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Autore: Mikage    13/04/2005    3 recensioni
Un piccolo inno contro la guerra e le sue atrocità. La vita attraverso gli occhi di chi ogni giorno convive con la morte...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fatima

 

Fatima è una ragazza come potrebbero essercene tante.

 Mi sta di fronte, poco più bassa di me, scura e magra.

Una di quelle donne-bambine dall’età indefinita, con le prime rughe intorno agli occhi ed il volto scavato dal dolore.

Mi fissa con uno sguardo duro, uno sguardo di pietra che non ti lascia, che ti toglie il respiro. I suoi occhi scuri sembrano aver perso ogni luce, quella che dovrebbe brillare negli occhi di una donna giovane come lei, ebbri di passione e di curiosità. Invece sembrano formare una sola domanda.

“Perché?”

Ammutolisco e guardo in basso. Non saprei cosa rispondere e forse non mi sforzo neanche di provarci. Mentre tengo gli occhi bassi, un po’ per la vergogna e un po’ per la soggezione che mi incute, noto qualcosa.

Fatima non ha le mani.

Ha solo due moncherini che sono dritti e fermi, come il suo sguardo.

E la vedo.

Fatima che vorrebbe diventare dottore per aiutare la sua gente, Fatima che ama scrive, che sistema i suoi libri sgualciti, che accudisce i suoi fratelli, che ride allegra.

E vedo ancora.

Fatima che batte furiosa i polsi sul tavolo, piangendo di rabbia e di frustrazione, mentre più in là giacciono inutili una penna e fogli di carta tormentati dal vento.

Fatima che ha visto i suoi amici andarsene uno dopo l’altro, che guarda senza vedere tra la polvere e le macerie, che piange con gli occhi asciutti, tra i rumori delle esplosioni ed il cigolio dei carrarmati.

Fatima che potrebbe essere Amila, Nadia, Ashira. Fatima che potrebbe vivere in Palestina, in Iraq, in Somalia.

Perché Fatima è solo una figlia della guerra.

Vive nei trafiletti dei giornali, negli angoletti delle riviste patinate che si sfogliano distrattamente, nei telegiornali che fanno da sfondo alle nostre cene ed alle nostre discussioni a tavola.

Fatima non esiste. Fatima è me allo specchio. Lei è me ed io sono lei, metà inconciliabili di due mondi troppo diversi. Eppure vicine. Perché se provassimo a guardare per un attimo con gli occhi di chi ogni giorno combatte con la morte e la miseria, tormentati dagli spettri della paura e del bisogno, forse ci sentiremmo più partecipi e decisi a guarire i mali del mondo.

Perché il dolore umano, così piccolo sotto il peso dei giochi di potere e d’interesse, è tristemente universale, e neanche il nostro ovattato benessere riesce a celarlo.

Guardatevi dentro, Fatima è dentro di voi.

 

 

Non sono solita scrivere cose così tristi, ma questa mi è venuta di getto, mi piaceva e perciò… ho deciso di postarla. Fatemi sapere cosa ne pensate!

  
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