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Autore: Kifuru    07/04/2017    0 recensioni
[Zagor]
[Zagor]Salve a tutti. Molti anni fa, il grande Bonelli creò personaggi straordinari, diventando un mito del fumetto italiano, come Zagor o Tex. Vorrei riproporre alcune delle avventure incredibili, sebbene con qualche mia modifica, del leggendario spirito con la scure e del suo inseparabile compagno, il simpatico messicano Cico.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LO SPIRITO CON LA SCURE.


La foresta degli agguati.


In tutto il Nord America, ben pochi non  conoscevano l'esistenza di Pleasent Point, un piccolo villaggio, situato sulle rive del fiume Yukon. Nonostante si trattasse soltanto di uno scarso gruppo di baracche, era una tappa obbligata per le varie spedizioni dei trappers, che risalivano il fiume, per concludere la tratta delle pelli a Fort Henry o a Fort Pitt. Di conseguenza, l'unica locanda del villaggio era frequentata soltanto da cacciatori, esploratori e persino indiani, provenienti da varie tribù del nord.
 
Pleseant Point possedeva, inoltre, un modesto emporio, grazie al quale, più di ogni altra cosa, venivano rifornite le grandi e piccole barche dei mercanti, che potevano usufruire del piccolo porticciolo del villaggio, costantemente affollato, soprattutto in periodo estivo o primaverile.

In una calda mattinata estiva, il saloon di Pleasent Point era, come al solito, pieno di gente. Tra chi giocava a carte, chi osannava a gran voce le proprie ultime imprese nelle terre selvagge e chi semplicemente tracannava fiumi di alcool, la vita monotona del posto non sembrava subire cambiamenti, degni di importanza.

All'improvviso, però,  l'attenzione dell'intero locale fu richiamata dall'entrata di uno strano individuo, il quale più che suscitare timore o rispetto, provocò una risata generale da parte dei presenti. Si trattava, infatti, di un uomo basso e grassottello, dall'aspetto assai buffo. Dai suoi vestiti, era chiaro che si trattasse di un messicano. Aveva dei corti capelli neri e baffetti, che probabilmente, agli occhi della gente, lo rendeva ancora più buffo. Oltre ad un tipico sombrero alquanto elegante, egli aveva il tipico abbigliamento messicano ed era, inoltre, armato di un cinturone, che ospitava una vecchia colt, di pessime condizioni.

< < Caramba y carambita, che postaccio. Spero almeno che mi servano un liquore di buona qualità, degno di Città del Messico > > disse lo strano ometto, incurante degli sguardi non proprio amichevoli dei presenti.

Il piccolo messicano camminò, con passo deciso, verso l'oste del saloon, il quale lo guardava con un'evidente espressione di stupore. Forse anche nelle terre selvagge, era raro incontrare personaggi così bizzarri.

< < Buon giorno mio simpatico amico, con questo caldo infernale è davvero un piacere vedere l'allegria di questo locale. A questo punto, mi sembra doveroso assaggiare la tua birra o magari il tuo miglior wisky > > esordì il piccolo uomo, con voce allegra.

< < Volentieri mister, a patto che ovviamente abbiate i soldi per pagare > > rispose l'oste, non troppo convinto riguardo le finanze dello straniero.

< < E' questo il bello, buon uomo. Oggi è sicuramente il vostro giorno fortunato. Vi offrirò qualcosa di molto più redditizio del denaro. Potrete fare un ottimo investimento, se mi concederete un piccolo credito, poichè, vedete, quando tornerò dal prossimo viaggio ...... > >, ma il messicano non potè terminare il discorso.

< < Falla corta, compare. Niente quattrini ..... niente wisky. Starei fresco, se dovessi far credito a tutti i vagabondi di questa maledetta regione > >.

< < Caramba y carambita, solo un aspirante cadavere oserebbe chiamare vagabondo il grande e famoso Don Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales > > esclamò l'ometto.

< < Mai sentito nominare > > rispose il barista.

< < Comunque, in fondo mi siete simpatico e per questo ho intenzione di proporvi il più grande affare della vostra vita > > propose Cico, sempre tono allegro.

< < Sentiamo, quale sarebbe questo affare > > disse l'oste, sempre meno convinto.

Senza rispondere, il piccolo messicano mostrò al padrone del locale un piccolo oggetto, di forma sferica.

< < Vi chiedo di darmi due bottiglie di torcibudella, in cambio di questo favoloso smeraldo, dal valore inestimabile, che io sottrassi, a rischio della mia vita, ad un potente raja, durante le mie avventure in India > > disse Cico, con sicurezza.

< < Fammi vedere meglio il tuo smeraldo compare > >.

Il barista analizzò accuratamente il piccolo oggetto, prima di  rivolgersi nuovamente al simpatico messicano, con un largo sorriso.

< < Davvero un pezzo raro...... una meraviglia. Sei generoso, straniero e per questo voglio farti una nuova proposta interessante, se sei d'accordo > >.

< < Ma certo, dimmi pure, simpaticone > > rispose il messicano, sorridendo.

Con mossa rapidissima, il barman si chinò sotto il bancone e un istante dopo, il povero Cico si trovò puntato contro un grosso fucile a pallettoni.

< < Caramba, che significa? > > chiese il piccolo uomo, terrorizzato.

< < Significa che so ben distinguere gli smeraldi dai tappi di bottiglia e se non ti sbrighi ad uscire da questo locale, ti farò correre a fucilate, fino a farti arrivare di nuovo dal tuo raja, chiaro ? > > disse rabbiosamente il barista.

< < Ok calma, amigo. Io volevo soltanto scherzare, ma se la prendete su questo tono, me ne vado. Sappiate, però, di avere appena perduto il miglior cliente della zona > > disse Cico, prima di guadagnare l'uscita con passo deciso, senza accorgersi dell'uomo, che stava per entrare nel saloon proprio in quel momento. I due si scontrarono malamente, provocando una nuova risata generale.

< < Maledizione > > esclamò il tipo barbuto, dall'aria non troppo amichevole. 

< < Chiedo scusa, senor, non vi avevo visto > >.

Nonostante le sue scuse sincere, il simpatico messicano fu afferrato dalle forti mani del tipo e immediatamente si trovò con i piedi sollevati da terra.

< < Scusa un corno! Adesso ti insegnerò a fare più attenzione > > disse rabbiosamente il nuovo arrivato < < E poi chi sarebbe questo tizio, Bart. Non l'ho mai visto a Pleasent Point > > chiese, rivolgendosi al barman.

< < Solo un vagabondo, Regan..... stavo proprio per buttarlo fuori > > rispose il barista.

< < Tranquillo lo farò io, con dei calci ben assestati > > esclamò Regan, sorridendo malignamente.

< < Vi sconsiglio di fare una cosa simile, mister, altrimenti... > > provò a rispondere Cico.

< < Altrimenti cosa, specie di ranocchio > >.

< < Altrimenti vi infilzerò un dito su un occhio.... così > > disse il simpatico Cico, prima di infilare letteralmente il proprio indice sull'occhio destro del suo antagonista, costringendolo a mollare la presa.
< < Fiamme d'inferno, te la farò pagare > >.

Un istante dopo, il piccolo messicano venne brutalmente scaraventato fuori dal locale, finendo malamente sulla polvere.

< < Non è finita qui, sporco messicano. Nessuno può permettersi di mancare di rispetto a James Regan > > disse il tipaccio, mentre anch'egli usciva dal saloon.

Ben presto, però, tra la folla di curiosi, che si era prontamente formata attorno ai due, alcuni uomini decisi, vestiti con i classici abiti dei trappers, si fecero avanti.

< < Un momento, mister, possiamo sapere cosa ha fatto di male il nostro amico, per meritarsi un simile trattamento? > > intervenne uno dei cacciatori.

< < E voi da dove sbucate? Filate, non sono affari, che vi riguardano > > rispose prontamente Regan.

< < Siamo l'equipaggio di quella specie di zattera e Cico è uno dei nostri. Non ci va a genio che qualcuno gli faccia del male! > >.

< < D'accordo, belli! Mi limiterò a dargli una piccola lezione. Ora filate > > disse minacciosamente James Regan.

< < Un momento... > > provò nuovamente a dire il trapper, prima di essere interrotto dalla pistola, che gli veniva puntata contro.

< < Filate ho detto oppure devo provare a convincervi con la mia sputafuoco > > disse rabbiosamente l'uomo, mentre puntava la sua colt contro il gruppo di cacciatori.

Improvvisamente, però, l'imprevedibile Cico attaccò alle spalle il tipaccio armato, colpendolo duramente a una gamba e costringendolo a inginocchiarsi a terra.

< < Non lasciatevi spaventare, uomini della '' Mary Bell '' > > disse il piccolo messicano.

< < Bel colpo Cico. Forza ragazzi, diamogli una lezione > >.

In breve, il robusto uomo, chiamato Regan, fu attaccato da tre furibondi trappers, i quali, a furia di calci e pugni, lo costrinsero proprio sul limitare del piccolo molo del villaggio.

< < Ehi amigos, lasciate un colpo anche a me > > disse Cico, prima di buttare in acqua il suo antagonista, provocando una risata generale.
Regan uscì dal fiume, folle di collera e mentre si trovava ancora sulla riva del fiume, si rivolse agli odiati avversari.

< < Ridete pure, maledetti. Presto, riderete lacrime di sangue. Parola di James Regan > >.

I destinatari della minaccia non sembrarono, così, preoccupati delle parole sinistre dell'uomo, ma probabilmente essi non compresero lo sconfinato odio, che ormai Regan provava nei loro confronti.

< < State in guardia, ragazzi. Quell'uomo non minaccia mai a vuoto > > disse un abitante del villaggio, che aveva assistito alla scena.

< < Chi sarebbe quel tipo > > chiese uno dei cacciatori.

< < Uno dei molti cacciatori della regione, che vivono nella foresta e che vengono qui per vendere le pelli. Tuttavia, riguardo quel Regan, girano cattive voci. Si dice che sia in combutta con gli indiani Delawere e che li guidi anche contro i pionieri bianchi, quando è sicuro di guadagnarci. State lontani da lui. E' molto pericoloso > > aggiunse l'uomo del posto.
 
< < Io sinceramente spero di non incontrarlo mai più, dal momento che domattina riprenderemo il nostro viaggio. A Forte Henry ci aspetta un bel mucchio di quattrini > > concluse il buon Cico.




Fu così, che il giorno dopo, quando il sole era già alto, la barca dei quattro amici era ormai molto lontana da Pleasent Point. La navigazione procedeva tranquillamente, lungo il fiume Yukon, che scorreva fra due rive, ricoperte da una vegetazione di ineguagliabile bellezza.

< < Ah, il meraviglioso spettacolo della natura. Questa è la migliore vita che si può condurre, amici miei > > esclamò Cico, mentre era impegnato con il timone della piccola imbarcazione.

< < Per carità, Cico, pensa al timone o ci manderai a sbattere contro qualche roccia. Il fiume diventa più stretto in questo tratto e potremmo trovarci di fronte a ostacoli improvvisi > > disse il trapper più anziano.

< < Niente paura, ragazzi. Ci penserà il vostro Cico > > rispose il piccolo messicano.

< < Ehi, guardate quel tronco, ragazzi. Sembra che stia per cadere > >.

< < Per Giove, è vero. Fermate subito la barca, presto > >.

Dopo aver oscillato pericolosamente, infatti,  un pesante troncò si abbattè, con un tremendo schianto, bloccando, quasi completamente, la via navigabile del fiume.

< < Per mille diavoli, l'abbiamo scampata bella > >.

< < Caramba y carambita, ma come può cadere un albero di queste dimensioni, da un momento all'altro. E' inspiegabile > > disse Cico, chiaramente spaventato.

< < Maledizione, tutto è chiaro, invece. Guardate lassù > >.

Tra la fitta rete di alberi e piante di ogni tipo, spuntarono, come dal nulla, una ventina di indiani, armati con archi e frecce, inferociti e immediatamente prossimi ad attaccare.

< < Mano ai fucili presto > > .

I quattro compagni ebbero il tempo di sparare qualche colpo, uccidendo alcuni degli aggressori, ma la loro fine era vicina. Il cacciatore più anziano fu colpito a morte da due frecce e la stessa sorte toccò al biondo, che si difendeva al suo fianco. Gli indiani invasero il ponte della piccola barca, mentre il terzo trapper si difendeva disperatamente con il fucile, ormai scarico, utilizzandolo come clava.

< < Fatevi sotto bastardi > > urlò l'uomo, prima di essere trafitto da lance e frecce.

L'ultimo rimasto fu il simpatico Cico, il quale continuava a sparare contro i nemici con due colt, riuscendo ad aprire alcuni vuoti fra le loro fila.

< < Venite avanti, brutti musi. La mia pelle vi costerà molto cara > > disse il piccolo uomo.

In breve, il messicano venne sopraffatto. Uno dei guerrieri lo atterrò, disarmandolo, pronto ad ucciderlo a sangue freddo con un coltello.

< < Prega i tuoi dei, piccolo uomo. La morte è sopra di te > > disse il pellerossa freddamente.

Cico era pronto a morire, ma la mano dell'indiano venne fermata all'ultimo secondo.

< < Fermo, Lupo Nero. Quell'uomo è mio, te l'avevo già detto > > disse il crudele James Regan < < Salute, ranocchio, come vedi Regan mantiene sempre le sue promesse > >.

< < Maledetto, allora sei tu la guida di questa banda di assassini > > disse Cico rabbiosamente.

 < < Legategli le mani. Presto Lupo Nero, finite di saccheggiare la barca e partiamo. Voglio essere al villaggio prima di sera > > ordinò il rinnegato.

< < In quanto a te, ranocchio, goditi questa tua ultima passeggiata > > aggiunse l'uomo., sorridendo malignamente.

< < Maldito > >.

< < Presto fratelli rossi. Questa sera potremo festeggiare la nostra vittoria. Voglio riservare a questo cane messicano un trattamento molto speciale > >.




Nello stesso momento, non molto lontano dal luogo della tragedia, un misterioso personaggio seguiva, con abilità straordinaria, le tracce del gruppo di indiani assassini. Si trattava di un uomo alto e dalla forma atletica. I muscoli, che scolpivano il suo corpo, chiaramente lo identificavano come un guerriero temibile. Si muoveva con un'agilità, persino superiore a quella dei pellerossa, difficile da trovare in un normale essere umano. Aveva capelli neri e occhi azzurri e la sua espressione era calma e selvaggia al tempo stesso.

Era di razza bianca, ma indossava degli abiti selvaggi, simili a quelli che portavano i guerrieri delle tribù del nord. Ciò nonostante, anche per gli indiani, il suo abbigliamento era alquanto insolito, soprattutto per via della maglia di seta, che raffigurava uno strano e sinistro falco nero.

Oltre ad una colt calibro quarantacinque, il misterioso guerriero era armato di una temibile scure di pietra, che, per essere utilizzata degnamente, richiedeva un'abilità particolare e non comune, oltre ad una notevole forza fisica, data la pesantezza dell'arma.

L'uomo riuscì a seguire le tracce, per un bel tratto di foresta, fino a quando giunse nel luogo dello scontro. Consapevole di essere arrivato tardi per salvare i trappers, analizzò velocemente gli svolti della battaglia e dai cadaveri e dalle armi abbandonate, comprese subito che l'attacco proveniva dai feroci indiani Delawere.

 Conosceva già l'identità del rinnegato che li guidava, tristemente famoso per vari episodi di violenza e morte.

Con la rabbia nel cuore, il giovane si lanciò nuovamente nella foresta, dando inizio alla caccia.



< < Dannazione, di questo passo non arriveremo mai al villaggio, prima del calar della sera > > esclamò James Regan.

< < Siamo tutti molto stanchi, fratello bianco > > rispose Lupo Nero < < Inoltre, sarà meglio raggiungere un rifugio sicuro, per evitare l'ira di Zagor > >.

< < Mi hai preso per uno dei superstiziosi guerrieri? Zagor è soltanto un uomo, che può essere ferito e ucciso > >.

< < Questo può anche essere vero, ma ho udito molti valorosi guerrieri parlare così e ora le foglie degli alberi cadono sulle loro tombe. La sua scure è infallibile > > disse cupamente Lupo Nero.

< < Risparmia le tue storie alla tua gente, Lupo Nero. Noi siamo in molti e Zagor non oserà attaccarci. Ora proseguiamo fino alla Radura dei Cervi. Ci fermeremo lì questa notte > > concluse Regan.

Il piccolo gruppo di uomini non si accorse dell'individuo, che continuava a spostarsi velocemente tra gli alti alberi della foresta, aspettando il momento opportuno per agire. Dopo un certo tratto, infatti, l'atletico personaggio si fermò sopra il ramo di una grossa quercia e non appena le fila dei pellerossa sparirono tra la vegetazione della foresta, si lasciò cadere agilmente a terra. Valutando per qualche secondo la posizione del nemico, egli iniziò a correre lungo i più impervi sentieri, fino a quando giunse proprio alle spalle dei Delawere e del prigioniero, che veniva forzato nel cammino, da una corda legata stretta intorno al collo.

Nascondendosi dietro un cespuglio, il giovane guerriero attese nuovamente il passaggio della compagnia, ma questa volta attaccò l'ultimo indiano della fila. Lo agguantò, con forza e velocità incredibile, nascondendolo tra i folti cespugli e  non lasciando al malcapitato la possibilità di urlare o reagire. Si limitò a tramortirlo, ma ciò fu sufficiente a provocare il panico tra i guerrieri, che si accorsero, ben presto, della scomparsa misteriosa del loro compagno.

< < Zampa d'Orso è sparito senza lasciare traccia, abbandonando il suo fucile > > disse un Delawere terrorizzato.

< < Che diavolo stai dicendo, idiota? Cerca il tuo compagno > > esclamò Regan, infuriato.

< < Stavo parlando con lui, quando la sua voce si è spenta. Mi sono voltato ed era scomparso > >.

< < Un Delawere non abbandona mai le sue armi. Ho un brutto presentimento, fratello bianco > > aggiunse Lupo Nero.

< < Al diavolo, non restiamo qui a fare discorsi inutili. Raggiungiamo la Radura dei Cervi > >.

Improvvisamente, il silenzio della foresta venne interrotto bruscamente da un urlo agghiacciante, quasi disumano, che moltiplicato da mille echi, sembrò gelare il sangue nelle vene dei Delawere.
 
< < AYAKKKAAAAHHHKKK > >.



< < Grande Manito, è lui > >.

< < E' Zagor. Ha preso lui Zampa d'Orso. Ci ucciderà tutti > >.

Nel panico generale, tre dei guerrieri fuggirono in preda al terrore, rimanendo sordi ai richiami di Regan e di Lupo Nero.

< < Tornate indietro, idioti. In questo modo farete il gioco di Zagor > >.

< < E' inutile fratello bianco. La paura ha una voce più forte della tua. Quegli uomini non torneranno > >.

< < Al diavolo, sbrighiamoci. alla radura saremo in grado di difenderci meglio > > disse Regan, il quale era sempre meno tranquillo.

< < Dovremo tenere gli occhi bene aperti questa notte > > aggiunse Lupo Nero.


Fu così, che la marcia riprese, sempre sotto la costante attenzione del misterioso guerriero, il quale aveva ripreso a seguire i movimenti del gruppo, ormai composto da pochi uomini, spostandosi da un albero all'altro.

Al calar della notte, arrivarono alla Radura dei Cervi, dove gli indiani Delawere rimasti iniziarono ad affrontare la notte, organizzando alcuni turni di guardia, pronti ad armarsi per ogni sospetto di pericolo. Ma fin dal primo turno, il misterioso inseguitore era già in agguato, sempre appostato tra i fitti alberi della foresta.

 Costantemente attento a non farsi scoprire, l'uomo scelse un grosso ramo, situato proprio al di sopra del bivacco, al centro del quale il buon Cico era ancora legato saldamente, anche se ciò non gli impedì di prendere sonno, dopo le grandi fatiche, affrontate in quel terribile giorno.

 Munendosi di un grosso lasso, il guerriero lo scagliò, con rara precisione, sul prigioniero insonnolito, il quale si sentì improvvisamente tirare verso l'alto, sotto lo sguardo esterrefatto delle due sentinelle.

< < Allarme, il prigioniero è fuggito > >.

< < Svegliati Lupo Nero > >.

Il povero messicano rimase appeso, mentre vide lo strano uomo che legava strettamente il lasso su un grosso ramo, con il quale l'aveva tirato fuori dall'accampamento.

< < Caramba e tu chi saresti > > chiese Cico, sconvolto.

< < Resta appeso per un po', amico. Io tornerò presto > > disse il guerriero con voce allegra.

Intanto, nella radura, Regan si armò prontamente del fucile, cercando a tutti i costi di prendere la mira  sull'odiato avversario, il quale si spostava troppo velocemente tra la vegetazione, con la quale il guerriero sembrava addirittura entrare in contatto.

< < Si tratta certamente di Zagor. Cercatelo > >.

< < AYAAAAHHHHKKKKK > > ancora una volta il sinistro urlo di Zagor risuonò nella foresta e prima che Regan e i suoi potessero preparare un piano di azione, il misterioso guerriero fece la sua mossa. Utilizzando una liana, si lanciò contro Regan, colpendolo con un tremendo doppio calcio volante, costringendolo a mollare il fucile.

< < Stavi parlando di me, Regan > > disse l'uomo, chiamato Zagor, con tono beffardo.

Un Delawere, riprendendosi dalla sorpresa, attaccò il nemico, armato di coltello, ma venne immediatamente messo fuori combattimento dalla scure di pietra. Subito dopo, accortosi della pistola, che Regan stava per usare, Zagor lanciò la sua scure con incredibile precisione, disarmando ancora una volta il rinnegato, per poi stordirlo con il calcio della propria colt. Si girò in tempo per fronteggiare un terzo nemico, il quale provò a sorprenderlo con una lunga lancia, che tuttavia venne evitata facilmente da Zagor, che subito dopo stese l'indiano con dei micidiali pugni, assestati con forza e precisione fra lo stomaco e la mascella del pellerossa.

Dopo aver steso tutti i nemici, Zagor si girò verso il pericoloso rinnegato, scoprendo, con stupore, che quest'ultimo aveva già approfittato della confusione, per fuggire.

< < Per mille scalpi, il pezzo grosso mi sfugge > > disse il guerriero.

Ma prima che potesse proseguire la caccia, una voce decisamente contrariata lo fermò.

< < Ehi tu bellimbusto, per caso avresti intenzione di farmi scendere? > > chiese il povero Cico, ancora appeso all'albero.

< < Oh perdonami, piccolo messicano, mi ero dimenticato di te. Ti farò scendere subito > >.

E senza dare preavviso al prigioniero, Zagor tagliò la corda, facendo precipitare il poveretto. Ma ancora una volta, il guerriero bianco dimostrò un'incredibile prontezza di riflessi, acchiappando al volo lo spaventato Cico.

< < Caramba, avete degli strani metodi, senor. Tuttavia non posso che ringraziarvi per avermi salvato la vita > >.

< < E' strano sentirmi chiamare senor. I coloni, gli indiani e persino i fuorilegge mi hanno soprannominato Zagor. Puoi usare anche tu questo nome > > disse il giovane e atletico uomo.

< < Davvero uno strano nome. Ha qualche significato particolare? > > chiese Cico.

< < E' l'abbreviazione di Za-gor-te-nay, che nel linguaggio di alcune tribù, significa spirito con la scure. Questo nome mi è stato dato molti anni fa, ma questo non è il momento per fare conversazione. Dobbiamo muoverci. A Forte Henry sarete al sicuro. Come vi chiamate? > >.

< <  Mi chiamo Don Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales, ma gli amici mi chiamano Cico > >.

< < Bene Cico, direi di metterci in cammino. Una volta che ti avrò scortato al forte, io potrò proseguire la mia caccia contro Regan > >.

< < Per la barba di mio nonno, questa è un'offesa. Mi state forse trattando come un lattante? Sono capace di badare a me stesso > > sbottò il simpatico messicano.

< < Bene amico, stando così le cose, ti auguro buona fortuna. Forte Henry si trova da quella parte > > disse Zagor, non troppo convinto.
< < Bene, vi mostrerò che le insidie della foresta mi fanno ridere. Adios, senor presuntuoso > > disse l'ometto sorridendo, ma si paralizzò subito di fronte a ciò che vide nell'attimo successivo.

 Un mortale serpente a sonagli si aggirava in cerca di prede.

Il buon Cico non perse tempo ad allontanarsi dal pericolo e a posizionarsi nuovamente vicino al suo salvatore, il quale lo guardò sorridendo.

< < Per mille scalpi, non sei andato tanto lontano, amico Cico. Eppure, sei un grande esperto della natura > > disse Zagor allegramente.

< < E' vero, mio caro ragazzo. Ma vedi, anche il più grande avventuriero, talvolta, ha bisogno di un compagno. Per questo, Zagor, ho preso la decisione di seguirti nella tua caccia. D'altronde anch'io ho un conto in sospeso con quel rinnegato ed è probabile che io ti possa aiutare in qualche modo > >.

< < Scordatelo, uomo. Io combatto da solo e soprattutto mi rallenteresti > > disse il guerriero, con tono deciso.

< < Aspetta, è vero che non potrò seguire i tuoi ritmi di marcia fino in fondo, ma giuro che non mi stancherò mai e farò tutto il possibile per aiutarti. Lo devo anche ai miei amici, crudelmente assassinati > > replicò il messicano, mostrando una forte determinazione.

Zagor lo guardò intensamente con i suoi accesi occhi azzurri, quasi volesse comprendere fino a che punto sarebbe giunto il coraggio del piccolo messicano, ma alla fine prese la sua decisione.

< < E va bene, ti porterò con me, ma ad una condizione, Cico. I miei ordini li dovrai sempre rispettare. Se ti dico di fuggire, tu dovrai farlo, anche a costo di abbandonarmi, è chiaro? > >.

< < D'accordo, amico mio. Hai la mia parola > > accettò Cico, manifestando la sua contentezza, per aver trovato un nuovo compagno e amico.

< < Molto bene, Cico. Mettiamoci in marcia. Voglio arrivare alla Terra Tremante al più presto > > disse Zagor.

< < La Terra Tremante? Cosa diavolo è? > > domandò il messicano, sconcertato.

< < E' il luogo, dove è situato il mio rifugio. E' una palude, che gli indiani chiamano in questo modo > >.



Con passo spedito, Zagor si inoltrò nella foresta, seguito, anche se a fatica, dal buon Cico e dopo tre ore di cammino, finalmente i due giunsero a destinazione.

< < Fermati Cico, siamo quasi arrivati. Ma prima, desidero dare un'occhiata > > disse Zagor, analizzando la situazione nella palude.

 Si trattava di un luogo sinistro, dove difficilmente un essere umano avrebbe potuto vivere tranquillamente. L'aria era satura degli odori degli acquitrini e proprio in uno dei molti laghetti del posto, si trovava il piccolo e tetro isolotto, dove Zagor aveva costruito il proprio rifugio spartano. Sia all'ingresso della casetta, che tra i grandi alberi, che circondavano l'isola, si potevano intravedere dei  paletti, nei quali erano stati incastonati sinistri teschi di uomo.

Con la sua incredibile agilità, Zagor si arrampicò facilmente e fece la sua perlustrazione, saltando da un albero all'altro, sotto lo sguardo incredulo del compagno e poco dopo egli decise che la via era sicura.

< < Caramba, ti arrampichi sugli alberi con la stessa facilità, con cui io mangerei polpette > > disse il piccolo messicano, incredulo.

< < La via è sicura, Cico. Possiamo andare > > disse Zagor, con sicurezza < < Vedi quella specie di isolotto? Si trova proprio al centro della grande palude di Darkwood. Da ora in poi, sarà la tua casa > >.

< < Ammetto che non è il posto più allegro che abbia mai visto, ma sono certo che mi abituerò > > mormorò Cico.

< < Non lasciarti suggestionare dai teschi. E' solo una mascherata, per tenere lontani i curiosi. Gli indiani considerano questo luogo come il regno degli spiriti. Per questo si guardano bene dal venire da queste parti. Coraggio, ci aspetta una sostanziosa cenetta, poi dormiremo qualche ora. Ho intenzione di riprendere la caccia il più presto possibile > > concluse il guerriero.

< < Il discorso riguardo la cena mi piace parecchio. Ti seguo, amico mio > >.



Quella sera, come promesso da Zagor, i due compagni di avventura mangiarono tranquillamente all'aperto e in particolare il buon Cico svuotò quasi tutta la dispensa del guerriero.

< < Sai cosa ti dico, Zagor. Il tuo rifugio non è niente male. Comincio già ad abituarmi all'idea di vivere qui > > disse allegramente il messicano, mentre continuava ad attaccare un gustoso cosciotto di agnello.

< < Beh, ora che mi hai svuotato la mia dispensa, possiamo parlare di cose serie. Non ti ho invitato qui, per offrirti un periodo di villeggiatura, ma per realizzare un certo mio piano, per salvare la pace a Darkwood > >.

< < Caramba y carambita, sono pronto, dimmi soltanto cosa devo fare > > disse Cico, ansioso di aiutare il suo nuovo amico.

< <  Per farla breve, noi due organizzeremo un'entrata sensazionale al campo dei Delawere e per farlo avremo bisogno di due Zagor > > concluse il guerriero, sorridendo in modo preoccupante.

Il povero Cico sentì un brivido lungo la schiena. Aveva la netta sensazione, che i prossimi giorni non sarebbero stati facili da affrontare.



< < Spero solo che il mio povero cuore possa reggere ai guai in cui mi caccerai, mio caro amico > >.




CONTINUA.

 

 

  
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