Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Ricorda la storia  |      
Autore: Emy Potter    03/04/2017    3 recensioni
Dal testo: Kristoff era corso al suo fianco appena aveva saputo quello che la sua amata stava passando. Le strinse forte la mano implorandola tra i singhiozzi di non lasciarlo, che non poteva perderla né crescere Lars da solo.
"Non sarai solo" rispose la ragazza con le poche forze che aveva, per poi guardare Elsa e continuare: "promettimi che ti prenderai cura di lui." [...] La bionda scoppiò in lacrime non riuscendo più a trattenersi. Una parte di lei voleva rivelarle la verità, ma non ne aveva il coraggio, non poteva farlo. "Te lo prometto, Anna."
Spero vi piaccia!
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Anna aveva sempre voluto una famiglia tutta sua sin da quando era molto piccola. Adorava i bambini e l'idea che un giorno potesse averne alcuni suoi era un'emozione fortissima. Per questo quando Kristoff aveva accettato di averne uno quasi pianse dalla felicità. 
Ovviamente sapeva qual'era il rischio, tutti lo sapevano, ma credeva che valesse la pena rischiare la vita per qualcosa che voleva tanto. Voleva tenere un piccolo neonato tra le braccia, cullarlo, crescerlo e amarlo con tutta se stessa. 
Se era una femmina avrebbe voluto chiamarla Marthe, mentre se fosse stato maschio Lars. Se poi fossero stati gemelli ancora meglio! 
Quando disse ad Elsa che sarebbe diventata madre non immaginava una reazione del genere. Credeva che sarebbe stata felice e l'avrebbe abbracciata entusiasta per la notizia che sarebbe divenuta zia, ma sul suo viso vide solo stupore, preoccupazione e...paura. 
"Ne sei proprio sicura, Anna?" le chiese con cautela mentre lentamente la penna che teneva in mano si ricopriva di brina, temendo quale potesse essere la sua risposta.
"Sì, non mi arrivano più le mestruazioni!" continuò la più piccola felice, sperando di contagiare anche la sorella con il suo sorriso. Aveva spesso sentito dire che l'allegria fosse contagiosa, ma cominciò a dubitarne quando capì che Elsa non era propriamente felice riguardo alla notizia. 
La bionda annuì forzando poi un sorriso. "E' una...splendida notizia" le rispose, ma Anna sapeva che non era sincera. 
Ma per quanto insistette nel sapere cosa non andasse, Elsa non aveva intenzione di risponderle, o almeno non sinceramente. La rassicurava che non ci fosse nulla che non andasse, ma era ovvio che non fosse così. La congedò con la scusa di dover lavorare. 
Elsa non poteva dirle la verità. Non poteva dirle quanto già fosse stata male quando si era sposata con Kristoff o come la notizia che le aveva dato le aveva fatto capire una volta per tutte che il suo amore malato non sarebbe mai stato corrisposto. 
Se prima non ne era pienamente convinta, ora credeva con tutta se stessa di essere un vero mostro. 

 
Ogni uomo che arrivava dentro la sua vita non mi preoccupava, 
io contavo per lei di più fino a quando sei arrivato anche tu. 
Quando io ti ho incontrato qualche cosa di diverso è cominciato.
Ho scoperto solo dopo che avrei perso io la posta messa in gioco.

Il parto fu piuttosto complicato, il corpo di Anna si era già mostrato debole durante tutto il corso della gravidanza e in fondo ai loro cuori sia Elsa che Kristoff sapevano che la loro dolce Anna difficilmente sarebbe sopravvissuta. Eppure ogni giorno speravano e pregavano che lei sarebbe stata accanto a loro ancora per molto tempo. 
Era una cosa piuttosto comune la morte di parto, ma non si resero pienamente conto di quel fatto fino a quando il sorriso della loro amata principessa non si spense per sempre, dando alla luce un maschietto che poté tenere tra le braccia poco prima di emettere il suo ultimo respiro. 
"Avrei voluto vederti crescere, mio piccolo principe" gli aveva detto tra le lacrime, ormai consapevole del suo destino. Forse lo era sempre stata, ma la forza e la speranza che veniva alimentata dalle persona che amava non si spegneva mai.
Kristoff era corso al suo fianco appena aveva saputo quello che la sua amata stava passando. Le strinse forte la mano implorandola tra i singhiozzi di non lasciarlo, che non poteva perderla né crescere Lars da solo. 
"Non sarai solo" rispose la ragazza con le poche forze che aveva, per poi guardare Elsa e continuare: "promettimi che ti prenderai cura di lui."
La regina era dall'altro lato del letto che a stento tratteneva le lacrime. "Lo crescerai tu, Anna. Lo vedrai diventare un grande uomo."
"Ti prego Elsa" la supplicò la principessa allungando una mano verso di lei. 
La bionda scoppiò in lacrime non riuscendo più a trattenersi. Una parte di lei voleva rivelarle la verità, ma non ne aveva il coraggio, non poteva farlo. "Te lo prometto, Anna."
Non sapeva se l'avesse sentita, perché proprio in quell'istante sua sorella perse la vita facendo nascere un bambino che aveva amato dal primo istante, ma che mai avrebbe potuto vedere diventare un ragazzo.

 
E' andata oramai, oramai, tutto è finito.
E' andata oramai, oramai, tutto è finito.
E' te che ha scelto ed amato, e non io, 
che invece non riesco a darle il mio addio...

Inizialmente, Elsa aveva detestato quel bambino, lo considerava responsabile della morte di sua sorella, così come non aveva parlato più con Kristoff se non per questioni urgenti, ma anche in tali casi rimaneva fredda e indifferente. 
Eppure non poteva evitare di prendersi cura di Lars, forse perché aveva i suoi stessi occhi, o forse perché lo aveva promesso ad Anna. Era una guerra contro se stessa e giorno dopo giorno faceva sempre più fatica a controllare i suoi poteri, portandola anche a dover riportare i guanti quando si sentiva particolarmente nervosa e in conflitto.
Ma doveva essere forte per il suo regno, non poteva permettersi di cedere. Lei era la regina ed era suo preciso compito prendersi cura del suo popolo. Solo questa consapevolezza la fermava dal creare un altro inverno perenne. Se prima la sua ancora era l'amore per Anna, ora era l'amore per il suo regno, anche se meno forte. 
Guerra, gloria, riscoperta, 
una ferita sempre aperta.
Il mio vero potenziale, 
forte, preciso, sperimentale. 

Lo accettò quando una notte lui si era intrufolato nella sua stanza, scuotendola leggermente. 
"Zia Elsa, zia Elsa" l'aveva chiamata con il suo adorabile vocino, ma che la regina a quel tempo considerava particolarmente fastidioso. Non aveva mai davvero amato i bambini in generale, se poi era Lars ancora peggio. 
Ma quando con i suoi occhioni il bambino disse quelle parole, Elsa non poté fare a meno di scoppiare in un mare di lacrime. 
"Il cielo si è svegliato, quindi ora vuol dire che possiamo giocare insieme!" erano state le sue parole e per la prima volta la donna credette di sentire davvero freddo. Quelle parole ebbero lo stesso effetto di un secchio d'acqua ghiacciata, di un pugno nello stomaco o di uno schiaffo in pieno viso.
Il bambino si preoccupò nel vederla piangere, così si arrampicò sul letto e si attaccò al suo braccio mentre la chiamava. 
Il quel momento, Elsa aveva bisogno di affetto e calore umano e il fatto che Lars fosse lì da lei, che le volesse bene malgrado lei fosse sempre stata piuttosto fredda con lui, fece sciogliere quel cuore che era tornato ghiacciato da tanto tempo. 
Lo strinse forte a sé e gli accarezzo dolcemente i capelli, rassicurandolo che lei stesse bene e che non doveva preoccuparsi. Quando guardò quegli occhi azzurri tanto simili a quelli di lei non poté fare a meno di sorridere tra le lacrime, dandogli poi un bacio sulla fronte. 
Non dormirono per il resto della notte, Elsa lo aveva preso in braccio e lo aveva portato nel salone principale, dove si tenevano le feste. Avevano giocato con la neve, creato pupazzi, pattinarono e andarono sullo slittino, esattamente come faceva con Anna quando erano bambine. 
La stessa Anna che aveva amato come non doveva, la stessa Anna che più volte l'aveva salvata da se stessa, la stessa Anna che era morta ma allo stesso tempo non lo era. Viveva ogni giorno dentro suo figlio e da quel giorno Elsa fu felice di aver fatto quella promessa. 

 
Chi sono io ora che lei non c'è?
Sono un inutile peso enorme.
Tutto è finito ed un senso non c'è,
ma suo figlio ha bisogno di me.

Con il passare degli anni Lars era cresciuto. Era diventato un bellissimo ragazzo biondo e con gli stessi occhi vivaci della madre. D'estate comparivano sempre parecchie lentiggini sulle sue guance e il suo modo di fare ricordava molto la principessa Anna. 
Era tradizione che ad ogni compleanno del principe Lars, la famiglia reale visitasse la tomba di sua madre, portando mazzi di fiori e lettere che non sarebbero mai state aperte. Il ragazzo spesso chiedeva di sua madre, di com'era, e malgrado ricordare le facesse male, Elsa aveva sempre pensato che il giovane avesse il diritto di sapere che splendida creatura era colei che l'aveva fatto nascere. 
Oltre ad avere tanta voglia di vivere, Lars divenne un gentiluomo responsabile, pronto per diventare re appena avesse compiuto la maggiore età, evento che non sarebbe tardato a lungo. Aveva sempre accettato i poteri di sua zia, anzi li amava e spesso si mostrava interessato ad essi o desideroso di averli lui stesso.  Adesso anche lui la aiutava nel loro controllo.
Malgrado tutto però, Elsa non aveva ancora accettato la morta di Anna e non l'avrebbe mai accettata veramente. Era una ferita che mai si sarebbe chiusa, ma con cui lei aveva imparato a convivere. 
Dubitava si sarebbe anche mai sposata, d'altronde non c'era necessità di provvedere ad un erede: Lars sarebbe stato perfetto come re, lo aveva cresciuto per essere degno di tale incarico ed era convinta lo avrebbe svolto alla perfezione. Sapeva che quando sarebbe morta avrebbe lasciato il regno in ottime mani e quel pensiero la lasciava molto più tranquilla. 
Sapeva che il giorno in cui sarebbe morta non sarebbe stata triste, poiché avrebbe riabbracciato la sua amata Anna e forse, quella volta, avrebbe avuto il coraggio di confessarle tutto quello che aveva provato in vita sua. 
E' andata oramai, oramai, tutto è finito.
E' andata oramai, oramai, tutto è finito.
E' te che ha scelto ed amato, e non io, 
che invece non riesco a darle il mio addio...ancora non riesco a darle il mio addio.
 
-O-

Nota autrice: Se siete arrivati fino a qui vi faccio i miei complimenti per aver letto questo mio delirio, ma vi ringrazio anche tantissimo per averlo fatto. Spero che non vi abbia troppo sconvolto, eheh!
La canzone è "It's over isn't it", ma che nella versione in italiano si chiama "E' andata oramai". Non so se qualcuno la conosca, ma è del cartone animato Steven Universe che sinceramente sto amando moltissimo in questo periodo. Stavo ascoltando questa favolosa canzone e non so come il mio cervello abbia partorito tale idea, quindi mi sono detta: "Why not? Cosa ho da perdere?". Ovviamente la fastidiosa vocina della razionalità ha risposto: "la dignità", ma è da un po' che mi sto rifiutando di ascoltarla (il che non è sempre un bene). 
Quindi, che dire, spero che questa one-shot vi sia piaciuta! Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, accetto anche critiche costruttive purché siano appunto costruttive. 
Alla prossima!
Kisses, Emy. 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Emy Potter