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Autore: lmpaoli94    03/04/2017    0 recensioni
Era lì seduta in quel letto d’ospedale. Era ferma immobile. Da troppo tempo non si muoveva. Era quasi un anno che era in coma per colpa di un brutto incidente stradale. I genitori e tutti i familiari non avevano mai perso la speranza. Nemmeno il suo ragazzo Roberto che stava sempre accanto a lei nella certezza che un giorno si fosse risvegliata… Ma un giorno l’arrivo di una ragazza sconosciuta in ospedale che ha avuto lo stesso incidente della sua amata, gli avrebbe cambiato l’esistenza.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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26°
 
Erano le tre di notte quando John e Olympia posteggiarono l’auto in un luogo buio e appartato vicino all’ospedale.
«Allora, è tutto chiaro il piano? Ti rechi in camera della ragazza, parli un po’ con lei, nascondi la borsa e poi torni subito qui. Appena ritorni faccio scattare il timer con questo telecomandino che ho in mano e poi tanti saluti a Rebecca»
«Chi mi dice che quando non sono in camera della ragazza tu fai scattare il timer e uccidi anche me?»
«Ok, se proprio non ti fidi, te lo do’ a te. Ma mi raccomando, non premere nessun pulsante se non vuoi far scattare il conto alla rovescia e lasciarci le penne, chiaro?»
«Chiarissimo»
«Ora vai»
Dopo che John porse il telecomandino a Olympia, la ragazza scese di macchina e con passo felpato entrò dentro l’ospedale.
 Era iniziata definitivamente l’operazione “Liberarsi di tutti i problemi”, nomignolo inventato John.
 
La ragazza superò l’entrata dell’ospedale senza nessun problema.
In soli cinque minuti si ritrovò nel corridoio dove risiedeva la stanza di Rebecca.
Appena i due agenti di polizia che facevano guardia alla stanza della ragazza, squadrarono immediatamente quella persona tutta incappucciata e il suo sacchetto che portava nella mano destra.
«Lei dove pensa di andare a quest’ora?»
«A trovare una mia amica che per il momento alloggia qui dentro l’ospedale. Si chiama Rebecca Palieri e se non mi sbaglio, è dietro questa porta»
«Ma lo sa che ore sono? Torni domani se vuole vedere la sua amica»
«Purtroppo non posso. Domani ho un aereo che mi porterà a Rio de Janeiro»
«Questo non è un nostro problema, signorina. Doveva pensarci prima»
«Non potreste fare una piccola eccezione e lasciarmi entrare? Vedendo la luce accesa nella sua stanza, intuisco che è ancora sveglia»
«Questo non è proprio possibile! Se ne vada immediatamente o la porteremo via con la forza!» ribattè la guardia senza cedere di un millimetro.
«O lei mi fa entrare o qui succederà un putiferio» disse con tono minaccioso la ragazza che era sul punto di confessare le vere intenzioni.
«‘Ma che diavolo sta facendo?! È impazzita?!’» sbottò John che aveva nascosto una piccola ricetrasmittente dentro il pacco dove era custodita la bomba. «‘Vuole far saltare la nostra copertura’!».
«Che cosa intende dire con questo?»
«Meglio che non glielo dica…»
«Eh no, invece lei mi spiegherà tutto immediatamente o la sbatteremo dentro per oltraggio a pubblico ufficiale!»
«Credo che non avrete l’occasione…»
 
Roberto e Rebecca, che si erano addormentati momentaneamente con la luce accesa, furono svegliati dalla voce degli agenti.
«Ma cosa sta succedendo? Cosa stanno dicendo quei due per parlare così forte?» domandò la ragazza mezza addormentata
«Non ne ho la minima idea. Vado a vedere cosa sta succedendo»
Quando aprì la porta della stanza, incrociò lo sguardo cattivo e minaccioso della sua vecchia amica che per tanti giorni le aveva fatto compagnia in ospedale.
«Olympia?... Ma tu… Cosa ci fai qui?»
«R-Roberto… Sei davvero tu?» domandò Olympia rimanendo quasi folgorata per aver rivisto il suo uomo. «Mi dici che ci fai qui?»
«Te l’ho fatta prima io questa domanda!»
«Roberto, vattene o non supererai la notte!»
«Ma che cosa stai dicendo? Sei per caso ubriaca?»
«Non sono mai stata più cosciente in vita mia. Corri il più veloce che puoi e vattene di qui!»
«Roberto, che succede?» domandò Rebecca con tono allarmato mentre era uscita fuori dalla sua stanza con camicia da notte.
«Niente di complicato, tesoro. Tornatene in camera tua!»
«Ah, è così che stanno le cose! Sei venuto in ospedale per spassartela con la tua vecchia ragazza. Mentre dovresti essere in carcere a marcire per il crimine commesso!»
«In carcere? Di cosa state parlando?» disse una delle due guardie vivamente confuso dalla faccenda che lo circondava.
«Niente, agente. Questa pazza sta delirando!»
«Attento a come parli, Roberto!... Qui dentro c’è una cosa che deciderà la tua e la vita di tutti noi»
«Ora mi sono stancato! Bruno, arrestiamo questa pazza!»
«Buona idea, Ciro»
«Fermatevi tutti!» disse John con voce alta e autoritaria e impugnando il suo fucile da cecchino. «Che nessuno si muova!»
«John, cosa ci fai qui?»
«Zitta maledetta! È ora che tutti voi facciate i conti con la coscienza!»
«Finalmente ci conosciamo John» disse Roberto dichiarando il nome dell’omicida  a denti stretti.
«Sei tu quello che deve fare i conti con la coscienza!»
«Caro Roberto, anche per me è un piacere conoscerti e vedere la tua lurida faccia! È arrivata la tua fine Roberto!»
«Chiama immediatamente rinforzi, Ciro» mormorò l’agente di scorta al suo collega.
Ma mentre si stava muovendo piano piano per lasciare il corridoio, fu colpito a morte alle spalle dal cecchino.
«Brutta mossa agente…»
E come se non bastasse, finì per uccidere anche l’altro agente.
Rebecca, visibilmente impaurita, stava prepararsi per lanciare un grido acuto che avrebbe svegliato l’intero ospedale, ma temendo per la sua stessa vita e per quella di lei, Roberto gli tappò prontamente la bocca. «Ssh. Calmati Rebecca»
Gli spari si udirono in gran parte dell’ospedale, e gli infermieri che erano di turno, si diressero a vedere cosa stava accadendo.
«Fermatevi tutti se non volete fare la loro stessa fine! E non vi azzardate a chiamare gli sbirri!» minacciò John.
 
Tra la confusione generale, John condusse me, Rebecca e Olympia fuori dall’ospedale minacciandoci di spararci a sangue freddo se non gli avremmo dato ascolto.
Dopo essersi nascosti lontano da tutto e da tutti, cominciò a confessare i suoi veri propositi.
«John, perché sei venuto in ospedale? Perché non hai fatto ciò per quello che abbiamo concordato?!»
Nell’udire quelle domande aggressive, John sganciò un sonoro schiaffo alla povera Olympia che cadde a terra in preda alla paura e alle lacrime.
«Perché hai fatto di testa tua, sgualdrina. Come hai pensato di far saltare il nostro piano? Non dovevi minimamente provare a dire nulla sulle tue intenzioni!»
«Era un modo per spaventarli sciocco! E per riuscire ad entrare nella stanza della ragazza!»
«Non importa! Questo non faceva parte del piano e come puoi ben sapere, io non sopporto chi non segue le mie istruzioni!»
Nel mentre parlava fisso negli occhi impauriti di Olympia, John gli puntò il suo fucile, guardandola soffrire piano piano e crollare psicologicamente.
«Cosa vuoi fare? Uccidermi?!»
«Beh, l’idea mi alletterebbe… Però mi piace anche vederti soffrire e piangere come una disperata»
«Sei un maledetto! Non avrei dovuto fidarmi di te!»
«E io di te! Portami i saluti ad Angelo!»
John, che non ci vedeva dalla rabbia, sparò in fronte alla povera Olympia facendola morire sul colpo.
I due ragazzi, impietriti dalla paura, rimasero a godersi la brutale scena fissando con odio il micidiale assassino.
«Allora, chi è il prossimo tra voi due?»
«Sei un folle! Perché fai tutto questo! Spiegacelo!» ribattè furente di una rabbia Roberto.
«Perché mi è stato ordinato dal tuo vecchio complice Elio. Che ora è diventato uno dei boss malavitosi più influenti di tutta l’America. Chi l’avrebbe mai pensato che uno straccione come lui, diventasse un uomo di spicco nel crimine? Ma è grazie a lui se io sono tornato quello che ero una volta. Uno spietato e rozzo cecchino che se viene ben pagato, non guarda in faccia a nessuno!»
«I soldi ti hanno rovinato l’anima, John. Se butti giù il fucile, noi potremmo aiutarti»
«Non cercare di impensierirmi, donna da quattro soldi! O vuoi finire come Olympia che mi aveva pregato di ucciderti? All’inizio avevo rifiutato il compito perché dovevo pensare ad uccidere solo Roberto, ma poi era probabile che si sarebbe presentata l’occasione di uccidervi tutti e due… E così è stato. Preparatevi a salutare questo mondo!»
John aveva il fucile puntato su tutti e due i ragazzi e li fissava con tale odio da far raggelare chiunque. «Comincerò da te» disse subito dopo puntando definitivamente la sua arma contro la ragazza.
Ma mentre era partito il colpo, con una rapidità fulminante, Roberto si mise a protezione della ragazza salvandogli la vita.
Il ragazzo crollò a terra colpito nella spalla che era stata ferita proprio dal fucile di John.
«Sei uno stupido! Perché ti sei messa a protezione di lei? L’avete capito o no che non avete più scampo?!» Ma queste furono le sue ultime parole.
Correndo come un pazzo, un agente di polizia arrivò nel luogo nascosto e riempi di pallottole il corpo maledetto del cecchino sterminatore.
L’ispettore Coliandri aveva salvato la vita di Rebecca.
Ma forse non si sarebbe detto lo stesso di Roberto.
«Roberto, ti prego resisti!» disse con tono disperato Rebecca e con le lacrime agli occhi.
«Ho subito chiamato un’ambulanza. Tra poco saranno qui» disse l’ispettore cercando di assicurare la ragazza.
Ma purtroppo Roberto non riuscì ad arrivare in tempo in ospedale.
Mentre i medici si stavano preparando per operarlo, il suo cuore smise improvvisamente di battere. Roberto era deceduto in quella fredda alba primaverile tra la sconforto dei suoi più cari amici, di sua madre e della ragazza che aveva sempre amato.
 
Pochi giorni dopo ci furono i preparativi per il suo funerale.
La camera funeraria brulicava di persone conosciute e sconosciute, e il dolore nel vedere quel povero ragazzo giovane che aveva dato la sua vita per salvare quella della sua fidanzata, era immenso.
Le persone smisero di venire alla camera funeraria solo quando venne il fatidico giorno del suo ultimo saluto.
Molte persone affollarono la chiesa e i tanti sfortunati che non riuscirono a trovare un posto a sedere in chiesa, si dovettero accomodare fuori.
«Avanti, portiamo la bara di Roberto in chiesa»
Ma quando l’ispettore Palombi aprì la porta della stanza dove aveva lasciato la bara con dentro il corpo di Roberto, vide con grande sorpresa e incredulità che il suo corpo era misteriosamente scomparso, mentre la bara era stata distrutta cadendo a terra.
                                                                                                                                                                         FINE
                                                                                                                                                        LORENZO MARIO PAOLI
                                                                                                                                                               (Alias lmpaoli94)
 
Angolo d’autore lmpaoli94
Eccoci arrivati alla fine.
Spero che chi ha letto questa storia dall’inizio alla fine l’abbia apprezzata come ho fatto io scrivendola.
Naturalmente non finirà così.
Anche se non ho ancora deciso quando scriverò il seguito perché devo ancora trovare una trama adatta per continuarla.
Ma vi prometto che prima o poi lo scriverò J
Ringrazio ancora chi l’ha letta / messa tra le seguite (e chi magari la commenterà in futuro xD)
Ciao a presto
lmpaoli94
   
 
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