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Autore: Petricor75    31/03/2017    0 recensioni
Questa fanfiction è una serie di oneshot, non seguono uno stile rigido e si muove tra missing moments, intermezzi tra episodi, scene particolari viste negli episodi, Xena e Gabs POV, sono narrati in diverse forme, l'intento è esplorare a modo mio i pensieri, le emozioni e l'evoluzione sia dei due personaggi che della loro storia d'amore. Ringrazio le mie beta, AwkwardArtist e GirlWithChakram. Sono graditi i feedbaks, di qualsiasi tipo, grazie. Disclaimer: ma ce n'è ancora bisogno?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Gabrielle, Xena
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO UNO - SINS OF THE PAST

In più di dieci anni di "attività", prima d'incrociare Hercules e Iolaus, mai mi era capitato di assistere a ciò di cui i miei occhi e la mia anima stanca sono testimoni in questo preciso istante. Solo un attimo fa era solo una paesana fra tanti altri. Persone semplici, di campagna, catturate in uno dei vicini villaggi, tutte per essere vendute come schiavi, gli uomini, i bambini, le donne non più giovani e quelle senza il dono della bellezza. Per le belle ragazze come lei, una sorte ancora peggiore, probabilmente.

Ora avanza dritta e fiera verso i mercenari, Gabrielle… è così che ti chiami? Ti farai uccidere, ragazzina! "Prendete me! Lasciate andare gli altri!", "Bella questa! Ma prendiamo te... e anche tutti gli altri!" Lo schiaffo di quell'animale sul viso della ragazza mi riscuote finalmente, lo sento blaterare ancora, mentre si prepara ad usare la frusta contro di lei. In un attimo gli sono alle spalle, bloccando l'attacco giusto in tempo. Lo schiocco della frusta sulla mia pelle è solo poco più che un fastidio. "Devo proprio ammetterlo, in questo villaggio ci sono delle tipe toste!"

Non ho idea di come prosegua il suo sproloquio, sono impegnata a contare i miei avversari. Il luccichio del pugnale che brandisce dà il via all'azione. "Voi pensate alle ragazze... noi ci occuperemo di questa qui." Tra un pugno, un calcio e una bastonata, tengo d'occhio il gruppo di porci che si allontana con le donne, separandole dai loro figli, fratelli, mariti, promessi sposi. Nella furia del combattimento riesco finalmente ad avvicinarmi al punto dove poco prima ho abbandonato ciò che mi ha dato la fama, ma prima che possa reclamare i miei averi, la vedo dimenarsi furiosamente, trascinata via a forza dal gruppo e caricata in spalla senza un briciolo di riguardo. Il bastone che poco prima ho brandito contro un gruppo di avversari già sfreccia verso l'uomo, la mia guardia si abbassa solo sorpresa dalla pronta reazione di Gabrielle, che libera dalla morsa, lo colpisce a sua volta. Solo allora uno di loro riesce ad atterrarmi. 

E mentre il gruppo mi accerchia, le mie mani affondano nel terreno freddo e umido, dissotterrando ciò cui solo pochi attimi fa dicevo addio per sempre. Una bizzarra domanda si forma nella mia mente: in che modo avrei potuto mettere fine a tutto, senza almeno uno dei miei fidati compagni di Guerra e di Morte? La mia solita astuzia si è presa gioco di me, proprio al mio ultimo atto! Si è arresa ancora prima di me! Pensavo fosse un buon giorno per morire, e forse lo è ancora, non è detto. Ma lasciare il mio ultimo pasto a quel povero orfano, orfano per mia mano, oltretutto, non è abbastanza. Non oggi e non di fronte a questo, soprattutto nel modo vigliacco che mi ero prefissa poco fa, non di fronte al coraggio, allo stupido coraggio, di questa ragazzina di nome Gabrielle.

Cos'avrei fatto, se al posto dell'uomo di Draco, ci fossi stata io, oggi, davanti ad una contadina che, inconscia del suo miserabile valore, mi avesse affrontato come Gabrielle ha affrontato quei bastardi? Cos'avrebbe potuto fermarmi dal mettere fine a quell'inutile vita in meno di un respiro? Così, tanto per scaldare l'atmosfera? Io ero pronta a morire solo per non affrontare le mie colpe. Lei lo era per salvare delle vite, vite insignificanti, come la sua.

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"Sei con Draco… Digli che Xena lo saluta.", proclama la donna che come una delle Furie ha appena abbattuto dieci, venti, forse anche trenta di quei brutti manigoldi venuti a razziare il nostro villaggio e che per poco non avrebbero cambiato per sempre le nostre semplici e noiose esistenze. Odo i miei paesani sussurrare con terrore il Suo nome, mentre la mano frenetica si Lila mi afferra le vesti nel tentativo di farmi indietreggiare assieme agli altri.

Il mio corpo formicola ancora per l'eccitazione della battaglia, non posso credere di aver colpito quel porco che ancora si tiene il naso sanguinante che IO gli ho rotto! Certo, se non fosse stato per la guerriera che lo ha colpito prima…. beh… Tutti insistono per allontanarsi dalla scena del combattimento, nessuno si cura della figura che ha permesso tutto ciò, dopo aver udito la sua vera identità, pensano solo a tornare ai loro campi da lavorare, alla loro camini a cui badare per tenere le dimore calde.

Il suo nome è una bestemmia per l'intera Grecia.

Ma io ho ascoltato le ultime storie dai bardi girovaghi, in qualche modo, lei è cambiata! Le gesta di oggi non ne sono forse una dimostrazione? Mi libero dalla stretta di Lila, avvicinandomi alla guerriera, china a scavare proprio dove magicamente, poco fa, ha dissotterrato la sua gigantesca spada e quell'aggeggio rotondo. "Hai bisogno di pulire le tue ferite…", le dico cercando di sembrare più disinvolta e sicura di quel che sono in realtà. "È solo qualche graffio.", risponde spolverando le sue pelli e la sua armatura, senza nemmeno alzare il capo e guardarmi dritta in faccia. "Ti prego, lascia che ti si ricompensi in qualche modo, per averci salvati da… gli Dei sanno solo cosa…", una improbabile risata nervosa conclude il mio appello e stranamente cattura la sua attenzione.

Non mi è difficile credere per quale motivo siano tutti intimiditi da questa donna, Dei, se è alta! E quegli occhi! Nemmeno i ghiacci dell'Olimpo al tramonto sarebbero tanto chiari e freddi!

Devo ammetterlo… mi intimorisce… Ma ci ha salvati, giusto?

Vuol dire che è cambiata, che ci si può fidare, giusto?

Questo sì che è un racconto degno di essere scritto su pergamena!

Ero talmente annoiata e sognavo un'altra vita... e gli Dei quasi avevano ascoltato le mie preghiere, oggi, se non fosse stato per lei! Bisogna stare attenti a ciò che si desidera… "E va bene…", si arrende alzando quelle gemme gelate al cielo.

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Tutti non vedono l'ora che si allontani dal nostro villaggio, hanno persino il coraggio di dirglielo in faccia, lei continua a lavorare ai suoi stivali, non pare neanche udirli. Mia sorella e la sua insegnante di cucito puliscono le ferite sulla sua schiena. Io, l'unica che esprime disaccordo agli inviti a lasciare Potideia.

"Ma, Padre, ci ha salvati…", insisto, ma lei m'interrompe subito, forse teme che io venga punita. "È tutto a posto, non ho intenzione di restare.", taglia corto. "Andiamo Gabrielle.", suggerisce Perdicus. Hah, eccoti qui! E dove stavi quando quel bruto mi ha trascinata via per darmi una lezione? "Hey, ora non è che solo perché siamo promessi mi puoi comandare a bacchetta!", meglio chiarire subito, ecco. "Voglio restare qui e parlare un po' con Xena.", affermo risoluta.

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Oramai non faccio più caso alle facce ostili che incontro ovunque mi volti, è la cosa meno brutta che possa capitarmi di vedere, dopo il mio orrendo passato. Come si dice: si raccoglie quel che si semina. Beh nessun raccolto potrà mai equiparare tutto il Dolore, la Morte, la Disperazione che ho seminato in vita mia. Meno che mai, meriterei che qualcuno venisse in mia difesa. Ma lei è lì, che affronta suo padre, per me? Devo sparire di qui, prima che qualcun altro si faccia male a causa mia, anche solo indirettamente.

Devo ammettere che ha un certo carattere, la contadinella, ha appena liquidato il suo fidanzato, sono colpita!

"Devi portarmi via con te…", questa è bella! "Insegnami tutto quello che sai! Non puoi lasciarmi qui!", bella davvero!

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Il fruscìo delle foglie, il fuoco da campo che scoppietta facendo volare riccioli ardenti che man mano perdono brillantezza, volteggiando sospinti dalla corrente di aria calda, il suono della pietra sulla mia spada, il respiro di Argo mentre sbuffa sulla vegetazione, per scegliersi il boccone più verde e succulento. Tutto il resto tace.

"Xena, non sono fatta per la vita nel villaggio, sono nata per fare molto di più!", credimi, Gabrielle, ti ho fatto solo un favore, anche se non lo sai ancora. E poi non ho tempo da perdere a occuparmi di una ragazzina indifesa come te. Ti farei uccidere prima che Apollo esca col suo carro. Un'altra, l'ennesima vita sulla mia coscienza. No. Sparisci. "Io viaggio da sola.", ho dichiarato risoluta. Neanche allora si è arresa. Ha solo cambiato tattica. Ho dovuto minacciarla per farla desistere. Il guaio è che ci ho scherzato sopra, insolitamente preoccupata di ferire i suoi sentimenti, quando mai mi sono preoccupata di ferire qualcuno? Fa parte del percorso di Riforma?

Confortata dal silenzio intorno a me, depongo la spada sul mio giaciglio e mi stendo, coprendomi con le mie pelli logore. Dove sono diretta non mi aspetto il perdono, lo sapevo anche prima di parlare con Draco. Ma ciò non mi solleva dai miei nuovi doveri. Potideia mi ha insegnato oggi che posso fare qualcosa. Se è mio destino morire, lo farò provandoci.

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Non posso credere di essermi appena presa gioco di un ciclope, fortuna che era tonto… e cieco anche… Fortuna anche alla mia parlantina da bardo, però! Pensavo di essere salva quando ho nominato Xena, ma questo lo ha fatto infuriare ancora di più!

Xena… chissà se sei già arrivata ad Amphipolis, per me la strada è ancora lunga, mi hai lasciata a piedi! Pensavi forse che non ti avrei seguita? Pensavi di avermi intimorita con la tua patetica minaccia? Hah! Non hai forse visto con che vigore ho spaccato il naso a quel pover'uomo?

Dopo ciò cui ho assistito ieri, ho capito che le tue gesta devono essere scritte, e sono io quella che voglio scriverle e combattere al tuo fianco!  Voglio sapere cosa ti ha cambiata, perché, voglio sapere cosa è quel cerchio che lanci e che spezza il metallo di una spada al solo tocco!

Voglio sapere chi eri prima, e perché.

Voglio sapere chi sei adesso, e perché.

E voglio imparare a usare la spada!

E il cerchio!

E vorrei capire perché il tuo grido di battaglia mi fa dolere le orecchie!

E voglio scrivere tutto!

Ma ora, più che altro, voglio trovare un passaggio per Amphipolis… magari se uso il pollice per fare un gesto insolito con la mano… ecco… così…

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"Vattene Xena, questo non è più il tuo villaggio. Noi non siamo la tua gente. Io non sono tua madre." Come posso darti torto, Madre? Questo è solo ciò che ho seminato. E nonostante tutto, ogni parola mi ferisce peggio di una pugnalata infertami dal mio peggior nemico. Respiro a fondo per non perdere lucidità. Sono abituata a farlo. Ma è più difficile di quanto potessi aspettarmi, ingoiare il dolore, nasconderlo mentre prendo fiato per ribattere ancora. "Se non volete difendervi dovete andarvene.", insisto. "Hai fatto tutta questa strada solo per dirci questo?", mi sfida la donna che mi ha cresciuta. "No, non solo per questo.", rispondo, colta dalla Vergogna. Come se non avessi diritto di provare i sentimenti che provo. "Volevo tornare a casa... pensavo che forse questa volta avrebbe funzionato...", confesso. Più le parole escono dalla mia bocca, più mi sembrano una Bestemmia.

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Un peso al petto mi costringe a restare ferma, mentre, affacciata all'entrata della locanda assisto al dialogo tra Madre e Figlia. So come ci si sente a non essere visti per quello che si è da chi ci ama. Non posso neanche immaginare come sia esserne rinnegati. Solo quando qualcuno annuncia l'esercito di Draco, assumendo che Xena sia con lui, riesco a rompere le catene dell'immobilità e prendere le sue difese.

"Aspettate un attimo! Ora, voi non mi conoscete, sono nuova. Ma posso assicurarvi che Xena è cambiata! Sono stata io stessa testimone dei suoi atti eroici nel nome del bene!" Se non altro ho attirato la loro attenzione, adesso mi conviene sfoderare il bardo che è in me per convincerli fino in fondo! Dei, se è dura far ragionare la gente quando c'è di mezzo la paura! Meglio trascinarla fuori di qui, prima che cambino idea!

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"Hey aspetta un attimo! Non avrai intenzione di lasciarmi qui, vero?", eccola che ricomincia. "Ho fatto tutta questa strada solo per vederti!", i miei nervi sono messi continuamente alla prova, Draco, Madre, ora ci si mette anche la contadinella... Dai Xena, ti ha appena salvato la vita... "Hey, ti ho appena salvato la vita!" Con un sospiro rassegnato, le porgo un braccio e la tiro su Argo. "Dove andiamo?", mi chiede sistemandosi alle mie spalle, con la sua voce piena di entusiasmo. "Da mio fratello."

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"Non sei sola." Mi chiedo da quanto tempo è lì, perfettamente incorniciata, all'entrata della tomba di famiglia. Mi chiedo quanto abbia udito, del mio dialogo con il mio adorato fratello, Lyceus.

Mi chiedo cosa veda, in me, per trattarmi con questo insolito riguardo. Non c'è nulla da vedere, nella mia figura, nel mio spirito, che meriti il rispetto che invece mi dimostra e la delicatezza con cui pronuncia queste parole. Ma forse non sono io, forse è solo lei, che è così ingenuamente e pericolosamente piena di fiducia verso il prossimo.

Ti farai uccidere, ragazzina.

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Oh è stata incredibile! Salti, capriole, pugni e calci! Il suo equilibrio è degno dei più valorosi acrobati della Grecia, ma che dico, del mondo intero! Ad ogni colpo inferto al guerriero malvagio, una o più persone si uniscono al suo tifo! E con un piccolo aiutino da parte mia, ecco che Draco giace a terra e la grande Xena lo usa per pulirsi gli stivali! Hah! Dopo che avrò scritto questa pergamena, tutti dovranno ricredersi nei confronti di "Xena, la Principessa Guerriera, ieri spietata tiranna, oggi Protettrice dei Deboli e degli Indifesi!"

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Draco si sbagliava, io mi sbagliavo. Madre mi chiede di restare ancora un po', ma ho un compito importante, le dico, riportare Gabrielle a casa, senza che lei se ne accorga. Si offre di tenermela occupata il tempo necessario a sparire dalla sua vista, informandola poi della direzione che avrei preso. Mi allontano al trotto, fino ad uno stagno dove posso lasciare la mia Argo in tranquillità per la notte, e torno sulla strada verso il mare. Mi arrampico su un albero in attesa della piccola contadinella. È quasi il tramonto. Mi sono assicurata che Madre le lasciasse del cibo per il viaggio, forse patirà un po' il freddo, se decidesse di fermarsi, ma per una notte sopravvivrà.

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"Hah! E pensare che le ho salvato il didietro! Oltre che la reputazione... insomma... ammettiamolo... ok lei glie le ha suonate per benino a quel Draco! Ma la gente di Amphipolis l'avrebbe volentieri presa a sassate, se non ci fossi stata io! E lei come mi ripaga? Hah! Mi lascia a piedi un'altra volta!", brontolo stizzita domandandomi se sto seguendo il percorso giusto. Osservo la pista battuta che si srotola di fronte a me, addentrandosi nei boschi, cercando di riconoscere la vegetazione intorno. Più avanzo e più mi cresce un groppo proprio qui, in gola, che mi fa venire voglia di piangere. La luce sta calando velocemente, noto, la vegetazione aiuta, in questo senso, e gli insetti mi ronzano intorno come api attirate dal polline dei fiori in primavera.

Inciampo contro un sasso enorme, che era lì da molto prima di me, e vorrei urlare la mia disperazione! Vorrei continuare, ma credo che i miei piedi mi stiano velocemente abbandonando, trovo una pietra poco lontano, mi siedo, apro il fagotto che Cyrene mi ha pregato di portare con me. Il primo boccone che ingoio dà il via libera alla diga, e sento le lacrime rotolarmi giù dalle guance e finire sul suolo secco, fanno uno strano rumore, mi pare quasi di vedere anche piccole nuvolette di polvere, smosse dallo schianto delle gocce salate.

Ma è quando comincio a tirare su col naso che sento qualcosa di insolito, e dopo il secondo respiro sono sicura che non sono io a fare quel rumore! Tendo le orecchie, smetto di respirare, di masticare, un rivolo di muco mi solletica il labbro superiore.

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Spezzo i ramoscelli con insolito vigore, per farmi udire sopra i suoni del bosco. Questa cosa di riformarsi mi si sta ritorcendo contro. All'inizio è stato divertente, sentirla brontolare e lamentarsi contro di me, l'ho proprio fatta arrabbiare! Ma quando si è fermata ed ha cominciato a piangere, beh... Così ho allestito in fretta il campo poco lontano, cercando di essere abbastanza rumorosa da palesare la mia presenza, cosa molto difficile, innaturale, direi, quando si è abituati a fare costantemente l'opposto.

Adesso siedo davanti al fuoco, come se fossi completamente ignara del fatto che la sento avvicinarsi un passo alla volta, e mi preparo ad un'altra delle sue sfuriate. Ma lei arriva quasi in punta di piedi, e invece di prendersela con me, comincia a lamentarsi degli insetti, del fatto che non è buona ad accendere un fuoco... del freddo... "Domani ti rimando a casa.", la tranquillizzo. "Non voglio andare a casa!", protesta con tranquillità. Lei non appartiene a quel posto, dice, non è la ragazzina che i suoi vogliono che sia. Forse, dopotutto, non siamo tanto diverse...

Così le lancio una coperta per la notte, rispondendo al suo sorriso grato, impressionata dalla luce che brilla nei suoi occhi.

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"Sai che dove sto andando ci saranno guai, vero?", le chiedo guardandola da sopra Argo, insolitamente indecisa se sperare di farle cambiare idea o meno.

"Lo so", ma quando la finirai con questa storia? A casa non ci torno! Anche se dovessi farmi venire le vesciche a forza di camminare accanto a tu che te ne stai comoda comoda sulla tua cavalla!

"Ma allora perché dovresti seguirmi?", questiono ancora, incapace di credere a cosa il Fato mi stia offrendo.

"È quello che fanno gli amici, si sostengono a vicenda quando sono nei guai.", le rispondo paziente. E mentre mi chiedo cosa ci sia di tanto difficile da capire, mi rendo conto io stessa, che in effetti, la cosa, è abbastanza straordinaria. Ma sento che è qui che voglio stare, accanto a lei... possibilmente sul cavallo... per scongiurare vesciche inutili, ecco...

"Va bene... amica...", mi arrendo sorpresa dal mio stesso sollievo, sorrido tra i denti. La sua andatura è affaticata, forse dovrei chiederle se vuole un passaggio...

   
 
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