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Autore: Jo_The Ripper    29/03/2017    2 recensioni
«E sai perché morirai? Perché mi devi una morte, Molly Hooper. Mi devi la morte di Sherlock Holmes.»
La caratteristica più profonda e universale di tutti gli psicopatici è l’assenza di rimorsi. Non hanno il concetto di colpa. Non hanno coscienza morale. Uno psicopatico intenzionato a uccidere si serve di qualsiasi mezzo per ingannare la vittima al fine di toglierle la vita.
E quando arrivi al livello finale del Grande Gioco non puoi tirarti indietro. Tutto quello che puoi fare è continuare la partita, ponendo sul piatto della bilancia sentimenti nascosti nell’angolo più buio di un Palazzo Mentale, un fantasma riemerso dalle profondità di un passato perduto nel tempo e l’ombra di una nemesi a lungo creduta sconfitta.
«Il grande Sherlock Holmes, che ha la capacità di esaminare il mondo sotto la potente lente del suo microscopio cerebrale, che individua schemi e tracce laddove gli altri vedono solo trame abbozzate, ora sta facendo i conti con gli effetti dell’essere umano.»
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eurus Holmes, Jim Moriarty, John Watson, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di: sir Arthur Conan Doyle, Mark Gatiss, Steven Moffat ed il network BBC. Questa storia è scritta senza scopo di lucro.

The Killing Joke

I ricordi sono ciò su cui si fonda la nostra ragione. Se non riusciamo ad affrontarli, neghiamo la ragione stessa! D’altra parte, perché no? Non siamo legati alla razionalità per contratto! Nessuna clausola di sanità mentale! Perciò, quando ti ritrovi avviato lungo binari difficili, diretto verso luoghi del tuo passato in cui le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita di sicurezza... Permette di farsi da parte e di richiudere la porta su tutte quelle cose terribili che sono successe. Di rinchiuderle... per sempre.
Joker in Batman – The Killing Joke

Tre uomini in una stanza grigia senza finestre sul mondo, una voce di donna attraverso uno schermo, una pistola.
La canna premuta contro la pelle. Il suono che faceva vibrare il metallo mentre scandiva i numeri.
Presa salda, sguardi sgomenti, cuori palpitanti di paura.
Cinque minuti e vite cambiate. Un conto alla rovescia.
La fine del grande gioco.
Tre sibili, una puntura, i sensi che piano scivolavano via.
«Due…»
Poi il buio.

***

Molly chiuse la porta del suo armadietto e si abbottonò il camice. Lo stirò bene per appianare le pieghe sulle braccia e si legò i capelli in una coda.
Il corridoio freddo le fece rimpiangere di non aver portato con sé una maglia in più. Si rimproverò mentalmente di essere la solita sciocca sbadata e indirizzò un sorriso bonario alla guardia che sonnecchiava con il capo sul tavolo, avvolto nel morbido cuscino delle sue braccia, la tazza di caffè fumante abbandonata in un angolo.
Cosa potesse fare un sorvegliante davanti all’entrata di un obitorio, durante un turno di notte, proprio non se lo spiegava.
Non succedeva mai nulla e, fino ad allora, nessun cadavere era stato visto gironzolare nel complesso del Barts.
Nell’anticamera del laboratorio prese le varie cartelle con i casi di cui doveva occuparsi.
La porta cigolò sotto la sua spinta.
Non avvertì il fruscio dell’ombra nera alle sue spalle né la mano coperta che le afferrò la bocca e il naso.
Gli incartamenti caddero al suolo, sparpagliandosi sul pavimento.
La mano dell’assalitore aveva un odore pungente di alcol. Impuntò i piedi, le urla di aiuto soffocate dal fazzoletto, le mani artigliavano quel braccio sconosciuto dalla stretta di tenaglia. Si divincolò, agitò, scalciò sebbene fosse troppo debole per reagire.
«Non respirare, trattieni il fiato, non respirare!» comandò al suo cervello, ma fu tutto inutile.
La stanza prese a vorticarle attorno, sui suoi occhi calò il velo dell’oblio.
La porta ondeggiò qualche secondo prima di chiudersi dolcemente.
Nessuno vide il suo corpo, ormai ridotto ad un’immota bambola di pezza, essere portato fuori dall’edificio.
L’unica testimone fu un’umida notte brumosa.

***
Buonasera a tutti!
Dopo svariato tempo, e dopo una visione a tappeto multipla della quarta stagione, mi sono decisa a tornare in pista con una long fic, abbandonando momentaneamente il mondo fatato delle one shot.
Allora, come dalle note, questa storia è un what if dell’episodio 4x03. Non posso fare ulteriori dichiarazioni perché altrimenti autospoilererei parte della trama, quindi rimando altri disclaimer alla settimana prossima. La storia è quasi completa, mi mancano ancora un paio di capitoli - ad occhio e croce – e beh, spero proprio che potrà suscitare il vostro interesse :)
Sono state scritte moltissime storie meravigliose, specie dopo il finale di stagione, quindi non so fino a che punto questa possa essere considerata originale e credetemi se vi dico che mi sono fatta decine di menate mentali se pubblicarla o meno. Alla fine ho deciso di darle una possibilità cosa che, mi auguro, condividerete con me.
Bene, per info, segnalazioni di sviste dell’autrice (la mia beta ufficiale purtroppo odia Sherlock), sarò a vostra disposizione, anche per eventuali fangirlamenti sul buon Bennyboy.
Alla prossima e grazie a chiunque passerà!
  
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