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Autore: DonnieTZ    05/04/2017    2 recensioni
[SOSPESA]
Esiste un sottile velo fra ciò che è materiale e ciò che non lo è, fra la natura e le idee, eppure nessuno dei due mondi potrebbe esistere senza l'altro.
Il velo si è assottigliato tanto da spingere Lootah (mai chiamarlo "sciamano") a ricostruire un'antica tradizione: una cerchia di cinque esseri in grado di mantenere l'equilibrio. Se in passato le cerchie erano molte, la sua missione si rivela invece difficile: fra negromanti rinchiuse in manicomio, vampiri ormai estinti, fate impossibili da reclutare e mutaforma ingestibili, niente sembra andare come aveva previsto.
Soprattutto quando un'energia negativa minaccia di mandare in fumo tutti i suoi piani.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lootah lo osserva poggiato contro il muro, in attesa, a fianco alla porta chiusa dietro cui gli altri stanno parlando. Wolfgang si è accorto del suo ingresso perché il calore ha spazzato via un po' dell'oscurità che sente dentro. È una luce che spinge ai margini, ma non ha la quiete dell'alba; è una fiamma contro la notte. Quando lo guarda di rimando – pelle scura, occhi profondi e maglietta tesa sul petto – le parole gli risalgono la gola.
«Mi dispiace» mormora, la voce incrinata.
Si è rinchiuso in bagno per scappare dall'estatica sensazione di sentirsi vivo, lucido, riempito fino agli angoli più remoti del sangue speziato che ormai conosce a memoria, che è una parte tanto fondamentale della sua esistenza. Scappare gli è parsa una necessità, perché tutte quelle sensazioni violente e bellissime sono venute al costo caro di aver fatto del male a Lootah. Sa che presto il sangue prenderà il sopravvento, ma non sa come dire all'uomo che ha davanti di stare lontano, al sicuro, dove il vampiro non possa trovarlo.
Il motivo della sua profonda tristezza non è il semplice senso di colpa, però. In parte è egoismo: Lootah ha fatto una promessa e, dovesse succedergli qualcosa, quella promessa verrebbe infranta. E poi c'è quel grumo di sensazioni fugaci che continua a ripresentarsi, a pulsare al centro della sua vecchia anima. Ormai lucido, nuovamente sazio, realizza come Lootah sia un bambino che gioca a fare l'eroe, sperduto nella sua breve esistenza. Aver bisogno di lui come ne ha bisogno, sentire la necessità premere sotto la pelle, comporta realizzazioni scomode. È troppo vecchio – troppo antico – per tutti i suoi desideri.
Sente come non gli capitava da mesi – da quel primo incontro con Lootah, quando si è nutrito dopo decenni – ed è quasi troppo. Una sensazione spaventosa di esserci, di vivere, di capire. Quando non beve da tempo, gli è difficile pensare ad altro; quando finalmente ci riesce, vorrebbe tornare nella nube tossica di confusione che lo accompagna sempre. Avverte il profumo di Lootah e non sa fino a che punto sia ormai anche il proprio, visto che a scorrergli nelle vene c'è il suo sangue.
«Non ti ho fermato in tempo, è una mia responsabilità» gli dice l'altro, avvicinandosi cauto al punto in cui Wolfgang è seduto, un ginocchio al petto e l'altra gamba distesa sul pavimento freddo di piastrelle sbeccate. «So che sei preoccupato per la promessa che ti ho fatto, ma non la infrangerò. Non mi succederà niente finché non l'avrò rispettata» continua, sedendosi al suo fianco.
A quelle parole, Wolfgang scatta, girandosi verso di lui e afferrandogli il braccio.
«Credi che sia solo questo?» sibila, distante solo un respiro.
La rabbia è fredda e misurata, come se qualsiasi dimostrazione di vitalità gli fosse comunque impossibile, come se esprimere passioni estreme fosse prerogativa dei mortali.
Qualcuno bussa piano, da fuori.
«Tutto bene, tutto bene» dice Lootah, sbrigativo, senza distogliere lo sguardo da Wolfgang.
C'è Makiko oltre la porta, lo sanno entrambi, e sanno che lei saprà sempre tutto di loro, per quel legame inspiegabile che connette i tre. Eppure Wolfgang non lascia la presa e Lootah non smette di guardarlo. Restano ancorati, nonostante siano stati esposti.
«So che non è solo questo» scandisce Lootah, piano, in un sussurro che ha il tono della cospirazione.
Allora Wolfgang si calma, sposta la mano, lascia ricadere la testa contro il muro e chiude gli occhi.
«Come ti senti?» sente chiedere.
«Pieno di te» risponde, quindi.
«Potrai bere più spesso, ora che c'è Angelica, e potrai aiutare la cerchia. Presto saremo in grado di capire quali sono i nostri limiti, non ci saranno incidenti» spiega Lootah, come se fosse necessario parlare per riempire quel momento.
«Torniamo a casa?» domanda Wolfgang, restando immobile.
Può sentire il battito di Lootah con più precisione, ora che resta chiuso nel buio delle palpebre abbassate. Ha ancora sulla lingua il suo sapore. Il calore si sta diffondendo, sta per arrivare ovunque nelle sue membra intorpidite.
«Presto. Il tempo di qualche preparativo e ci metteremo in viaggio. Voglio controllare con Gus che i nostri documenti e i conti siano a posto.»
Wolfgang serra la mascella a quel nome, ma annuisce impercettibilmente comunque, a esplicitare di aver capito e di approvare.
Piano, poi, scivolando contro le piastrelle, posa la testa sulla spalla di Lootah. Lo sente irrigidirsi un istante, per rilassarsi subito dopo. È il risultato del morso, Wolfgang lo sa, perché quel tipo di doloroso abbandono si porta dietro una certa paura che non sparisce subito. Sa che Lootah lo vedrà sempre come un pericolo e sa di esserlo. È grato di quella consapevolezza, anzi, perchè dimostra semplice intelligenza. Non gli farebbe mai una colpa di quegli attimi di puro istinto che lo allontanano, come non si sofferma a spiegarsi gli altri momenti, quelli in cui sono così vicini da perdere i confini e le distanze che solitamente li separano.
Resta con la tempia appoggiata alla sua spalla, quindi, abbandonandosi sempre di più all'appagamento del sangue, alla sua densa estasi, alla sensuale riscoperta del proprio corpo che si rianima, che si concretizza.
«Tu come stai?» domanda poi, la voce lieve.
«Un po' annebbiato, ma passerà presto.»
Si accumula altro silenzio e c'è ancora una vaga tensione, ma sta scivolando via piano, sta lasciando il posto ad altro, e Wolfgang non vuole perdere quel momento com'è successo a molti altri. Quell'attimo non vuole dimenticarlo, anche se sa che succederà, anche se non può fare nulla per impedire a Lootah di diventare passato e di perdersi nella memoria di chi è destinato a sopravvivergli. Anche se non può pretendere di sopprimere la parte di sé che sarà sempre il sanguinario mostro, l'essere che brama e distrugge.
«Dovrei parlare con Angelica, ora» dice Lootah, dopo lunghi minuti, spezzando la quiete.
«La aiuterai davvero. La aiuterai come hai fatto con noi.»
Quella di Wolfgang vorrebbe essere una dichiarazione, l'ennesima rassicurazione su quanto Lootah sia buono. Nonostante il suo passato, nonostante le azioni che hanno macchiato la sua coscienza. L'altro si limita a sbuffare una risata, però, e a sganciarsi da quel momento con noncuranza, per alzarsi e andare alla porta.
Wolfgang lo ascolta appena chiedere agli altri se le tende siano tirate e se possano passare, così come percepisce in sottofondo l'assenso di Esteban e Makiko. Sta pensando ad altro, la mente che vaga, le paure che si accumulano e si diradano nel modo in cui soltanto lui riesce a percepirle. Lootah dovrà andare dall'altra parte del velo, trovare il demone e liberare Angelica dalla sua presa. Sarà pericoloso, anche se Esteban sarà pronto a riportarlo indietro, e quella prospettiva lo riempie della solitudine che arriverà il giorno in cui Lootah non ci sarà più.
«Vieni?»
La domanda dell'altro lo riporta alla realtà e Wolfgang si alza e inizia a seguirlo, gettando solo una rapida occhiata ai presenti, seduti attorno al tavolo. Ripara in camera da letto, sempre sulla scia dei passi di Lootah, inoltrandosi dove non c'è traccia di luce, neanche artificiale. Quando sono ormai dentro, Lootah chiude la porta alle sue spalle, isolandoli nuovamente dal resto del mondo.
«Non parli con Angelica?» chiede Wolfgang, perplesso.
«Fra un attimo. Sdraiati.»
Il vampiro obbedisce, scivolando nel letto a castello, di sotto, con gesto fluido. Lootah lo segue subito dopo, stendendosi al suo fianco, permettendogli di poggiare la testa sul suo petto. Sotto l'orecchio di Wolfgang c'è un suono che ha sentito altre volte, ma mai con la chiarezza che ha in quel momento. Ora che si è nutrito riesce a carpirlo e farlo suo.
«Il tuo cuore batte forte.»
«Lo so» risponde Lootah.
«Hai paura?»
«In parte.»
«Cos'altro?»
La domanda di Wolfgang sfuma nel silenzio. L'oscurità non ha i contorni pesanti che ha quando è solo, perché quel cuore ne scandisce il ritmo, ne rischiara gli angoli. Sanno entrambi cosa anima quel suono, ma afferrarlo, concretizzarlo, è un rischio che Lootah è troppo giovane per correre e Wolfgang semplicemente troppo vecchio.
Eppure, per un attimo, la resa sembra l'unica opzione.
«Temo che Angelica ti metta in pericolo con il suo demone» rivela Lootah, in un sussurro, mentre il suo palmo caldo si alza nell'aria e atterra piano fra i capelli di Wolfgang.
Le dita scorrono fra le ciocche, districandole con cura, distratte dal loro stesso lavoro. Il respiro di Lootah è quieto rispetto allo sfarfallio nel suo petto, ma si spezza un attimo quando Wolfgang gli accarezza il fianco per risalire e insinuare la mano sotto la maglietta.
Ora che può avvertirlo con chiarezza, ora che i suoi sensi sono resuscitati dalla confusione che li annebbiava, Wolfgang vuole assaporare in punta di dita un po' del suo calore.
«Temo che questa...» cerca una parola, Lootah, ma il palmo di Wolfgang lo esplora con cautela, meno gelido del solito ma freddo come può esserlo solo la mano di un morto rianimato da quell'assurda legge della natura. «Temo tu stia sfruttando una mia debolezza per ottenere ciò che vuoi senza pagarne le conseguenze. Temo che sia troppo facile cedere» continua.
Non sta parlando di Angelica, né della cerchia, né di quella missione suicida per riparare le ferite del mondo. Lootah sta parlando di loro, del morso, delle notti trascorse uno al fianco dell'altro, della mano che scivola e accarezza il suo petto, sorella delle dita che scorrono fra i capelli di Wolfgang. Lo sanno entrambi, ne sono dolorosamente consapevoli.
Wolfgang esplora la consistenza dei muscoli e delle ossa, fra lo sterno e l'ombelico. Non c'è l'ossessiva necessità di capire che ha quando non si nutre da tempo; c'è solo la curiosità verso un corpo estraneo e familiare. C'è desiderio. Possibilità di possesso.
Con le dita accarezza più in basso, lievemente.
Lootah scatta, spaventato, e si allontana tanto da finire in piedi, in mezzo alla stanza. In quel gesto veloce, non ha tenuto conto di quanto sangue ha perso. Con i sensi attenti che gli sono propri, Wolfgang lo vede oscillare e tentare di trovare un appiglio che non c'è per evitare di svenire crollando al suolo. Così il vampiro fa qualcosa che gli è stato proibito: si muove rapido e in un battito di ciglia lo sta sorreggendo.
«Non... non farlo.»
«Lo so, scusa.»
Scuse che valgono per tutto: per aver tentato di avere l'impossibile, per essersi mosso velocemente, per il sangue che continua a prendersi senza curarsi delle conseguenze, per quello che gli abita il cuore e il ventre quando lo ha così vicino.
Sono scuse vuote, ora che è nuovamente in sé, perché non può dispiacersi fino in fondo, non quando ciò che è giusto e ciò che è sbagliato hanno perso ogni significato decine di anni fa. Per questo afferra il viso di Lootah fra le dita pallide e sottili, tenendolo stretto come se avesse il peso di un pensiero.
Basterebbe così poco, sarebbe così facile...
«Wolfgang.»
La voce lieve di Makiko li interrompe, ma loro restano immobili al centro di quel buio, ad un respiro di distanza. È entrata nella stanza in punta di piedi – percepita fin dal primo passo – forse solo per assicurarsi di aver sentito bene le emozioni che si agitavano nell'oscurità oltre la porta.
«Wolfgang. Non vuole. Lascialo libero.»
Il vampiro espira piano, al suono di quel richiamo, e il suo fiato si infrange contro le labbra di Lootah, sulla carne morbida che le riempie.
«Ehi, ehi.»
Angelica sembra averli raggiunti e preme l'interruttore. La luce allaga con prepotenza la stanza della sua presenza abbagliante. Le pupille di lootah non si restringono, però; restano larghe di sottomissione, fisse in quelle di Wolfgang.
«Che succede?» domanda Angelica, avvicinandosi ai due senza la solita sicurezza.
Wolfgang la percepisce chiaramente, sente tutto. È invincibile, immortale, infinitamente più importante dei piccoli insetti che stanno strisciando in quella stanza.
Vuole Lootah e avrà Lootah. Nel suo letto, sul suo corpo, fra le labbra, a scorrergli dentro rosso e intenso. È suo, solo suo, soltanto suo.
«Fallo smettere» intima Makiko ad Angelica. «Fallo smettere, fallo smettere, fallo smettere» continua, in un sussurro, stringendosi le braccia al corpo, come a tentare di contenere l'ansia.
Nella mente di Wolfgang, quel gesto è chiaro come se la stesse guardando. Vede tutto, sa tutto, niente può sfuggire al suo controllo, al suo assoluto volere.
Invece basta un contatto e tutto si infrange. Angelica ha posato la sua mano – anelli pesanti e unghie laccate di nero – sulla spalla di Wolfgang.
Il vampiro si ridesta; orrore e paura e disgusto gli si agitano improvvisamente dentro. Libera Lootah dalla presa del desiderio e si allontana, ritirandosi in un punto lontano della stanza, terrorizzato da se stesso. Dal suo angolo, scruta i presenti, colpevole. Le sue iridi chiare scivolano da Makiko ad Angelica e, infine, su Lootah.
L'uomo si sta reggendo al muro, affannato, l'odore della paura ad impregnargli la pelle.
«È il sangue» riesce a dire alle due ragazze, gettando al vampiro una rapida occhiata. «il sangue lo fa tornare quello che è.»
«Che diavolo vorrebbe dire?» domanda Angelica.
«Che sono quello che sono» mormora Wolfgang. «Sono un predatore e voi siete... prede


 
Non so quanti errori ci siano, ma ecco il nuovo capitolo moltooo #Wootah? #Loogang? Va beh, fate voi, sta di fatto che ci sono questi due. XD Spero vi piaccia!!! 
Grazie al CampNaNo sto riuscendo a scriverne un po', quindi sono felice. 
Nel prossimo capitolo non so bene cosa scriverò, ma è probabile che - una volta spiegato un po' meglio cosa accade a Wolfie quando si nutre - i nostri inizieranno a muovere il culo per salvare il mondo (era ora?). 
Fatemi sapere, che quando lo fate avete tutto il mio amore!
A presto!
DonnieTZ
   
 
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