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Autore: Kira_asia    30/03/2017    0 recensioni
"Notizia dell'ultima ora: una ragazza di quindici anni trovata morta nel suo letto. Il corpo e il viso sono ricoperti da profondi graffi. La polizia non ha indizi."
Emily una normale ragazza appena trasferita si ritrova in una nuova scuola, che riesce subito a legarsi con i suoi nuovi compagni, tutto sembra andare per il meglio ma una scelta la porterà a pentirsene.
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di lasciarvi al capitolo vi vorrei rubare qualche secondo per potervi dire una cosa.

Prima di tutto scusate se il capitolo sarà corto, ma non era ancora pronto.

Non riuscivo più ad aspettare ^^*

Quindi…

Grazie.

So che magari non sono un granché nello scrivere, e faccio aspettare ere glaciali per un nuovo capitolo.

Mi dispiace non riuscire ad aggiornare più frequentemente come vorrei, ma non voglio mentire dicendo che da questo momento il periodo d’attesa sarà più breve, perché so di certo che non riuscirei a mantenere la parola data.

Quindi vi dico solo questo.

Grazie per seguire la storia.

Grazie per recensirla sempre.

Grazie per darmi consigli su come poter migliorare.

Grazie infinite con tutto il cuore!

Eeee ora ecco il capitolo!





Arrivarono al pronto soccorso il prima possibile, Emily era tra le braccia di Joan che correva più che potesse, lasciando in dietro gli altri.

Una volta arrivati all’ospedale gli infermieri se ne occuparono subito facendola distendere su un lettino liberato poco prima.

Chiamarono subito il padre, che lasciò il lavoro per raggiungere la figlia.

Emily continuò a dormire per molte ore.

Ma il suo riposo non fu molto dolce, innumerevoli immagini le riempivano la testa… sangue, suoni di unghie mentre graffiano le pareti attorno a lei… tutto era confuso e distorto, come una tortura che non finiva mai, attorno a lei era buio…

“Ti stai divertendo? Ti piace quest’atmosfera?” Una voce le parlava affianco a lei.

Si provò a voltare, ma il buio non le lasciava vedere nulla.

“Chi sei?” Disse allarmata.

“Il tuo migliore amico.”

“Cosa? Di cosa stai parlando? Io…”

“…Tu non hai amici? È questo quello che vuoi dire?”

“No ma…”

“Io sono sempre stato qui al tuo fianco, so cosa hai dovuto passare… tutte quelle persone che ti lasciarono a soffrire da sola…”

“BASTA!”

“Perché fai così non capisco… eppure mi dovresti conoscere bene, io non ti farei mai del male… in fondo…”

Emily non voleva sentire altro, pressò le mani sulle orecchie per non sentire, ma fu inutile… la voce non veniva dall’esterno, ma dall’interno della sua testa.

“SONO TE.” 

A quelle parole tutta la stanza si illuminò per un secondo facendo vedere l’interno. Le pareti erano logore e sporche, la tappezzeria che le coprivano era decadente, non si riusciva a vedere una parte dove fosse ancora intatta.

Dispersi sul pavimento si potevano intravedere attrezzi che servivano per uso medico, sporchi di sangue e di polvere.

E di fronte si stagliava una figura identica a lei, ma con un aspetto molto più disturbante.

La sua pelle era spenta, gli occhi erano neri come la pece dal quale scendevano lacrime nere, i suoi capelli erano lunghi e rovinati, a tratti anche bruciati, e le sue labbra erano scure e screpolate, come se qualcuno l’avesse affogata.

I vestiti che portavano erano come quelli che aveva Emily in quel momento ma stracciati e strappati, i piedi erano nudi e sembrava che non toccassero per terra.

Ed infine, le braccia erano ricoperte da venature scure che pian piano si ramificavano verso le sue mani che erano di un nero carbone, dalle dita spuntavano lunghe e affilate unghie dal quale si poteva intravedere gocciolare del sangue.

Un dolore acuto al fianco la fa urlare svegliandola.

Una volta aperti gli occhi una luce accecante le colpisce gli occhi facendogli chiudere di scatto, dopo qualche minuto li riapre, essendo che oramai si era abituata alla luminosità della stanza.

Abbassando lo sguardo riuscì a vedere Joan addormentato sulla sedia accanto al letto, continuando a guardarsi in torno riuscì a capire dove si trovasse.

Cercò di mettersi seduta, ma una fitta le fece gemere dal dolore.

“Emily” Joan si era svegliato e si era avvicinato al letto prendendo la mano della ragazza. “Come ti senti…?”

“Joan…” disse lei con un filo di voce.

“Ti fa male da qualche parte?”

Lei rimane a guardarlo per qualche momento e poi leva le coperte dal punto in cui si era sentita la fitta. 

A quella vista Joan sbiancò.

“Emily come…? Aspetta vado a chiamare qualcuno!”

Abbassa lo sguardo un’altra volta, vedendo tre profondi graffi lungo il fianco, dal quale sanguinava copiosamente.

Nel pomeriggio arrivarono anche gli altri.

“Emily come ti senti?” Disse Aileen appena entrata nella stanza.

“Lee non urlare così forte…” la sgridò Nike.

Alex e Penny entrano nella stanza ma rimasero ad una certa distanza, invece Aileen e Nike si misero a sedere nelle due sedie accanto al letto.

“Dov’è Joan?” Chiese Alex

“È andato a mangiare, tra poco torna.” Rispose Emily sorridente.

Aileen prese la mano di Emily “seriamente come ti senti..?”

“Sto bene ora, non ti preoccupare…”

“È successo qualcos’altro dopo l’altro giorno…?”

Emily esitò un attimo a quella domanda, non sapeva che rispondere. Le voleva raccontare dell’incubo, lei le avrebbe creduto, ma no era sicura degli altri…

“Nulla, dopo che ero svenuta mi sono addormentata, tutto qui… credo sia stato solo la nostra immaginazione ahah”

Quella risata non poteva sembrare più falsa di quella che fece in quel momento.

“Dai, quando è che torni a scuola? Sai, hanno sbattuto fuori per l’ennesima volta Lee dalla classe!” Cambiò discorso Nike.

“Davvero? Un’altra volta??” Chiede ridendo Emily.

“Ma dai, solo perché sono caduta dalla sedia!” Si giustificò Aileen.

“Si, se non fosse che ti eri addormentata… DURANTE la lezione” disse avvicinandosi Alex insieme a Penny.

“Ehi spione bada a come parli! Sai che ti posso ricattare come voglio!”

“Cioè?” Chiese Penny con un ghigno divertito mentre dava una gomitata ad Alex.

“Ti ci metti anche tu ora?!” Disse esasperato il ragazzo.

Joan arrivò poco dopo, quando entrò nella stanza vide una scena che non credeva possibile: il sorriso sincero di Emily.

Continuarono a parlare tutto il giorno e alla sera, accompagnata dal padre, uscì dall’ospedale.

Tornarono a casa nel silenzio.

“Domani rimani a casa, così ti riposi”

Per suo padre Emily uscì di casa per incontrare i suoi amici, durante una gara svenne a causa di una carenza di zuccheri, e i graffi siano dovuti al fatto che mentre stava svenendo cadde da una discesa scontrandosi contro un pezzo di ramo affilato abbandonato sulla strada. Non che fosse la miglior scusa che potessero trovare, ma l’uomo le credette facilmente.

“Grazie, ora vado a riposarmi che sono ancora un po’ debole” disse avviandosi verso le scale.

“Certo, e se hai bisogno io sono qui.”

Dette queste parole Emily si avviò verso la sua stanza, appena entrata si buttò a peso morto sul suo letto.

‘Preferisco non dormire… non vorrei ritrovarmi quella figura di nuovo davanti…’

   
 
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