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Autore: Yellow Daffodil    07/04/2017    3 recensioni
[Missing moment di "Io e te non è completamente sbagliato", situata tra i cap 18 e 19. Si può leggere anche indipendentemente dalla storia a cui è legata]
I ragazzi dell'ex 5^A sono in vacanza di maturità a Mykonos. Nell'isola fanno cazzate, litigano e scoprono se stessi; ma che succede quando scoprono un po' troppo di se stessi? Che succede quando, brilli a un evento in spiaggia, parlano con il loro più acerrimo nemico e realizzano che forse non è proprio la persona che credevano? O meglio, che loro stessi non sono chi credono di essere? Il gatto della nonna della zia di mia sorella?
Uno shot dopo l'altro alla scoperta di due dei protagonisti di "Io e te è grammaticalmente scorretto", per la prima volta narrato dalla voce di... lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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shots di verità
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[Missing moment di "Io e te è non è completamente sbagliato", situata tra il cap 18 e 19]

Peggio che alle elementari, quando lanciavo le palline di carta e poi nascondevo la mia penna-cerbottana senza riuscire a trattenere le risate.

Sto scappando da mezz'ora dal danno che ho fatto, ma non sono nemmeno capace di camminare, perché sono ubriaca fradicia e rossa di vergogna. Se qualcuno mi vedesse adesso, come prima cosa intuirebbe che ho combinato un guaio di cui mi vergogno, ma poi capirebbe che in un certo senso mi ha appagato e soddisfatto. Il che va molto male, dato che confessarsi ad Amerigo Ponzaro non dovrebbe essere né appagante, né soddisfacente.

Non per me, almeno.

Quindi barcollo senza meta, confusa, intontita e disperata. Amerigo o non mi trova o ha smesso di cercarmi e io non so davvero da chi andare per cercare rifugio. Sul serio, io non ho nessuno, tranne forse Dio e Giorgia. Dio, per quel che mi hanno detto, c'è sempre per tutti, ma in modo fin troppo discreto; in quanto a Giorgia, invece, so che lei adesso è con la sua famiglia e non posso certo andare a disturbarla. O non ne ho il coraggio, per essere precisi.

Vorrei potermi chiudere nei bagni a vomitare, ma c'è troppa fila, così girovago per trovare un cestino e prima di riuscirci, incappo in un'altra disgrazia.

Come se già i problemi per questa sera non bastassero.

"Che faccia hai?"

Incrocio gli occhi nocciola dietro le lenti, prima ancora di poter sbuffare alla sua domanda inopportuna. Francesco Natale adesso proprio no, è davvero la ciliegina marcia sulla torta amara. In più mi rivolge solamente il suo disgusto, per nulla cosciente di avermi appena preso in pieno nella fretta della sua camminata.

Imbranato e pure maleducato. Questo ragazzo è davvero una vergogna del genere umano.

"Che ti frega." sbotto in risposta al suo tono irritante, ma la cosa non mi riesce affatto bene e una spiacevole sensazione allo stomaco mi avvisa che è meglio levarlo di mezzo per salvarlo da un'imminente catastrofe.

Ovviamente, però, i pensieri viaggiano molto più veloci delle azioni e io non riesco a far altro che piegarmi in avanti e vomitargli sulle scarpe. Tanto è un poraccio, meglio che gliele faccia cambiare io quelle Vans di nove anni fa prima che le richiedano per un'asta di antiquariato.

Credo che imprechi o mi offenda, invece si abbassa per sorreggermi e mi conduce in un angolino appartato, sostenendomi per la vita.

Poi sì che impreca e mi offende.

"Che schifo!" conclude l'elenco di ingiurie, strisciando i piedi sul terreno come un toro e come se la sabbia potesse veramente pulire quel lerciume. Non ha ancora capito che le scarpe di tela una volta macchiate sono utili come le calamite o le cover rigide per iPhone.

"Scusami, Rosso Malpelo. Sei sempre in mezzo ai piedi." mormoro, recuperando il respiro e un po' di dignità. Sono felice di avergli vomitato sulle scarpe, ma allo stesso tempo infastidita che sia capitato con lui e non con qualcun altro. Io ho un problema con questo qui; mi dà un po' troppo sui nervi ed è uno sfacciato. Generalmente vado molto più d'accordo con chi ha paura di me.

"Stavo solo camminando!" si difende, allargando le braccia. "Mi sei venuta addosso perché stavi barcollando in mezzo alla gente. Ti sembra normale?"

"Tu mi sei venuto addosso." preciso. "Sembrava che avessi un po' troppa fretta, oltre che due piedi sinistri e dei prosciutti sugli occhi. E comunque non stavo barcollando, stavo cercando un posto per vomitare."

"Scelta grandiosa."

"Ti ho fatto un favore, quelle calzature medievali sono in disuso da secoli e poi fanno schifo."

"No, le tue condizioni fanno schifo e questo è una merda!" sbotta indicandosi i piedi, nervoso.

"Perché dici parolacce? Dov'è la tua mammina che ti sgrida?" mi riferisco a Federica, la sua fidanzata, e mi guardo attorno per vedere dove sia, dato che gli sta sempre appresso. O meglio, che lui le sta sempre appresso.

"Non c'è." decreta lapidario.

Non rispondo solo perché il mio stomaco non è d'accordo, allora decido che per il bene della mia dignità è meglio se mi siedo e la smetto di rimanere ancorata a questo tavolino-ombrellone fatto di canne di bambù. Ok che qui non c'è troppa gente, ma continuare a fare la spavalda non va bene se poi ripetiamo la scena di poco fa.

"Guarda come sei ridotta." insiste Francesco, riservandomi la sua espressione più indignata. "Che ti prende stasera, Miss Perfezione?"

Alzo gli occhi su di lui, squadratina da tre secondi e: "Anche tu hai bevuto."

"Come tutti."

"No, come me." evinco dalla sua postura meno controllata del solito, gli occhi lucidi e i capelli che avranno visto cinquanta manate passarci in mezzo. "Sembri sconvolto, solo che reggi meglio."

"Se vuoi ricambio il favore e ti vomito su quei tacchi grotteschi che ti metti addosso per sembrare figa."

"Sulle Louboutin? Devi essere malato."

Francesco sembra aver esaurito la voglia di litigare con me, così scuote la testa e fa per andarsene, ma io lo fermo, pensando che potrebbe essermi utile per tenere Amerigo a debita distanza e anche per assistermi nell'imminente nuovo attacco di vomito.

Non serve che esterni questi pensieri, il rosso si china accanto a me e prontamente mi mette una mano sulla fronte per reggerla mentre do nuovamente di stomaco. Evviva, posso finalmente fargli capire che cosa provo quando sono in sua presenza: nausea!

E va bene, forse questo era un po' troppo, però resta il fatto che sia un essere spregevole. E sì, anche se mi aiuta ed è carino con tutti.

Quando il peggio è passato, il mio nuovo babysitter raccoglie i capelli che mi sono caduti davanti viso e li tiene saldi dietro alla mia nuca.

Avevo un ex che usava trattare i miei capelli come fossero un elemento attivo nei rapporti sessuali e ammetto che la cosa mi ha sempre fatto impazzire. Non che Francesco mi susciti cose diverse dalla repulsione, però il suo modo di fare è più virile di quanto immaginassi.

"Finito di fare la figura della stupida?" mi sussurra all'orecchio, mentre alcuni passanti ridacchiano.

"Non mi succede mai, te lo garantisco." mi difendo, mentre tossicchio e faccio per rimettermi in piedi. "Ma stasera non sono in me. Andiamo via."

Non gli chiedo nemmeno per favore, ma lui mi asseconda e mi sorregge come prima, mentre ci allontaniamo dalla confusione. Non so se si sia fatto impietosire dalle mie condizioni o se la sua natura da cavaliere fuori moda gli imponga di essere servizievole, fatto sta che ringrazio il Cielo perché stasera non mi ha lasciato sola come un cane ad affrontare le mie difficoltà. Di solito succede.

L'insenatura dove si tiene la festa ha un punto un po' isolato, dove arriva un sacco di legname dalla marea e si deposita sulla riva. Tutti i tronchi se ne stanno disposti senza regola e vengono resi un po' mostruosi dalla luce pallida della luna. Qualche cameriere di passaggio li usa per appoggiarci sopra i vassoi e riposare le braccia stanche. Però, a parte loro, non c'è nessuno e sembra il luogo ideale per nascondere una sbornia rovina-reputazione.

"Mamma chioccia si preoccuperà nel non vedere tornare il pulcino." commento, scostandomi da Francesco e provandogli di riuscire comunque a stare in piedi. "Vai pure, grazie per avermi aiutato."

Non vorrei ringraziarlo, ma mi sento in dovere proprio per il discorso del sola come un cane. E poi è vero: da due settimane a questa parte, ma in realtà da quando ho conosciuto Francesco, non l'ho mai visto spaiato da Frederica. O lei era con lui consenzientemente, oppure lui le orbitava attorno con un raggio che poteva variare da qualche centimetro a mezzo chilometro. Il fulcro della questione, comunque, è che c'è sempre un filo invisibile che lo lega a quella ragazza e mi stupisce non percepirlo proprio adesso.

"Non ti preoccupare. Resto un po'."

Il rosso si siede su un tronco umido prima ancora che lo faccia io e leva le scarpe calciandole da parte come se fosse determinato a stabilirsi qui. Non mi aspettavo che fosse così volenteroso di mandare all'aria la sua serata, ma non mi lamento e, anzi, faccio una battutina sull'approfittarsi della marea per la definitiva eliminazione di quelle Vans rivoltanti.

Tuttavia, liberarsi da certe scocciature non sembra una brutta idea nemmeno a me, specialmente sulla sabbia trufaldina della riva, così anche io mi sfilo i tacchi e mi accomodo non troppo distante da lui. Spero che il mio stomaco si sia finalmente quietato, ma male che vada c'è sempre la camicia di Francesco, che è fuori moda da quasi due anni.

"Perché non vai da lei?" gli chiedo, sentendo la pancia che si rilassa appena mi siedo. È strano, ma io alle feste non mi siedo mai; sono sempre impegnata a ballare o a parlare con qualche sconosciuto... o a baciare qualche sconosciuto. Però non è male fare un pit stop ogni tanto; lo dicono anche le vesciche ai miei talloni.

"Perché non ha bisogno di me." risponde Francesco, allentandosi il colletto della camicia con un gesto nervoso.

"Non è una gran risposta."

"Non è nemmeno un gran dialogo, questo qui, ma abbiamo bevuto entrambi, quindi non pretendere che si facciano discorsi troppo sensati. Non so neanche perché sto parlando con te, dato che sei una stronza."

"Tu sei uno stronzo." ribatto, sicura delle mie parole. "Fingi di essere un gentiluomo carino e premuroso, ma in realtà hai un carattere di merda... proprio come me."

"Tu non fingi per niente di essere carina e premurosa."

Alzo le spalle. "Avete litigato?"

Francesco tira un lungo sospiro, affondando i calzini nella sabbia e guardandola con rancore: "Magari."

"Ti spieghi o vuoi che ti vomiti di nuovo addosso?"

"Federica e io abbiamo un problema. Anzi io ho un problema con lei e cioè che non le piaccio. Non le sono mai piaciuto, o almeno non quanto lei sia piaciuta a me e si sta cominciando a sentire troppo. Lei dice che non è vero, che mi vuole bene e tutto il resto, ma trova sempre un modo per liquidarmi, non è troppo interessata a passare del tempo con me e sembra che non abbia davvero l'intenzione di coltivare un rapporto."

"E tu sì?"

Questa domanda lo stupisce ed è evidente che non se l'aspettasse: "Ovviamente, no? Le vado dietro da anni."

"E ora che state insieme è ancora così?"

Mi fissa per qualche istante e io noto forse per la prima volta le lentiggini che gli circondano gli occhi. Sorrido inevitabilmente nel realizzare che io e lui siamo due rossi uguali: un po' pallidi, occhi nocciola e lentiggini in posti dove non stanno bene, come attorno alle palpebre o sul contorno labbra. I suoi capelli sono decisamente più chiari e vivaci, i miei tendono invece al castano, ma se la gente non ci conoscesse, potrebbe scambiarci per parenti.

"Ok, non rispondere, non sei obbligato." intervengo notando che il silenzio inizia a farsi pesante. "Non farò leva su questa tua debolezza. Almeno non davanti ai nostri compagni, attorno a un tavolo del McDonald's."

Un ragazzo vestito da cameriere interrompe il nostro appassionante scambio di accuse e si china tra di noi dividendoci e offrendoci il contenuto del suo vassoio. Io lo guardo in stile scusa, ma che cazzo vuoi? mentre Francesco gli sorride, cortese come sempre.

Tra le sue mani c'è ciò che è avanzato da suo ultimo giro di ricognizione; sei shots colorati di cui uno è appena caduto ed è colato per tutto il vassoio.

Francesco mi guarda da sopra il braccio del ragazzo ed è come se cercasse la mia approvazione ad accettare l'offerta. Sa che non è proprio il caso, ma sa che aiuterebbe tanto me quanto lui... sopratutto lui. Così sbuffo e prendo il vassoio al tipo, posandolo ai nostri piedi. Francesco annuisce ed estrae cinque euro da lasciargli come mancia. D'altronde, non sarebbe venuto da noi in mezzo ai tronchi, se non avesse fiutato la presenza di un damerino sborsa mance.

Appena se ne va tutto scodinzolante per essersi guadagnato la serata, Francesco si china e prende due shot. Mentre ne beve uno di getto, offre l'altro a me.

"Fede ha sempre voluto che mi scusassi con te. Le ho promesso che l'avrei fatto."

"Non ce n'è bisogno, non mi importa." gli assicuro, buttando giù il bicchierino e strizzando gli occhi per il gusto forte dell'alcol (il mio fegato mi ucciderà, stasera). "Non è che avessi tutto questo torto."

"Ti ho aggredito verbalmente, di questo mi pento davvero."

"Ok, puoi andare dalla Di Mario e dirle che hai mantenuto la promessa." faccio mezzo sorriso battendogli una mano sulla spalla. "Magari tornerà a calcolarti per questo."

"Non so più che cosa l'attirerebbe, sinceramente. Non le va nemmeno di... be'." indica se stesso e poi lo spazio circostante con ovvietà.

"Farvi? Ma che schifo." mi lascio sfuggire.

"Vaffanculo."

"Scusami, ma per me è orribile anche solo pensare di vederti senza maglietta."

Si volta di scatto con espressione seccata: "Ti farei cambiare idea, se non ne valessi così poco la pena."

Alzo le sopracciglia stupita e ahimè colpita nel vivo da questa frecciatina a dir poco gelida. Comprendo che anche lui non pensi molto bene di me, ma dirmelo così e con così tanto disprezzo nella voce mi fa rabbrividire e mi offende a tal punto che non riesco a dissimulare il mio disappunto.

"Sei davvero diverso da come ti vendi, Natale."

"Tanto non piaccio in nessun modo, e comunque lo so che Federica l'ho già persa."

"Non lo so, forse se sei così spregevole anche con lei, è comprensibile."

"Con lei no, ovviamente!" sbotta, offeso. "La tratto come una principessa, non le faccio mancare nulla e non fingo mai!"

"Sì che fingi!" lo accuso. "Si vede lontano un miglio che è solo una vecchia convinzione che hai in testa, quella di voler stare con lei. Credo che tu l'abbia idealizzata un po' troppo e ora che l'hai conosciuta più a fondo, non sei felice e non sei nemmeno te stesso."

"Oh, senti, la campionessa di sincerità!"

"D'accordo, non sarò la persona più adatta a dirlo, ma io lo vedo, è così." incrocio le braccia e poi sbuffo, incredula che questa faccenda mi stia davvero interessando. Se il perdente qui non è nemmeno capace di tenersi stretta una tranquilla come la Di Mario, il problema non è che suo e della sua scarsa abilità relazionale.

Mi chino, raccolgo uno shot e lo butto giù in un sorso: "E comunque te la prendi con me, perché sono l'unica a questo mondo capace di dire le cose come stanno."

"Che fortuna."

"A te sentire la verità proprio non piace, eh?"

"Ti dico io la verità: ce l'ho con te perché sono l'unico ad averne il coraggio. Gli altri ti temono e non ti affrontano mai, si lasciano prendere in giro e non osano ripagarti della stessa moneta. Ma la realtà e che tu sei quella che mi ha dato l'impressione peggiore sin dal mio primo giorno e non ti sei mai smentita. Cattiva eri e cattiva sei rimasta."

"Bu-hu! Ale la cattivona!" gli faccio il verso fingendo di asciugarmi le lacrime. "Lo farò anche in modo subdolo, ma io sono quella che fra tutti non ha mai nascosto quello che pensa. Te lo sei mai chiesto? Perché se tra te e Federica non sta funzionando, la tua grande amica Argenti continua a spingerti verso il fallimento? Perché non ti dice che ti prenderai una stangata? Perché gli altri, che sanno benissimo di come la Di Mario non sia mai riuscita a passare sopra la questione con Scilla, non ti hanno avvertito che sarebbe stato impossibile vincere la sua frigidità?"

"Smettila." un lampo attraversa i suoi occhi, non so se in reazione alla mia franchezza o perché ho appena offeso la sua ragazza.

"Non ammetterlo, se non vuoi, ma forse gli altri sono stati più stronzi di me in questi anni, a partire dalla tua fidanzatina."

La mano di Francesco si contrae in un pugno e mi guarda, furioso, con tutta l'intenzione di urlarmi addosso: "Quanto sei brava con il tuo carattere ipocrita a tenere tutti lontano dal vero problema, eh?"

"Il vero problema?"

"Sì! Tu sei il vero problema! Parlare di te stessa è il vero problema e il tuo più grande terrore che ti spinge a essere così insensibile verso le vite altrui!"

"Oh, come se a te interessasse sapere della mia vita."

"Sì che mi interessa! E no, non attraverso le stupide foto in bikini che posti su Instagram, ma attraverso l'ammissione delle tue fragilità. Ne avrai qualcuna, no? Altrimenti non ti trovavo a vomitare in mezzo a una festa."

"Ma non dicevi che non ne valgo la pena?"

"Dipende da chi sei davvero, ma credo che non lo sapremo mai, giusto?" conclude con un tono canzonatorio, mentre appoggia i gomiti alle ginocchia e unisce le mani, portando lo sguardo sul mare. Ha le lentiggini anche sull'avambraccio, proprio come me.

Il silenzio regna sovrano per un po', poi qualcosa, forse l'alcol, mi spinge a parlare: "Ho baciato Amerigo, prima."

"Oh, bene, lo vuoi ascoltare il te l'avevo detto o scappi di nuovo tutta offesa nei bagni?"

"L'ho fatto perché sapevo che avevi ragione, ok? Smettila di darmi contro."

Scuote la testa sospirando e io mi sento in qualche modo sotto pressione. Non so perché, ma mi infastidisce che lui abbia determinate opinioni, in parte infondate. Se mi conoscesse meglio, non direbbe certe cose, ma d'altro canto nessuno mi conosce meglio e nessuno mi dice certe cose. Mai. Forse è per questo che mi indispone così tanto.

Gioco con i charm del mio Pandora, pensosa e dubbiosa sul fatto che questo rossetto stilizzato mi rappresenti davvero. L'ho comprato un paio di mesi fa... me li sono sempre comprati io, i simboli per questo braccialetto, ma mi domando quale sceglierebbe Francesco, se mai in un universo parallelo volesse farmi un regalo. Forse una strega stilizzata, o un'ampolla di veleno. Probabilmente chiederebbe alla ditta di forgiare una mini arpia in argento inossidabile.

"Lui è una delle mie fragilità. Contento adesso?" sbuffo, facendo ruotare il cuoricino con scritto Sister – l'unico charm che mi sia mai arrivato in regalo.

"Se permetti, l'avevo capito già da un po'."

"E allora che cosa vuoi sapere?"

Alza le spalle: "Perché ti vergogni così tanto."

"Lo capiresti, se fossi come me. Ma tu sei il Romeo Montecchi di turno, il gentiluomo fuori epoca, il grande amico, il non plus ultra della bontà. Tu puoi fare quello che ti pare e non venire giudicato, perché tanto non fai mai nulla di sbagliato."

"Invece c'è sempre qualcuno pronto a giudicare, anche quando non fai nulla di male. Qualcuno come te, per esempio. La differenza è che io di nemici ne ho pochi, tu... "

"Esatto, io non ho amici, quindi possiamo dire che ho solo nemici."

"Probabilmente ti prenderebbero in giro, ma solo per togliersi uno sfizio. In realtà, non c'è niente di male in ciò che hai fatto. Anzi, forse è una delle poche cose buone sulla tua fedina penale."

Mi apro in una mezza risata: "Vorrei averla pulita come la tua, la fedina penale."

"Non sono davvero così come mi hai descritto. L'hai detto anche tu che so vendermi bene."

"Allora dimmi, quali sono i segreti oscuri di Francesco Natale?"

Lo scruto per un po' sotto la luce della luna, i suoi tratti non troppo definiti per colpa della sbronza, ma una certa curiosità che mi spinge a voler decifrare la sua espressione. È fortunato; ha davvero un aspetto da buono. Gli occhiali da vista che dissimulano la sfuggevolezza degli occhi, le guance piene e il viso sempre ben pulito e rasato.

Ma c'è qualcosa che non vuole dire o semplicemente che non si rende conto di avere dentro. Forse disagio, rimpianto o rabbia. Di solito sono sempre queste tre a rovinare il buon nome di qualcuno.

"Forse non mi sono mai davvero sentito apprezzato in questa classe."

"Benvenuto nel club."

"Con te è diverso. Tu ci sei da sempre, fai parte dell'equilibrio, non l'hai spezzato."

"Quindi credi di aver manomesso qualcosa?"

Annuisce lentamente e non mi guarda: "In qualche modo mi sento di essere di troppo. I ragazzi stanno bene nel loro gruppo, che io ci sia o meno non fa molta differenza, e poi c'è Pierpaolo."

"Il temibile Scilla." rido, per niente d'accordo con la sua visione intimorita. Pierpaolo è solo Pierpaolo, non incuterebbe paura nemmeno a un bruco, ma per qualche ragione Francesco ne sembra terrorizzato.

"Non è come credi; Pierpaolo mi ha preso in antipatia dal primo secondo in cui ho messo piede in questa classe. Per due anni non si è sforzato minimamente di nasconderlo e non mi ha mai detto grazie, nemmeno una volta, per averlo indirettamente aiutato a risolvere quel guaio con la multa delle scommesse. Eppure se non fosse stato anche per me, non avrebbe visto un centesimo."

"Non è uno che dà molte dimostrazioni."

"Ci sta, ma a me sembra che gli abbia addirittura dato fastidio. E poi non si fida di me. Non si fida di quello che provo per Federica."

"Neanche io."

"Be', forse abbiamo un po' tutti dei dubbi, ma lui ha chiaramente un problema con me. Ci ho parlato, un paio di settimane fa."

Si china e raccoglie un altro shot, stavolta di colore verde acido, poco promettente.

"Quello c'è anche in Italia, lo chiamano 'Il Bastardo'." lo avverto. "Non ti conviene molto."

Ma Francesco alza le spalle e butta giù tutto, facendomi ancora una volta alzare le sopracciglia dallo stupore.

"Che gli hai detto?"

"Mi ero messo da poco con Federica e mi sentivo il suo fiato sul collo, così l'ho preso da parte e gli ho detto apertamente che se ha problemi con me, me lo deve dire. Chiaramente si è offeso e mi ha risposto che non lo convinco, che non si fida di me. Così ho messo in chiaro che se il problema è Federica, deve farsene una ragione. Lui ovviamente ha negato."

"Federica non ha mai avuto un fidanzato prima di te, quindi credo abbia mentito."

"Credo anche io. Un giorno Fede mi ha raccontato di loro due, di quello che è successo o stava per succedere e... da quel giorno ho capito di non avere un gran ruolo sulla sua scacchiera. Pensavo di essere io il re, ma ho capito che sono l'alfiere, anche se non lo ammetterà mai."

"È per questo che ti sono venuti tutti questi dubbi e non sei felice?"

"Sì. Ho capito perché non mi sono mai sentito al cento per cento con lei... perché non la distraggo, perché non le basto."

"E lei non basta a te, se sai che potrebbe essere più felice con qualcun altro?"

"Già... e ci ho provato anche a farmi valere. Le dissi di fregarsene del trattamento di Pierpaolo e rispondere allo stesso modo, lei mi ascoltò solo una volta, forse per farmi contento. Poi basta, non è cambiato nulla. Probabilmente si è messa con me a monte solo per provare a qualcuno che questa storia non le pesa per niente... ma sono un gran mucchio di cazzate. E Pierpaolo mi ha detto che se l'avessi ancora messa contro di lui per fare il grande, mi avrebbe preso a pugni."

"Wow." commento, iniziando a ricredermi su Scilla. "Non vi pensavo così accaniti per una sciaquetta, voi uomini."

"Alessandra!"

Francesco mi grida contro e io mi ritraggo pentita: "Scusa! Scusami! A volte non riesco davvero a trattenere certe cattiverie. Scusa."

"Forse è per questo che litighiamo per lei e non per te."

Cosa? Che cos'ha detto??

Ma come osa?! Come si permette?

Mi sento così offesa da questa frase che alzo la mano e faccio per mollargli un bel ceffone in pieno viso, ma poi ci ripenso e mi blocco a mezz'aria.

"Vai, colpiscimi. Dimostra che anche a te non piace sentire la verità."

Ho già colpito qualcuno stasera, ingiustamente, per colpa mia e della vergogna che provo per me stessa. Povero Amerigo... non se lo meritava e non si è mai meritato il trattamento che gli ho riservato per tutte le superiori. Sono stata un bullo in piena regola e lui una delle mie vittime preferite, così facile da ferire, così buono per non rivoltarsi.

È quando l'ha fatto per la prima volta, infatti, che ho iniziato a vedere le cose diversamente.

O è stato forse quando Francesco ha cominciato a bullizzare me?

Ritorno indietro con la memoria ai miei ultimi anni. Francesco è arrivato in quarta superiore, ma l'ho conosciuto alla fine della terza e fin dal primo giorno non è intercorso buon sangue tra noi. Mi ha inquadrata come quella che ero: la stronza della classe, la cattiva del romanzo e ha cercato fin da subito di mettermi in guardia su questo, tenendomi testa come nessuno aveva mai fatto.

Lui non è né l'eroe buono, né il cattivo più cattivo del vero cattivo. Lui è solo un outsider, un estraneo che viene da fuori e vede da un punto di vista oggettivo, lui giudica senza influenze. Ha deciso di prendersela con me, perché ero quella giusta con cui prendersela. Nessun altro lo meritava di più.

Certo, forse non ha scelto il metodo migliore, ma sicuramente uno efficace, tant'è che dall'inizio di questa vacanza le cose hanno iniziato a cambiare. Non solo con Amerigo; mi sono intenerita anche con Marinella, ho sentito il bisogno di avere un'amica vera, Giorgia, e di mostrare qualche debolezza che è in me, per lasciarmi soccorrere.

Forse non ho baciato e schiaffeggiato Amerigo perché di punto in bianco mi sono innamorata di lui, ma perché dopo anni ho finalmente sentito il peso schiacciante del senso di colpa, di tutte le azioni insensibili che per colpa mia hanno fatto soffrire la gente. Sentivo di dovergli delle scuse, ma fino a un minuto fa non avevo capito che si trattasse di questo, e l'ho scambiato per altro.

Realizzo tutto questo mentre la mia mano è ancora in aria e gli occhi di Francesco si sono fermati sul mio viso.

"Che c'è, strega malvagia? Hai esaurito la cattiveria di oggi?"

Lascio cadere il mio braccio lungo il fianco, abbattuta e sconvolta dalla famosa verità, che in realtà mi sta raccontando da molto, molto tempo.

"Mi sa che hai ragione, Francesco."

Alza le sopracciglia sorpreso da quest'ammissione e ruota il busto per potermi osservare meglio: "Sul fatto che sei a secco con la cattiveria?"

"Sul fatto che sono una stronza. Che sono insensibile e ho paura delle mie emozioni, che non riesco a parlare delle mie fragilità e quindi me la prendo con quelle altrui."

Mi fissa ancora per un po' e poi scoppia a ridere. Si copre la bocca con una mano, ma è davvero divertito, o ubriaco, e non riesce a trattenersi.

"Vediamo se indovino anche questa; non ti piace Amerigo, ma l'hai baciato per vedere che succedeva perché ancora non avevi capito che in realtà ti senti in colpa."

"Bingo. E tu sei innamorato di Federica, ma non sei sicuro di poter competere con altri e soprattutto non sei sicuro che avresti abbastanza motivazione per impegnartici."

"Wow, impressionante."

Ci abbassiamo allo stesso momento per raccogliere l'ultimo shot rimasto sul vassoio. Mi aspetto che Francesco, da galantuomo quale è, si faccia indietro e mi lasci la fortuna, ma invece non sembra molto del parere.

"Tocca a me, Malpelo, sei stato tu a prenderlo per ultimo."

"Ne abbiamo bevuti due entrambi, pel di carota."

Le nostre dita si intrecciano attorno al minuscolo bicchierino e stiamo ridendo e rischiando di spargere il liquido ovunque.

"Ok, ok." dice allora, riportando la calma. "Lo beviamo insieme."

"Non basta fare metà?"

"Io non mi fido di te. Tu ti fidi di me?"

"Ottima osservazione. Vai."

Sposto il sedere in modo da appiccicarmi a lui e intreccio il mio braccio al suo per essere sicura che entrambi abbiamo il controllo sul sacro shottino. Mi avvicino al suo viso, lui si toglie gli occhiali e in men che non si dica siamo guancia contro guancia, le rispettive bocche che quasi si sfiorano, ma non si toccano mai.

"Sei pronta?"

"Pronta."

"Tre, due, uno... "

Francesco è onesto nel conteggio e allo zero il bicchierino si posa sulle nostre labbra e fa scendere, per quanto può, l'alcol in due bocche diverse. Ridiamo tutti e due come veri dementi, il liquido appiccicoso che ci va nel naso e ci cola sul mento e nel frattempo scende anche nello stomaco, bruciando le nostre stupide ansie e dando una spinta all'euforia.

Non so se sia perché ormai siamo così vicini o perché ormai siamo tutti e due andati, ma una strana sintonia si innesca e io mi sporgo in avanti giusto quando lui volta completamente il viso verso di me.

Le nostre labbra, appiccicose e pericolosamente alcoliche, si uniscono in un sapore non proprio disgustoso. Un bacio: il secondo della serata e il secondo più inaspettato della mia vita.

Inizialmente sento quasi un moto di panico: io non voglio veramente farlo, io non posso farlo! Lui è Francesco, per la miseria! La vergogna del genere umano, il damerino insopportabile e fuori dal tempo, il falso buono vestito con capi che andavano anni fa!

È stato molto meno tragico baciare Amerigo. Almeno lui non mi ha mai dato contro, almeno lui non era già impegnato, almeno lui non ha mai detto apertamente di odiarmi e che non ne valgo la pena. Se proponessi domani ad Amerigo di mettersi con me, mi direbbe di sì in un batter d'occhio... se lo chiedessi a Natale, mi riderebbe in faccia! Forse questo rosso lentigginoso sarebbe addirittura capace di farmi soffrire. Nessuno è capace di far soffrire me.

Eppure, sentire di cosa sa Francesco è strano e non mi fermo. Soprattutto perché per me ha sempre avuto il gusto della galanteria, della lealtà, del rispetto delle regole, ma adesso scopro che sa di tutt'altro: di ribellione, di non detti, di interesse e preoccupazione per chi non è come gli altri. Per chi nasconde qualcosa dentro, per chi non ha bisogno di essere temuto, ma di essere capito, per chi necessita di trovare qualcuno che gli tenga testa e che... sì, che sia esattamente come lui; bravo a raccontare la verità.

È quasi fin troppo piacevole: di più rispetto al bacio con Amerigo. Quello mi ha soddisfatto, perché mi sono sentita finalmente pulita e a posto con la coscienza nei confronti della mia povera vittima. Questo è l'esatto opposto; sento che io sto diventando una vittima, che per la prima volta non sono io il serpente che avvelena il topolino per mangiarselo. È più difficile subire che infliggere, ma in qualche modo è perversamente bello. È un senso di abbandono che non avevo mai provato.

Certo, da fuori sembrerebbe tutto il contrario, eppure ne sono sicura; non sono io che sto trasformando Francesco in un vampiro. Lui mi sta corrompendo, per ragioni che probabilmente non hanno nulla a che vedere con me. Ci scommetterei il mio Pandora.

Quindi faccio leva sul suo petto, per indurlo a staccarsi: "Francesco, basta, fermati."

Mi costa fatica. Fin troppa, devo ammettere, ma a me questo bacio non può piacere. Deve finire subito, deve finire prima che sia troppo tardi. E poi anche io non posso evitare di preoccuparmi per lui, come lui ha fatto – in modi discutibili – per me: "Smettila, stai tradendo Federica! ...Francesco, stai tradendo Federica!"

Francesco si stacca e per un attimo mi guarda con gli occhi nocciola ingranditi dall'alcol e poi: "Le sto solo dando un motivo per lasciarmi senza farmi soffrire."

Lo sapevo già. Lo sapevo che non era per me.

Ma lui è così vicino e questa frase sembra così triste e ingiusta che forse per la prima volta nella mia vita mi sento davvero toccata dal disagio di qualcun altro. E allora lo bacio di nuovo, curiosa di sentire ancora di più, elettrizzata da suo tocco che come prima risulta molto più virile delle aspettative, confusa e interdetta nella mia mente nello sperimentare il buono che si fa cattivo o il cattivo che si fa buono.

È sbagliato, lo so, addirittura più sbagliato di baciare Amerigo, ma per fortuna non è irreversibile come se lo avessimo fatto da sobri. Spero di poter imputare tutto all'alcol, domattina, ma spero anche di non dimenticare assolutamente niente.

E comunque, continuo lo stesso a pensare che Francesco Natale sia davvero una brutta persona. Non mi piacerà mai e poi mai.


***

Ed eccoci qui, alla fine della primissima OS scritta dal punto di vista di... Alessandra Gruccia! Nessuno di voi l'aveva indovinato! Però devo dire che qualcuno invece ha sempre shippato questa coppia. Mi sa che in parte avevate ragione.

Allora, che cosa ne dite?

Per contestualizzare meglio il tutto, servirebbe aver letto fino al capitolo 18 di "Io e te 2", che trovate su Efp e Wattpad con il favoloso titolo di Io e te non è completamente sbagliato, ma poco male... se invece volete sapere COME ciò si ripercuoterà all'interno della classe, allora non vi resta che correre a leggere il capitolo 19, ovvero "Vengono al pettine".

Io vi rimando appunto alla storia principale per saperne di più su di me e sui miei vari contatti social. Se vi va di seguirmi, ne sarò felicissima e se volete, commentate a più non posso.

Se poi avete i capelli rossi vincete in omaggio sei shots e il cameriere scrocca mancia XD

Alla prossima e grazie per aver letto <3


* Colonna sonora, ci sta U.U *

   
 
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