sul pomello della porta pronta per aprirla.
«No, ti ho fatto molte concessioni nei giorni scorsi e ho rispettato i patti rispondendo ad ogni tua stupida chiamata.»
La premura di prima, è stata sostituita dal solito irrimediabile rigore.
«Non hai risposto a tutte le mie chiamate» contesta Naruto, picchiettando il dito contro il legno della porta, esattamente come farebbe contro il petto di Sasuke, se c'è lo avesse davanti.
Un sospiro esasperato si leva dall'altro lato. «Non capisco il motivo per cui dovevo risponderti per sentirmi dire che stavi aspettando i famosi tre minuti del ramen. Per inciso, vorrei ricordati che ti ho assecondato pure con quello stupido messaggio dove mi avvertivi che stavi andando a farti la doccia.»
«Pensavo di riceve una risposta un po' più erotica di un: “non dimenticare il tappetino antiscivolo, usurantonkachi”.»
«Dovevi farti bastare quello che ti ho elargito come buongiorno.»
«Chiedermi se ho finito di masturbarmi non è erotismo, teme!» Naruto sbuffa sonoramente, raccoglie le labbra carnose e gonfia le guance infantile. «Tra l'altro hai anche rovinato il momento, con quel messaggio così formale e pieno di punteggiatura... hai smontato tutta la mia immaginazione.»
Sasuke alza gli occhi verso il soffitto, è tentato dal far entrare Naruto in casa, ma si limita scuotere la testa sconsolato; sorride lieve, mentre si appoggia contro il muro in attesa.
«È mezzanotte passata ed è già domani, possiamo vederci, no?» insiste speranzoso Naruto.
«Torna a casa» risponde annoiato Sasuke.
«Questa è casa!»
«Intendo quel tugurio che ti ostini a chiamare appartamento.»
«Dai teme!»
«Dobe, no.»
«Avanti, vuoi vedermi pure tu, perciò apri la porta! Lo so che quella della tradizione è solo una scusa, ma siamo stati separati abbastanza e prometto di non fare briciole sul divano!»
Sasuke fa una smorfia quasi divertita, ma poi incrocia le braccia al petto puntualizzando ostinato: «Hai mai pensato che io stia rispettando le tradizioni solo per godere degli ultimi attimi di pace che mi rimangono, per ricordarli quando sicuramente mi pentirò di averti sposato?»
«Non riuscirai a farmi incazzare stasera, teme. Voglio che apri la porta e... »
Senza percepire alcun movimento o risposta da parte di Sasuke, Naruto punto nell'orgoglio aggiunge con convinzione: «Poi non te ne pentirai di avermi sposato!»
«Se apro la porta, mi starai appiccicato come un polipo e domani mattina avrò delle occhiaie da far invidia a Itachi.»
«Certo teme! È il motivo per cui ho aspettato che tutti, quasi tutti, si addormentassero per venire da te» ridacchia Naruto. «Rimango qui, comunque, anche se non mi apri.»
«Fai come ti pare.»
Naruto si accascia accomodandosi sul tappetino d'ingresso; non è il suo, visto che per non litigare fanno a turno anche su quello. Questa è la settimana di Sasuke, con il suo  zerbino ben curato, di un colore uniforme, a differenza di quello di Naruto,  che invece è un po' consunto, sgualcito agli angoli, dalla forma irregolare, bizzarra, che ricorda una nuvola tutta colorata, con tanti animali in primo piano dentro una fattoria e la scritta welcome sbiadita.
«Non riuscivo a dormire» mormora Naruto a bassa voce. Non gli porta se sia ancora sulla soglia di casa e più che la notte pre – matrimoniale sembra una di quelle tante volte che Sasuke lo ha chiuso appositamente fuori a scontare le sue penitenze, ma sente la necessità della sua vicinanza.
«Nara mi ha appena scritto un messaggio» lo avverte Sasuke.
«Davvero?» Naruto imbroncia pensieroso le labbra, immagina che Shikamaru si sia accorto da subito della sua fuga e abbia preferito lasciarlo andare via come aveva ipotizzato. «È chiedere troppo che tu lo legga per me?»
«Mi ha chiesto se deve contattare Sakura per portare il tuo vestito qua da me.»
Il vestito, quello per cui Naruto ha dovuto contenersi con il ramen e che Sakura per sicurezza ha voluto tenere con sé fino al momento giusto, per paura che si potesse accidentalmente rovinare.
«Digli che mi dispiace per essere andato via, ma avevo cose più importanti a cui pensare e anche se Sakura mi ucciderà per aver cambiato programma, digli di avvisarla.»
«Non sono la tua segretaria, hai un telefono, dimostra che lo sai usare» replica infastidito Sasuke.
«Sei sempre il solito!»
«Pensavo fossi abituato.»
«Cose importanti? Venirmi a suonare in piena notte quando sai che mi vedrai il mattino dopo?»
«Stare con te, ovvio.»
Naruto ci ha provato a stare senza Sasuke, ma l'abitudine di averlo sempre intorno – cercarlo con lo sguardo, interpretare i suoi silenzi – è venuta a mancare fin da subito troppo prepotentemente, per riuscire a far finta che il tempo sarebbe passato veloce.
«Idiota» sussurra Sasuke.
“Idiota” è il classico epiteto che può avere due valenze: la maggior parte delle volte corrisponde alla solita prassi consolidata per iniziare a irritarlo durante le discussioni o richiamarlo quando compie qualcosa che non corrisponde agli altisonanti standard di Sasuke; a volte, più raramente, “Idiota”, è il modo migliore per fermare il suo fiume di parole, troppo lusinganto o imbarazzato dalla semplicità, a cui non si abituerà mai, con cui Naruto  esterna i suoi sentimenti più profondi.
Ovviamente Naruto preferisce interpretare l'appellativo nella sua seconda valenza.
«Poi... voglio essere sicuro che se cambi idea improvvisamente sarò il primo a saperlo» aggiunge ancora Naruto con una mezza risata, annuendo verso la porta, in direzione di dove dovrebbe esserci Sasuke. «Così faccio in tempo a riacciuffarti e portarti indietro, anche con qualche paio di ossa rotte.»
«Come no» brontola Sasuke sdegnato all'idea di perdere contro Naruto in una probabile e futura lotta. «Mai pensato che se scappassi lo farei da te?»
Naruto fa delle smorfie verso il buio del pianerottolo e agita una mano con noncuranza, come a voler sottolineare che quella è una cosa che Sasuke negli ultimi anni ha ribadito troppe volte, per credere che davvero possa metterla in atto.
«Karin, Suigestu e Juugo, sono ancora con te?» chiede curioso Naruto.
«Solo Suigestu, ma sta giocando con il tuo gatto e la tua roba»
«Salvali!» Naruto scatta in piedi e comincia a spingere ripetutamente la porta con una spalla; Kurama, la sua collezione di manga e dvd, sono insieme al ramen i suoi più grandi tesori, di cui è possessivo e protettivo all'inverosimile. «Quello lì non deve toccare Kurama, né la mia collezione di fumetti!»
«Sicuro? Anche quella indegna serie che ti avevo chiesto di buttare?» domanda brusco Sasuke, palesemente irritato. Non è assolutamente concepibile che quell'insulso ammasso di fogli ben rilegati sia ancora sotto il suo stesso tetto.
«Dai... è un regalo, non puoi farla lunga per un paio di tette disegnate! Pensa a quando guardiamo la televisione!»
«Non sono un paio di tette, ma quello sei tu, disegnato da quel demente di Sai che ha deciso di fare una collezione di storie dove un tizio con il pene piccolo e la faccia da scemo cerca di accoppiarsi con il mondo.»
Naruto tenta di giustificarsi, perché Sai si è impegnato molto nel produrre quei disegni e quella storia: ci sono dei dettagli anatomici che non gradisce un granché neppure lui, ma crede nelle capacità e nel talento di Sai e magari un giorno spera di poter dire che un grande artista lo ha usato come musa ispiratrice.
«Sono disegni, e poi anche se fosse vero... io non ho il pene piccolo, e mi importerebbe solo di te» replica sornione Naruto, approfittando della discussione per introdurre un discorso che Sasuke non gradirà a tal punto da aprire finalmente quella porta che li divide. Poco importa se l'arrogante quasi marito sarà intenzionato a chiedergli il divorzio anticipato e avrà per lui solo sguardi taglienti. «A parte quel periodo in cui ho cominciato a pensare che Gaara non sarebbe stato male come fidanzato...»
Naruto, fiero delle sue strategie da comunicatore, si congratula con se stesso, quando sente il cigolio sinistro della porta e fa la sua apparizione Sasuke: ha un'espressione che non nasconde il profondo fastidio e le labbra sono serrate in una linea dura e implacabile. Non sarà la persona più malleabile del pianeta, ma se è disposto a sorvolare non tanto gentilmente su parecchie idiozie quotidiane ad opera sempre e solo di Naruto, quando il centro dell'attenzione di quello stupido si sposta su altre persone, e non in termini di amicizia, è consapevole di diventare abbastanza suscettibile, soprattutto se si parla di Gaara, l'unico che abbia suscitato un mezzo interesse non concretizzato in Naruto, durante il periodo della loro pausa – e della sua assenza –  durata qualche anno.
«Ripetilo, dobe.»
«Sas'ke.»
Naruto si avvicina a Sasuke che si scosta risentito per avergli fatto venire in mente Gaara e il suo fascino pericoloso.
«Sas'ke» ripete ancora Naruto, non arrendendosi al divincolarsi di Sasuke.
Lo blocca per le spalle e se lo preme addosso, respirando il suo odore e strusciando la fronte contro il suo collo liscio e invitante; appoggia le labbra appena sotto l'orecchio e non appena Sasuke sembra arrendersi al suo abbraccio, insinua una mano tra le ciocche di capelli scuri e mormora pianissimo che gli è mancato.
Sasuke gli risponde cercando la sua bocca, intrappolando tra i denti il labbro inferiore di Naruto, per succhiarlo e mordicchiarlo ancora e ancora.
Naruto attende che Sasuke abbandoni le sue labbra solo per un attimo, per continuare a baciarlo con irruenza e insaziabile.
«Contieniti! Sembri un quindicenne arrapato» sussurra Sasuke con le labbra arrossate, ma Naruto scrolla le spalle con un sorriso sghembo e lo bacia un'ultima volta delicato sull'angolo della bocca.
«Domani ci saranno Obito e Rin?» domanda Naruto per spezzare il silenzio, sistemandosi meglio tra le braccia di Sasuke che annuisce in conferma.
«Madara?»
«Sì» afferma controvoglia Sasuke.
«Si porterà dietro il violino?»
L'intenso sguardo consapevole che si scambiano è pieno di timori e dubbi.
«Hashirama e Itachi lo fermeranno» esala Sasuke poco convinto.
«Avranno un gran da fare, allora» mormora pensieroso Naruto toccandosi il mento. «Quando abbiamo annunciato che ci saremmo sposati ha cominciato ad esaltarsi sul fatto che dovremmo essere onorati dell'opportunità che un violinista del suo livello voglia suonare la messa da requiem a titolo gratuito solo per noi.»
Non è difficile immaginare che Madara abbia già pianificato uno dei suoi malefici stratagemmi per attirare l'attenzione su di sé e metter in scena un concerto privato – e auto celebrativo – con musiche poco consone ad un matrimonio.
È innegabile che sia un talentuoso violinista, ma con un atteggiamento dittatoriale che gli impedisce per principio di abbassarsi a suonare in ruoli che non siano primo violino o violino solista e un ego smisurato proporzionato alle dimensioni del suo suv, dargli anche solo il minimo appiglio per rendersi protagonista indiscusso e far deflagrare la situazione è un rischio, che almeno nel giorno del loro matrimonio, sarebbe meglio evitare.
«Sono passati nel pomeriggio...» Sasuke si ferma un attimo e rettifica ricordando le proteste di Madara per essere stato rapito dal fidanzato e costretto a fargli da facchino per caricare sul furgoncino dei regali che avranno vita breve. «Hashirama è passato nel pomeriggio e si è trascinato Madara dietro.»
Naruto sogghigna in anticipo. Non sa cosa sia successo, ma in genere Madara mostra il suo lato più irriverente ogni qualvolta viene coinvolto da Hashirama a partecipare alle sue idee o iniziative.
«Ha portato un paio di piante come regalo, Madara non solo si è dissociato dal regalo di coppia, ma ha già cercato di far fare la pipì a Kurama dentro ogni vaso, sperando prenda il vizio.»
«Così se succede davvero Hashirama ci rimarrà talmente male che poi Madara sarà costretto a portarci di nascosto delle nuove piante sostitutive e dover adottare a distanza un paio di alberi della foresta vicino a Iwa per fargli tornare il sorriso.»
Naruto ridacchia al pensiero di quel lato di Madara. Scorbutico e presuntuoso, insofferente alle regole e risoluto a infrangerle per interessi personali, ma in fondo accomodante e disposto a smussare il ruvido carattere per accontentare e rendere felice Hashirama – anche se non lo ammetterà mai che farebbe di tutto, anche acquistare un bosco intero, per la persona che considera più preziosa e di cui non può fare a meno.
Sasuke, per certi aspetti sembra condividere molti atteggiamenti con il suo parente, ma è meglio non farglielo notare.
«Puoi ricattarlo, teme!»
«Cosa hai in mente?»
«Non ha qualche appuntamento da te per sistemare qualche carie, anche se dice che lui non ce le ha?»
«Ogni tanto il tuo cervello funziona, usurantokachi» acconsente complice e divertito Sasuke. «Domani mattina cercherò di rendergli chiaro il concetto di come potrei usare la sua musica come sottofondo per la prossima estrazione del dente del giudizio, con l'anestesia che non farà l'esatto effetto che si aspetta.»
«Sei malefico, teme!» esclama Naruto, particolarmente eccitato dal piano di Sasuke, almeno, per una volta tanto che sono fin da subito d'accordo su qualcosa.
«Preferisco definirmi vendicativo» dichiara solenne Sasuke, cominciando a pregustare il momento in cui Madara si presenterà mesto e con la stessa faccia di una vittima sacrificale dentro il suo studio.
«Tuo padre?»
Affrontare il discorso riguardante Fugaku con Sasuke è sempre un azzardo.
«Non penso che verrà... è già molto che non si sia opposto all'uso della tenuta in campagna per la cerimonia.»  
Naruto si rabbuia a guardare gli occhi spenti e il volto stanco di Sasuke; appoggia il pollice sullo zigomo in una carezza, mentre lui abbassa lo sguardo.
L'indifferenza ostentata è solo una corazza che Sasuke usa per difendersi, ma Naruto è consapevole che dietro quell'apparente menefreghismo consolidato in anni di rifiuti e silenzi, esiste solo un bambino che desidera ancora ricevere le attenzioni del padre.
Itachi ha cercato di colmare l'assenza di Fugaku e ricucire quello strappo che ha diviso la famiglia, sacrificando parte di se stesso, solo per il grande amore che prova nei confronti del fratello, ma per Sasuke, domani, il posto vuoto lasciato dal padre, sarà soltanto un'altra cicatrice che si aggiunge alle restanti.
«Mi ha telefonato, forse lo hanno costretto... non ha parlato molto» Sasuke ripensa a quella telefonata ricevuta nel pomeriggio per tentare di rievocare le parole esatte, prima di proseguire: «Ha iniziato a parlare di lavoro, ha sentito che i miei pazienti sono molto soddisfatti.»
«Lo è anche lui, Sas'ke. È più facile parlare immedesimandosi negli altri, e questo vale anche per tuo padre» interviene Naruto, avvicinandosi maggiormente a Sasuke e poggiando la testa sulla sua spalla.
«Poi ha continuato dicendo che forse lo ha sempre saputo, ma ha preferito non ascoltare mia madre, questo perché non ama dover dare ragione a nessuno» continua Sasuke, appoggiando una mano tra i capelli di Naruto. «Ha detto che è difficile accettare, ma ha anche aggiunto che abbiamo un carattere simile e se la nostra famiglia è rimasta unita e continua a esserlo è perché mia madre ha lottato in più di un'occasione contro la sua ostinazione.»
«Voleva dirti a suo modo... di non essere troppo rompipalle» ironizza Naruto, sciogliendo il suo abbraccio per riavvicinarsi al volto di Sasuke.
«Cosa hai intenzione di fare?»
«Posso ribaciare il quasi sposo?» Naruto sorride e pizzica maliziosamente il sedere di Sasuke. «Magari... possiamo anche fare tutto il resto? »
«Naruto...» 
Potrebbe sembrare che la richiesta di Naruto non abbia sortito alcun effetto in Sasuke; ad un occhio allenato come quello di Naruto, però non sfugge che la posa composta e le braccia incrociate al petto di Sasuke, sono un diversivo per distrarlo dallo sguardo che si è illuminato per qualche istante.
«Allora ci facciamo un caffè?»
«Non sporcherò la cucina, per una volta che è rimasta pulita per una giornata intera»  brontola caustico Sasuke, mentre sembra ponderare ancora l'offerta di Naruto.
«Un panino al pomodoro?» rilancia una nuova proposta Naruto, divertito dal sentirsi così attentamente osservato.
«Preferisco sacrificarmi per la cucina, spogliati» esala spiccio e incolore Sasuke, come se non avesse appena scelto di seguire Naruto in camera per fare sesso.
«Il solito sentimentale» Naruto scuote la testa con un sorriso, ignora il fatto che Sasuke abbia appena proclamato la cucina più importante di lui, e stringendo tra le dita il suo polso se lo trascina in camera, nel suo letto, quello che in questi giorni gli è mancato tanto quanto Sasuke.
Non ha fatto in tempo ad assecondare il suo istinto Naruto, che si è ritrovato nudo, a stringere i fianchi di Sasuke seduto sul bacino per assecondare ogni suo movimento e baciarlo, ad ascoltare i suoi ansimi frammentati mentre si spinge con forza contro di lui senza riuscire a controllarsi, con tutto il suo calore e il suo desiderio, fino a sciogliersi nell'orgasmo e lasciandosi sfuggire il suo nome dalle labbra, stravolto dal piacere.
«Non è il caso che tu torni nel tuo appartamento» mormora Sasuke, ancora appoggiato sopra Naruto che riprende fiato ad occhi chiusi e un'espressione piacevolmente soddisfatta.
«Non me ne sarei andato comunque, teme!»
Sasuke lo guarda di traverso e sbuffa consapevole che sarebbe andata così. Si alza dal letto nudo, per niente intenzionato a vestirsi con l'intenzione di raggiungere Suigestu nella camera degli ospiti e mandarlo a casa, magari portandosi dietro quegli stupidi fumetti disegnati da Sai e da cui non riesce a liberarsi; ha voglia di rivoltare Naruto tra le lenzuola, leccargli la schiena e poi guardarlo intensamente negli occhi, fino alle luci dell'alba.
Domani mattina litigheranno non appena vedranno le loro facce stravolte, mentre si prepareranno per il loro matrimonio, ma non importa, arriveranno ad un compromesso e varcheranno la soglia di casa insieme, come hanno sempre fatto.
  
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