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Autore: Freark    30/03/2017    0 recensioni
In un futuro prossimo al nostro, la Terra è stata conquistata da esseri alieni che bombardano gli abitanti del pianeta con robot di distruzione di massa. La razza umana forma una resistenza per combattere le creature, ma nulla è come sembra. Nessuno è al sicuro. I compagni muoiono. I nemici colpiscono. La resistenza crolla.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3989. Sono passati due anni da quando l’ultimo G32SM atterrò a San Jose e disintegrò quasi mezza città. Da quel giorno, non riesco più a dormire serenamente, ho sempre una costante paura che qualcuno di quegli “esseri” mandino uno dei loro Robot di serie G32 a disintegrarmi il quartiere, o ciò che rimane di esso. Voglio mantenere la calma, inutilmente; respiro e chiudo gli occhi, cerco di immaginare come era prima del 28 Settembre, cerco di ricordare come era serena la mia vita, come vivevo tranquillamente con Lily e la piccola Jane. Non ci riesco. Il rumore assordante delle sentinelle e la puzza di marcio mi tengono sveglio. È quasi l’alba ormai e questa è stata l’ennesima notte insonne da aggiungere alla lista già abbastanza lunga. Guardo il cielo da una fessura nel tetto di legno della mia baracca. Non ho molto tempo libero per guardare il cielo e, rivederlo così, con quella stupida membrana che mi divide da esso, mi da un senso di rabbia e nostalgia allo stesso tempo. Resto lì, immobile, senza la forza di staccare lo sguardo e inavvertitamente il mio corpo, forse stremato dalle battaglie resistenziali, crolla. Vengo svegliato qualche minuto dopo da un frastuono proveniente dalla cantina; apro gli occhi e aspetto finché non si abituano alla luce del sole. Mi metto a sedere sul letto senza preoccuparmi del rumore, aspettando , come al solito, che la porta dietro di me si apra, ma questa mattina non accade, questa mattina il frastuono continua a lungo e sembra incessante. Mi alzo, prendo la pistola sotto il letto e scendo le scale verso il seminterrato con l’arma alta. Subito lo noto: Jack era disteso sul pavimento, sanguinava da una ferita fresca sul fianco destro, era pallido, doveva aver perso molto sangue. “JACK!”-urlo- “Che cazzo ti è successo?”. Jack mi guarda, cerca di parlare ma non ne ha la forza, allora prendo un panno bagnato, gli premo sulla ferita, facendolo urlare dal dolore straziante. Arranca dei gesti e mi lascia intendere che vuole un foglio su cui scrivere. Corro di sopra e prendo il mio quaderno sul comodino con la penna accanto ad esso e mi precipito da lui porgendoglielo. J con difficoltà, mentre si contorce dal dolore, scrive qualcosa; prendo il foglio insanguinato e cerco di leggere cosa c’è scritto. Rabbrividisco nel vedere quella frase: “ Loro sono qui. San Francisco è fuori. Arrivano. S9P4” “San Francisco è fuori. J, perché? Cosa sta succedendo?”. Lui mi guarda con gli occhi strabuzzanti fuori dalle orbite e risponde sotto voce una sigla che speravo di non dover mai sentire: G33! Non sono più al sicuro qui. J è morto dissanguato e non so se gli altri stiano bene. Devo raggiungere Mary, Tom e Chris e avvertirli. Corro di sopra, afferro il giubbotto e il casco e torno giù prendendo uno dei tunnel presenti sotto la mia casa. Corro con tutte le mie forze e in pochi minuti sono sotto l’apertura B-32, quella del ristorante di Big Mama, l’edificio che la resistenza usa come base. Entro cercando di scrutare l’ambiente circostante nel tentativo di vedere qualche volto amico. Il ristorante è vuoto. Vado in cucina, davanti il forno a gas e premo sulla seconda manopola in basso. Il forno si apre, mostrandomi una rampa di scale verso il basso. Corro di sotto fino ad arrivare in una stanza dove vedo seduta altra gente intorno ad un grande tavolo. “Qualcuno mi spiega cosa succede?”-urlo. Dall’altro capo del tavolo si alza Phil, il capo della resistenza, un uomo sulla cinquantina, alto e avvenente; non ho mai avuto un grande rapporto di amicizia con lui, soprattutto perché la maggior parte delle volte i nostri pareri sono discordanti. “È finita, Kevin”-“Cosa è finita? Si può sapere di cosa state parlando?”. Phil mi guarda e dice “La razza umana è finita. Per anni siamo stati un esperimento di questi esseri. Hanno costantemente bombardato in nostro pianeta con tutto ciò che era a loro disposizione per verificare per quanto tempo saremo stati capaci di resistere. Ci hanno studiati, analizzati in tutto. Ora si sono stufati, non hanno più bisogno di noi. Hanno mandato i G33. È meglio che ci rassegniamo”. Sin dalla sua nascita, la terra ha visto moltissime guerre, alcune più sanguinose di altre. Le più cruente che si ricordino sono 7: Le prime due sono le cosiddette Guerre Mondiali, delle inutili battaglie tra umani della stessa specie. La terza e la quarta sono chiamate Guerre Povere, perché in quel periodo la razza umana si trovava sull’astrico e vennero combattute con primitivi armamenti. Infine abbiamo le tre Guerre Universali, l’ultima conclusasi nel 3977, anno in cui iniziarono gli “esperimenti” dei Raptor sulla razza perdente: noi. I Raptor sono alieni provenienti da un pianeta scoperto qualche centinaio di anni fa, in orbita a 7600 anni luce dalla terra. Quando cercammo di mandare messaggi di pace, ci venne risposto con i G30, i primi robot che vennero a colonizzare il suolo terrestre. Ci vollero anni a distruggere i G30 e quando riuscimmo in ciò, vennero catapultati da noi i G31, senza darci neanche il tempo di riprendere le forze. Iniziarono anche le rivolte e le insurrezioni dei cittadini contro lo stato. In pochi anni la razza umana si auto disintegrò. Noi rimasti abbiamo formato la forza di resistenza, la SSR, e ogni giorno cerchiamo di combattere i Raptor e i loro aggeggi di distruzione interplanetaria. Qualche anno fa, dopo aver distrutto un G32, riuscimmo ad estrarre dal suo codice di programmazione, una sorta di memoria indipendente, che aveva il compito di memorizzare tutto ciò che il robot aveva visto. Scoprimmo che i G32 erano gli ultimi colonizzatori, poi sarebbero arrivati i G33, coloro che avevano il compito di distruggere la razza umana e il pianeta terra. Mi sedetti su uno sgabello vicino di me. Se era così, se era vero che i G33 erano arrivati non c’era più nulla da fare. Cercai di guardare Phil negli occhi, notando un miscuglio stonato di felicità e rabbia. Gli chiesi perché avesse quell’espressione – “Finalmente tutto questo finirà”-rispose. Guardai gli altri presenti in sala, senza notare altri conoscenti. Riposi lo sguardo su Phil –“Dove sono gli altri?”-mi disse che erano stati assegnati di pattuglia a qualche isolato di distanza e che probabilmente, in quel momento, erano già morti. Mi alzai, e corsi nella sala accanto. Qui presi l’armamento necessario e svoltai sulla destra, entrando nell’ennesimo tunnel. Questo era stretto e puzzava di marcio. Devo rimanere lucido; non devo cadere nel panico. Porto il Biosnake al braccio; ultimamente lo indosso sempre, sperando di non doverlo usare mai. Corro senza voltarmi indietro e presto noto la porta blindata. Sono arrivato, sto lì, immobile davanti la porta, sperando di non trovare una sentinella dietro di essa. Respiro profondamente e appoggio la mano davanti lo schermo presente sulla parte superiore del muro. Come al solito il laser verde mi attraversa il palmo. Ancora ricordo l’effetto che mi faceva quel fascio di luce agli inizi, quando entrai a far parte della resistenza. Sono passati 12 anni da quando passai per la prima volta quella mano su quello schermo. Ormai non ci faccio più caso. Sento la porta aprirsi molto lentamente. Nella stanza regna il buio, rotto solo dal faro rosso sulla centralina. Strano. Prendo la pistola dalla fondina ed entro cautamente. I miei occhi si abituano al buio e pian piano noto le pareti distrutte da colpi di fucile. Ispeziono la stanza, il corridoio e sto per entrare nella centrale quando noto che ci sono cadaveri appoggiati vicino un muro, ma non sono conosciuti, sembrano essere scienziati e addetti ai lavori. Dovevo aspettarmelo. A quanto pare ero arrivato troppo tardi. Sento un ticchettio insistente. Devo nascondermi. Mi abbasso e striscio sotto un mucchio di macerie. Spengo il Biosnake, indosso il casco retrattile e sto in silenzio. Il ticchettio cresce e lo sento avvicinarsi; spero solo che non mi veda, che anche questa volta passerò inosservato. Sento un brivido lungo la schiena ma non posso, non ora, devo rimanere concentrato. Vedo sul muro di fronte un’ombra, alta e con un prolungamento all’altezza della testa, sulla parte posteriore. Riconosco la sentinella. Sento i passi, meccanici, inumani, troppo pesanti. Mi sento opprimere. La sentinella arriva davanti il mucchio sotto il quale sono nascosto e sta ferma, a venti centimetri da me. La stupida idea di abbatterla mi passa per la testa; alzo l’arma e la punto verso il nucleo al centro del petto del robot. Sto per sparare quando sento un soffio alla fine della stanza. Anche la sentinella deve averlo sentito, infatti si volta e mette a fuoco il corridoio. Inizia a camminare verso quella direzione ma non sento spari. Forse un topo o un gatto mi hanno salvato. Non oggi. Non un animale. Sto ancora pensando di sparare quando un secondo soffio arriva alle mie orecchie, questa volta accompagnato da un rumore che non riconosco. Cerco di avanzare nell’ombra, di scrutare l’angusto luogo in cui mi trovo. Vedo la sentinella ferma, in piedi al centro del corridoio. Sembra non aver visto nessuno, ma resta li, immobile, impietrita. Strano. Non fanno cosi di solito; hanno il compito di perlustrare, non di fissare un muro. Sento un terzo rumore. La sentinella barcolla e cade a terra. Dietro il robot appena caduto vedo una figura che non riconosco a causa del sole che mi batte negli occhi da una finestra, e che sembra non avermi notato. Sto per metterla a fuoco quando sparisce, accompagnata dall’ennesimo soffio. C’è silenzio. Tutto tace. Chi era quella figura? Che ci faceva qui? Esco dal mucchio di ferro e mi alzo in piedi, cercando di mantenere la guardia alta. La carcassa della sentinella sta ancora li. Mi avvicino e la guardo. Qualcuno o qualcosa l’ha colpito al centro del nucleo, con quello che sembra un taglio di lama. ma quale lama riesce a penetrare il materiale della corazza di una sentinella? Sento di nuovo quel soffio, questa volta sembra provenire dalla stanza accanto, quella della centrale. Avanzo nella stanza lungo il muro, mantenendo un basso profilo. Sono dietro l’angolo della porta e sto schiacciato vicino il muro. Mi affaccio lentamente all’angolo e vedo che la stessa figura di prima sta facendo qualcosa vicino il computer generale. Mi avvicino. Lei sembra non avermi notato. Alzo l’arma e urlo “girati e fatti riconoscere”. Si volta spaventata, mi guarda e sparisce. Sono solo. Cerco di capire cosa stesse facendo quell’essere qui. Sento il soffio. Qualcosa mi trafigge il petto. Abbasso lo sguardo e vedo una lama che mi attraversa il torace all’altezza del cuore. Sento di nuovo un soffio. La figura è davanti a me e la riconosco. Le gambe non reggono più. Cado a terra mentre la vista si annebbia. Lui. Non può essere stato lui. Ci ha traditi.
   
 
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