Serie TV > Da Vinci's Demons
Segui la storia  |       
Autore: _armida    01/04/2017    2 recensioni
Dal capitolo XV:
“Si aspettano che io ti uccida?”, domandò lui con un filo di voce.
(...)
. “Mi… mi terrai la mano mentre… sì, insomma, dall’altra parte non sarò sola ma…”. Non riuscì ad andare avanti e si limitò a cercare aiuto nel viso che aveva di fronte.
“Lo farò per tutto il tempo che vorrai”, si affrettò a dire il Conte, mentre una lacrima sfuggita al suo controllo gli rigava una guancia.
Elettra la spazzò via con una carezza, tornando poi a sorridergli, seppur il suo tono di voce, quando parlò, fu estremamente serio. “Non per tutto il tempo che vorrò, solo il minimo indispensabile, poi correrai da Leonardo a salvargli la vita. Non voglio vedere nessuno di voi per i prossimi trenta o quarant'anni, almeno”, aggiunse in un tentativo di ironia. Si alzò sulle punte, per poter avere il suo viso all’altezza del proprio e lo baciò per l’ultima volta. “Addio, Girolamo”, disse ad un soffio dalle sue labbra.
Si guardarono negli occhi.
Una tacita domanda.
Un cenno di conferma.
Strinsero entrambi le mani intorno al pugnale e la lama si fece strada nella carne.
(seguito di "L'Altra Gemella)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Elettra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nda
Ehilà! Eccomi finalmente qui con il seguito di L'Altra Gemella. Lo so, tanto per cambiare sono in ritardo di un mese sulla tabella di marcia che avevo promesso, ma spero che con questo primo brevissimo capitolo riuscirete a perdonarmi (anche se, uno volta letto, ho i miei dubbi). Non vi voglio anticipare niente per quanto riguarda la trama, ma solo avvisarvi che per ora ho più o meno una quindicina di capitoli sparsi qua e là (perchè andare con ordine quando si ha il disordine nel sangue?) finiti o in via di scrittura; nonostante questo, fino a quando non avrò messo per iscritto l'intera storia pensavo di pubblicare i capitoli a cadenza mensile, a grandi linee restando sulla prima settimana di ogni mese, per poi passare ad una cadenza settimanale  (vi avviserò quando accadrà, ovviamente). 
Per ora posso solo augurarvi buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate di questo prologo un po' particolare ;)



Prologo 


L’aria era satura dell’odore del sangue e dei rumori dei colpi di spada: ferro contro ferro, una vibrazione che si propagava velocemente nell’etere.  
Era così, dunque, che avrebbe lasciato quel mondo: circondata dai rumori di una battaglia, uccisa dalla sua stessa spada? 
Alzò per un attimo gli occhi sul suo boia, osservandolo con aria di sfida. Francesco Pazzi le rispose con un sorriso trionfale, un’espressione che avrebbe dato sui nervi persino ai suoi più stretti alleati. 
Abbassò il capo, studiando il pavimento nell’attimo in cui vide la spada alzarsi, pronta a calare con violenza e rapidità sul suo capo. La sentì fendere l’aria e, nonostante si fosse ripromessa di non guardare, non potè fare a meno di alzare nuovamente la testa su di lui: ma non era Francesco Pazzi, quello in piedi davanti a lei. Al suo posto, sempre con la sua spada in pugno, vi era Girolamo Riario.  
L’espressione del Conte in quel momento era fredda e distante, ancora più indecifrabile della prima volta che lo aveva incontrato, all’accampamento fuori Firenze. Senza esitare, senza un minimo di compassione nello sguardo, sferrò il colpo fatale. 
Non le mozzò il capo, come si sarebbe aspettata, ma la colpì dritta al cuore, affondando la lama fino all’elsa, penetrando con estrema facilità nella pelle, grattando contro le ossa della gabbia toracica, recidendo tutto ciò che si trovava sul suo cammino. 
Nonostante l’arma che le fuoriusciva dalla schiena per diversi centimetri, riuscì a rimettersi in piedi. Osservò con sguardo smarrito prima il proprio aggressore, poi l’elsa della propria spada.  
Non c’era una scintilla di compassione nello sguardo di quell’uomo. Era una macchina, una macchina creata solo per uccidere, incapace di provare una qualsiasi emozione. 
E lei ci era cascata in pieno: aveva cercato amore in chi amore non era in grado di provarne. 
Piegò il capo, tornando ad osservare la spada ancora conficcata: il sangue sarebbe dovuto scorrere a fiotti e lei non avrebbe nemmeno dovuto avere il tempo o la forza di alzarsi in piedi.  
Perchè il sangue non scorreva? Perchè aveva ancora la forza di muoversi?  
Poi capì: non si può uccidere nuovamente una persona già morta. 
Lei era già morta, il suo cuore si era spezzato nell’istante esatto in cui aveva visto Giuliano morente a terra. 
Lei era già morta, ma il suo corpo si rifiutava di ammetterlo.  
Il suo cuore non batteva più, il sangue non affluiva più al cervello e perfino i polmoni avevano smesso di funzionare, eppure lei poteva ancora muoversi.  
Il suo sguardo corse alle proprie mani, bianche come quelle di un cadavere e bluastre alle estremità. Era diventata anche lei un cadavere.  
Si voltò su se stessa, osservando il corpo di Giuliano, riverso a terra: a differenza sua, il sangue continuava a fuoriuscire dalle innumerevoli ferite inferte dai congiurati e, intorno a lui, una macchia rossastra si allargava a vista d’occhio.  
Percorse alcuni passi in quella direzione e gli si inginocchiò accanto, incurante di essere immersa nel suo sangue, incurante di quella sostanza vischiosa che veniva assorbita velocemente dalla stoffa dei suoi abiti. 
 Portò un braccio sotto alla sua schiena, cercando di metterlo in una posizione semiseduta, facendogli poggiare il capo contro al proprio petto. 
“Giuliano”, mormorò appena, sperando che da un istante con l’altro i suoi occhi si sarebbero aperti, che avrebbe potuto osservarli ancora una volta. 
Non ottenne alcuna risposta, nessun movimento, fatto eccezione il suo capo che scivolò in avanti, in una posizione innaturale che solo un corpo morto avrebbe potuto assumere. 
No, i suoi occhi non si sarebbero aperti. 
Giuliano era morto. E lei con lui. 
Il suo corpo poteva ancora provare a lottare, ma la sua sarebbe stata null’altro che un’agonia. Un’agonia a cui la sua anima si era sottratta fin da subito. 
Inutile combattere. 
Inutile tentare di sopravvivere. 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Da Vinci's Demons / Vai alla pagina dell'autore: _armida